15/12/2025
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Pranzo con delitto
Milan – Sassuolo 2 – 2
Lo so. I lettori hanno perfettamente ragione. In genere, si parla di cena con delitto e non di pranzo ma il fatto è che , una volta tanto, il Milan ha dovuto giocare a ora di pranzo. Finora, al massimo, si è sempre trattato di un’apericena, dell’ora dello spritz. Forse, col senno di poi, il long drink deve essere stato consumato a fiumi nello spogliatoio di una terna speciale con bandierine e fischietto. Gli effetti di questo abuso si sono visti limpidamente in campo.
Il Milan non ha brillato, non ha fatto il suo, è stato molle, peggio, lezioso, a tratti supponente. Si trovava di fronte una neopromossa, dopotutto, e questo giustifica tale atteggiamento? No. Purtuttavia, una capolista che si vede annullare due reti su quattro credo non si sia mai visto da quando ‘è stata l’invenzione della ruota, figuriamoci la moviola in campo, il cosiddetto VAR, che sembra funzionare contro il Milan come se si trattasse di accanimento terapeutico.
I difetti dei rossoneri sono talmente chiari che è quasi inutile sottolinearli ogni domenica. Questa formazione non è stata costruita per vincere il campionato. I tifosi del Diavolo ne hanno riprova quasi ogni domenica, quando la loro squadra vince (soffrendo), pareggia o perde (per fortuna raramente). L’esplosione di Davide Bartesaghi non è stata una scelta calcolata bensì un incidente di percorso. Non si può credere che Pervis Estupiñan, un calciatore decisamente poco adatto per la nostra serie A, sia stato acquistato volutamente per consentire la titolarità del giovane ex-Primavera e Milan Futuro. Se poi, qualcuno in Dirigenza aveva pensato di acquistare a peso d’oro Christopher Nkunku allo scopo di prepararsi al divorzio con Rafael Alexandre da Conceição Leão e a una sua conseguente cessione è bene che cominci a ricredersi perché allo stato attuale delle cose il calciatore francese pare essere più una comparsa del film Ghostbusters che la controfigura del portoghese. Lo stesso si può affermare per i vari pedatori che rispondono al nome di Koni De Winter, di Zachary Athekame, David Odogu, oltre al già citato ecuadoregno, e se intendessimo fare un raffronto con chi ha indossato quella maglia in passato (Franco Baresi, Paolo Maldini, Alessandro Costacurta, Alessandro Nesta) il risultato sarebbe troppo, inesorabilmente, indecoroso.
Anche Massimiliano Allegri ha sbagliato e messo del suo nel risultato. Da trainer, da allenatore, ha pensato di preservare Christian Pulisic, Capitan America, e di farlo uscire anzitempo dal campo. Mossa lodevole e condivisibile che, tuttavia, il Milan di oggi non si può permettere. Senza un asset terminale offensivo valido (al momento, il solo ex-Chelsea) i rossoneri non sono in grado di impensierire nemmeno la Folgore Caratese che pure sta comandando il girone di serie D che vede al quinto posto proprio Milan Futuro. Max non è un allenatore perfetto e privo di fallibilità. Non è lo special one (colui che diceva di essere il più speciale di tutti, manco fosse stato un predestinato con la cicatrice in volto come Harry Potter. No. Il tecnico livornese può sbagliare ma anche quando lo fa porta comunque a casa qualcosa. Ricordo che persino Antonio Conte, nel suo primo anno di Juventus (sì, proprio quello del gol ingiustamente annullato a Muntari), inanellò tutta una serie di pareggi abbastanza incredibili. Spiace che capitino così, in concomitanza con una prestazione quasi sufficiente e con un arbitraggio più scandaloso delle frequentazioni eccellenti nelle isole Little e Big St. James di proprietà di Jeffrey Epstein.
Valerio Crezzini, arbitro senese nato il 10 agosto 1993, ha fornito una prestazione più horror di tutti i sogni cinematografici di Dario Argento e Stephen King messi assieme. Possiamo affermare, senza tema di esser smentiti, che se il suo valore arbitrale è quello messo in mostra in poco più di una ora e mezza di gioco il futuro della sua carriera seguirà la stessa curva nei grafici di quella del mitico Oronzo Canà, allenatore della Longobarda. Almeno, in quest’ultimo caso ci sarebbe molto da ridere. E invece c’è da piangere e parecchio. Non me ne voglia il giovane virgulto, fiore all’occhiello dell’AIA, ma se il buon giorno si vede dal mattino siamo all’alba di una tempesta disastrosa. Non è meno colpevole tutta una schiera di giornalisti e ex-arbitri che hanno provato a presentare dei distinguo, a praticare una esasperata difesa del senese. È stato inutile. Del tutto inutile. Le immagini parlano chiaro. Il Milan non solo non è aiutato dalla classe arbitrale ma quasi ogni domenica c’è una sorta di vera e propria gara a chi la punisce ingiustamente di più e meglio. Una Proprietà e Dirigenza adeguata non si farebbe calpestare in questo modo tutti i santi anni senza mettere un freno a questa inquietante abitudine. Cresciuta esponenzialmente da quando un certo Marotta è a libro paga della squadretta dell’altra riva del Naviglio.
Cosa fatta capo ha. Purtroppo questa è la realtà fattuale. Il Milan da fastidio e non è destinato a impedire alla squadra destinata a vincere il tricolore a farlo e non ha nemmeno la forza interiore per riuscirci nonostante tutto e tutti. Il Milan che noi tutti tifosi amiamo è ora paragonabile a una slot machine e serve soltanto a creare coin e a farli intascare a chi di dovere. I risultati sportivi costano in termini di campagna acquisti e (soprattutto) di stipendi. Qualificarsi per la Champions è il massimo traguardo possibile con questa base di partenza. Come un’Udinese qualunque (seppur degna formazione del calcio italiano). Persino il Verona di Osvaldo Bagnoli si era concesso nel 1985 un obiettivo più ambizioso. Il Presidente dell’epoca era Celestino Guidotti, non un italoamericano interessato al basket, al cinema e ai… agli affari.
Buona Vita e Buon Campionato rossonero a tutti.
Pier Giorgio Tomatis