03/06/2025
Le antiche città di Messene e Nuova Pleuron: tra pietra, mito e ragione 🏛️
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Nel cuore del Peloponneso, la città di Messene (Μεσσήνη), fondata nel 369 a.C. dal generale tebano Epaminonda dopo la battaglia di Leuttra, si erge ancora oggi come testimone silenziosa della resilienza greca. Le sue mura ciclopiche, che si snodano per oltre 9 km, rappresentano una delle fortificazioni meglio conservate dell’antica Grecia. Costruite con enormi blocchi di calcare, le mura ospitano porte monumentali, come la celebre Porta di Arcadia, e numerose torri, simbolo di una società che vedeva nella difesa della polis un valore imprescindibile. Leggenda narra che la fondazione di Messene fosse voluta dagli dei per ridare dignità ai Messeni, da lungo tempo oppressi dagli Spartani. La città divenne così emblema di rinascita e libertà, intrecciando storia e mito in un unico racconto di pietra.
Sul versante occidentale della Grecia, nella regione dell’Etolia, sorge Nuova Pleuron (Νέα Πλευρώνα), edificata tra il IV e il III secolo a.C. a seguito della distruzione della vecchia Pleuron, forse ad opera degli Etoli o degli Achei. Qui, le mura poligonali, realizzate con massicci blocchi squadrati, testimoniano uno stile megalitico diffuso in molte città greche, come Micene e Tirinto. Le strutture difensive di Nuova Pleuron non solo proteggevano la popolazione dagli assalti, ma riflettevano anche un avanzato concetto di urbanistica: vie lastricate, teatri, cisterne e agorà erano sapientemente inseriti all’interno di una cinta muraria che univa sicurezza e funzionalità.
Entrambi questi siti offrono uno scorcio prezioso sulla grandiosità dell’architettura militare ellenica, dove la maestosità delle opere rispondeva non solo a necessità belliche, ma anche a un desiderio di eternità. Le mura, infatti, non erano soltanto barriere fisiche, ma veri e propri simboli identitari, custodi di storie, leggende e aspirazioni collettive. 🏰
Interrogativi filosofici:
Cosa spinge una civiltà a erigere monumenti così imponenti? È la paura dell’oblio, il desiderio di immortalità, o un bisogno concreto di protezione? Le mura che separano, proteggono anche, o sono il simbolo di una divisione che limita la nostra umanità? Può una città sopravvivere senza memoria, o è proprio nei suoi resti che si cela l’essenza della sua anima?
Rispondere a queste domande significa anche riflettere sul nostro rapporto con il passato e con ciò che vogliamo lasciare ai posteri: forse, come gli antichi, anche noi costruiamo le nostre “mura”, visibili e invisibili, nel tentativo di affermare il nostro posto nel tempo.
Milanesi