14/08/2025
il Declino è parte del ciclo naturale delle cose. Se qualcosa non declina, qualcos’altro non può sorgere, così parlò qualcuno di davvero molto saggio e che non le mandava a dire.
Se qualcosa (o qualcuno) è ormai decaduto, esaurito, incapace di evolvere, non sufficientemente armato intellettualmente per far fronte ad un cambiamento, la presunta “preservazione della professionalità” o della “competenza” è solo una “bella scusa” per non voler tramontare. Farsi da parte e avviarsi sul viale del tramonto dovrebbe essere un doveroso atto di dignità personale; se poi accompagnato da un commiato pregno di ammissione di come, col proprio decadimento, si sia contribuito, persistendo, al decadimento di un intero settore, sarebbe addirittura un glorioso finale Offembachiano.
Ma “l’italietta” nel DNA di alcune persone, fa sì che chi dovrebbe tramontare, persista, e chi dovrebbe gioire per una rinascita, la rifiuta, insistendo a mettersi a convivio attorno a sepolcri imbiancati, a radunarsi in cenacolo in memoria di tempi che, pure quando furono, non è che furono chissà quanto più che “spensierati” e basta.
Mettiamoci pure che sembra essersi concretizzata anche una forma di “ammortizzatore sociale”, una Dacia per personaggi in disuso, che ne sostiene la buona persistenza a zavorra del futuro e dei futuri... beh, resta da dire solo “La peste vi colga!”