La Parola

La Parola La Rivista di Cultura Politica in Romagna da più di trent'anni

La Parola è una rivista di cultura politica che, da più di 30 anni, fa di democrazia, libertà, uguaglianza, solidarietà i suoi principi di riferimento, nel confronto fra le diverse anime della sinistra sociale e politica presenti nel territorio romagnolo.


«Primo compito di un partito che vuole rifare l'Italia e far

e
l'Europa è dare voce ai senza parola. Perché se non
gliela dà il partito, questa voce, non gliela dà nessuno». (Mario Tronti)


Sono grandi e urgenti i compiti che stanno davanti a coloro che vedono nella politica e nei partiti lo strumento per costruire una società più giusta e più libera per tutti, senza esclusioni. Perchè se qualcuno viene escluso, si infrange anche la giustizia "degli altri", non si chiama più giustizia. Questo è il ruolo che da decenni, senza stancarsi, La Parola tenta di svolgere tra ragione critica e dialogo: guardare criticamente, non lasciar perdere, non rinunciare, non cedere all’esistente. Le parole – e tanto più La Parola - non cambiano il mondo, ma possono cambiare le persone, il loro punto di vista, lo sguardo, la loro spinta a riconoscere e cambiare quel che non va.

NO, EH!Però che adesso sia lei a spiegarci san Francesco, no eh! Siccome gli hanno ripristinato la festa nazionale (e vi...
05/10/2025

NO, EH!

Però che adesso sia lei a spiegarci san Francesco, no eh!
Siccome gli hanno ripristinato la festa nazionale (e viene anche da farsi una domanda buffa e inutile: ma lui l’avrebbe davvero voluta?) non può pretendere di bacchettare chi la contesta usando proprio lui come la bacchetta delle vecchie maestre: «Francesco era estremo ma non estremista».
Estremista è chi si colloca su un estremo.
Vocabolario, dai presidente Meloni, vocabolario! Lei rimanga sul suo estremo, e lasci stare lui su quello opposto. Grazie.

Giotto, Basilica di Assisi, Francesco che si spoglia di tutte le sue vesti in piazza

TEMPO FATICA INTELLIGENZA PRECISIONE INSISTENZASopra di noi il cielo è plumbeo, anche sopra Cesena. Ma la piazza no. La ...
03/10/2025

TEMPO FATICA INTELLIGENZA PRECISIONE INSISTENZA

Sopra di noi il cielo è plumbeo, anche sopra Cesena. Ma la piazza no. La piazza è viva, arrabbiata, piena di forza e ribellione, piena di popolo (e stavolta, sì, stavolta la parola è giusta).
Quando tutto – i digiuni, l’esposizione di una bandiera, i discorsi condivisi, le singole azioni, gli appuntamenti in piazza, le donazioni, quegli irresponsabili della Flottilla – quando tutto confluisce in un punto, si può sperare anche di spingere più in alto il cielo di piombo che grava su di noi.

Chissà se noi che vivivamo sotto questo peso vedremo almeno l’inizio della riparazione del disastro. Perché il disastro si fa in un attimo, mentre la costruzione vuole tempo, fatica, intelligenza, precisione, insistenza. Ma se non lasceremo in eredità la resa, il pensiero che non si può far niente «perché così va il mondo», già avremo fatto la nostra parte.
Perché è vero, così va il mondo, ma no, non così deve andare. Non così.

16/09/2025

SECONDO GIORNO DI SCUOLA

Secondo giorno di scuola.
Pronta una magnifica convincente lezione di Educazione Civica, qualunque sia la tua materia di insegnamento.
“Il Washington Post pubblica la notizia che i Parchi Nazionali e i Musei degli Stati Uniti hanno eliminato foto dati informazioni sulla schiavitù nella storia americana, obbedendo a un ‘ordine esecutivo’ di Trump (a lui piace molto ordinare e far eseguire immediatamente: del resto lui - dice lui - ha ‘il diritto di fare tutto quello che vuole’.)
Perché? Perché diffonderebbe un’immagine non abbastanza MAGA della Nazione e rappresenterebbe un’ideologia corrosiva.”

