L'Indiscreto

L'Indiscreto L'INDISCRETO era un periodico che parlava di cultura e altro, oggi è una rivista che parla di cultura e altro, edita dalla casa d'aste Pananti.

Dalla nostra ultima newsletter 📩Un racconto è tale quando potrebbe essere benissimo un resoconto e si ostina a non esser...
31/07/2025

Dalla nostra ultima newsletter 📩

Un racconto è tale quando potrebbe essere benissimo un resoconto e si ostina a non esserlo, perché la sua espressività, la sua cifra, è letteraria e non letterale.

E anche se tutto è parziale quando raccontiamo, e soprattutto quando scriviamo, è proprio l’accesso limitato a una storia il suo perenne prestarsi a più verità, a più possibilità, a più punti di vista - a stimolare il nostro immaginario, a nutrire quella morbosa (e forse non richiesta) curiosità nel rintracciare a tutti i costi, fra le righe, qualcosa di noi… o di qualcuno. Perché la verità di questo agosto narrativo è che, qui, ognuno racconta qualcuno: il gesto creativo più semplice e disarmante di tutti. Quello che ha a che fare con la consapevolezza che se lo raccontiamo, se lo chiudiamo in una storia, se lo sbattiamo su una pagina, davanti ai potenziali occhi di chiunque, allora ogni gesto, ogni metafora, ogni reminiscenza latente di un certo vissuto allora sì, può ancora esistere e abbracciare più potenzialità simboliche intersecate fra loro.

Come ogni agosto, da qualche anno a questa parte, qui su Indiscreto dedichiamo un intero mese alla narrativa breve. La scelta di quali testi accogliere non è sempre facile perché se una buona struttura è oggettivamente ben individuabile è l’immaginario, le sensazioni che suscitano le immagini all’interno della scenografia della narrazione a essere un universo ben più labile, liminale da circoscrivere.

Un anno fa chiudevamo la rassegna con una domanda, che era la seguente: è possibile trasformare un ricordo (in)decente in un loop digitale più sporco e squallido delle tue stesse mutande in certe sere estive? Rispondemmo sì, perché parola e tecnologia possono molte cose a patto di metterci dentro ciò che visceralmente amiamo, come per esempio una lingua di velluto che baceresti per sempre e accetti che non potrai baciarla mai più.
I racconti dell’anno scorso ruotavano intorno a un’essenza verbale immaginaria molto concettuale, mutevole, le storie non svelavano nulla di ciò che intendevano rivelare ed era come se ogni riga fosse un sogno circolare, un interscambio fra inizio e fine, fine e inizio.

Anche quest’anno abbiamo lasciato che la selezione seguisse non solo la qualità strutturale dei testi, ma una rinnovata radice comune: ci troveremo di fronte a narrazioni che sono un lungo corridoio di specchi, riflessi di un’indole, una sensibilità collettiva, la volontà di ognuno di raccontare qualcuno.

Le autrici e gli autori che incontrerete nelle prossime settimane saranno, nell’ordine, Carolina Iacucci, Omar Suboh, Margherita Maggi, Federico Dilirio, Giovanna Taverni, Valentina Gogna, Antonio Esposito, Beatrice Sciarrillo, Lorenzo Barisi, Antonio Francesco Perozzi e Giorgia Distefano. E poi, alla fine, come un cortocircuito nel tempo, un ultimo racconto che arriva dal 1972.

La rassegna è curata da Giulia Bocchio 📩✍🏻

L’opera del giorno: Ruggero Sargentini © (Viareggio, 1902 - 1995) Figure, 1971- Courtesy Pananti.

Come ogni fine luglio, la redazione dell'Indiscreto vi consiglia abbastanza libri per riempirvi dieci anni di lettura. B...
30/07/2025

Come ogni fine luglio, la redazione dell'Indiscreto vi consiglia abbastanza libri per riempirvi dieci anni di lettura. Buona estate, e buone letture! Da agosto, come da tradizione, pubblicheremo soltanto narrativa.

I consigli della redazione, e di chi per questa rivista nutre dell'affetto, su cosa leggere ora che abbiamo tutti un po' di tempo da passare in vacanza: che sia in spiaggia, in montagna o in città. In copertina Reading, di Ivan Kramskoy Un po' della bellezza dell'estate è avere dei m

Quest'anno L’Indiscreto compie dieci anni, un lasso di tempo fatto di articoli, racconti, interviste, idee libere, speri...
28/07/2025

Quest'anno L’Indiscreto compie dieci anni, un lasso di tempo fatto di articoli, racconti, interviste, idee libere, sperimentazioni e, soprattutto, visioni.

