Edera

Edera Edera è un’associazione di promozione sociale. Ogni mese stampiamo una rivista redatta da under 30 Il sapere è dappertutto, la cultura cresce ovunque.

Chi siamo

Siamo un’associazione di promozione sociale senza scopo di lucro fondata da giovani ragazzi e ragazze di Firenze. L’associazione, nata nell’ottobre del 2016, ogni mese pensa, progetta, “scrive” e distribuisce l’omonima rivista cartacea nelle edicole della città metropolitana di Firenze e in tutta Italia tramite gli abbonamenti. Oggi Edera è composta da 13 redattori affiancati da una Co

mmunity di circa 20 collaboratori ai quali si aggiungono sempre nuovi giovani scrittori ogni mese. La nascita

Quando abbiamo cominciato con questo nuovo progetto non avevamo idea di come fosse il mondo del giornalismo e dell’editoria. Avevamo soltanto la voglia di raccontare storie, vivere avventure e creare un qualcosa che fosse nostro, solo nostro. Dopo l’uscita del primo numero, che sembrava soltanto un tentativo isolato, abbiamo realizzato quanto tenessimo al progetto, quanto leggerci su una rivista cartacea acquistabile in edicola avesse un sapore che prima non avevamo mai provato. Nel tempo, mese dopo mese, edizione dopo edizione, la rivista ha ospitato sempre più firme giovani al suo interno. Edera vuole da sempre essere una fonte di nuove idee, di riflessioni, di entusiasmo, di creatività, di passione e curiosità per tutto ciò che ci circonda. È per questo che offre la possibilità a tutti i giovani Under 30, che vogliono cimentarsi nella scrittura, di essere pubblicati in edicola facendo una prima esperienza nel mondo del giornalismo. La cultura cresce ovunque

Tanti sono i temi trattati all’interno delle nostre pagine. Proprio come l’edera che piano piano, senza fretta ma con costanza, cresce ovunque, ci arrampichiamo su tutti i temi che ci circondano. Dall’attualità alla scienza, dalla musica alla storia, dallo sport all’associazionismo per arrivare alla cucina, alla moda, all’arte, all’artigiano e molto altro ancora. Ogni tema è affrontato dai giovani, attraverso il loro pensiero, il loro modo di vedere le cose. Il tutto senza un vero e proprio filo conduttore, ma comunque racchiuso in un’unica parola: “cultura”. Essendo una rivista del tutto indipendente e non legata ad alcun partito o movimento politico, l’unico tema lontano dalla rivista è proprio la politica partitica. L’elemento fondamentale che da sempre Edera sente proprio è l’andare sul campo per raccontare storie. Per questo sviluppa e realizza reportage su tutto il territorio nazionale su tematiche importanti e spesso delicate per il Paese. Edera propone la propria idea di giornalismo e di cultura anche nelle scuole, medie e superiori, con progetti creati in collaborazione con gli studenti o partecipando ai forum scolastici. Progetti che vengono realizzati anche con le Università, offrendo tirocini agli studenti interessati al mondo del giornalismo e della comunicazione. Gli eventi

Intorno a tutto questo, col tempo si è creato un piccolo grande ecosistema, nato dalla voglia di continuare a stupire e far vivere sempre di più la nostra passione. Abbiamo quindi cominciato a organizzare eventi e iniziative in tutto il territorio. Ha iniziato a partecipare a incontri nelle biblioteche e nei parchi. Abbiamo organizzato concerti nei principali locali del territorio, interviste live e workshop con personaggi importanti del panorama culturale italiano. Iniziative che permettono a Edera di far toccare con mano l’entusiasmo che c’è al suo interno, di incontrare i lettori e i sostenitori del progetto, di raccogliere fondi e donazioni per finanziare la stampa della rivista ogni mese e la creazione di altri progetti legati ai giovani e non. La rete

Tramite interviste, articoli ed eventi, Edera collabora con numerose realtà del territorio come associazioni, aziende o enti. In questo modo si pone come fulcro tra tutte queste realtà, lavorando e unendo attività e professionalità diverse. L’unione fa la forza e insieme possiamo far nascere sempre nuovi progetti e iniziative. L’obiettivo