Basta. La lezione è già perfetta così. Darà agli alunni un osso, anzi un congegno teorico sufficientemente duro da rosicchiare; e agli insegnanti più sfiduciati il senso della assoluta necessità della Scuola come presidio di umanizzazione e di civiltà.
Altro che “Siamo stufi del political correct”. Siamo stufi di questa gente. Quella che comanda e quella che ubbidisce.

«MA COSA CREDI DI CAMBIARE»?«Ma col digiuno cosa credi di cambiare? E poi perché il digiuno solo per Gaza? E per l’Ucrai...
04/09/2025

«MA COSA CREDI DI CAMBIARE»?

«Ma col digiuno cosa credi di cambiare? E poi perché il digiuno solo per Gaza? E per l’Ucraina no? e allora tutte le altre guerre che ci sono nel mondo?»
Il discorso sembra scivolare diritto su una superficie piana con l’agilità dell’ovvio. In realtà più che un vero discorso è uno stile del pensiero. E come tale replicabile all’infinito: «Ma perché mai dovremmo occuparci di immigrati, naufraghi, clandestini, quando noi abbiamo già tanti poveri nostri di cui occuparci? Sai quanto ci costa ognuno di loro?». Noi, loro. Gli uni, gli altri.
In realtà “quanto ci costa ognuno di loro”, cosa facciamo “noi” e cosa “loro”, chi scivola sull’ovvio non lo sa. Non se ne occupa (non potrà mica pensare a tutti i disgraziati del mondo…) E anche dell’Ucraina e delle altre decine di sanguinose guerre nel mondo saprà davvero qualcosa?

Abbiamo mai visto che qualcuno di costoro, prima di fare le sue ovvie obiezioni, abbia fatto o detto (anche dire tante volte è fare!) qualcosa per le vittime in Myanmar, Sudan, Siria, Etiopia? Oppure per i nostri che dormono sui cartoni sotto i nostri portici? O per la famiglia disgraziata che sta tre case dopo la sua?

Il punto è che quello stile di pensiero scivola veloce veloce sull’ovvio e finisce diritto nel precipizio perché non ha niente che lo sorregga.

NELLA FOTO - Sfollati in Etiopia. Secondo le Nazioni Unite e la Croce Rossa internazionale, i conflitti in Etiopia hanno provocato oltre quattro milioni di sfollati. Chi digiuna per Gaza lo sa. Perchè chi ha a cuore gli uni, ha a cuore anche gli altri.

IL DIGIUNO DI GAZA, PER GAZACerto, bisogna sapere dove guardare, ma a vedere le diverse iniziative per Gaza che la gente...
02/09/2025

IL DIGIUNO DI GAZA, PER GAZA

Certo, bisogna sapere dove guardare, ma a vedere le diverse iniziative per Gaza che la gente riesce a inventarsi, nonostante tutto si sente come un soffio leggero che sospinge da dietro.
Ci sono grandi imprese, come sta avvenendo con tutte le navi di quella “flotilla” messa insieme da tanti Paesi che si sono date appuntamento nel Mediterraneo orientale; oppure iniziative simboliche, singole o di piccoli gruppi, con meno clamore ma non con meno significato.

C’è stato il digiuno dei sanitari qualche giorno fa: abbiamo letto che trentamila persone in tutta Italia hanno aderito, anche nel nostro Ospedale Bufalini, o in ospedali periferici come a Mercato Saraceno, se non per altro, per ricordarci quanti di loro sono stati uccisi a Gaza dentro gli ospedali bombardati «per errore».

Poi c’è anche chi – come le Cucine Popolari di Cesena – ha ripreso l’idea del digiuno per piccoli gruppi, a staffetta, per continuare molti giorni. Perché il segreto di ogni impresa non è il cominciare ma il non stancarsi.

