29/07/2025
Varie: due piacevoli…promozioni!
In ogni partita di pallacanestro, c'è sempre lui: l’arbitro. C’è chi lo considera un “male necessario”, chi lo guarda con sospetto e mormora “speriamo bene” al suo ingresso in campo. Io, invece, lo vedo come una figura fondamentale. D’altronde, chi altro potrebbe fischiare fallo proprio quando finalmente segni un canestro impossibile?
Scherzi a parte, l’arbitro è lì per un motivo ben preciso: far rispettare le regole, mantenere l’equità e…ricordarci che il basket non è una gara a chi grida più forte, ma uno sport con un’anima, e anche un regolamento.
Sapete cosa si potrebbe discutere, magari sottovoce? Sull’atteggiamento che hanno in campo. L’empatia, il modo in cui si pongono prima, durante e dopo la partita. Perché se l’arbitro è uno di quelli che ti sorride, ti spiega le cose con due parole e magari ti fa anche una battuta... beh, lo rispetti, anche se ti fischia contro. Ma se invece sembra uscito da una giornata no, non ti guarda in faccia, non dice una parola e ha lo sguardo da terminator... allora no, grazie.
Per fortuna, la maggior parte degli arbitri che conosco condivide il mio modo di pensare e di comportarsi. Chi dimostra questo atteggiamento positivo, unito a una solida competenza tecnica, purtroppo (per noi) lascia la nostra categoria, la Serie C, per approdare alla Serie B interregionale.
E allora, quest’anno è tempo di salutare due giovani che hanno lasciato il segno: Stefano Cuka e Matteo Favero.
Stefano, 22 anni, originario di Oderzo, è cresciuto con il pallone tra le mani vestendo le maglie di Oderzo, Salgareda, Ormelle e Motta. A 13 anni, però, qualcosa è cambiato: un fischietto in bocca e via, è iniziata la sua avventura arbitrale. Per un po' ha diviso le due passioni, ma con la fine del settore giovanile ha scelto di dedicarsi interamente all’arbitraggio, dimostrando serietà, passione e una crescita costante.
Con lui ci lascia anche Matteo Favero di Giavera del Montello, coetaneo di Stefano. Anche lui ex cestista prima a Nervesa, poi a Spresiano. Ha giocato fino alla seconda superiore, prima di intraprendere il cammino da arbitro a 14 anni. Buon carattere, deciso ma sempre corretto, ha saputo guadagnarsi il rispetto di giocatori e dirigenti con il suo impegno e la sua voglia di migliorare gara dopo gara.
Due ragazzi in gamba, due percorsi diversi ma accomunati dalla stessa passione e dalla volontà di arrivare lontano. Che dire… i migliori se ne vanno? Dai, sto scherzando… ma nemmeno troppo!
A Stefano e Matteo va il nostro più grande in bocca al lupo: che possiate raggiungere i vostri obiettivi e togliervi tante soddisfazioni, perché la stoffa c’è, e la determinazione pure.
Avanti così, ragazzi!
Viva il basket!
Catta