27/05/2025
Premio Letterario Osilo XVIII Edizione intitolata al vestiario tradizionale osilese.
La giuria ha assegnato il Premio sez. Sociale a "Villa Clara”.
Ringraziamo l'Associazione Culturale "Salotto letterario" Osilo per questo prestigioso riconoscimento.
Premio Letterario Osilo XVIII Edizione intitolata al vestiario tradizionale osilese.
La giuria composta da Piero Bardanzellu, Gianni Calaresu, Anna Laura Espa, Antonio Brundu, Salvatore Puggioni, Gigi Cabiddu Brau, Salvatore Meloni, Tata Manca e Cicci Abozzi hanno assegnato il Premio sez. Sociale a "Villa Clara” di Marta Varacalli, Ed. ISKRA, con la seguente motivazione:
Un bel testo che non sfigurerebbe assolutamente se adottato in Università.
Prendendo spunto e idea dalla storia di Villa Clara, ospedale psichiatrico della città di Cagliari, l’autrice analizza non solo la sua storia quale struttura ospedaliera, ma anche tutta la normativa nazionale che ha interessato nel tempo la psichiatria come scienza e nella sua esecuzione specifica e locale.
E’ possibile così non solo apprezzarne le diverse sfaccettature legali dell’applicazione normativa nel tempo al caso specifico regionale, spesso subordinata di fatto alla grande difficoltà nell’esecuzione pratica a causa delle innumerevoli implicazioni etico/morali da contemplare e considerare in favore dei degenti ivi ricoverati, ma anche e soprattutto tutte quelle nuove difficoltà ed implicazioni pratiche, di non poco conto, che con la chiusura dei nosocomi stessi sono state riversate sui loro familiari e conseguentemente sulla cosiddetta società civile.
Certo la “condizione” dei degenti psichiatrici se da una parte e storicamente è stata spesso associata alla figura di soggetti particolarmente “malati”, da tenersi in disparte dal resto della Società per “vergogna” a volte se non spesso, con l’abolizione della L. 180/1978 si viene a considerarli legalmente come soggetti non ghettizzati o da non ghettizzare e, dunque, che possono e devono vivere dignitosamente liberi ed insieme a tutta gli altri.
Tuttavia, quanto spesso si è sentito il grido di dolore e di fatica dei loro familiari che non riescono da soli a gestire nel miglior modo, o anche solo normalmente, i propri familiari nel vivere quotidiano?
Non si vuole dire con questo che l’abrogazione della normativa di riferimento e la chiusura dei nosocomi psichiatrici sia stato un fallimento totale o un male o, ancora, che sarebbe meglio riaprirli, ma solamente che la condizione e gestione dei ricoverati non doveva esser lasciata sic et simpliciter alla sola intraprendenza dei loro familiari, ritenendosi invece che a questa dovesse esser dato un supporto più fattivo e pregnante da tutte quelle componenti sanitarie ed associative che, nonostante siano presenti, a volte e a loro volta non hanno sufficiente “aiuto” dalle Istituzioni o dagli Enti Locali di riferimento nell’esecuzione dei loro compiti e, dunque, di fatto non riescono ad adempiere il dovere istituzionale malgrado le migliori intenzioni e le più innovative competenze intellettuali e tecniche.
E ciò, in ultima analisi, determina un problema sociale che tra le righe dell’opera della scrittrice appare leggersi con una certa intraprendenza.
Cicci Abozzi
In foto, opera dell'autrice