Infine, ci sono coloro che si tengono a distanza di sicurezza, e chiedono non tanto il perché (perché bisogna agire per Gaza è ormai insopportabilmente evidente a tutti, per lo meno a tutti quelli che non vogliono chiudere gli occhi), quanto se il digiuno è utile, a che cosa serva. In effetti, persone lontane tremila chilometri che stanno 24 ore senza mangiare fermeranno il governo Netanyahu? Costringeranno lui e i suoi falchi a cessare le sanguinose operazioni che continuano anche oltre, molto oltre, ogni logica, perfino militare?
Evidentemente no. Netanyahu nemmeno lo saprà. Parla un’altra lingua, lui. Di un vocabolario sconosciuto. E anche il suo gran padrino che dichiara di “avere il diritto di fare tutto quel che vuole”. Senz’altro nemmeno a Gaza i genitori disperati di bambini perduti o affamati lo sapranno. E il nostro digiuno qui di certo non è nemmeno una pietosa replica solidale col loro. Noi abbiamo mangiato ieri e mangeremo domani. A quanti di loro invece, oggi o domani, spareranno mentre stanno aspettando qualcosa da mangiare?

Del nostro digiuno pubblicamente dichiarato sapranno i nostri amici, i nostri conoscenti, i nostri concittadini, e via via molti altri. Magari qualcuno lo imiterà, giusto perché qualcuno ha pensato di cominciare. Così il digiuno diventa una dichiarazione di presa di distanza, di opposizione fatta in modo totale, con la mente e il corpo. Non è un digiuno individuale, penitenziale, salutistico, è un atto simbolico che apre una battaglia collettiva che cerca adesioni. Perché il simbolo, come dice la parola stessa, è qualcosa che tiene insieme, che unisce, che dà forza a chi vi si riconosce. Al simbolo non si chiede una utilità pratica ma di rappresentare un’idea. Di renderla riconoscibile e manifesta. E quando un’idea diventa pubblicamente forte, qualcosa prima o poi sposta, a volte per forza se non per amore, perché finisce in qualche modo per mordere alle calcagna chi sta nei luoghi delle decisioni.

CI SARÀ UNA “VICTORIA” ANCHE NELLA FLOTILLA RESISTENTE Aveva una flottiglia molto più piccola Magellano, e difficile sar...
31/08/2025

CI SARÀ UNA “VICTORIA” ANCHE NELLA FLOTILLA RESISTENTE

Aveva una flottiglia molto più piccola Magellano, e difficile sarebbe dire se la sua impresa fosse più o meno importante e rischiosa. Con l'impegno di due anni armò cinque navi.

La Flotilla della Resistenza Globale che sta salpando verso Gaza, là dove si è scavato il confine del mondo umano, ne ha dieci volte tante. Il grande navigatore fissò la partenza al 10 agosto. Forse voleva cominciare l’impresa sotto le stelle cadenti che muovono i desideri. Anche la Flotilla Resistente parte in agosto e anche questa impresa si muove sospinta dal battagliero desiderio di tanti, tante persone dai più diversi mestieri, di tanti Paesi.
Ma qui non ci sono sovrani che finanziano, governi che sostengono; ci sono semmai grandi speculatori e investitori immobiliari che rimangono a terra con la pazienza delle iene che aspettano i resti e la ferocia del morso del coccodrillo.
Questa flottiglia è il tentativo di molti che insieme hanno dato forma a una poderosa azione collettiva. È il tentativo di contrastare un orrendo processo di colonizzazione delle menti sospinte a “riconoscere” quel che accade come inevitabile, a dire “purtroppo non possiamo farci niente”.

Sarà difficile che anche la Flotilla Perseverante possa deviare il treno lanciato verso il disastro? Sì, sarà difficile, lo sappiamo. Il treno va forte e travolge gli ostacoli. Ma almeno non lasceremo in eredità solo la resa. Molti potranno riprendere la navigazione.

Anche Magellano morì prima della fine dell’impresa. E di tutte le sue cinque navi alla fine fece ritorno solo la Victoria, la più piccola. Ma la strada ormai era aperta.

