La Parola

La Parola La Rivista di Cultura Politica in Romagna da più di trent'anni

La Parola è una rivista di cultura politica che, da più di 30 anni, fa di democrazia, libertà, uguaglianza, solidarietà i suoi principi di riferimento, nel confronto fra le diverse anime della sinistra sociale e politica presenti nel territorio romagnolo.


«Primo compito di un partito che vuole rifare l'Italia e far

e
l'Europa è dare voce ai senza parola. Perché se non
gliela dà il partito, questa voce, non gliela dà nessuno». (Mario Tronti)


Sono grandi e urgenti i compiti che stanno davanti a coloro che vedono nella politica e nei partiti lo strumento per costruire una società più giusta e più libera per tutti, senza esclusioni. Perchè se qualcuno viene escluso, si infrange anche la giustizia "degli altri", non si chiama più giustizia. Questo è il ruolo che da decenni, senza stancarsi, La Parola tenta di svolgere tra ragione critica e dialogo: guardare criticamente, non lasciar perdere, non rinunciare, non cedere all’esistente. Le parole – e tanto più La Parola - non cambiano il mondo, ma possono cambiare le persone, il loro punto di vista, lo sguardo, la loro spinta a riconoscere e cambiare quel che non va.

IN MEZZO ALL'INFERNONella mole di notizie che ci frana addosso ogni mattina, ce n’è stata una quasi invisibile come una ...
29/07/2025

IN MEZZO ALL'INFERNO

Nella mole di notizie che ci frana addosso ogni mattina, ce n’è stata una quasi invisibile come una briciolina di pane che tuttavia va estratta dal mucchio e salvata.
Tre ragazzi dell’esercito israeliano dicono Basta uccidere per errore. Erano appostati, si sono viste tre figure in movimento, il comandante ha dato l’ordine e loro hanno sparato. Quando hanno scoperto che erano due bambini con la mamma hanno detto basta.
Troppo tardi? Sì, troppo tardi. Troppo pochi? È vero, troppo pochi. Non servirà a niente? Certo, non servirà (quasi) a niente. Eppure.
Hanno saputo disobbedire sapendo di andare incontro a una dura punizione.
Dovevano finire nel carcere militare, invece – decisione inedita – non ci finiranno (vorrà pur dire qualcosa una tale eccezione nell’implacabile linguaggio dell’esercito!).
La madre di uno di loro ha dichiarato a un importante quotidiano israeliano «Hanno distrutto i nostri figli».
D’accordo: i tre ragazzi dovrebbero spingere fino in fondo gli incubi che impedivano loro il sonno fino a vedere che sempre si uccide per errore. L’errore è nell’atto ancor prima che nel bersaglio. E la madre dovrebbe estendere la sua visione di distruzione fino a vedere che tanti altri figli, anche tanti figli degli altri sono stati distrutti.
Sì, ma come insegna il grande maestro, nel tanto inferno che ci circonda bisogna riconoscere ciò che inferno non è, e salvarlo. Questi tre ragazzi – di cui non sappiamo nome, storia, dolore, incubi, coraggio – inferno non sono e bisogna riconoscerli. È una briciolina di pane per i granai di un tempo un po’ meno feroce.

DI SICURO VERRÀ IL MOMENTOÈ impossibile continuare a dire ancora qualcosa. Trovare ancora altre due parole. Eppure bisog...
27/07/2025

DI SICURO VERRÀ IL MOMENTO

È impossibile continuare a dire ancora qualcosa. Trovare ancora altre due parole. Eppure bisogna farlo.
Verrà, per l’implacabile legge del tempo, di sicuro verrà il momento in cui la madre rimasta orfana di nove figli e il marito, il bambino che si è trovato solo a vagare su cenere e sassi, tutti coloro che ancora cercano i propri familiari e un po’ di acqua da bere ci chiederanno conto, vorranno da noi una spiegazione, una ragione, soprattutto da noi, l’Europa-terra-dei-diritti (solo nostri). E non ne troveremo.
Adesso, adesso si devono trovare le parole anche se sono esaurite, le parole e i gesti; adesso noi senza poteri dobbiamo inventare tutto il possibile per fare rumore e costringere chi può farlo a dire basta. Perché quel che il governo israeliano continua a fare a Gaza e in Cisgiordania con ottuso feroce cinismo è uno sfregio profondo e sanguinante alla democrazia anche nostra, al senso di ogni diritto, alla ragione, al Dio che loro “nominano invano” con parole blasfeme, alla nostra comune umanità di abitanti del pianeta Terra.
Per forza, dunque, per tutta la forza della ragione e del sentimento, stasera La parola sarà a Forlì alla manifestazione in piazza Ordelaffi.