Se dovessimo dire perché è nata Edera ci verrebbero in mente troppe motivazioni. La necessità di buttarsi in un progetto, la felicità nel fare qualcosa che ti appassiona o il coraggio di mettersi a confronto con il mondo. Tutti elementi veri. Ma forse per capire davvero il “perché Edera?” è necessario guardare oltre. Fin da subito infatti è stata una scommessa nei confronti dei giovani, in quei giovani che tanto vengono criticati. Ebbene, Edera ha l’obiettivo di offrire loro possibilità nuove, vuole dare sostegno. Vuole offrire spunti, indicare novità e stimolare ragionamenti. Ma soprattutto vuole trasmettere coraggio facendo capire che inseguire i propri sogni è la cosa più bella che si possa fare, anche se magari, finora, sono soltanto scritti su un foglio di carta. Quando venne proposta l’idea l’entusiasmo è subito esplosa in tutti e subito al primo incontro è nata confidenza anche tra chi prima ancora non si conosceva. Le idee sono nate una dietro l’altra ma con loro anche tutte quelle difficoltà e quegli ostacoli che ragazzi, appena usciti dalla scuola superiore, si possono trovare ad affrontare. Ma la poca esperienza non sempre pesa. Per noi è stato il contrario. Il fatto di non avere esperienza è stato stimolante, avendo voglia di cominciare. Voglia di far vedere che con le persone giuste si può creare qualcosa di importante. Come le foglie dell’edera si espandono sui muri, le nostre parole avvolgono gli argomenti che per noi sono importanti. E proprio come i suoi rami crescono su ogni superfice, noi raccontiamo le storie, le passioni e le novità che ci circondano a 360 gradi. Il conoscere non può essere limitato, non può rimanere chiuso.

Odissea senza Itacadi  e .alampi Tanti scarponi, uno in fila all’altro, disposti in ordine di taglia. Non mancano i giac...
15/09/2025

Odissea senza Itaca
di e .alampi

Tanti scarponi, uno in fila all’altro, disposti in ordine di taglia. Non mancano i giacconi, i maglioni, i cappelli e le sciarpe, piegati e divisi per taglia e genere. 
Le persone attendono il loro turno, c’è chi guarda il telefono, chi consulta le cartine appese alle pareti, o le scritte attaccate sui muri e tradotte in quattro lingue: arabo, inglese, francese e farsi.

Siamo a Oulx, al Rifugio Fraternità Massi, in Val di Susa, tappa cruciale di un viaggio infinito, in cui inizia o finisce il game. Dal 2017 a oggi, da qui sono passate 23mila persone, tutte con lo stesso intento: superare un confine.

Qui giungono migranti provenienti dall’Africa subsahariana, dal Sudan, dal Marocco, dal Mali, dalla Guinea, dall’Eritrea, dalla Nigeria. Molti sono reduci dalla traversata del Mediterraneo con i barconi, altri sono approdati in Italia dalla rotta dell’Egeo o dai Balcani. E molti altri ancora sono fra coloro che, privi di speranze di ottenere una protezione umanitaria o di trovare uno Stato che li accolga, “galleggiano” tra le marginalità a cavallo di diverse frontiere.

Al rifugio si fermano per pochi giorni o poche ore, giusto il tempo di riposare, prima di ripartire per provare a valicare il confine francese. Attraversare il colle del Monginevro e raggiungere Briançon, non è un’impresa facile. Dal 2015 infatti le frontiere francesi sono sorvegliate e militarizzate e, nonostante sia una pratica fuori dal normale funzionamento degli accordi di Schengen – che dal 1995 prevedono l’abolizione dei controlli alle frontiere interne – i respingimenti sono all’ordine del giorno.

Testimoni dei territori dell’abbandono e spettatrici dei confini come misura di difesa, le mura del Rifugio Fraternità Massi dal 2017 sono porto franco di speranza, in cui poter godere gratuitamente di un pasto caldo e un letto in cui dormire, oltre a cure mediche e consulti legali.
Una scintilla nata dal basso e che resiste, nonostante i tagli ai fondi statali, dove ogni giorno c’è chi parte e chi arriva. Qui, tra i corridoi e le stanze, vige il senso dell’attesa.

Alle 8:15 del 6 agosto di 80 anni fa, la bomba atomica “Little Boy” esplose sulla città di Hiroshima. Quasi 80.000 perso...
06/08/2025

Alle 8:15 del 6 agosto di 80 anni fa, la bomba atomica “Little Boy” esplose sulla città di Hiroshima. Quasi 80.000 persone, per lo più civili, morirono all’istante.