Dieci anni passati insieme a voi lettrici e lettori, e a tutte le autrici e gli autori che continuano a esplorare i territori dell'immaginario, scavando nelle pieghe della cultura, della tecnologia, della letteratura e del pensiero contemporaneo.
Per festeggiare, abbiamo pensato a un piccolo regalo: una tote bag indiscreta, creata per l'occasione dal nostro direttore Francesco D’Isa, che sarà vostra sostenendo la rivista attraverso il piano d'abbonamento Indiscretizzati.

Un oggetto mutante, a metà strada tra l'Hypnerotomachia Poliphili e il brain rot: sì, quelle derive simboliche che piacciono a noi ✍🏻

Grazie a tutte e tutti per aver reso questi dieci anni un decennio possibile

La fame non è un’emergenza: è un'arma. È usata come strategia militare, politica, coloniale.
28/07/2025

La fame non è un’emergenza: è un'arma. È usata come strategia militare, politica, coloniale.

Non sempre la fame è un disastro naturale. Spesso è un progetto politico, una tecnologia del dominio che sottrae silenziosamente vita, voce e dignità. Dall’assedio alle carestie, dalla distruzione delle economie indigene alla gestione selettiva degli aiuti umanitari, Laetitia Leunkeu indaga la ...

I   di oggi sono dedicati a “Ci muove il desiderio”, di Giada Bonu Rosenkranz ()La recensione è di Alessia Dulbecco 📩«Un...
27/07/2025

I di oggi sono dedicati a “Ci muove il desiderio”, di Giada Bonu Rosenkranz ()

La recensione è di Alessia Dulbecco 📩

«Una donna deve avere denaro e una stanza tutta per sé se vuole scrivere romanzi», scriveva Virginia Woolf nel 1929. Quella stanza, simbolo di autonomia economica e intellettuale, è diventata un punto di riferimento per quella prima ondata di femminismo. Ma se il Novecento ha reclamato spazi privati per l’emancipazione individuale, i femminismi che si sono imposti a partire dagli anni Settanta, che hanno cominciato a lavorare con una prospettiva intersezionale, ci hanno insegnato a spostare lo sguardo: a rivolgerci non solo alle stanze personali, ma agli spazi collettivi. A chiedere non solo autonomia, ma sicurezza, accesso, possibilità di esistere insieme. Per chi è socializzata donna, per chi è q***r o appartiene a comunità razzializzate, lo spazio è spesso un problema. Lo è dentro casa, dove la violenza può essere quotidiana, e lo è fuori, dove il corpo è continuamente esposto a sguardi, giudizi, minacce. Proprio a partire da questa consapevolezza, l’autrice si chiede se sia possibile recuperare il concetto di “sicurezza” – parola oggi colonizzata dalle destre e ridotta a sinonimo di controllo, repressione, confine – per dargli un senso radicalmente diverso.

2000 caratteri per parlare di un libro, ogni settimana o quasi, per chi legge L'Indiscreto e vuole leggere ancora di più. In copertina, elaborazione da un'opera courtesy Pananti Di Alessia Dulbecco «Una donna deve avere denaro e una stanza tutta per sé se vuole scrivere ro

La Soglia è il tema che attraverserà fino al 27 luglio 2025 il festival , diretto daLucrezia Ercoli.Ancora due giornate ...
25/07/2025

La Soglia è il tema che attraverserà fino al 27 luglio 2025 il festival , diretto da
Lucrezia Ercoli.
Ancora due giornate dedicate all’argomento che verrà declinato con filosofi, artisti, scrittori e giornalisti.

