Envision Magazine

Envision Magazine Magazine di Informazione e Cultura VEDERE IL MONDO DAL FUTURO

L'inglese è una lingua di cui molti fanno un uso esagerato e spesso improprio.

Tuttavia per esprimere contenuti e finalità di questo nostro progetto ci è sembrato che nessuna parola italiana potesse corrispondere in modo così calzante a ciò che vogliamo comunicare con Envision Magazine. Envision vuol dire PREVEDERE, nel senso di elaborare previsioni partendo dall'osservazione della realtà che ci circonda. E in questa nostra epoca la capacità di anticipare i fenomeni (sociali

, economici, culturali) sta diventando essenziale all'umanità, poiché forse mai come adesso si è sentito il bisogno di conoscenza per effettuare scelte corrette: in campo ambientale, economico, medico-scientifico. Ciò in quanto ogni decisione presa, sia da parte della collettività che di un singolo individuo, produce un effetto che si manifesterà nel tempo. A tal proposito siamo consapevoli del fatto che per costruire il futuro sia fondamentale anche coltivare la memoria del passato, poiché preservando i suoi valori migliori è possibile decifrare correttamente il nuovo che avanza. Ciò che facciamo è vedere il mondo attraverso la lente del giornalismo culturale, proponendoci di raccontare il lavoro svolto dagli istituti di formazione e di ricerca a tutti i livelli; il contributo allo sviluppo e all'innovazione dato da molte eccellenze imprenditoriali; l'offerta di aiuto nell’affrontare i problemi sociali del nostro tempo da parte di enti no profit e associazioni di volontariato. Abbiamo scelto di chiamare questo nostro magazine Envision anche per i suoi ulteriori significati di CONCEPIRE IDEE e di IMMAGINARE. Idea è una parola greca che significa VISIONE, cioè l’immagine di qualcosa che non c’è ancora ma che la mente consente di vedere al di là delle montagne. C'è stato un tempo in cui la vita scorreva molto più lenta. E all'uomo era sufficiente riservare al presente, piuttosto che al futuro, il massimo dell'attenzione. Oggi invece viviamo in un mondo che si trasforma di continuo e che obbliga ognuno ad interrogarsi non solo su cosa esso sia, ma soprattutto sui cambiamenti che si profilano all’orizzonte. E per fare questo non è possibile prescindere dalla conoscenza.

“Appassionante” è il titolo della nuova collezione di abiti da sposa firmata Atelier Delsa, presentata ieri al Teatro de...
17/11/2025

“Appassionante” è il titolo della nuova collezione di abiti da sposa firmata Atelier Delsa, presentata ieri al Teatro della Filarmonica di Macerata.
L’evento ha attirato un pubblico numeroso e attento, tra cui rappresentanti delle istituzioni e operatori del settore moda.

"Come rendere agevole la gestione di un’Avis” è stato il tema dell’incontro svoltosi sabato 8 novembre a San Benedetto d...
09/11/2025

"Come rendere agevole la gestione di un’Avis” è stato il tema dell’incontro svoltosi sabato 8 novembre a San Benedetto del Tronto, nell’ambito delle iniziative promosse da Avis Marche per coinvolgere e formare tutti gli operatori del sistema associativo.

➡️ Tragedia italiana sul Muro di Berlino: la storia di Benito CorghiPochi ricordano che fra le vittime della costruzione...
09/11/2025

