19/09/2025
Italo Calvino: il genio che non smette di parlarci
Impossibile dar conto dell’eredità di Italo Calvino in poche righe. Impossibile restituire in un articolo la grandezza di “uno scrittore geniale e brillante, uno che ha saputo portare il romanzo in luoghi dove non si era mai spinto”.
Persino parlare di biografia sembra quasi di fargli un torto. Lo scriveva lui stesso, in una lettera del 1964 a Germana Pescio Bottino:
“Dati biografici: io sono ancora di quelli che credono, con Croce, che di un autore contano solo le opere. (Quando contano, naturalmente). Perciò dati biografici non ne do, o li do falsi, o comunque cerco sempre di cambiarli da una volta all’altra.”
Eppure qualche dato è impossibile non ricordarlo: nato nel 1923, morto il 19 settembre 1985, appena tre settimane prima del suo sessantaduesimo compleanno. La sua scomparsa fu vissuta come un lutto nazionale. Gore Vidal, in un saggio su The New York Review of Books, scrisse:
“Calvino è morto tre settimane prima del suo sessantaduesimo compleanno; e l’Italia mise il lutto, come se fosse morto un amato principe.”
Per giorni, i giornali italiani pubblicarono i bollettini dell’ospedale di Siena. Critici e lettori si sentirono orfani di uno scrittore che era riuscito a raggiungere tutti: dai bambini che leggevano le sue fiabe popolari ai filosofi che trovavano nei suoi romanzi una mappa del pensiero contemporaneo.
Mille Calvino in uno
L’eredità di Calvino è infinita: letteratura fantastica e racconti realistici, fiaba e saggio, riflessione politica e giochi combinatori. Ogni libro è una metamorfosi. Il visconte dimezzato, Il barone rampante e Il cavaliere inesistente raccontano la nostra frammentazione, il desiderio di libertà, il bisogno di trovare un senso. Le cosmicomiche trasforma formule scientifiche in fiabe cosmiche. Le città invisibili ci offre un atlante immaginario, in cui ogni città è un’idea, una possibilità, un modo di guardare il mondo.
E poi ci sono le Lezioni americane: leggerezza, rapidità, esattezza, visibilità, molteplicità e coerenza. Sei qualità che Calvino consegnò al futuro come un testamento letterario e morale, invitandoci a scrivere – e a vivere – cercando precisione e stupore.
Una voce per il presente
Rileggere Calvino oggi è più che un omaggio: è un esercizio di lucidità.
Pensiamo al signor Palomar, che “si morde la lingua tre volte prima di fare qualsiasi affermazione”: un modello di pensiero in un’epoca in cui le opinioni corrono più veloci dei fatti.
Pensiamo all’Apologo sull’onestà nel paese dei corrotti, che sembra scritto per l’Italia di oggi.
“C’era un paese che si reggeva sull’illecito… e questo sistema […] aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati […] e questi mezzi si potevano avere solo illecitamente.”
Calvino ci ha insegnato che la letteratura non è evasione, ma un modo di interpretare la realtà, di renderla più comprensibile – e forse più vivibile.
Oggi, nell’anniversario della sua morte, possiamo provare a seguirlo almeno per un tratto di strada, attraversando il suo “labirinto illuminato da una lanterna magica”. Perché leggere Calvino è ancora il modo migliore per vedere l’invisibile.