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Il 31 luglio 1919 nasceva Primo Levi. Lo ricordiamo con le sue parole, sempre illuminanti precise e rigorose, in un'oper...
31/07/2025

Il 31 luglio 1919 nasceva Primo Levi.

Lo ricordiamo con le sue parole, sempre illuminanti precise e rigorose, in un'opera dal primo libro di Mauro Biani pagina, La banalità del ma.

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31/07/2025

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Per la prima e ultima volta nella nostra vita, dobbiamo dare ragione a Silvio Berlusconi. Sì, lo sappiamo, nel contesto ...
31/07/2025

Per la prima e ultima volta nella nostra vita, dobbiamo dare ragione a Silvio Berlusconi. Sì, lo sappiamo, nel contesto della Berlinguer Summer sembra una bestemmia, eppure è così. Siamo ancora, come sempre, dei poveri comunisti. Letteralmente, poveri.

Mentre Jeff Bezos compra un’intera città per festeggiare il suo matrimonio e si pulisce la coscienza donando ingenti somme di denaro a enti privati, Leonardo Di Caprio costruisce hotel di lusso in Israele e i VIP di casa nostra ci spiegano che usare i jet privati per spostarsi non ha alcun tipo di impatto sulla crisi climatica, almeno 8,4 milioni di italiani quest’anno rinunceranno alle vacanze estive. Il 69% di loro resterà a casa per ragioni di natura economica.

Il sogno di Berlinguer di una società socialista “che sia il momento più alto dello sviluppo di tutte le conquiste democratiche e garantisca il rispetto di tutte le libertà individuali e collettive” è ufficialmente diventato un incubo da cui non riusciamo a svegliarci.

L’ascensore sociale è morto come la scala mobile nel 1984, quando il governo Craxi indebolì la capacità dei lavoratori di tutelarsi dall’inflazione, lasciandoli più esposti alle pretese dei capitalisti e delle fasce benestanti che più traevano vantaggio dalla spesa pubblica.

A che punto siamo 41 anni dopo? Noi possiamo dirvi che, nonostante la nostra giovane età, rimaniamo rossi e sicuramente poveri. Come la maggior parte dei Millennial, a malapena riusciamo a permetterci l’affitto di un monolocale, figuriamoci comprare casa prima di aver compiuto 40 anni.

Anche senza scala mobile, l’inflazione continua a galoppare. Fateci caso: quanti giovani lavoratori avete visto piangere davanti allo scaffale dell’olio al supermercato questa settimana? Quando la realtà supera i meme, è il momento di preoccuparsi seriamente.

Mentre i prezzi di ogni cosa aumentano di anno in anno e i packaging dei prodotti rimangono sempre gli stessi, giusto per inquinare un po’ di più, secondo l’Employment Outlook 2025 dell’Ocse, tra il 2021 e il 2025, gli stipendi nel nostro Paese sono crollati del 7,5%, confermando una tendenza che va avanti da 25 anni.

I nostri salari rimangono al piano -1, l’inflazione galoppa, il debito pubblico aumenta, noi paghiamo le tasse anche per chi ci dice che non abbiamo voglia di lavorare. Altro che scala mobile: invece di godersi la sabbia in spiaggia, i giovani italiani vengono inghiottiti dalle sabbie mobili.

Ma noi non perdiamo la speranza e continuiamo a martellare, anche senza falce.

La prima, essenziale, semplice verità che va ricordata a tutti i giovani è che se la politica non la faranno loro, essa rimarrà appannaggio degli altri, mentre sono loro, i giovani, i quali hanno l’interesse fondamentale a costruire il proprio futuro e innanzitutto a garantire che un futuro vi sia.

Irene Scavello e Davide Rizzo per Ossigeno. Abbonati alla nostra rivista su www.peoplepub.it/pagina-prodotto/un-anno-di-ossigeno

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31/07/2025

Una piccola promozione, solo per oggi 31 luglio: se acquisti "Liberi di sbagliare", il libro dedicato al rapporto tra la montagna e Primo Levi, su www.peoplepub.it/pagina-prodotto/liberi-di-sbagliare, ricevi automaticamente in omaggio l'ultimo numero di , "Siamo I ribelli della montagna".