➡️ Tragedia italiana sul Muro di Berlino: la storia di Benito Corghi

Pochi ricordano che fra le vittime della costruzione del Muro di Berlino e della divisione della Germania ci furono anche italiani. Il caso più noto riguarda Benito Corghi, camionista emiliano e militante del PCI, ucciso alla frontiera tra Baviera e Turingia dalla polizia della Repubblica Democratica Tedesca nel 1976.
Corghi stava trasportando merci dalla Germania Ovest alla Germania Est quando, dopo aver superato il posto di controllo della dogana, si accorse di aver lasciato dei documenti nell’ufficio doganale. In un tentativo di recuperarli, scese dal camion e cercò di tornare a piedi verso il confine già attraversato. La procedura era severamente vietata: nella Germania dell'Est qualsiasi movimento non autorizzato nei pressi dei confini era considerato una potenziale fuga verso l’Ovest e veniva trattato con la massima severità.
Corghi, che non parlava tedesco, non comprese gli avvertimenti ripetuti dei poliziotti di frontiera, che erano stati istruiti a bloccare qualsiasi persona che tentasse di attraversare illegalmente la linea di confine. Secondo le ricostruzioni, l’agente Schmiedel inizialmente sparò tre colpi in aria a scopo intimidatorio, come previsto dai protocolli locali per fermare tentativi di fuga. Nonostante gli spari di avvertimento, Corghi continuò ad avanzare verso il confine: a quel punto l’agente esplose altri tre colpi mirati, due dei quali lo colpirono al petto. La dinamica lascia intendere che l’azione fosse coerente con le procedure del regime socialista, dove la polizia di frontiera aveva il diritto, secondo la legislazione interna, di usare armi da fuoco contro chi violava i confini, pratica che veniva persino premiata come deterrente, come emerso dall'apertura degli archivi della Stasi dopo il crollo del Muro.
Il camionista morì sul colpo. La notizia raggiunse l’Italia poche ore dopo. La salma fu trasportata dall’ospedale di Jena a Berlino Est e, l’8 agosto, un volo Alitalia la riportò a Milano-Linate, dove ad accoglierla c’erano la moglie, i figli, i fratelli con le rispettive mogli e rappresentanti istituzionali locali. Corghi venne sepolto il giorno successivo nel cimitero di Rubiera.
Dopo l’unificazione tedesca, negli anni Novanta, si svolse il processo contro l’agente che aveva sparato. La vedova e il figlio di Corghi erano presenti in aula, ma l’imputato rispose quasi esclusivamente con “sì” e “no” alle domande del giudice. La pena inflitta fu lieve, mentre l’ufficiale che aveva ordinato di sparare ricevette una condanna più severa. La magistratura tedesca federale, in quei processi, tendeva a considerare che gli agenti della Germania dell'Est avessero agito in base alle leggi del loro Stato e avessero quindi una sorta di legittimità nell’uso della forza.
Il drammatico caso di Corghi non fu isolato. Altri italiani subirono le conseguenze della divisione della Germania e della costruzione del Muro, anche se in modi meno tragici e definitivi. La sua vicenda rimane un esempio simbolico dei rischi e delle tensioni che la Guerra Fredda impose anche a chi non era direttamente coinvolto nella politica internazionale.

Di Redazione Envision Magazine

Presentata a Montecosaro presso il Teatro delle Logge la trilogia di Athos Happacher: "Sotto il segno dell'acquario", "P...
02/11/2025

Presentata a Montecosaro presso il Teatro delle Logge la trilogia di Athos Happacher: "Sotto il segno dell'acquario", "Petrus II" e "Protocollo Omega". Alla presenza dell'autore sono intervenuti Glenda Pagliariccio, moderatrice, il giornalista Maurizio Verdenelli e il giovanissimo Carlo, dieci anni, nella veste di voce narrante. Non sono mancate interessanti interazioni con il pubblico, quella più emozionante con l'amata figlia Alessia.

➡️ Nell’ambito del convegno diffuso "Ripensare l’umano, il coraggio della consapevolezza", si è svolto ad Amandola un in...
18/10/2025

➡️ Nell’ambito del convegno diffuso "Ripensare l’umano, il coraggio della consapevolezza", si è svolto ad Amandola un incontro dal titolo "Nuove forme di comunicazione per la nuova era: come influenzano l’umano?". Promosso dall'Università per la Pace l'evento ha visto la collaborazione dell’Ordine dei Giornalisti delle Marche.

