24/08/2023
Lo dice giustamente questo ragazzo, nella lettera pubblicata qualche giorno fa sul Corriere della Sera: il sistema scuola italiana non regge, fa soffrire tutti, genitori, insegnanti e alunni.
Si sente un disagio diffuso, figlio della logica della competizione, della gara, di un presunto merito che è solo l'arrivare primi. Il voto come unico obiettivi che non considera mai, come diceva Don Lorenzo Milani, i punti di partenza e continua a fare parti uguali tra disuguali.
L'apprendimento è applicazione, non teoria pura, conoscenza astratta sganciata dalla vita reale. Come scrive giustamente questo ragazzo, a scuola bisognerebbe andare per imparare a vivere e non semplicemente per acquisire risposte esatte. Ogni conoscenza deve avere per necessità un riscontro pratico e operativo.
Oggi si chiede agli alunni di adattarsi, ma a cosa?
Ai voti, alla scuola come gara, competizione, superamento del compagno, alle prove invalsi con le crocette, all'impossibilità di fare errori quanto è ormai chiaro a tutti che è solo sbagliando che si impara.
Invece si continua a fare un uso mortificazione dei voti, demotivando gli studenti e tenendo la nostra scuola in una situazione estremamente problematica, con pochi laureati e tanti dispersi e una pletora di Neet che non studia e non lavora. Così non funziona.
A cosa bisogna adattarsi?
A un sistema che non recluta il proprio personale sulla base della formazione pedagogica, metodologica e didattica ma quasi esclusivamente in base alla conoscenza della materia. Per poi finire necessariamente a riempire le scuole di medicalizzazioni, di pseudocertificazioni neurodiagnostiche perché senza formazione è ovviamente impossibile gestire gli alunni difficili. E allora l'alunno difficile deve avere qualche cosa che non va, deve essere disturbato.
Cominciamo ad aprire degli squarci in questo sistema, come fanno le scuole che tolgono i voti. Le possibilità ci sono perché l'autonomia scolastica offre tantissime opportunità. I genitori e gli stessi alunni devono battersi per chiedere una scuola diversa, non accettare l'inaccettabile.