Di Davide Susanetti ✍🏻
Quando si pronunciano le parole mistica e mistero, un alone di vaghezza sembra sprigionarsi da esse. E la vaghezza, a propria volta, suscita incerti intrecci di fascinazione e di diffidenza. Eppure, a osservare l’etimo greco da cui esse si originano, un atto estremamente semplice le determina. Ed è in questa stessa semplicità che riposa il loro dono, la promessa cui fanno cenno. La radice di questi termini si connette al verbo mýein, che significa “chiudere”, “serrare”. È questo l’invito che le parole sussurrano. Chiudere gli occhi con cui, nella veglia, si osserva quel che appare mondo e se stessi. Chiudere la bocca da cui sprigionano le parole che sempre si pronunciano per chiedere o rappresentare quanto sta attorno e per dire, al medesimo tempo, chi e come si ritiene di essere. Chiudere è un gesto d’interruzione. Un atto con cui si produce uno strappo, uno scarto nel fluire dell’esistenza e delle occupazioni a cui abitualmente si attende o da cui si è presi. Il sigillo serra le palpebre e fa muta la lingua. Arresta e sospende, paralizza e disarticola. E in ciò si compie il transito di una soglia che allontana e separa nello spaesamento e nella vertigine, nell’assenza e nel vuoto. Una soglia al di là della quale tutto ciò che si vede, si dice e si pensa cade e dilegua così come l’azione si disorienta. Non c’è più ciò che c’era, così come non si è più ciò che si era. Non si sa dove ci si trova né se vi sia una direzione verso cui muovere. Nessuna parola soccorre dalle labbra impedite a ogni suono.

Il testo di oggi è un estratto da Vertigine della Soglia, di Davide Susanetti (Tlon). Ringraziamo l’editore per la gentile concessione.

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Davide Susanetti esplora il significato profondo di mistica, mistero e iniziazione, risalendo alle loro radici greche. Un viaggio tra etimologia e filosofia per cogliere, nel gesto del chiudere, la soglia di una trasformazione interiore e di un possibile nuovo inizio. In copertina un'opera

C’è chi sostiene che l’IA non capisce nulla, è solo statistica. Tecnicamente è vero, ma se la nostra fosse solo paura di...
23/07/2025

C’è chi sostiene che l’IA non capisce nulla, è solo statistica. Tecnicamente è vero, ma se la nostra fosse solo paura di perdere il primato umano?

Di Riccardo Manzotti

C'è chi nega che l'IA sia davvero intelligente. Esperti che dicono, in sostanza, che si tratta solo di statistica. Non di capire il mondo ma di "indovinare" la parola successiva in una frase. Chi ha ragione? In copertina un'opera di Richard Bosman di Riccardo Manzotti Nella

Nei tribunali, la lingua non è mai neutra: accenti, silenzi, errori possono decidere un destino. "Linguisticismo e poter...
21/07/2025

Nei tribunali, la lingua non è mai neutra: accenti, silenzi, errori possono decidere un destino. "Linguisticismo e potere" di Rosalba Nodari svela il potere – e l’abuso – del linguaggio nella giustizia.

Nelle aule dei tribunali, il linguaggio non è mai neutro. Può chiarire o confondere, proteggere o escludere. Dai tecnicismi giuridici alle trascrizioni errate, fino agli effetti discriminatori di accenti, dialetti e silenzi, il linguaggio gioca un ruolo cruciale nei destini giudiziari. Questo arti...

Il sabato, qui, è dedicato ai libri: scopri i   di oggi 📩Di Bartolomeo Cafarella ✍🏻 Voglio dirlo senza mezzi termini: L’...
19/07/2025

Il sabato, qui, è dedicato ai libri: scopri i di oggi 📩

Di Bartolomeo Cafarella ✍🏻

Voglio dirlo senza mezzi termini: L’impero della neomemoria (.zone) di Heriberto Yépez è un capolavoro. Ma cosa intendiamo qui per capolavoro? Originariamente s’intendeva con questa parola l’opera che aveva consacrato l’apprendista al rango di maestro. L’opera della maturità, diciamo. Oggigiorno il termine ha preso un’accezione leggermente diversa, indicando l’opera considerata “migliore” o “più importante” di un artista o di un movimento, o di un dato contesto storico. Personalmente, intercettando un uso abbastanza comune, con questa parola vorrei indicare qualcosa di più specifico: ovvero un’opera, tra tutte le opere esistenti, che ha superato un certo limite, che ha valicato i confini del conosciuto per sconfinare in territori ancora inesplorati. Un’opera maestra. In questo senso L’impero della neomemoria è un capolavoro.
Innanzitutto, questo libro è una assurda congerie di stili e forme: c’è dentro la biografia (che racconta la vita del poeta americano Charles Olson. E questa biografia è la trama che fin da subito fa da fil rouge alle immani digressioni che compongono questo libro: la cosa davvero interessante, però, è che non si tratta di una normale biografia ma di una vera e propria anti-biografia oppure una contro-biografia: Yépez, senza nasconderlo più di tanto, disprezza profondamente Olson, al punto da doverne scavare le debolezze più recondite, gli errori più eclatanti, fino a umiliarlo e distruggerlo, poiché Olson è l’«America»); c’è la critica letteraria (pagine eccezionali e feroci sui racconti di Ray Bradbury, di Philip K. Dick, sull’opera di Melville e sul Melville olsoniano); c’è il saggio storico e antropologico (dalla contro-storia del capitalismo alla radice della neomemoria nell’impero Maya); c’è la digressione filosofica (contro-hegeliana ma anche contro-marxista, un’invettiva contro la tradizione freudiana legata all’Edipo Re di Sofocle e contemporaneamente una profonda correzione di alcune delle intuizioni più celebri e capitali di Guattari e Deleuze contenute nell’Anti-Edipo).

