10/10/2025
MEDITAZIONE: FAR EMERGERE UNA NUOVA REALTÀ
In Occidente, inizialmente adottata dalle persone alla ricerca di spiritualità, tramite l’intermediazione del buddismo zen, la meditazione si è diffusa sotto diverse forme.
Il successo di questa pratica è legato ai benefici molto concreti che produce a chi la applica.
Proponiamo qui un punto di vista sulla meditazione generata da una concezione del mondo che prende in considerazione la dimensione triplice dell’essere umano – Spirito, Anima e Corpo.
Questa concezione dell’uomo quale essere triplice è sparita dalla nostra civiltà occidentale nel XII secolo, all’epoca di un concilio ecclesiastico della chiesa di Roma. È stata sostituita progressivamente da quello che resta ancora il nostro modello di riferimento: quello di un essere che possiede una realtà fisica, un corpo, e un’anima ridotta a una funzione di dispositivo psichico. Così, la terza realtà, la dimensione dello Spirito è stata sequestrata e cancellata progressivamente dalla memoria degli uomini. Questo principio spirituale che l’uomo porta nel più profondo di sé, come un seme in dive**re, è chiamato in certe tradizioni “Rosa del Cuore”. Si trova all’intersezione della nostra realtà orizzontale e delle nostre aspirazioni verticali.
Tutte le scuole spirituali di buona fede, da Platone ai Rosacroce del XVII secolo, si sono totalmente consacrate a far emergere nella coscienza dell’uomo questa realtà dimenticata, facendone il punto di partenza e la conclusione della loro meditazione, in attesa di ricostruire l’Uomo dell’origine secondo lo Spirito, l’Anima vivente e il Corpo.
I tre piani non sono divisi, ma comunicano tra loro: il fattore di collegamento è la coscienza.
Esiste dunque uno stato di coscienza legato a ciascuna delle tre dimensioni: innanzitutto la nostra coscienza spazio-temporale, sensoriale che conosciamo bene. Poi, la coscienza dell’Anima. E infine, quella dell’Anima-Spirito.
A ognuna di queste dimensioni corrisponde un mondo particolare, un campo di coscienza proprio. La meditazione praticata così, con questa concezione dell’Uomo, consiste nell’affrancarsi quotidianamente dalla pesantezza terrestre.
L’energia necessaria a questa elevazione non è generata dagli esercizi di acquietamento del mentale o dall’isolamento dal baccano di questo mondo. L’energia che deve propellere la struttura più densa è quella nascosta nel principio spirituale, la Rosa del Cuore.
Ci permettiamo di confrontare l’antico precetto degli alchimisti: “Non si fa dell’oro che con l’oro”, con quello dei Rosacroce: “Non c’è meditazione spirituale che a partire dallo spirituale”.
Si tratta del mistero dell’alfa e dell’omega, del principio e della fine.
Meditare consiste in un orientamento giornaliero sul proprio centro di gravità, su ciò che ciascuno può riconoscere in sé come appartenente all’assoluto, la Rosa.
Questo movimento di meditazione non è facile, perché raramente la calma regna in noi. Fin dal nostro risveglio mattutino, siamo assaliti dai nostri pensieri, dal programma della giornata da compiere, dalle impressioni che provengono dalla notte, da sentimenti diversi e da mille e un’opportunità di dimenticare l’essere solare che portiamo in noi.
Di fronte alle nostre innumerevoli sollecitazioni, si tratta dunque di essere un osservatore attivo, sempre più cosciente in ogni istante dei differenti movimenti in noi stessi: coscienti dell’agitazione emergente, delle parole pronunciate, dei sentimenti che ci attraversano, degli atti che si compiono. Più diventiamo coscienti di questo campo nel quale iniziamo la nostra meditazione, e più si trova una forma di calma, di armonia, di serenità.
Ogni dimensione dell’essere è collegata a una sfera di vita, a un campo particolare, così quando la nostra coscienza si orienta sullo Spirito in noi per un desiderio profondo, essa si collega a questo campo di energia dello Spirito.
Un desiderio di elevazione e una volontà di agire sono dunque alla base di una tale meditazione.
Scopriamo gradualmente e facilmente di non essere lo scopo del processo di elevazione e che la nostra coscienza ego deve mettersi al servizio dell’Assoluto, dell’Altro in noi.
Una volta che il collegamento è realizzato, vale a dire penetriamo nel veicolo intermedio e assumiamo la coscienza dell’Anima, il resto dell’ascensione non ci appartiene più, ma al termine della meditazione, beneficiamo dei frutti di questo viaggio interiore: la Pace, la Luce e la Forza del mondo dell’Anima-Spirito.
È con questo tesoro che ripartiamo dalla valle, quella del mondo sensoriale, per compiere i nostri doveri e i nostri compiti sul piano orizzontale e verticale.
Concepita così, la meditazione non è un’attività a sé stante in una programmazione settimanale, ma un impegno di ogni istante.
La meditazione diventa non una fine in sé, ma un mezzo.
È il mezzo più efficace per il rinnovo della coscienza.
La nostra coscienza ego inizia l’atto di meditare, poi, quando il collegamento col nostro punto focale è realizzato, la coscienza spazio-temporale entra in contatto con la sfera della Rosa, vale a dire col campo di coscienza dell’Anima eterna. Da questo istante, noi non siamo più la Signora o il Signor tal dei tali, ma percepiamo il mondo con la coscienza dell’Anima. Questa coscienza possiede delle qualità, come l’assenza di violenza, di critica, l’amore universale; e delle facoltà quali l’intuizione spirituale o la capacità di collegare le cose e gli avvenimenti tra loro.
L’Anima eterna, come mediatrice tra il principio spirituale e il suo mezzo di manifestazione, riceve gli impulsi dallo Spirito e li traduce in immagini e in impressioni per la coscienza ego che si ricollega a lei.
Lo stato di meditazione è dunque un’esplorazione tra la coscienza dell’ego e quella del “non ego”, dell’Altro in noi. A questo punto, noi siamo il meditante, poi diventiamo il meditato, l’oggetto di meditazione dell’essere celeste, del gemello/compagno divino che ci guarda occhi negli occhi.
La nostra meditazione è un lavoro alchemico profondo che opera nell’essere intero.
È un potente processo di conoscenza di sé che provoca elevazioni sublimi, ma può anche sprofondarci negli abissi, perché la Luce dell’Anima-Spirito smaschera le nostre zone d’ombra.
I frutti della nostra meditazione sono molteplici: all’illuminazione interiore si aggiungono le vere trasformazioni fisiologiche generate da questa interazione tra i tre stati di coscienza.
Col passare del tempo, si opera un collegamento sempre più grande tra le tre dimensioni dell’essere.
Quando un uomo, una donna, intraprende questo lavoro di ricostituzione dell’entità celeste “Spirito, Anima e Corpo”, i benefici della meditazione spirituale superano largamente la sua sfera personale. Perché l’Uomo triplice dell’Origine, l’Uomo-Microcosmo è unito al Grande Universo, il Macrocosmo.
L'articolo è a disposizione sulla nostra RIVISTA LOGON, on-line, gratuita.
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IMMAGINE: Nikko