CINISMO, PAROLE, QUARTA VIADice che sono i «politici cinici che mentono». Cinici. Curiosa questa, eh? Perché i cinici sa...
29/08/2025

CINISMO, PAROLE, QUARTA VIA

Dice che sono i «politici cinici che mentono». Cinici. Curiosa questa, eh? Perché i cinici sarebbero quelli che denunciano la fame a Gaza. E pensare che invece a Gaza ci sono i mercati pieni di ogni ben di Dio. Insalata e opportunità sciorinate fianco a fianco in bella vista sui banchi. “Infatti” ci sono pure le foto. In-fatti.
E la didascalia dice «Mercati veri a Gaza». Quel “veri” – se non ci fosse tutto il resto – basterebbe a tradire la menzogna. Ma come veri? Potrebbero essercene anche di falsi?
Vero-falso-fame-cinismo-verità-Dio-la terra… Qui le parole non significano più niente, non sono che fiato evanescente che sfuma. Quella non è la terra promessa da Dio. È la terra delle parole perdute.

Le parole non significano più niente. Infatti un capo di Stato (lo Stato più forte del mondo) può dire, in pubblico, ai microfoni delle tv, davanti ai giornalisti del mondo «Io ho il diritto di fare tutto quello che voglio». Il diritto. Tutto. Allora cosa stiamo a discutere?

Era quello della Terza via. Si torna a parlare di lui nel momento in cui si incontra con Trump e il di lui genero (il presidente, si sa, tiene alla famiglia). Se c’erano ancora dubbi, adesso è chiaro che anche la terza via porta a Roma. Tutte le strade conducono lì. Alla meta della crescita economica come crescita del vero capitale umano, la porta santa per entrare nella supposta pace e addirittura nel paradiso impossibile della convivenza tra Israele e Palestina.
A Gaza ci vuole un grande hub commerciale “dove si incontreranno le varie culture e le diverse religioni”. Cosa c’è di meglio che riunirsi ai piedi dell’altare di un altro super-credo, il politeismo ateo e onnipotente dell’acquisto, del commercio, della merce seguendo la divina legge del mercato?
E poi ci vuole anche un grande magnifico resort per vacanze che attirerà turisti da tutto il mondo. Ah ma i Palestinesi possono restare se vogliono, intendiamoci (tanto qualcuno dovrà pur lavare vetri e pavimenti).
La società di consulenza di Tony «per il cambiamento globale» ha come motto «Trasformare idee coraggiose in realtà». Giusto. Ce ne vuole di coraggio…
E pensare che ci sarebbe un’idea coraggiosa di vero coraggio, una quarta via, quasi impudente, ai confini della realtà. Una grande scuola, grandissima, bellissima, che accolga tantissimi bambini, palestinesi e israeliani, fin dai due-tre anni, che giochino con la terra e mangino insieme con le mani sporche, e che poi, via via, seduti insieme nel banco, imparino a tracciare le letterine dei loro due alfabeti fratelli, entrambi antichi alfabeti semiti.

Con grande tristezza ma anche con tanto affetto ricordiamo il compagno Graziano Pieri. Graziano è stato tra i nostri soc...
17/08/2025

Con grande tristezza ma anche con tanto affetto ricordiamo il compagno Graziano Pieri.

Graziano è stato tra i nostri soci fondatori, nel 1991 già lontano, e poi l'abbiamo avuto sempre presente e attivo alle nostre riunioni, alle nostre discussioni, alle iniziative a cui contribuiva senza risparmiarsi. Una persona pacata ma piena di passione, gentile, generosa, capace di arguzia e ragionamenti profondi.

È stato con impegno e tenacia uno di quei comunisti italiani che hanno vissuto fino in fondo il senso e la forza di un’esperienza collettiva entusiasmante e così importante per la vita democratica di tutto il nostro Paese.

POLVERE E QUATTRO GATTI«Le affermazioni dell’Associazione La parola appaiono inverosimili» rivela Marco Casali a Il rest...
06/08/2025

POLVERE E QUATTRO GATTI

«Le affermazioni dell’Associazione La parola appaiono inverosimili» rivela Marco Casali a Il resto del Carlino.
La parola, all’indomani dell’attacco della destra in Consiglio Comunale, aveva tra le altre cose affermato che le Cucine Popolari non hanno avuto regalie dal Comune. E avrebbe così spudoratamente mentito perché la Baredi – che a quanto pare divora tutto quello che le passa accanto – sarebbe stata la presidente della suddetta Associazione per dieci anni e avrebbe anche fondato la rivista omonima.
Non riescono proprio a distanziarsi da questo andazzo del pressappoco nelle parole che emettono e perfino nei numeri che accavallano. E va be’, le Cucine, il Comune e addirittura la Regione chiariranno per conto loro qual è questo tremendo flusso di fondi neri sospettati per pura incredibile malignità senza alcun fondamento.