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L’amore di Primo Levi per la montagna e per l’alpinismo emerge timidamente dalla sua biografia: altri e più drammatici episodi l’hanno infatti segnata in maniera indelebile. Ma la sua era una passione sincera e in un certo senso salvifica. Negli anni dell’università, Levi saliva in montagn...

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30/07/2025

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Vi dico la verità, io tenevo per i Troiani. Perché effettivamente, primo, non avevano fatto niente; secondo, erano a cas...
30/07/2025

Vi dico la verità, io tenevo per i Troiani.

Perché effettivamente, primo, non avevano fatto niente; secondo, erano a casa loro, stavano facendo le loro robe, entra questo coi boccoli al vento, con la ragazza, «Chiudi la porta!», e si trovano in mezzo a una guerra.

Io tenevo per i Troiani. Però dicevo: Troiani, ma che cervello avete? Anime benedette, sono nove anni che fate guerra con questi Greci. I Greci sono superiori di numero venti a uno. Ogni mattina uscite dalla porta Scea, la porta principale della città, per cacciarli di nuovo via e loro, superiori venti a uno, vi ricacciano dentro. Ogni mattina!

Una mattina vi siete svegliati, avete guardato dalle mura verso la spiaggia, quella spiaggia che di solito è piena di gente che vuole tagliarvi a pezzi con vari oggetti da taglio compreso il coltello dello chef Tony. Una mattina guardate la spiaggia, la spiaggia è vuota, e cosa pensate“Abbiamo vinto!”

Non solo, ma davanti a voi c’è un cavallo enorme in legno, con la pancia a botte, le scalette ancora sotto, cosa pensate?
“È un regalo, portiamolo dentro!”

E lo portano dentro! Sfondano la porta Scea per portare dentro a spinta ’sto cavallo che ogni volta che prendi una buca senti bestemmiare in greco da dentro. Lo portano al centro della città, festa perché è finita la guerra.

A mezzanotte, tutti ’mbriaghi, si sdraiano per terra. A mezzanotte e un minuto dalle scalette scendono i Greci e massacrano tutti i Troiani.

Non tutti. Due gruppi si salvano. Uno segue il principe più organizzato della storia dell’epica, il principe Enea, che secondo me aveva il motoscafo in porto, che appena arrivano i Greci è partito. Parte, va dritto, fa sponda sulla Tunisia e va a fondare Roma.

L’altro gruppo segue il principe più confuso della storia dell’epica, che si fa il giro via terra di tutta l’Europa, arriva nel punto più paludoso d’Europa e dice: «Bello qua, bello. Umidetto, diciamo, però... Guarda la maestà dell’airone, che si leva in volo al tramonto».

«Mi scusi, principe, non la voglio contraddire, ma quello non è un airone, è ’na zanzara.»
«Poco importa. Fonderò qui la mia città.» Ed è così che il principe Antenore, troiano, fonda Padova.

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Un passo da "Eroi", un libro di Andrea Pennacchi.

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La prima volta che abbiamo provato a spiegare a un pubblico intellettuale il concept della Berlinguer Summer, l’hanno pr...
30/07/2025

La prima volta che abbiamo provato a spiegare a un pubblico intellettuale il concept della Berlinguer Summer, l’hanno prontamente definita “una ca**ta”. Assurdo, lo sappiamo.

Avremmo dedicato l’estate 2025 alla lettura e ai reading, degli eventi culturali, dei Pride e delle manifestazioni. Volevamo semplicemente studiare qualche memino, nutrire la nostra coscienza di classe con un libro in spiaggia e prendere il sole fino a diventare rossi socialisti (scherziamo, ricordatevi di riapplicare l’SPF 50+ ogni due ore), e abbuffarci di ricchi e ghiaccioli al lampone.

Non avevamo la minima idea che da un semplice meme sarebbe nata una rubrica. Non sapevamo che, come è giusto che sia, saremmo arrivati a parlare di Palestina.