➡️ Cottarelli: “L’Italia deve imparare dalla Spagna per tornare a crescere”Nel corso del meeting d’autunno di Conad Adri...
16/10/2025

➡️ Cottarelli: “L’Italia deve imparare dalla Spagna per tornare a crescere”

Nel corso del meeting d’autunno di Conad Adriatico, tenutosi a Monsampolo del Tronto, l’economista Carlo Cottarelli ha offerto un’analisi lucida dello stato attuale dell’economia italiana, mettendo in evidenza i principali ostacoli alla crescita e confrontando la situazione del nostro Paese con quella di altre economie europee. “La Germania oggi cresce meno della media europea,” ha osservato Cottarelli, “mentre Paesi che fino a pochi anni fa erano in crisi, come Spagna, Grecia e Portogallo, stanno registrando una crescita sostenuta.” In questo contesto, l’Italia fatica a tenere il passo, sebbene la situazione sia comunque migliorata rispetto a quindici anni fa. L’occupazione è in crescita, ma la produttività rimane bassa, e questo si riflette negativamente su salari e consumi: i primi sono oggi circa il 7% inferiori rispetto al 2021, mentre i secondi continuano a diminuire. Secondo Cottarelli, un Paese in cui è facile fare impresa attrae naturalmente più investimenti. Tuttavia, perché ciò avvenga, servono condizioni strutturali favorevoli, condizioni che in Italia ancora mancano. A questo proposito ha individuato cinque aree in cui la Spagna, oggi considerata da molti la "stella" dell’economia europea, sta facendo meglio dell’Italia: la pressione fiscale in Italia, nel 2025, è stimata al 42,8%, uno dei valori più alti degli ultimi 15-20 anni, mentre in Spagna si attesta attorno al 37%. Una differenza significativa, che incide direttamente sulla competitività delle imprese e sulla capacità di attrarre investimenti esteri. In Italia, interagire con la pubblica amministrazione è ancora molto complicato. La burocrazia resta pesante e inefficiente, creando ostacoli sia per i cittadini sia per le imprese. “Basta confrontare l’esperienza di un cittadino italiano con quella di un cittadino spagnolo nel relazionarsi con il proprio Comune per rendersi conto del divario,” ha osservato l’economista. Il sistema giudiziario italiano continua a essere troppo lento, e questo genera incertezza, un fattore critico per le imprese. Sebbene ci siano stati miglioramenti (la durata media dei processi civili è passata da otto a circa cinque anni e mezzo), siamo ancora indietro rispetto a Paesi come Spagna e Germania, dove i tempi della giustizia sono molto più rapidi. L’energia rappresenta un elemento cruciale per molte attività produttive. In Spagna, il costo dell’energia è attualmente inferiore rispetto all’Italia. “Il caro energia continua a essere un freno importante alla competitività del nostro sistema produttivo,” ha sottolineato Cottarelli. Infine, l’economista ha evidenziato come la Spagna sia riuscita a gestire in modo più efficiente i flussi migratori, integrando un maggior numero di lavoratori stranieri nel proprio mercato del lavoro. Questo ha permesso di attenuare la carenza di manodopera, problema invece sempre più evidente in Italia, soprattutto in settori chiave come la logistica e l'agricoltura. “Il problema della produttività in Italia non si risolve con gli slogan,” ha concluso Cottarelli, “ma con riforme strutturali e investimenti mirati. Per investire, un imprenditore deve poter avere fiducia nel contesto economico e istituzionale di un Paese.” Secondo l’economista, l’Italia deve impegnarsi a rendere più semplice e conveniente fare impresa, prendendo esempio dalle buone pratiche adottate da altri Paesi europei, come appunto la Spagna.

Di Redazione Envision Magazine

Conad Adriatico rinnova l’appuntamento con il Meeting d’Autunno, un pomeriggio di dialogo e visione sul futuro della dis...
16/10/2025

Conad Adriatico rinnova l’appuntamento con il Meeting d’Autunno, un pomeriggio di dialogo e visione sul futuro della distribuzione, dell’impresa cooperativa e dei territori. A Colli del Tronto, voci autorevoli dal mondo economico, accademico e produttivo si confrontano su consumi, innovazione e sviluppo responsabile.