A noi resta da precisare che La parola esiste a Cesena da 34 anni e la Baredi non ne è stata «la» fondatrice; è stata certamente, con molti altri, tra i soci fondatori di Associazione e giornale, poi presidente dell’Associazione per tre anni, dal 2006 al 2009, a dimostrazione non che La parola è telecomandata dalla Baredi come viene qui supposto (la Parola, vivaddio, non è mai stata telecomandata da nessuno) ma che il suo impegno culturale, civile, sociale a Cesena non è un fungo elettorale che spunta con le Cucine ma parte da lontano. La gente di Cesena lo sa. È la storia di una vita, molto diversa da quella di coloro che all’improvviso, seguendo la fiumana, decidono di “buttarsi in politica” come si dice, ma senza poi riuscire a farsi rappresentanti se non di quattro gatti, come hanno testimoniato le ultime elezioni comunali e – cosa ancor più grave – senza nemmeno essersi chiariti bene che cosa sia in realtà “politica”. Politica per costoro è solo la qualificazione spregiativa che buttano su qualcosa che vogliono denigrare. Le Cucine rappresenterebbero solo un fatto politico: e questo sarebbe lo scandalo. Vero: accogliere e sedersi a tavola con le persone che le forze di destra a Cesena non hanno mai visto è un fatto scandaloso e politico. Scandalosamente politico. Invece non vederle, non occuparsene, considerarle trasparenti, ridurre i loro diritti minimi a imperfezioni o casi sfortunati al massimo colmabili con qualche atto caritatevole, non è un fatto politico? Dicano i nuovi venuti della politica cesenate che cosa è politico per loro.

Ultima annotazione (ultima e definitiva, perché inseguire la scia che lascia un carro di letame non ci interessa per niente): «Ci sono anche altre realtà a carattere caritatevole ma non ci pare che ricevano analoga attenzione, visibilità e risorse pubbliche» scopre la consigliera di FdI. Le parrà, ma è un parere sbagliato. Insomma, continuano a navigare nelle incerte acque del pressappoco. È il modo di fare di chi si muove per partito preso. Sì, ci sono altre realtà. Sì, facciano queste benedette precise verifiche, precise non pressappoco: scopriranno cose interessanti e forse smetteranno di soffiare polvere, ché tanto non convincono nessuno e gli torna indietro.

INVECE SÌ, BELLE-NECESSARIE-OPPORTUNEÈ stata un’esperienza curiosa ascoltare il registrato degli interventi nell’ultimo ...
01/08/2025

INVECE SÌ, BELLE-NECESSARIE-OPPORTUNE

È stata un’esperienza curiosa ascoltare il registrato degli interventi nell’ultimo Consiglio comunale. Buffa e triste insieme.
Siamo nella sede più significativa delle istituzioni di Cesena, la sede più rappresentativa della rappresentanza politica eletta da quasi centomila cittadini.
Il tema rovente, tra tutti gli altri, questa volta sono diventate le Cucine Popolari. A Cesena ormai tutti sanno cosa e come sono. Invece no. Pensavamo che fosse un’iniziativa per dare un luogo a un’idea: invitare a tavola coloro che fanno fatica anche a mangiare perché hanno perduto tutto o non l’hanno mai avuto.
Pensavamo così. Invece questa realizzazione (perché l’aspetto “disturbante” è che l’idea ha avuto una realizzazione veloce ed efficiente) non è altro che uno spot elettorale dell’Assessora Baredi, ha scandalosamente rivelato il Consigliere Casali. Dimostrazione del dolo: tutti i voti che Baredi ha preso nelle ultime elezioni.