Fare rumore. Con ogni mezzo. Tutti.

UNA PARABOLA RIFLETTENTEUno si alza e guarda le notizie del mondo. C’è quello che gioca col “Dazio”, il nuovo moderno gi...
15/07/2025

UNA PARABOLA RIFLETTENTE

Uno si alza e guarda le notizie del mondo. C’è quello che gioca col “Dazio”, il nuovo moderno giocattolo che ha solo lui, personale Monopoli solo suo, del bambino capriccioso e lunatico figlio di ricchi; c’è l’altro che agitandosi come un ossesso gareggia nel comando del mondo come nel gioco “a cicchetto” con le palline sulla pista tracciata a terra, buttando alla rinfusa milioni di qua e milioni di là; scendi in un ambito più ristretto e cerchi la signora senatrice che voleva fare la presidente della nostra Regione giusto perché ne conosceva bene la geografia, e si era anche fatta stampare una maglietta per l’austera aula del Senato: ecco, cerchi se la signora si è per caso fatta fare un’altra maglietta per le mutate circostanze che la puniscono a dovere nella sua mancanza di contegno…

Niente, si è colti da quello scoraggiamento che fa male alla salute. Il cervello si ribella, il cuore p***a troppo forte.
Bisogna ritirarsi nel Minuscolo, guardare, cercare bene.

Viganella è un buchino invisibile su ogni carta geografica dell’Italia. Duecento abitanti, tredici kilometri quadrati (per fare un confronto, Cesena si estende per 250mila, Mercato Saraceno 100mila) a quasi 600 metri di altitudine, in Piemonte, nella provincia di VB, Verbano-Cusio-Ossola (che nessun alunno ricorderebbe). Per la sua posizione, da novembre al due febbraio, era completamente senza sole. Tre mesi senza un raggio, nell’ombra delle montagne circostanti. L’amministrazione con l’opera di un brillante architetto, da una ventina di anni ha fatto costruire un grande specchio di 40 metri quadri, collocato a mille metri di altezza, che con la sua parabola riflettente porta il sole nella piazza di Viganella. Ma quanto sarà costato un lavoro simile? Milioni e milioni! Macché, 100mila euro, meno della metà dello stipendio annuale di Geronimo-figlio-di col suo nuovo lavoro all’ACI.

La lettura di questa micro-storia cattura il pensiero. Ecco cosa deve fare la politica. Chi governa inventa cosa fare, cosa vuole fare; gli Uffici, i Tecnici (come dicono adesso quelli che invece di pensare si mettono nelle loro mani) trovano il modo. Quella parabola riflettente diventa una parabola didattica.

Pare che in questo momento lo specchio sia rotto. Non importa, la parabola resiste lo stesso. Portare la luce dove c’è buio. Essere una parabola riflettente: è il compito di una politica creativa che si occupa di chi è nell’ombra ma, spingendo fino in fondo il ragionamento, possiamo dire anche delle nostre piccole vite private.

UNA VERA, VERISSIMA START UP DA SOSTENEREC’è chi ama seguire e aggiornare la funerea numerazione dei negozi sfitti in ce...
09/07/2025

UNA VERA, VERISSIMA START UP DA SOSTENERE

C’è chi ama seguire e aggiornare la funerea numerazione dei negozi sfitti in centro a Cesena, con un’accusa implicita o esplicita all’Amministrazione, soprattutto per la mancanza di parcheggi, addirittura, (mica per la diminuita capacità di acquisto dei salari, macchè!); e poi c’è chi si rallegra per l’apertura di due nuove librerie, fatto che forse non smuoverebbe il sentimento di chi vorrebbe ripristinare un bel parcheggio in Piazza della Libertà o addirittura in Piazza del Popolo.