➡️ Un dipinto, una foto e un’estrema somiglianza tra le situazioni riprodotte. Due immagini che sembrano descrivere lo s...
09/10/2025

➡️ Un dipinto, una foto e un’estrema somiglianza tra le situazioni riprodotte. Due immagini che sembrano descrivere lo stesso momento, eppure ben cinquecento anni le separano l’una dall’altra.

Tra i più importanti artisti del Rinascimento figura sicuramente Andrea Mantegna. Il suo dipinto più celebre è Il Cristo morto. Nell'immagine, brutalmente drammatica, del Cristo che giace su una lastra di marmo, si coglie l'intento di rendere il martirio attraverso contrasti cromatici e, soprattutto, un sapiente uso della prospettiva. Mantegna struttura il dipinto con fughe di linee che convergono al centro e proietta i piedi di Cristo verso lo spettatore, trascinandone lo sguardo all’interno della scena.
Un’opera, quella del pittore padovano, di notevole realismo e intensità emotiva, alla quale somiglia moltissimo una fotografia realizzata circa cinque secoli più tardi: quella del ca****re di Che Guevara, scattata subito dopo la sua uccisione. Il comandante argentino venne catturato dall’esercito boliviano l’8 ottobre 1967 e ucciso il giorno successivo. Furono gli stessi militari a prepararne il corpo prima di mostrarlo alla stampa come prova della sua morte.
Il senso dello spazio, l’attenzione ai particolari e la forza dell’elemento scenografico creano numerosi punti di contatto tra quella che è, e rimane, un’opera pittorica e l’immediatezza della moderna fotografia.

Di Redazione Envision Magazine

Monsampolo del Tronto: giunta alla 13ª edizione, la Casa del Gusto di Conad Adriatico ha riunito oggi oltre 180 produtto...
08/10/2025

Monsampolo del Tronto: giunta alla 13ª edizione, la Casa del Gusto di Conad Adriatico ha riunito oggi oltre 180 produttori, fornitori e imprese locali e nazionali. In programma: conferenza stampa, visita agli stand e tante occasioni di incontro e confronto nel segno della qualità e del territorio.

08/10/2025

Nel cuore del dibattito sul domani del nostro Paese si colloca una questione cruciale e urgente: quella dell’equilibrio demografico. Parliamo di un bilanciamento delicato tra chi entra nel mercato del lavoro e chi ne esce, tra nascite in calo e popolazione che invecchia, tra radicamento territoria...

➡️ 6 ottobre 1552: nasceva Matteo Ricci, ambasciatore dell'umanesimo in CinaIl primo a parlare da europeo alla Cina dei ...
06/10/2025

