23/09/2025
C’è un momento preciso che cambia lo scenario. E stravolge una situazione già incandescente. I primi scontri all’interno della Stazione Centrale si sono appena placati. La tensione è altissima. Le schermaglie continue. Oltre gli scudi, nel frattempo, le forze dell’ordine assistono a una mutazione radicale. Sull’altro fronte, quello dei pro Pal, le prime file d’improvviso hanno facce diverse, sconosciute. Non ci sono leader, né figure note, o comunque più o meno autorevoli e affidabili con cui dialogare per placare gli animi e per trovare una soluzione che fermi l’avanzata dei manifestanti e la guerriglia.
Seguiranno ore di scontri e disordini. Saranno scene a cui Milano non assisteva da una decina d’anni, dall’ondata di violenza dei black bloc nel giorno dell’inaugurazione dell’Expo. Eppure, al tempo stesso, sono immagini molto diverse.
Gli antagonisti e i gruppuscoli anarchici che hanno guidato l’incursione in Centrale del pezzo più esagitato del corteo si sfilano d’improvviso. Qualcuno resta, non va via, ma finisce inglobato nell’adrenalina generale che si schianta ripetutamente contro la barriera di vetro che separa dall’accesso alle banchine. Non c’è più una «testa» del corteo organizzata e compatta. Davanti finisce una galassia caotica. Ci sono studenti. Ragazzi e adulti. Ma a crescere costantemente col passare dei minuti è il «peso» numerico dei «maranza». Che in questa lunga giornata milanese assomigliano più ai casseur parigini. 👉 L'articolo di Pierpaolo Lio prosegue nel primo commento