Avrà avuto tanti voti anche per questo? Oltre che per la sua storia politica, senz’altro anche per questo. Il concetto è facile: se qualcuno fa qualcosa che ai cittadini sembra bello e necessario i cittadini lo votano. Ma adesso il Comune – che non ha mai sovvenzionato con un euro le Cucine, nemmeno quando ha loro chiesto di preparare i pasti per gli alluvionati e gli sfollati durante l’alluvione del ‘23 con 500 pasti al giorno – sta per contribuire insieme alle Cucine medesime, alla sistemazione di un nuovo spazio per il loro servizio perché quello attuale è insufficiente.

E qui cadono i sospetti, i pericoli, i possibili imbrogli, un andazzo ambiguo, l’eventuale malaffare dei voti carpiti. Ma per fortuna loro, Fratelli d’Italia, eserciteranno «tutto il loro potere d’indagine per fare luce su questa modalità». Quale modalità? Fare qualcosa di così ben fatto che poi ti approvano in tanti?
Del resto, poveretti, si comprende il sistema di pensiero all’origine di queste considerazioni senza una struttura coerente. Navigano in una parte politica dove di spot puramente elettorali se ne intendono, e di spot anche pessimi e costosissimi (tipo Albania o, per andare ancor più sul macro, il Ponte sullo stretto…)
Loro, Fratelli d’Italia di Cesena, «faranno luce» in questo buio, perché le Cucine Popolari «non sono né belle né necessarie né opportune, cioè, sarebbero belle ma non sono né necessarie né opportune». E perché? «Perché sono solo uno spot» ha “dimostrato” il Consigliere Imperato con geometrica logica.

Ma è l’ulteriore dichiarazione di Casali a spiegare meglio la loro difficoltà: «Finché tutto rimane nel privato, ognuno è libero di esprimere e declinare la ca**tà secondo la propria sensibilità. Ma quando la questione tocca la cosa pubblica, la faccenda diventa più rilevante».

Ecco, è difficile comprendere la vera natura e la forza delle Cucine ragionando su questa strada. I Consiglieri Casali, Imperato, Sirotti Gaudenzi dovrebbero compiere un gran salto. Dalla moralistica concezione della ca**tà (privata eppure spesso esibita) che i “buoni” fanno ai “poveri”, alla grande idea di una giustizia sociale. Un doppio salto mortale che fa atterrare in un’aria politica d’alta quota e molto diversa. Molto diversa ad esempio da quella del famoso sindaco che per risolvere il problema degli extra-comunitari che dormivano sulle panchine fece togliere le panchine; o di quelli che più perfidamente ancora fanno installare panchine con un divisorio a metà seduta. Così hanno il risultato di una città pulita e ordinata, spot molto votato anche questo che però non pulisce niente.
Insomma, se io non ho nel mio vocabolario culturale, politico, mentale una parola o un concetto, mi è impossibile afferrare un discorso e una pratica che partano da esso, come ad esempio credere alla impegnativa costruzione di una organizzazione non per l’estetica dell’essere caritatevoli, e nemmeno per grattare un voto dalla miseria altrui, ma per amore della giustizia sociale, cioè per il ripristino di un ordine rotto.

È una banalità evidente a tutti che un corpo non può stare bene “a pezzi”. Se mi fanno male i piedi anche la mia testa non sta bene. Così il corpo di una città. Ecco perché appare perfino superfluo dirlo, ma alle Cucine (e alle organizzazioni simili) e ai suoi tantissimi volontari dovremmo essere grati tutti, perché così tutti viviamo meglio, addirittura anche coloro che non ne capiscono la logica.
E questa volta il Comune contribuirà con un’Associazione di volontariato a ripristinare almeno un po’ un ordine rotto?
Orgogliosi di far parte di questo Comune che raccoglie e alimenta un’idea semplicissima e luminosa. Infatti “spot” in italiano significa anche “riflettore che proietta un cerchio luminoso in una zona”.