A sganciarla fu il bombardiere statunitense “Enola Gay”. La decisione venne presa dal presidente Harry S. Truman con lo scopo di terminare la Seconda guerra mondiale, in particolare quella sul Pacifico, e dimostrare al mondo la propria potenza. Il 9 agosto, la bomba “Fat Man” distrusse la città di Nagasaki. Il 15 agosto il Giappone si arrese.

Hiroshima nel 1945 era un importante centro portuale con circa 255 mila abitanti. Venne scelta come obiettivo perché non vi erano campi di prigionia degli Alleati. Dopo l’esplosione di “Little Boy” il 70% degli edifici venne raso al suolo. I due attacchi atomici causarono circa 210.000 vittime, tra chi morì subito e chi subì le conseguenze delle radiazioni.

“Hibakusha” è il termine con cui i giapponesi indicano i sopravvissuti ai due attacchi. Letteralmente significa “coloro che sono stati colpiti dall’esplosione”. A lungo vennero discriminati perché contaminati, esposti alla radiazioni e quindi generatori di figli malati.

Oggi, rappresentanti di 120 paesi, tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Francia, India e Israele, ricordano a Hiroshima l’ottantesimo anniversario dall’attacco. “Spero che vedendo la realtà del bombardamento atomico da vicino i partecipanti percepiscano le conseguenze inumane dell’uso di armi nucleari”, ha dichiarato il sindaco di Hiroshima Kazumi Matsui.

Ottanta anni fa l’umanità è entrata in una nuova era, iniziando a convivere con una minaccia oscura e devastante, attuale ancora oggi.

CONGO TERRA MALEDETTAdi Pushpanjali DallariFotografie di  «I miei genitori sono nati e hanno vissuto tutta la loro vita ...
29/07/2025

CONGO TERRA MALEDETTA
di Pushpanjali Dallari
Fotografie di

«I miei genitori sono nati e hanno vissuto tutta la loro vita sotto la colonizzazione belga. Non hanno studiato. Io sono nato nel 1969, nove anni dopo la nascita della Repubblica indipendente del Congo, a Bukavu, capoluogo della provincia del Sud Kivu, nella regione orientale del Paese. Una città che ricordo molto fresca, soprattutto di notte, in quanto a 1.400 metri di altitudine: era stata soprannominata la Svizzera d’Africa. Ho perso mio padre nel 1996, all’inizio della Prima guerra del Congo, ma non vivevo più in Africa e l’ho saputo solo due anni dopo: sempre in quel momento mi dissero che una delle mie sorelle era dispersa. Da allora non ho più saputo nulla di lei. Oggi, ancora buona parte della mia famiglia vive a Bukavu e Goma, entrambe sotto occupazione, rispettivamente dal 27 gennaio e dal 16 febbraio, del movimento terroristico M23 e dell’esercito ruandese. La vita laggiù non è mai stata un paradiso, ma nemmeno l’inferno che si vive oggi. Ogni giorno, da quando è iniziata l’occupazione, non si contano i massacri, gli assassini mirati, gli stupri e le violazioni dei diritti umani, ma anche i crimini di guerra e contro l’umanità. Purtroppo, dalla comunità internazionale non vediamo sforzi particolari per mettere fine a questo conflitto. Non è esattamente facile vivere in Congo».

Queste parole provengono da John Mpaliza, ingegnere informatico che, dopo aver lavorato per anni come operatore presso il comune di Reggio Emilia, dal 2014 è diventato attivista a tempo pieno […]

La vita e le parole di Mpaliza riassumono gli ultimi 30 anni di un Paese lacerato da conflitti esterni e interni, e a cui non è mai stato concesso di guarire dalle ferite del colonialismo europeo; al contrario, è stato oggetto di sfruttamento da parte di altri Paesi, dal vicino Ruanda alle potenze occidentali, fino alla Cina, a causa del suo territorio pieno di risorse minerarie.

L’approfondimento completo su Edera 77
ederarivista.it

Situazioni, vite vissute, società diverse sparse nel mondo, ci aiutano a comprendere la complessità in cui viviamo. Da t...
05/07/2025

Situazioni, vite vissute, società diverse sparse nel mondo, ci aiutano a comprendere la complessità in cui viviamo. Da tutti i punti di vista.

Un numero che amplierà i vostri orizzonti e le vostre menti. I vostri pensieri e ragionamenti. Siate padroni di quel che succede intorno a voi e andate oltre i confini in cui siamo abituati a vivere.

