12/06/2025
Mechane n. 8 (2024), "Tecnica e potere"
https://mimesisjournals.com/ojs/index.php/mechane/article/view/5035/3904
Che fare per tentare di orientarsi nel cosmo, ampio e frastagliatissimo, delle interazioni tecno-politiche dell’esistenza contemporanea? Proviamo innanzitutto a fare un passo indietro, anche lungo, per tentare d’inquadrare la complessità della questione. Dalle più lontane testimonianze preistoriche fino ai nostri giorni la creazione di oggetti e sistemi tecnici appare vincolata a organizzazioni collettive che ne de-finiscono le finalità d’uso e le procedure. I meccanismi sociali in cui si realizzano le dinamiche di potere e l’agire tecnico che sorge, si specializza e si sedimenta, mantengono una relazione di implicazione reciproca. Sul piano genealogico, come osserva Bernard Stiegler seguendo le riflessioni di André Leroi-Gourhan, la società umana si distingue da quella dei grandi mammiferi e degli insetti grazie alla solidità che riceve dagli oggetti tecnici, in grado di conservare e rimettere in circolazione concatenazioni operazionali ed esperienze. Le filosofie e le sociologie della tecnica, dal canto loro, hanno analizzato per decenni la complessa interazione tra tecnica e potere sociale, declinandola in modo diverso come un intreccio tra attori umani e non umani, tra infrastruttura materiale e sovrastruttura simbolica, tra mezzi di produzione e gruppi di interesse. Il fascicolo numero 8 di “Mechane” esplora il legame tra tecnica e potere dando particolare rilevanza all’ipotesi che questa relazione non determina solo il tipo attuale o storico di organizzazione umana, i modi della socialità di volta in volta praticati, ma incide anche e in primo luogo sugli orizzonti di attesa dello sviluppo tecnologico e sulle richieste di soluzione tecnica ai problemi sociali, che sono questioni fondamentali del nostro tempo. Si tratta allora innanzitutto di comprendere, per dirla con Michel Foucault, la “funzione strategica” che ogni tipo di sistema tecnologico svolge. Le compagini di prodotti tecnici e culturali adottati dalle società manipolano i rapporti di forza e orientano razionalmente i processi in una determinata direzione. Ci troviamo da tempo a dover fare i conti con inedite tecnologie della vita, con forme acute di sorveglianza digitale e algoritmica, con la trasfigurazione informale e immateriale dei processi economici, con sorprese stupefacenti in ambito biogenetico, con alcuni esiti fino a qualche anno fa inconcepibili della cosiddetta intelligenza artificiale. Senza peraltro adesso evocare i programmi di clonazione animale e umana. Tutto ciò, evidentemente, non ha a che fare soltanto con questioni di na-tura tecno-scientifica, ma tende a rimodellare lo statuto, la legittimità e la funzione del potere, dei poteri, che tendono in maniera inesorabile ad abbandonare il loro spazio tradizionale, il campo della statualità, e a promuovere una nuova logica del potere in un orizzonte pressocché inedito, dove tutte le categorie analitiche della concettualità moderna sembrano, e non da oggi, ampiamente in crisi, incapaci di catturare la filigrana essenziali dei processi in corso. “Mechane” avvia con questo fascicolo un’opera di carotaggio, per quanto circoscritta, di questo difficile arcipelago di questioni che abbiamo fatalmente tra le mani e il cui intrigo è probabilmente la posta in gioco più densa di quella che sempre Foucault chiamava “ontologia del presente”.