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2000 caratteri per parlare di un libro, ogni settimana o quasi, per chi legge L'Indiscreto e vuole leggere ancora di più. In copertina, elaborazione da un'opera courtesy Pananti Di Bartolomeo Cafarella Voglio dirlo senza mezzi termini: L’impero della neomemoria (Timeo) di

Negli abissi si nasconde un altro tempo, un’altra vita. Rachel Carson ci insegna a immaginare il mondo dal punto di vist...
18/07/2025

Negli abissi si nasconde un altro tempo, un’altra vita. Rachel Carson ci insegna a immaginare il mondo dal punto di vista di coralli, batteri e plancton.

Come Rachel Carson ci porta a immaginare il mondo da un altro punto di vista, quello della profondità. In copertina un'opera di Marsden Hartley Di Lucia Brandoli Senza per forza raggiungere lo spazio, ci sono luoghi sulla Terra in cui il tempo assume forme altre. Dove il buio no

È un fatto positivo che lo stigma verso la terapia sia diminuito, perché spesso è uno strumento necessario. Ma la terapi...
14/07/2025

È un fatto positivo che lo stigma verso la terapia sia diminuito, perché spesso è uno strumento necessario. Ma la terapia, da sola, non ci salverà. Oggi siamo, in tutto e per tutto, soggetti psicologizzati: sentiamo per sintomi e gestiamo i nostri funzionamenti. Ma un altro modo di soffrire, e soprattutto, di non soffrire, potrebbe esistere.

Di Giulia Bergamaschi

In un tempo di Indicazioni sempre più prescrittive, questo testo propone una pedagogia rizomatica, ispirata a Deleuze, Guattari e Nish*tani. Non necessariamente un modello, ma un invito a vivere la scuola come spazio relazionale e aperto all’imprevisto. Dove il sapere non si trasmette, ma accade.

Nuovo episodio di  . La recensione breve di oggi è di Alessandro Mazzi 📩Nel suo Vertigine della soglia (Tlon), lo ierofa...
12/07/2025

Nuovo episodio di . La recensione breve di oggi è di Alessandro Mazzi 📩

Nel suo Vertigine della soglia (Tlon), lo ierofante Davide Susanetti compone un affresco che è al tempo stesso scavo filologico e gesto iniziatico. A partire dalla radice mistica di mýein, serrare gli occhi e la bocca, il libro si muove come un rito antico, una serie di soglie che attraversano mito, filosofia, memoria e tempo, in cerca di quel punto in cui il visibile si rovescia nell’invisibile e il frammento torna a essere simbolo. Il testo si struttura in brevi capitoli-stazioni che evocano un itinerario dell’anima piuttosto che un trattato. È un libro che accade. L’autore parla dal confine tra filosofia, religione e poesia, convoca figure, immagini e gesti che interrogano il lettore. Susanetti percorre la crisi interiore del soggetto, risvegliandone le lacerazioni e le metamorfosi. È un libro scritto dal limite, che accoglie la tensione del mistico e la forza del mito per rovesciare la consunzione del politico e del sociale. L’autore evoca Dioniso, Orfeo, Eraclito, ma anche Eckhart e Weil, figure che trasmigrano. La parola si fa oracolo, la filosofia sapienza. Ne nasce un essere átopos, senza luogo, che rifiuta la presa immediatamente palese e riapre la ferita come luogo di rigenerazione.

Edizioni Tlon

2000 caratteri per parlare di un libro, ogni settimana o quasi, per chi legge L'Indiscreto e vuole leggere ancora di più. In copertina, elaborazione da un'opera courtesy Pananti Di Alessandro Mazzi Nel suo Vertigine della soglia (Tlon), lo ierofante Davide Susanetti compon

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