Vi portiamo a Manila, dove parte della popolazione vive tra le tombe del cimitero della città a causa di una sovrappopolazione asfissiante e una povertà sempre più predominante.

Ma anche nel deserto più caldo del mondo, quello dell’Hammada in Algeria, dove il popolo Saharawi ha trovato rifugio in cinquant’anni di lotta continua per la propria autodeterminazione.

Poi ancora analisi, fotografie, parole che vi accompagneranno in questa estate piena di storie, di giornalismo sul campo e di informazione riguardo a tante diverse tematiche.

Edera 78 è disponibile nelle nostre edicole di Firenze e Torino e in abbonamento cartaceo e digitale.

Il prossimo numero di Edera tornerà a settembre.
Stiamo già lavorando.
Non vediamo l’ora.

#78

Siamo felici di annunciare il nostro secondo punto vendita a Torino: è la  , storica libreria indipendente nel cuore del...
30/06/2025

Siamo felici di annunciare il nostro secondo punto vendita a Torino: è la , storica libreria indipendente nel cuore del quartiere Santa Rita!

Fondata nel 1981 da Claudio e Tullo, Gulliver nasce in un’ex frutteria di 30 mq con un’idea semplice e potente: portare i libri fuori dal centro, dove la cultura può davvero diventare quotidiana, vicina, condivisa.

Oggi, oltre 40 anni dopo, quella stessa energia abita ancora tra gli scaffali di via Boston, grazie ad Alessandro, Rosanna e a tutta la squadra che ha raccolto un’eredità preziosa e continua a farne un presidio vivo di comunità, territorio e amore per i libri.

Ora ci trovate anche qui, tra storie e storie di carta. Tutto in fior. 🌿✨

Una via d’uscita di  Andando a cercare i volti delle donne vittime di femminicidio negli ultimi mesi vengono i brividi e...
24/06/2025

Una via d’uscita
di

Andando a cercare i volti delle donne vittime di femminicidio negli ultimi mesi vengono i brividi e uno straziante senso di angoscia pervade l’anima. Quaranta sono state le donne uccise nei primi sei mesi di quest’anno. Non hai capito male: nei soli sei mesi di questo 2025, e con almeno altri 29 casi di tentati femminicidi. A riportarlo è l’Osservatorio Nazionale Femminicidi Lesbici e Trans*cidi elaborato da “Non una di meno”. Leggerlo, colonna per colonna, nome dopo nome, fa gelare il sangue.

Sembra irreale ma purtroppo non lo è affatto. Sara Campanella, Ilaria Sula, Martina Carbonaro, Teresa Stabile, Fernanda di Nuzzo. Giulia Tramontano, Martina Scialdone, Elisa Stefania Feru, Lucia Chiapperini. Eleonora Guidi, Denisa Maria Adas, Ana Maria Andrei. Sono solo alcuni dei nomi che si leggono.

Come è possibile? Ce lo chiediamo. Possiamo fermare questa situazione? È quello che vorremmo. Riusciremo a cambiare le cose? È il nostro obiettivo.

E dobbiamo farlo, insieme, con qualsiasi gesto o parola possibile.
Nell’ultimo anno abbiamo lavorato a un documentario che possa testimoniare che esistono vie d’uscita per le donne che si trovano in difficoltà. Strette tra mura di casa sempre più spesse e imprigionate in situazioni di violenza che sembrano insuperabili. Chiedere aiuto. Perché niente è insuperabile se si conoscono gli strumenti e le possibilità.

Ve ne racconteremo una, dal nome Artemisia, associazione che aiuta donne e bambini da quasi trent’anni. Vi spiegheremo i punti salienti del lavoro delle operatrici che ogni giorno sono in prima linea pronte a interve**re. Ci daranno consigli durante le interviste e ci spiegheranno come i giovani oggi vivono queste situazioni.

Il progetto, sviluppato in collaborazione con la Città Metropolitana di Firenze, vuole essere un altro tassello per mettere in luce una ferita della società che continua a far male. Che va curata ogni giorno, continuamente. E che tutti noi dobbiamo impegnarci a ricucire.

Un nuovo numero, il 78, è in edicola 📍Ma anche sul nostro sito in versione cartacea e pdf. Cinquantasei pagine di approf...
20/06/2025

Un nuovo numero, il 78, è in edicola 📍

Ma anche sul nostro sito in versione cartacea e pdf. Cinquantasei pagine di approfondimenti su attualità e reportage dal mondo.

