22/06/2025
Certe storie non le trovi sui libri. Le trovi parlando con gli anziani, le ascolti da quelle persone che spesso e volentieri diamo per scontato che non possano offrici nulla. Invece sono veri e propri pozzi senza fondo di racconti ed aneddoti unici.
Ciccio ‘o Malepensiero
Non so spiegare bene perché, ma a un certo punto ho sentito il bisogno di cercare. Forse per capirla meglio, la nostra festa. Quella che anche se ogni tanto non ti convince, e a mio parere ci sarebbe tanto da cambiare, ti resta dentro lo stesso.
Da Bruscianese, la senti.
Ti ricorda casa, le ferie che finiscono sempre il 22 agosto, le bancarelle, l’odore del soffritto, e i tamburi che suonano pure quando non te l’aspetti.
Tra un racconto e l’altro, parlando con chi ne sa più di me, è uscito il suo nome: Ciccio. Ma nessuno lo chiamava così.
Per tutti era ‘o Malepensiero.
Si chiamava Francesco D’Amore, nato 1 gennaio 1903, morto 26 marzo 1984. Il primo Giglio che ha fatto era quello della Croce, nel 1949.
L’Italia veniva dal periodo dopo la guerra, ma qui a Brusciano la voglia di ballare non mancava mai.
Lui era uno di quelli sotto. Non uno spettatore. Uno che c’era. Che portava. Che si faceva sentire. Il soprannome pare nasca da una cosa successa tanti anni fa. Un suo amico si vide bruciare un pagliaio. All’epoca una cosa seria. E gli chiese: Ciccio, aiutami a capire chi può essere stato.
E lui: Io una mezza idea ce l’ho.
Quando poi scoprì che ci aveva preso in pieno, l’amico disse: Sei proprio ‘nu malepensiero... ma ‘ngarrat. Da allora, quel nome gli è rimasto addosso.
Un altro che lo conosceva mi raccontò che litigava spesso con la moglie. Perché ogni soldo guadagnato coi pomodori(erano contadini), lui lo metteva nei Gigli.
E mo che ce mangiam? O giglio prima ‘e tutt’.
Nel 1955 si parla ancora di lui, con la Paranza Malepensiero a via Roma, Barra. Di ufficiale non c’è molto, forse perché certe cose si tramandano a voce. E sinceramente? Forse è meglio così. Ciccio ‘o Malepensiero era uno di quelli che non cercava titoli. Bastava guardarlo quando stava là sotto, in spalla.
Le persone raccontano che, quando andavano a prendere la maglia, lui aveva un vero e proprio test: con la sua mano gigantesca avvolgeva le tua spalla e, se restavi in silenzio e non ti lamentavi, ottenevi; altrimenti, dovevi tornare l'anno dopo.
Il Giglio della Croce, quello a cui era legato, è roba seria. Il simbolo del quartiere Casaromano. Un crocifisso messo lì nell’1884 ancora oggi è il punto di partenza.
Nel 1949, il comitato della Croce riprese vita. E lui c’era. Uno di quelli che ci credeva davvero. Non c’erano foto, non c’erano video. Si viveva e basta. Si mangiava 'int e curtine, 'na braciola 'int o cuzzetiell, e poi via, sotto ‘o giglio.
Ancora oggi qualcuno lo nomina. In qualche vecchia foto, in una battuta, nei racconti dei più grandi. Non ho tutti i dettagli, non so tutto. Ma certe figure, anche se il tempo passa, restano. Ciccio non era solo un portatore e un capo paranza. Era parte viva del paese. Un pezzo di Brusciano. E ricordarlo non è nostalgia.
È rispetto. È amore.
Se anche tu hai un ricordo, una foto, un aneddoto su Ciccio 'o Malepensiero o sulla festa com’era una volta… Scrivilo nei commenti. Facciamo in modo di raccoglierli, affinché il tempo non li faccia svanire.