Ecco, forse “gli intellettuali” avevano ragione. Accanto a un genocidio, la Berlinguer Summer è una ca**ta.

Non può essere altrimenti visto che, mentre noi pensiamo a come rendere più social il socialismo, sui nostri schermi, tra un reel e una storia, stiamo assistendo alla pulizia etnica del popolo palestinese in diretta streaming.

Per esempio, è una deiezione (sì, abbiamo googlato “sinonimo di merda”, mind your own business) che Francesca Albanese, Relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, una delle poche persone che ci rende davvero orgogliosɜ di essere italianɜ, sia ora oggetto di sanzioni da parte del segretario di Stato americano Marco Rubio, che ha definito il suo operato “parziale e malizioso”. Diversi esponenti della società civile hanno chiesto alle istituzioni italiane di supportare Albanese. La risposta del nostro governo? Se ve la siete persa, è perché sono rimasti tutti in silenzio, ovviamente.

È impensabile che i ministri degli Affari esteri dell’Unione Europea non siano riusciti a trovare un’unanimità e abbiano rinviato la scelta di sanzionare Israele per la violazione dei diritti umani a Gaza e in Cisgiordania.

È terribile che diversi video su YouTube siano ancora preceduti dagli annunci pubblicitari della Israeli Government Advertising Agency, un gruppo di comunicazione (o ministero della Propaganda) che riporta direttamente al governo di Netanyahu per influenzare l’opinione pubblica occidentale sul conflitto a Gaza.

È impossibile pensare a un aggettivo per definire accuratamente l’orrore che si ostina a compiere quotidianamente l’IDF bombardando e trucidando bambini e civili innocenti mentre sono in fila per ricevere cibo e aiuti umanitari.

"Avete sentito nei resoconti di questi giorni delle fucilazioni di massa, delle famiglie intere sgozzate, di malati, medici, infermieri, strappati agli ospedali e uccisi. Dei bulldozer e delle mine che fanno saltare le case per impedire il calcolo dei morti.

La Comunità internazionale nelle sue varie espressioni (di organizzazioni di istituzioni mondiali, Statali e anche popolari) non ha fatto niente di sostanzialmente incisivo per fermare l’aggressione e il massacro.

Israele si è valsa dell’appoggio pieno degli Stati Uniti, senza il quale non avrebbe potuto agire come ha agito. Ma il governo degli Stati Uniti quante volte ha avuto e non ha utilizzato la possibilità di agire verso Israele in modo tale da impedirgli di giungere al punto in cui è giunta oggi?

Ci vuole un ultimatum che costringa Israele con il ricorso alle misure più energiche a cessare il massacro, l’aggressione e l’occupazione. E riaffermiamo anche la richiesta che il governo italiano interrompa le relazioni diplomatiche con lo Stato di Israele."

Questo è il nostro pensiero, ovviamente, ma non sono le nostre parole. È un discorso pronunciato da Enrico Berlinguer nel 1982 alla Festa nazionale dell’Unità di Tirrenia (Pisa), quarantaquattro anni fa.

Davide Rizzo e Irene Scavello per Ossigeno. Abbonati alla nostra rivista su www.peoplepub.it/pagina-prodotto/un-anno-di-ossigeno

«Il fascismo sta cercando di rialzare la testa. Posso dirlo con cognizione di causa perché io il fascismo l’ho visto in ...
30/07/2025

«Il fascismo sta cercando di rialzare la testa. Posso dirlo con cognizione di causa perché io il fascismo l’ho visto in faccia. E lo abbiamo sconfitto. Ci foste stati voi, politici e non, capaci solo di litigare, a quest’ora ci sarebbe ancora la dittatura.»

E vi dirò di più. La Resistenza di noi donne non fu marginale. Eravamo crocerossine certo, staffette, assistenti, ma abbiamo subito arresti, torture, violenze, deportazioni e fucilazioni.

35mila le donne partigiane. 4.653 quelle arrestate e torturate. 2.750 deportate, 2.900 uccise. E poi c’ero io.