Non è il mondo che vogliamodi  Quando in quel 20 marzo 2003 gli Stati Uniti iniziarono il conflitto in Iraq probabilment...
14/06/2025

Non è il mondo che vogliamo
di

Quando in quel 20 marzo 2003 gli Stati Uniti iniziarono il conflitto in Iraq probabilmente nessuno avrebbe pensato a una guerra con ripercussioni per più di venti anni. Oggi che siamo di fronte a nuovo scontro in Medio Oriente tra Israele e Iran, in aggiunta alle innumerevoli morti di Gaza, le sensazioni sono quelle di incredulità. Persone uccise e ferite. Palazzi distrutti e fuoco ovunque. Raggi luminosi nel cielo in mezzo a intere città. E fa effetto, o almeno dovrebbe farcelo. Come dovrebbe colpirci il sentimento di chiusura dei Paesi. Di nazionalismo, di identità geografica, di forza, con ideali che escludono “gli altri” o peggio, li attaccano.

Anche gli scontri a Los Angeles degli ultimi giorni ne sono una prova, con il presidente degli Stati Uniti Donald Trump che manda la guardia nazionale a sedare le manifestazioni contro i raid sull’immigrazione e la Dogana (ICE). Tremila è il numero di persone irregolari da arrestare al giorno secondo la presidenza. Questi sono gli ordini. Un clima teso in California, come prova l’arresto in manette del senatore democratico Alex Padilla dopo aver interrotto alzando la voce la conferenza stampa della segretaria Homeland Secuirty, Kristi Noem, a Los Angeles.

Il tempo va avanti, ma spesso l’umanità sembra fare passi indietro. Non si può certo generalizzare, ma non possiamo accettare che questa sia la direzione delle cose, lo sviluppo del prossimo futuro. Non è il mondo che vogliamo. E sui nostri telefoni dove possiamo trovare tutto, vorremmo vedere, per quanto amaro, un passato che sia un passato. E non un passato che si ripete, continuamente, in altre sembianze.

Questa è EDERA SUMMER CAMP 🖊️💙È passione per il giornalismo. È un gruppo di under30 provenienti da tutta Italia che ries...
13/06/2025

Questa è EDERA SUMMER CAMP 🖊️💙

È passione per il giornalismo. È un gruppo di under30 provenienti da tutta Italia che riesce a legare in poco tempo sentendosi a casa. È partecipazione da Bologna, Firenze, Novi Ligure, Cosenza, Ancona, Reggio Emilia, Pisa, Milano, Caserta. È la voglia di scoprire e scoprirsi con curiosità. È scrittura, esercitazioni e uscite di gruppo. È interviste sul campo per capire realmente un mestiere complesso ma affascinante. È la cena di gruppo tutti insieme nel centro di Firenze. È l’inizio dell’estate. È il caffè di metà mattina per ricaricarsi. È scambio di idee, consigli e storie personali. È esperienza.

È un percorso che ci auguriamo possa aprire nuove strade a futuri comunicatori e giornalisti mettendo a disposizione tutti gli strumenti e le competenze possibili della redazione di Edera.

Grazie a per il supporto ed è proprio sul Portale Giovani di che usciranno i pezzi finali dei partecipanti a questa seconda edizione.

Edera Summer Camp, alla prossima! ☀️

EDERA 78 | VIVERE TRA LE TOMBE Da domani in edicolaIl concetto di povertà è ampio e può avere varie interpretazioni e pu...
10/06/2025

EDERA 78 | VIVERE TRA LE TOMBE
Da domani in edicola

Il concetto di povertà è ampio e può avere varie interpretazioni e punti di vista. A Manila, capitale delle Filippine, l’aumento della popolazione e la mancanza di spazi, hanno portato le persone a non potersi più permettere case in città. E per trovare una sistemazione, molte famiglie hanno dovuto scegliere anche il cimitero, e le tombe, come propria abitazione. Il reportage sul campo “vivere tra le tombe” racconta di come la povertà e la disuguaglianza possano spingere in situazioni di quotidianità che noi non possiamo nemmeno immaginare. Ma come si può vivere quotidianamente in un cimitero? O, più nello specifico, in una vera e propria tomba? Cosa suscitano in noi immagini di questo tipo?

Colmare il voto. Perché gli italiani vanno sempre meno alle urne? Ieri la notizia del non raggiungimento del quorum al referendum su cittadinanza e lavoro, oggi vi diamo un’analisi delle motivazioni grazie alla spiegazione del professore di Scienze Politiche dell’Università di Firenze, Alessandro Chiaramonte.