IN MEZZO ALL'INFERNONella mole di notizie che ci frana addosso ogni mattina, ce n’è stata una quasi invisibile come una ...
29/07/2025

IN MEZZO ALL'INFERNO

Nella mole di notizie che ci frana addosso ogni mattina, ce n’è stata una quasi invisibile come una briciolina di pane che tuttavia va estratta dal mucchio e salvata.
Tre ragazzi dell’esercito israeliano dicono Basta uccidere per errore. Erano appostati, si sono viste tre figure in movimento, il comandante ha dato l’ordine e loro hanno sparato. Quando hanno scoperto che erano due bambini con la mamma hanno detto basta.
Troppo tardi? Sì, troppo tardi. Troppo pochi? È vero, troppo pochi. Non servirà a niente? Certo, non servirà (quasi) a niente. Eppure.
Hanno saputo disobbedire sapendo di andare incontro a una dura punizione.
Dovevano finire nel carcere militare, invece – decisione inedita – non ci finiranno (vorrà pur dire qualcosa una tale eccezione nell’implacabile linguaggio dell’esercito!).
La madre di uno di loro ha dichiarato a un importante quotidiano israeliano «Hanno distrutto i nostri figli».
D’accordo: i tre ragazzi dovrebbero spingere fino in fondo gli incubi che impedivano loro il sonno fino a vedere che sempre si uccide per errore. L’errore è nell’atto ancor prima che nel bersaglio. E la madre dovrebbe estendere la sua visione di distruzione fino a vedere che tanti altri figli, anche tanti figli degli altri sono stati distrutti.
Sì, ma come insegna il grande maestro, nel tanto inferno che ci circonda bisogna riconoscere ciò che inferno non è, e salvarlo. Questi tre ragazzi – di cui non sappiamo nome, storia, dolore, incubi, coraggio – inferno non sono e bisogna riconoscerli. È una briciolina di pane per i granai di un tempo un po’ meno feroce.

DI SICURO VERRÀ IL MOMENTOÈ impossibile continuare a dire ancora qualcosa. Trovare ancora altre due parole. Eppure bisog...
27/07/2025

DI SICURO VERRÀ IL MOMENTO

È impossibile continuare a dire ancora qualcosa. Trovare ancora altre due parole. Eppure bisogna farlo.
Verrà, per l’implacabile legge del tempo, di sicuro verrà il momento in cui la madre rimasta orfana di nove figli e il marito, il bambino che si è trovato solo a vagare su cenere e sassi, tutti coloro che ancora cercano i propri familiari e un po’ di acqua da bere ci chiederanno conto, vorranno da noi una spiegazione, una ragione, soprattutto da noi, l’Europa-terra-dei-diritti (solo nostri). E non ne troveremo.
Adesso, adesso si devono trovare le parole anche se sono esaurite, le parole e i gesti; adesso noi senza poteri dobbiamo inventare tutto il possibile per fare rumore e costringere chi può farlo a dire basta. Perché quel che il governo israeliano continua a fare a Gaza e in Cisgiordania con ottuso feroce cinismo è uno sfregio profondo e sanguinante alla democrazia anche nostra, al senso di ogni diritto, alla ragione, al Dio che loro “nominano invano” con parole blasfeme, alla nostra comune umanità di abitanti del pianeta Terra.
Per forza, dunque, per tutta la forza della ragione e del sentimento, stasera La parola sarà a Forlì alla manifestazione in piazza Ordelaffi.

Fare rumore. Con ogni mezzo. Tutti.

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La Parola è una rivista di cultura politica che, da oltre 30 anni, fa di democrazia, libertà, uguaglianza e solidarietà i suoi temi fondanti, coniugati nel confronto fra le diverse anime della sinistra sociale e politica presenti nel territorio romagnolo. "Primo compito di un partito che vuole rifare l'Italia e fare l'Europa è dare voce ai senza parola. Perché se non gliela dà il partito, questa voce, non gliela dà nessuno". Dunque, seguendo le parole di Mario Tronti, sono grandi i compiti che stanno davanti alle persone che vedono nella politica dei partiti lo strumento per costruire una società più libera e più giusta. Questo ruolo di cerniera fra politica e società, è proprio quello che da anni La Parola tenta di svolgere, nella convinzione che questa sia la strada da percorrere.