Due piccole librerie-gioiello, addirittura vicine, una in via Strinati, una in via Righi, nel cuore del centro, bellissime, arredate con finezza, mobili in legno, cura dei particolari, due poltroncine con tavolino per sedersi un momento ad annusare il libro prima dell’acquisto. Magari ne apre una terza (una quarta, se mettiamo nella conta la vicina I libri di Elena), magari va a finire che “fanno sistema” (come dicono nel linguaggio commerciale dei negozi) e danno vita a una nuova “movida” inedita, a un movimento di persone che vanno a vedere “le librerie belle”, anche senza aperitivi e patatine.

Non sarebbe questa una vera, verissima start up da sostenere? Un'idea di minoranza che si è messa in moto, capace di generare la circolazione di merce non deperibile.

CON VERO SPAVENTOAlbert Camus, con la sua faccia così cinematografica e lo sguardo malinconico, come faceva a leggere co...
06/07/2025

CON VERO SPAVENTO

Albert Camus, con la sua faccia così cinematografica e lo sguardo malinconico, come faceva a leggere così bene anche il futuro?
Chissà come immaginava il futuro della sua Algeria, della costa mediterranea, della sua Francia, del mondo, quando nella sua poverissima infanzia, mentre la madre analfabeta faceva lavori di pulizie, lui correva per le strade assolate di quel paese di arance e viti…

«Ogni volta che ascolto un discorso politico o leggo le parole di coloro che ci dirigono, constato da anni con spavento che non c’è niente in loro che abbia un suono umano. Sono sempre le stesse parole che ripetono le stesse menzogne. E il fatto che gli uomini si adattino a questo stato di cose, che la collera popolare non abbia ancora fracassato quei fantocci è per me la prova che gli uomini non attribuiscono alcuna importanza al loro governo e che giocano con tutta una parte della loro vita e dei loro interessi cosiddetti vitali» (A. Camus, Taccuini, agosto 1937)

Chi, tra coloro che ci dirigono, ha parole, una parola, con un suono umano?

NEVICARE LENTO. BOMBARDARE VELOCECosa credi, di cambiare il mondo con la poesia?No, forse no, se non per quel nevicare l...
25/06/2025

NEVICARE LENTO. BOMBARDARE VELOCE

Cosa credi, di cambiare il mondo con la poesia?
No, forse no, se non per quel nevicare lento di cui parla Vivian Lamarque, che però alla fine copre tutto, e fa bianche anche le cose sporche.
Invece i lucidi pratici sostenitori della cosiddetta real politik che – loro sì – sanno come funziona il mondo reale, credono di cambiarlo come dicono loro? Con una bella lunga insistente pioggia di bombe, anche su una scuola, su un ospedale? Perché va a finire che lì si poteva nascondere un nemico? Anche su coloro che vanno coi loro tegami ammaccati a prendere da mangiare perchè non stanno in fila ordinati?
Poi i Paesi lì intorno? Anche quelli possono essere una vera minaccia. Bombardiamo all’improvviso di notte, così gli “altri” capiscono chi è il più forte. E si rassegneranno a fare quel che vogliamo noi: in fondo cosa ci vuole per abbattere un regime? Giusto un po' di bombe.

Però c'è un vantaggio che la poesia ha. L’ingenua poesia che nevica lenta lenta ha il tempo dalla sua. I pratici che conoscono solo la forza del più forte forse invece ce li avranno contro, i mesi e gli anni a ve**re, e per molto tempo ancora.

Quando avveleni i pozzi, poi l’acqua è cattiva per tanto tanto tempo. Il veleno dovrà ben spurgare.

UN CIMITERO DI AUTOMOBILI ARRUGGINITE«Se volessi scegliere un simbolo augurale per l’affacciarsi al nuovo millennio, sce...
20/06/2025

UN CIMITERO DI AUTOMOBILI ARRUGGINITE

«Se volessi scegliere un simbolo augurale per l’affacciarsi al nuovo millennio, sceglierei questo: l’agile salto improvviso del poeta-filosofo che si solleva sulla pesantezza del mondo, dimostrando che la sua gravità contiene il segreto della leggerezza, mentre quella che molti credono essere la vitalità dei tempi, rumorosa, aggressiva, scalpitante e rombante, appartiene al regno della morte, come un cimitero d’automobili arrugginite.» (Italo Calvino)

Ecco, quando non puoi dire più niente, ti capita di essere colto dall’ingenua idea infantile di dire a tutti questi rumorosi, aggressivi, scalpitanti e rombanti che ci portano nel regno della morte Ma fermatevi un momento! Prendetevi una settimana per leggere un libro!

