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Edizioni Hogwords La casa editrice Hogwords pubblica i manoscritti degli autori emergenti del pinerolese.

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22/12/2025

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19/12/2025

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Il pallone sgonfiato
Napoli – Milan 2 – 0
La sentenza è di quelle inappellabili. Con due reti subite a partita negli ultimi 3 confronti e due sconfitte su 4, il Milan di Allegri è tornato a sembrare quello dello scorso anno prima di Paulo Fonseca e poi di Francisco Fernandes da Conceição. La papera di Mike Maignan che ha dato il la alla débâcle è solo la punta dell’iceberg di un malessere che parte da lontano e che finora è stato abilmente nascosto da quel grande prestigiatore che è Massimiliano Allegri. Chiariamo una cosa, anche il Conte Max ha le sue colpe e parecchie. Io non ho dimenticato i motivi per cui avevo gioito quando era stato allontanato dalla panchina rossonera. È pur vero che da allora il Tecnico livornese è cresciuto parecchio umanamente e professionalmente. Tuttavia, certi difetti di base sono rimasti tali e quali. Una delle più grandi critiche che gli rivolgevo è la cattiva predisposizione a premiare il valore una volta che aveva deciso la gerarchia nella titolarità in campo. A differenza di Siniša Mihajlović che aveva due palloni da basket come attributi virili e in genere se ne infischiava della Presidenza o dei tifosi (per lui esisteva solo il campo), Max sembra continuare a privilegiare l’anzianità di ruolo rispetto alla qualità del rendimento fornito dai suoi calciatori. Il concetto di “calciatore già pronto” è prevalente nei pensieri di Max e sorpassa il rendimento fornito dai suoi ragazzi. Anche così si spiegano le voci di acquisti di calciatori già chilometrati rispetto al loro valore e la futuribilità. Come ho ribadito e lo faccio ancora, la sconfitta col Napoli non è da imputarsi al Tecnico. I problemi maggiori hanno radici più profonde e si ramificano verso l’alto. Molto in alto.
Il periodo che ha preceduto la partita è stato costellato da voci di mercato che è partito da un mantra imprescindibile: dané? Ghe n’è minga… Per citare l’ultimo Galliani, se nessuno esce nessuno entra… Per fare campagna acquisti e curare il malato rossonero occorrono soldi e i soldi bisogna guadagnarli. In questa ottica si posiziona la felice trasferta a Perth per il recupero di Milan Como. Pecunia non olet. Poco importa se si giocherà dall’altro capo del mondo e la terna arbitrale sarà locale. Speriamo che il loro VAR sia quello delle partite di Football americano e non l’adulterato figlioccio made in Italy che ci penalizza “ogni maledetta domenica”. La supercoppa sarebbe stata un’altra ottima occasione per incamerare un po’ di contante (fino a 11 milioni) ma se ci mettiamo nei panni di chi finora ha fornito prestazioni inguardabili come possiamo anche solo pensare che il loro atteggiamento mentale sia da gladiatori alla Russell Crowe, Massimo Decimo Meridio, e che sotto il Conte Max recitino la mitica scena in cui recita: “Al mio segnale scatenate l'inferno”? Io continuo a vedere atleti come Koni De Winter, Zachary Athekame e Pervis Estupiñan, nonché Christopher Nkunku, farsela sotto ogni volta che vedono il campo, la palla, uno o più avversari, la porta. Non so e non posso comprendere se è l’allenatore che impaurisce questi gattini che un certo calciomercato ha rivestito con la pelle della tigre del Bengala, tuttavia, mi sento di escludere che il motivo vada ricercato nei premi sui risultati che la Proprietà, attraverso la Dirigenza, che eventualmente potrebbe aver promesso. Vedere questi calciatori che trattano la palla manco fosse un generatore automatico di Polonio-210. Non vorrei che tra qualche tempo il quartetto venga portato ad esempio di una strana e incomprensibile nuova tattica di guerra ibrida della Russia. Fesserie legate al calcio se ne leggono molte. Anche e soprattutto nella politica. Non mi stupirei che questa eventualità si realizzi. Io l’ho buttata lì. Staremo a vedere cosa succederà in futuro. Per il presente, tra le dune di Ryhad, al King Saud University Stadium, così come nella fredda Italia tardo autunnale, i fantastici quattro appena citati sembrano più la Cosa (senza la simpatia e la superforza) che Mister Fantastic. Il rendimento in campo dei rossoneri ne risente. E anche i risultati.
Il calciomercato del Milan mi sta stancando. Ogni anno e in ogni sessione si susseguono voci di stravolgimento della rosa. E si assiste sempre all’uso della stessa tecnica comunicativa: l’elefante che partorisce il topolino. Ogni sei mesi attorno alla società rossonera ruotano nomi altisonanti: Mbappé, Alisson, Lewandowski e molti altri. Poi, quando la nebbia si dirada e Big Ben ha detto stop, ti ritrovi con il primo Niclas Füllkrug che passava per Via Aldo Rossi. La nostra attuale Proprietà ha avuto il coraggio (io preferirei chiamarla incoscienza) di assumere anche due allenatori (due, lo ribadisco) portoghesi senza arte né parte che avrebbero perso un confronto persino con Oronzo Canà della Longobarda. Del resto, persino il mitico Presidente Borlotti ben figurerebbe se affiancato a Gerry O’fenomeno. Paolo Maldini è stato crocifisso per aver acquistato il belga Charles Marc S. De Ketelaere. Non mi pare di aver sentito più di un leggero stridìo per la sciagurata operazione col messicano Santiago Giménez, che meritava quantomeno un viaggio di completa contrizione nel cammino di Compostela. A piedi, camminando sui ceci o i carboni ardenti. Meglio il secondo.
Io ho una sola certezza in questo periodo di sofferenza sportiva: ricorderò il periodo del Furlanismo come il peggiore della storia del Milan, dieci gradini sotto la gestione di Felice Colombo e almeno trenta da Giussy Farina. Conterà poco, forse, ma se la Legge del Karma funziona prima o poi...
Buona Vita e Buon Campionato rossonero a tutti.
Pier Giorgio Tomatis


