04/05/2025
Nel febbraio del 1984, una canzone misteriosa e irresistibile esplose nelle classifiche del Regno Unito. Somebody’s Watching Me scalò rapidamente la Top 100 Singles Chart, arrivando fino alla posizione n.6 e restando in classifica per ben undici settimane. La cosa curiosa? Non era una canzone di Michael Jackson! Ma allora perché quella voce ci sembra così familiare nel ritornello?
Dietro al brano si cela una storia incredibile di talento, perseveranza e un pizzico di magia firmata Jackson. Kennedy William Gordy, figlio del leggendario fondatore della Motown, Berry Gordy, aveva solo 18 anni quando registrò una demo casalinga in stile pop-funk su un vecchio registratore a quattro piste. Emozionato, la fece ascoltare a suo padre nella loro villa di Los Angeles. La risposta fu dura:
“Continua a scrivere, un giorno ce la farai…”
Kennedy ne uscì devastato. Ma non si arrese. Un anno dopo, rinato artisticamente con il nome di Rockwell, fece una mossa audace: portò la sua canzone ai Jackson. In una scena da film, si presentò a casa di Michael con una radio a cassette e la fece partire davanti a lui e alla sua famiglia.
Accadde l’impensabile.
Michael, colpito, chiamò le sorelle Rebbie e Janet per farla ascoltare. Poi altre persone. Ogni volta che la canzone finiva, Michael portava qualcun altro. Alla fine, lo guardò e chiese:
“Chi canterà i cori?”
Rockwell, senza pensarci troppo, rispose:
“Perché non tu?”
E così fu: Michael Jackson registrò uno dei ritornelli più iconici degli anni ’80. Anche Jermaine Jackson partecipò, armonizzando le voci. Il resto è storia.
L’ispirazione per la canzone? Rockwell ricordava che da bambino vedeva spesso un vicino spiare dalla finestra, il che gli lasciò una costante sensazione di essere osservato. Da lì nacque il concetto di Somebody’s Watching Me.
Con un’atmosfera sospesa tra paranoia e ritmo contagioso, e con la voce inconfondibile di Michael Jackson nel coro, la canzone divenne un classico istantaneo.