I prigioni. Lotta e libertà del popolo Saharawi. La storia di circa 170mila persone, di un popolo, quello Saharawi, che da cinquant’anni è confinato nel deserto dell’Hammanda in Algeria, il più caldo del mondo, dove lotta ancora per ottenere il proprio riconoscimento.

La crisi delle sale cinematografiche. L’analisi sui numeri, sulle strategie e sull’attuale condizione delle sale. Quali sono gli aggiornamenti sui piccoli luoghi della settima arte? Esiste ancora una speranza per farle sopravvivere?

E poi ancora, fotografie e attualità: Gaza, Turchia, Australia, Kenya.
Ma anche il nuovo poster a cura di .

📬📍Edera 78 fuori da domani nelle nostre edicole di Firenze e nei prossimi giorni anche a Torino e Milano. Ma anche disponibile direttamente a casa vostra. Ordina Edera 78 su ederarivista.it

Tutti noi siamo Gazadi  Lo so come ti senti, lo so cosa pensi. Dentro di te c’è quel senso di impotenza, di inutilità ch...
30/05/2025

Tutti noi siamo Gaza
di

Lo so come ti senti, lo so cosa pensi. Dentro di te c’è quel senso di impotenza, di inutilità che ti distrugge. Vorresti cambiare le cose con uno schiocco di dita, in questo momento. Magari proprio adesso, ma non puoi farlo. Ogni giorno da due anni stiamo assistendo a un massacro umano a Gaza. Una guerra che non è una guerra, ma un genocidio. […]

Ieri, 29 maggio 2025, Netanyahu ha definito una bugia la presenza di “una politica basata sulla fame. Questa è la moda del momento. È falso – ha proseguito -. Stiamo colpendo Hamas. Non stiamo colpendo la popolazione civile. Sia permettendo ai civili di lasciare i teatri di combattimento sia fornendo loro i beni essenziali: cibo, acqua, medicinali. Questo è ciò che il diritto internazionale e il buonsenso richiedono[…]”.

Negare. Negare fino alla fine. Negare la realtà che tutti stiamo vedendo, fino a mettere in discussione chi riesce a offrircela con fotografie e video devastanti. Come il progetto “I Grant You Refuge” con i sei fotoreporter che ci hanno donato le immagini per mostrarvi la verità di Gaza e ai quali va il nostro ringraziamento. E fa ve**re i brividi sentire un Governo distorcere un’evidenza tale, con una calma e pacatezza disorientanti. Una vergogna, non c’è altro modo per descriverlo. Come una vergogna deve essere per tutti noi la posizione del Governo italiano di fronte a tutto questo. Ricordiamoci di come passeremo alla storia: “Sì alla revisione dell’accordo di associazione di Israele, ma Italia e Germania votano contro”. […]

Cosa fare, dunque? La risposta c’è ed è concreta più di quanto possa sembrare. Manteniamo alta l’attenzione. Parliamo di quello che sta succedendo. Mostriamolo. Determiniamo il nostro pensiero, il nostro sentimento, ogni qual volta abbiamo una possibilità. Se avete l’occasione di informarvi e approfondire, fatelo. Se avete la possibilità di scegliere tra giusto e sbagliato, usatela. E quando arriverà il momento per le vostre parole, fatele sentire. Per protestare, per esprimervi, per combattere contro chi ha fatto tutto questo o lo ha permesso.

Tutti noi siamo Gaza.

Articolo completo nella sezione “notizie” su ederarivista.it

Leggere Edera per superare i confini, per una mente più ampia. Reportage, analisi, fotografie dall’Italia e dal mondo. I...
23/05/2025

Leggere Edera per superare i confini, per una mente più ampia. Reportage, analisi, fotografie dall’Italia e dal mondo. In questo numero trovate nuove storie e inchieste di attualità per un’informazione indipendente e approfondita.

Disponibile in abbonamento cartaceo e/o digitale pdf e nelle edicole presenti su ederarivista.it a Firenze e Torino.

#77

Indirizzo

Piazzale Delle Cascine, 7
Florence
50144

Orario di apertura

Lunedì 10:00 - 18:00
Martedì 10:00 - 18:00
Mercoledì 10:00 - 18:00
Giovedì 10:00 - 18:00
Venerdì 10:00 - 18:00

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