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15/12/2025

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Pranzo con delitto
Milan – Sassuolo 2 – 2
Lo so. I lettori hanno perfettamente ragione. In genere, si parla di cena con delitto e non di pranzo ma il fatto è che , una volta tanto, il Milan ha dovuto giocare a ora di pranzo. Finora, al massimo, si è sempre trattato di un’apericena, dell’ora dello spritz. Forse, col senno di poi, il long drink deve essere stato consumato a fiumi nello spogliatoio di una terna speciale con bandierine e fischietto. Gli effetti di questo abuso si sono visti limpidamente in campo.
Il Milan non ha brillato, non ha fatto il suo, è stato molle, peggio, lezioso, a tratti supponente. Si trovava di fronte una neopromossa, dopotutto, e questo giustifica tale atteggiamento? No. Purtuttavia, una capolista che si vede annullare due reti su quattro credo non si sia mai visto da quando ‘è stata l’invenzione della ruota, figuriamoci la moviola in campo, il cosiddetto VAR, che sembra funzionare contro il Milan come se si trattasse di accanimento terapeutico.
I difetti dei rossoneri sono talmente chiari che è quasi inutile sottolinearli ogni domenica. Questa formazione non è stata costruita per vincere il campionato. I tifosi del Diavolo ne hanno riprova quasi ogni domenica, quando la loro squadra vince (soffrendo), pareggia o perde (per fortuna raramente). L’esplosione di Davide Bartesaghi non è stata una scelta calcolata bensì un incidente di percorso. Non si può credere che Pervis Estupiñan, un calciatore decisamente poco adatto per la nostra serie A, sia stato acquistato volutamente per consentire la titolarità del giovane ex-Primavera e Milan Futuro. Se poi, qualcuno in Dirigenza aveva pensato di acquistare a peso d’oro Christopher Nkunku allo scopo di prepararsi al divorzio con Rafael Alexandre da Conceição Leão e a una sua conseguente cessione è bene che cominci a ricredersi perché allo stato attuale delle cose il calciatore francese pare essere più una comparsa del film Ghostbusters che la controfigura del portoghese. Lo stesso si può affermare per i vari pedatori che rispondono al nome di Koni De Winter, di Zachary Athekame, David Odogu, oltre al già citato ecuadoregno, e se intendessimo fare un raffronto con chi ha indossato quella maglia in passato (Franco Baresi, Paolo Maldini, Alessandro Costacurta, Alessandro Nesta) il risultato sarebbe troppo, inesorabilmente, indecoroso.
Anche Massimiliano Allegri ha sbagliato e messo del suo nel risultato. Da trainer, da allenatore, ha pensato di preservare Christian Pulisic, Capitan America, e di farlo uscire anzitempo dal campo. Mossa lodevole e condivisibile che, tuttavia, il Milan di oggi non si può permettere. Senza un asset terminale offensivo valido (al momento, il solo ex-Chelsea) i rossoneri non sono in grado di impensierire nemmeno la Folgore Caratese che pure sta comandando il girone di serie D che vede al quinto posto proprio Milan Futuro. Max non è un allenatore