CIBO, ACQUA, SCUOLA Lo dice l’ISTAT. Tra i nati in Italia dal 1996 al 2000, più di 10mila sono analfabeti, 23mila non ha...
13/06/2025

CIBO, ACQUA, SCUOLA

Lo dice l’ISTAT. Tra i nati in Italia dal 1996 al 2000, più di 10mila sono analfabeti, 23mila non hanno finito le Scuole Medie, quasi 16mila non hanno mai finito le scuole elementari. Va be’, andranno a lavorare… No. Devono andare a scuola.

In piena notte, quando le cose riposano e le persone dormono nei loro letti, prima che si veda il primo barlume dell’alba, un Paese, qualcuno di un Paese può prendere su qualche aereo e un po’ di bombe e andare a bombardare un altro Paese? Senza nemmeno consegnare la dichiarazione di guerra agli ambasciatori come si leggeva sui libri di storia? Ma su Wikipedia non c’è scritto che si tratta di una democrazia parlamentare? Ma, un momento, cosa sarebbe il “bombardamento preventivo”?

Un aereo precipita e muoiono trecento persone. Uno si salva. Uno. Quell’unico Uno si alza e corre via. Perché lui? Perché lui solo? Perché solo lui? Il posto 11A cosa aveva di diverso da tutti gli altri?

Settemila persone sono anche più della popolazione di tanti nostri Comunelli. Più di quelli di Mercato Saraceno o Castrocaro, più del doppio di quelli di Sogliano... Settemila persone tra aprile e maggio (maggio odoroso, le sere coi tigli fioriti, le rose…), partite come tanti altri dall’Africa subsahariana, hanno attraversato il deserto su camion scoperti che non si fermano mai mai, con 43 gradi, e quelli che non sono morti sono giunti in Algeria. Senza più niente. Migrano. Vogliono andare altrove a vivere. Per vivere. Settemila, tutti in una volta, sono stati espulsi. Ma chi li pagherà, gli algerini, per fare questi respingimenti?
Respinti. Voce del verbo respingere, spingere, cacciare via, abbandonare nel deserto proprio come si faceva col capro espiatorio che doveva scontare la colpa di altri nell’antico rito. Stavolta il deserto è quello di Assamaka, nel nord del Niger. Tra loro ci sono 700 bambini. Molti di loro sono rimasti a se stessi per le strade di Agadez, dice il governatore della città. Del resto erano “migranti irregolari”. Ma ragioniamo a fondo: quale Regola avrebbero trasgredito?

La scuola non ti dà queste risposte, no. Troppo difficili. Però magari ti spinge a queste domande. Dobbiamo portare a scuola tutti tutti tutti i nostri bambini, del nostro Paese, del mondo. Anche loro, non sono bambini nostri?

ANDIAMO CON LUILa bellezza è una magnifica incognita, ha ragione il nostro bravissimo Campitelli. Invece è una tremenda ...
07/06/2025

ANDIAMO CON LUI

La bellezza è una magnifica incognita, ha ragione il nostro bravissimo Campitelli. Invece è una tremenda incognita scandalosa come siamo riusciti a lasciar scivolare le cose fino a questo infimo punto. Intorno a noi, nel nostro Paese, nel mondo. Come si fa a non volere, con tutte le proprie forze ostinatamente volere, svoltare a novanta gradi, rovesciare tutto, ridare un senso decente alle cose e alle parole?
Andiamo con lui in quella scuola…

https://www.facebook.com/campitellidenis

SÌ, È QUI LA NOSTRA FESTA 2 giugno. Festa! Perché si può dimenticare ogni data ma non quella della propria nascita. E no...
02/06/2025

SÌ, È QUI LA NOSTRA FESTA

2 giugno. Festa! Perché si può dimenticare ogni data ma non quella della propria nascita. E noi cittadini sovrani di una repubblica democratica siamo nati il 2 giugno.
Repubblica democratica, non Stato (che ha altre date), e nemmeno nazione con la n grande - la nostra Nazione! – come taluni hanno con superficialità cominciato a declamare ignorando la complessità del concetto e fingendo di ignorare tutta la zavorra di sovranismo, nazionalismo, suprematismo che la parola nazione ha storicamente accumulato e più o meno implicitamente si trascina dietro.

