11/07/2025
“Un vaso di terracotta tra due vasi di ferro”: prendendo in prestito da Manzoni la citazione, oseremo affermare che la Mongolia è proprio così, lo stato-cuscinetto per antonomasia giacché nessun altro stato ha il lusso (o meglio, l’incubo) di essere l’unico pezzo di terra a dividere due giganti vicini autoritari, e di essere dunque appetibile in virtù di ciò passa sotto il nome di “politica del terzo vicino”.
Non si può avere un approccio geopolitico realista senza fare i conti con il fatto che l’antagonismo e l’inimicizia, quindi la lotta e, poi, la guerra, sono fattori ineliminabili perché rispondono agli istinti della natura umana: quella di un animale territoriale. In questa disamina si parlerà di Chinggis Khaan, per spiegare la rinascita della Mongolia dopo lo scioglimento del cristallo bipolare, della riscoperta del nazionalismo, degli Xiongnu e degli Unni perché sono questi gli imperi a cui la Mongolia si aggrappa per affermare la propria storia e, quindi, la propria identità.
Tenteremo di comprendere come e se la Mongolia sia riuscita nel suo intento, passando in rassegna un lungo elenco di fattori di potenza, di punti di forza e debolezza, di vincoli e opportunità, per poi renderci conto quali possibili scenari incombono sul destino di questo piccolo grande Paese.