perfetto e privo di fallibilità. Non è lo special one (colui che diceva di essere il più speciale di tutti, manco fosse stato un predestinato con la cicatrice in volto come Harry Potter. No. Il tecnico livornese può sbagliare ma anche quando lo fa porta comunque a casa qualcosa. Ricordo che persino Antonio Conte, nel suo primo anno di Juventus (sì, proprio quello del gol ingiustamente annullato a Muntari), inanellò tutta una serie di pareggi abbastanza incredibili. Spiace che capitino così, in concomitanza con una prestazione quasi sufficiente e con un arbitraggio più scandaloso delle frequentazioni eccellenti nelle isole Little e Big St. James di proprietà di Jeffrey Epstein.
Valerio Crezzini, arbitro senese nato il 10 agosto 1993, ha fornito una prestazione più horror di tutti i sogni cinematografici di Dario Argento e Stephen King messi assieme. Possiamo affermare, senza tema di esser smentiti, che se il suo valore arbitrale è quello messo in mostra in poco più di una ora e mezza di gioco il futuro della sua carriera seguirà la stessa curva nei grafici di quella del mitico Oronzo Canà, allenatore della Longobarda. Almeno, in quest’ultimo caso ci sarebbe molto da ridere. E invece c’è da piangere e parecchio. Non me ne voglia il giovane virgulto, fiore all’occhiello dell’AIA, ma se il buon giorno si vede dal mattino siamo all’alba di una tempesta disastrosa. Non è meno colpevole tutta una schiera di giornalisti e ex-arbitri che hanno provato a presentare dei distinguo, a praticare una esasperata difesa del senese. È stato inutile. Del tutto inutile. Le immagini parlano chiaro. Il Milan non solo non è aiutato dalla classe arbitrale ma quasi ogni domenica c’è una sorta di vera e propria gara a chi la punisce ingiustamente di più e meglio. Una Proprietà e Dirigenza adeguata non si farebbe calpestare in questo modo tutti i santi anni senza mettere un freno a questa inquietante abitudine. Cresciuta esponenzialmente da quando un certo Marotta è a libro paga della squadretta dell’altra riva del Naviglio.
Cosa fatta capo ha. Purtroppo questa è la realtà fattuale. Il Milan da fastidio e non è destinato a impedire alla squadra destinata a vincere il tricolore a farlo e non ha nemmeno la forza interiore per riuscirci nonostante tutto e tutti. Il Milan che noi tutti tifosi amiamo è ora paragonabile a una slot machine e serve soltanto a creare coin e a farli intascare a chi di dovere. I risultati sportivi costano in termini di campagna acquisti e (soprattutto) di stipendi. Qualificarsi per la Champions è il massimo traguardo possibile con questa base di partenza. Come un’Udinese qualunque (seppur degna formazione del calcio italiano). Persino il Verona di Osvaldo Bagnoli si era concesso nel 1985 un obiettivo più ambizioso. Il Presidente dell’epoca era Celestino Guidotti, non un italoamericano interessato al basket, al cinema e ai… agli affari.
Buona Vita e Buon Campionato rossonero a tutti.
Pier Giorgio Tomatis

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