29/09/2025
Anticipazione della bella recensione dello storico Paolo Pozzato per il prossimo numero della Rivista dei Carristi d'Italia del libro Italia Storica Edizioni storico-militari TENENTE DEI PANZER di August von Kageneck, ordinabile via mail a [email protected], in libreria e online su Amazon e IBS:
Recensione August von Kageneck, Tenente dei Panzer. I combattimenti in Russia e sul fronte occidentale di un tenente della Ricognizione corazzata, 1941-1945, ITALIA STORICA, Genova 2025, pp. 229, Euro 21,00
«Il titolo di questo che rappresenta un autentico, piccolo gioiello della memorialistica tedesca del Secondo conflitto mondiale è parzialmente ingannevole, o almeno restrittivo e ingiusto rispetto alla ricchezza del contenuto e al valore delle riflessioni proposte. Non che l’appassionato di truppe corazzate o, come molti dei lettori di questa rivista, veterano dell’impiego sui carri non trovi interessante e coinvolgente la vita di questo giovane, se non giovanissimo tenente impiegato nel reparto esplorante, montato su autoblindo, della “viennese” 9ª Divisione Panzer nel corso dei primi due anni della campagna di Russia. Lo stile asciutto, dovuto in buona parte alla successiva carriera giornalistica dell’autore, la sincerità che anima ogni sua pagina tanto nei confronti della guerra e delle sue “seduzioni”, quanto degli orrori di un conflitto in cui H *tler trascinò il popolo tedesco, la “presa diretta” con cui vengono descritti i combattimenti hanno tutti i crismi per soddisfare anche il fruitore più esigente. Il libro va però ben oltre questi apprezzabili confini. Quinto figlio maschio di una famiglia nobile della Renania che aveva giocato un ruolo di primo piano nella Prima Guerra Mondiale – il padre era generale dell’esercito del Kaiser Guglielmo – e nella politica del primo dopoguerra, August racconta tanto di un’infanzia felice, quanto della sua giovanile adesione al nazional socialismo, temprata peraltro da un ambiente familiare ben poco affascinato dall’oratoria e dalla demagogia dell’ex-caporale austriaco. Si è così riproiettati all’interno di un clima e di una temperie culturale che se non “giustifica”, certamente aiuta a comprendere come la Germania di Goethe, Kant e Schiller potesse imboccare la strada che l’avrebbe condotta inevitabilmente al baratro di un nuovo devastante conflitto e alle aberrazioni della Sh oah.
La scelta dell’esercito come sbocco professionale naturale, come del resto i fratelli maggiori, due dei quali otterranno la massima decorazione e incontreranno la morte combattendo (il pilota da caccia, Erbo, con 67 vittorie accreditate entro il dicembre 1941), porta l’autore a ricostruire il suo iter addestrativo all’interno delle forze corazzate del Reich. Con un equilibrio sicuramente maggiore, sembra peraltro di ritrovare la consapevolezza critica che animava un altro capolavoro dedicato allo stesso periodo quale La rivolta del caporale Asch, di 08/15 (Hans Helmuth Kirst), primo testo di una trilogia che ripercorre quasi l’intero arco temporale qui disegnato da Kageneck. Fa seguito poi la campagna di Russia - combattuta fino al grave ferimento dell’autore il 25 luglio del ’42 - in cui i progressivi miglioramenti dell’armamento tedesco, sia nei carri sia nelle armi controcarro, non riescono che ad arginare, malinconicamente la consapevolezza di quanto l’infinità della Russia, del suo fango, del suo gelo, delle sue risorse umane erano comunque in grado di condannare al fallimento il sogno dei conquistatori.
L’ultima parte del volume non è meno interessante. Tornato in servizio dopo un calvario di operazioni e convalescenze durato due anni e la ricostruzione dell’intera mandibola destra spappolata dalla scheggia di una granata di un T-34 russo, il nostro tenente ha modo di assistere e “subire” le vicende legate all’attentato a Hitler, al fallimento dell’Operazione Valchiria, alla condanna dell’aristocrazia tedesca e alla subordinazione dell’esercito di riserva al comando e ai diktat delle //. Si tratta di un “cammino verso la distruzione” che Kageneck, tornato per sua volontà al fronte dopo l’impiego come ufficiale istruttore della scuola per corazzati, vive e racconta fino alle ultime difese sul Reno, nella Ruhr o nei boschi del massiccio dell’Harz. Quando anche il senso dell’onore, per cui lui stesso ha combattuto e ucciso per quasi tre anni, viene a perdere ogni senso plausibile e – come ricordava in altro contesto e in un diverso teatro Curzio Malaparte – non resta che battersi per “salvare la pelle”.
Il libro si conclude alla luce delle esperienze del dopoguerra di August von Kageneck. Diventato giornalista, assegnato come corrispondente a quella Parigi di cui teme l’avversione, egli si fa portavoce e interprete di una nuova “Europa” in cui francesi e tedeschi possano riconoscersi per i punti di contatto e le affinità in quanto europei e non per le ragioni dell’odio che li hanno opposti dal 1870 al 1945. È quindi un lungo viaggio attraverso la difficile nascita dell’Europa di oggi quello che il diciannovenne carrista di H*t ler e il maturo intellettuale degli anni ’90 affidava – in francese – alle stampe per l’editore Perrin e non è esagerato affermare che le ruote delle sue autoblindo hanno scandito tutti gli interminabili e spesso terribilmente sanguinosi km di quel difficilissimo percorso. Merita sicuramente un plauso Andrea Lombardi per essersi fatto carico della traduzione, realizzata da Camilla Scarpa, e della edizione italiana dell’opera, corredata da un ampio inserto fotografico che ne integra la documentazione».