➡️ 6 ottobre 1552: nasceva Matteo Ricci, ambasciatore dell'umanesimo in Cina

Il primo a parlare da europeo alla Cina dei Ming fu il missionario gesuita Matteo Ricci. Messosi in viaggio con l’intento di evangelizzare terre e popolazioni lontane, egli viene ancora ricordato e celebrato per aver saputo gettare un solido ponte tra due civiltà, offrendo una rappresentazione dell’Occidente che fosse innanzitutto europea, intesa nella sua concezione di entità dotata di una propria connotazione politica, religiosa, sociale e culturale ben oltre la semplice espressione geografica.
In una intervista raccolta alcuni anni fa da Envision Magazine, il professor Filippo Mignini dell'Università di Macerata osserva che Ricci «è riuscito a capire quale fosse l’idea di Occidente che poteva presentare alla Cina».
Dovendosi guadagnare il rispetto e l’ammirazione di un paese immenso, Matteo Ricci volle porre dinanzi alla Cina un mondo altrettanto unito e contrassegnato da una forte coesione politica e religiosa. In un paese di difficile penetrazione per gli stranieri quale era la Cina del tempo, il missionario maceratese seppe integrarsi soprattutto grazie alla sua formazione umanistica di tipo classico improntata ai principi di apertura e di disponibilità nei confronti di tutti i popoli.
«La formazione che Ricci ricevette all'interno dell'Ordine cui aveva aderito – spiega Mignini – era innanzitutto di tipo umanistico, ancor prima che religiosa. Si trattava di un umanesimo rinascimentale, non solo letterario ma anche giuridico, fondato sul diritto romano e, in particolare, sul diritto delle genti. Questo approccio si rifletteva nelle idee di Ignazio di Loyola, che apriva la Compagnia di Gesù a tutti i popoli, razze e lingue. La famosa esortazione a farsi cinesi con i cinesi, turchi con i turchi, indiani con gli indiani nasceva proprio dalla convinzione che, in tutte le sue forme, l’umanità è fondamentalmente la stessa. Ma questa convinzione non derivava in primo luogo dal messaggio cristiano: affondava le sue radici più antiche nell’umanesimo classico – come in Seneca, ad esempio – e nel diritto romano.
È importante sottolineare questo punto, perché è significativo che, quando Ricci si trovò a dialogare con gli umanisti confuciani, i suoi riferimenti principali non fossero cristiani, ma pagani: in particolare gli antichi stoici. Nella sua prima opera Dell’amicizia e anche in quelle successive, Ricci afferma chiaramente che l’umanesimo che propone ai cinesi è quello classico occidentale. Questo perché i cinesi erano già in sintonia con quel tipo di umanesimo, lo stesso che oggi vorremmo riscoprire ma dal quale ci stiamo allontanando sempre di più.»
Nel giorno della sua nascita, ricordiamo Matteo Ricci come colui che, nel solco dell’umanesimo, seppe parlare alla Cina con la lingua universale della ragione e del rispetto reciproco.

Di Redazione Envision Magazine

➡️ Ha forgiato l’immaginario di una generazione, diventando un’icona di pace e di giustizia. Il 4 aprile 1978 alle ore 1...
06/10/2025

➡️ Ha forgiato l’immaginario di una generazione, diventando un’icona di pace e di giustizia.

Il 4 aprile 1978 alle ore 18,45 la Rete 2, oggi Raidue, trasmette per la prima volta il cartone animato giapponese Atlas Ufo Robot, meglio noto col nome di Goldrake. È l'inizio di una serie di animazione televisiva destinata a diventare uno dei fenomeni culturali più importanti degli anni Settanta e Ottanta, elemento di identificazione per un'intera generazione (la Goldrake generation, appunto) ma anche un argomento di interesse sociologico.
"Alabarda spaziale", "maglio perforante", "lame rotanti" entrano a far parte del linguaggio quotidiano dei ragazzi e, nell'arco di 76 puntate, nasce un mito di integrità e pacifismo che resisterà fino ai giorni nostri.
Sullo sfondo di questo paesaggio fantascientifico, fatto di basi spaziali, esplosioni e battaglie aeree, c'è un Giappone ancora traumatizzato dagli avvenimenti di Hiroshima e dai danni di un progresso fuori controllo, dove la scienza è al servizio della distruzione. In Goldrake e negli altri anime che verranno, la tecnologia assurge a simbolo di speranza e di entusiasmo: l'innovazione e il progresso sono visti attraverso la lente di questi enormi robot d'acciaio, e l'immaginario fantastico di milioni di ragazzini viene stimolato da super materiali, raggi laser, macchine volanti e le più disparate fonti di energia: nucleare, fotonica, foto-atomica, solare, termica (ma anche interiore, come c'è da aspettarsi da un anime giapponese), impiegate per alimentare queste macchine giganti e annientare il nemico.
Ma da dove deriva il titolo Atlas Ufo Robot, visto che la parola Atlas non compare né nell'edizione originale in giapponese né nel doppiaggio dell'edizione italiana?
Il noto cartone animato non arrivò in Italia direttamente dal Giappone, bensì dalla Francia, dove era stato importato e già trasmesso. Il depliant illustrativo realizzato dai francesi per la Rai riportava la dicitura Atlas Ufo Robot, che stava per "guida a Ufo Robot". Un funzionario della Tv italiana, però, lo scambiò per il titolo della serie.

Di Redazione Envision Magazine

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