Ricordate i vostri diciotto anni? Immagino di sì, e spero siano stati sereni. Un’età importante. L’affetto dei vostri genitori, gli amici, le giornate in biblioteca a studiare, le serate in discoteca. O una passeggiata a cavallo. Un momento della vita particolare, indimenticabile.

I miei diciott’anni? Un ricordo nitido. Un giorno esatto. L’11 agosto 1944. Il luogo? Villa San Prospero. Un salone, la bandiera della Repubblica di Salò e alle pareti i ritratti di Mussolini e Hi**er. Non era una festa, ma un interrogatorio.
Violento, perché io stavo zitta. E lui che mi picchiava.

“Lui” era il camerata Raffaele Raffaeli, un fascista caratterizzato da un estremo fanatismo ideologico, come suo padre.

Mi avevano arrestato alle dieci del mattino.
Ero in bicicletta nei pressi di Marzeno quando i fascisti mi avevano riconosciuto.

«È Annunziata Verità, l’amica dei partigiani, di quel bastardo comunista di Marx Emiliani che abbiamo fucilato alla schiena il 30 dicembre del 1943.»

Già. E in tre mi avevano tirata giù dalla bicicletta e picchiata. E portata con altri contadini a Villa San Prospero.

E poi la scelta. Per la fucilazione. Io, Annunziata Verità, 18 anni; Carlo Casalini, 50 anni, celibe; Emilio Nanni, 35 anni, sposato, con un figlio di 7 anni; Luigi Sangiorgi, 33 anni, celibe; Giuseppe Savini, 36 anni, sposato e padre di due bambini.

«Condannata a morte.»
Quelle parole mi risuonarono nella testa tutta la notte.

Fino alle quattro del mattino, quando ci caricarono su un camion. Con noi una decina di fascisti con mitra e moschetti e alcuni tedeschi. Direzione: cimitero di Rivalta. Ci legarono tutti insieme e ci misero davanti al muro del cimitero. Girati di schiena come si fa con i traditori. Le braccia sollevate in alto contro il muro. Non riuscivo nemmeno a piangere. E poi l’ordine di Raffaeli: «Plotone, attenti. Caricare. Puntare. Fuoco!».

Oggi è il 25 aprile del 2019.
E come ogni anno, io, Annunziata Verità, sono qui davanti alla lapide che ricorda i miei quattro compagni morti fucilati quel giorno. Eppure, dopo i primi colpi, ero stata proprio io, Nunziatina, a cadere.

Non so se fu voluto, ma la scarica mi colpì tutte e due le braccia che tenevo in alto. Sentii un gran bruciore e mi lasciai cadere. Ho ancora le cicatrici dei proiettili che mi trapassarono le braccia. Mi finsi morta.

Raffaeli diede il colpo di grazia in testa a tutti. Ma la mia testa era finita sotto i corpi e il proiettile la prese di striscio.

Non credo ai miracoli. So soltanto che sono sopravvissuta. Mi slegai da sola dalle corde, con i denti. Quando i fascisti scoprirono che non ero tra i cadaveri, ero già in fuga verso i monti.

Ricordate Raffaele Raffaeli che mi aveva picchiata durante l’interrogatorio e che aveva esploso i colpi di grazia sui miei compagni? È morto tranquillamente nel suo letto nel 1981. Mai condannato, come gli altri otto fascisti responsabili.

O meglio: furono condannati a pene pesanti in primo grado, poi arrivò l’amnistia di Togliatti, poi la Cassazione ribaltò le condanne e alla fine degli anni Cinquanta erano tutti liberi.

Raffaelli a Roma aveva agganci in campo ecclesiastico. Non era laureato, ma un prete gli offrì la cattedra di insegnante di italiano al Liceo Classico del Cristo Re. Con una nuova identità: Antonio Petani.

È difficile oggi raccontare l’orrore, il terrore e la paura di quella notte. Condannata a morte, a soli diciotto anni. Sopravvissuta due volte.

Oggi sono tornata al cimitero di Rivalta. A fianco del cancello di ingresso, c’è una lapide con le foto e i nomi dei miei compagni. «Qui caddero fucilati il 12 agosto 1944.

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30/07/2025

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