Repubblica democratica, il nostro Paese, come ogni popolo del mondo ha diritto di avere, di cui siamo sovrani. Ci dovrebbe essere più cara la nostra sovranità che fu così tanto pensata, amata, costruita, modellata dai padri che ce l’hanno regalata. E ora nasciamo e l’abbiamo in dono. La riceviamo distrattamente in dono insieme alla cittadinanza, come il sole e l’aria, senza nessun, ma proprio nessun merito nostro.

Ci si potrà mai fidare di rappresentanti politici che invitano a NON andare a votare?!? Ma come? Cosa avranno ereditato questi? Che cosa avranno studiato?

VI PREGO, FATE IN MODO «Ma quella sono io? […] Come è possibile? Con quegli occhietti? Le rughe lo so. Ma gli occhi? que...
17/05/2025

VI PREGO, FATE IN MODO

«Ma quella sono io? […] Come è possibile? Con quegli occhietti? Le rughe lo so. Ma gli occhi? quelli che nella foto con Togliatti e Berlinguer sono così grandi, così sgranati, così attenti, così intelligenti, così pieni di promesse e di certezze? Chi mai ci pensa, quando è giovane e pimpante, che in un attimo quegli occhi, quella faccia, diventeranno un monumento alla decadenza, alla pietà, all’addio».

Come scrive bene, Teresa Vergalli, nel Blog che ha tenuto fino al febbraio scorso. La sua scrittura è nitida, tonificante come acqua fresca, agile come la sedicenne Annuska che entrò nella Resistenza. A sedici anni. Tra le sue righe senti la forza inimitabile di chi ha penetrato in profondità la vita e, alla soglia dei cento anni, senza mentire, senza fingere, sente i dolori e le malinconie della fine ma sente anche quanto di bello è intorno a lei (le “meraviglie” le chiama).

Ieri verso sera è stato il suo ultimo tramonto. E non c’è stato nemmeno un minuto di silenzio, un annuncio a reti unificate...

Bisogna che impariamo noi le sue parole fino a diventare una sua pagina vivente e recitante come succede in Fahrenheit 451.
«Vi prego, fate in modo che il futuro si connetta al passato. Indietro indietro, sotto le nostre rughe una volta c’era tutto il nostro coraggio, la nostra impreparazione, la nostra sventatezza». «Perché la lotta non è mai finita. Anzi, ora più che mai è indispensabile».

LA MISURA GIUSTAGuerrigliero e presidente. Perché nel silenzio delle buie celle sotterranee dove fu tenuto prigioniero a...
14/05/2025

LA MISURA GIUSTA

Guerrigliero e presidente. Perché nel silenzio delle buie celle sotterranee dove fu tenuto prigioniero arrivò al midollo del senso: di sé, delle cose, della politica, della vita.
Una vita sempre al pieno di vita: è la più vitale eredità che i morti possono lasciare ai vivi.

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La Parola è una rivista di cultura politica che, da oltre 30 anni, fa di democrazia, libertà, uguaglianza e solidarietà i suoi temi fondanti, coniugati nel confronto fra le diverse anime della sinistra sociale e politica presenti nel territorio romagnolo. "Primo compito di un partito che vuole rifare l'Italia e fare l'Europa è dare voce ai senza parola. Perché se non gliela dà il partito, questa voce, non gliela dà nessuno". Dunque, seguendo le parole di Mario Tronti, sono grandi i compiti che stanno davanti alle persone che vedono nella politica dei partiti lo strumento per costruire una società più libera e più giusta. Questo ruolo di cerniera fra politica e società, è proprio quello che da anni La Parola tenta di svolgere, nella convinzione che questa sia la strada da percorrere.