15/08/2025
Nonostante il tempo e le trasformazioni del pop, a 45 anni dal debutto, Tony Hadley resta un interprete raro: il suo timbro, a metà tra lirismo e graffio, lo distingue ancora nettamente sulla scena britannica. Già frontman degli Spandau Ballet e oggi protagonista di una longeva carriera solista, ha saputo reinventarsi con disinvoltura.
Il tour celebrativo «Tony Hadley 45» toccherà le tappe più significative del suo repertorio — da True e Gold, brani simbolo degli anni 80, alle ballate dense di significato come Through the Barricades — e il 27 agosto arriverà al Festival La Versiliana a Marina di Pietrasanta accompagnato dalla sua Fabulous TH Band.
Perché gli anni 80 continuano a essere d’ispirazione?
«Sono stati un decennio di enorme creatività: nella musica, nella moda, nell’attitudine. Ogni artista aveva una sua identità definita: li riconoscevi a occhi chiusi, sentendo la voce. Noi Spandau, come i Duran, i Culture Club o gli Human League, avevamo tutti uno stile unico. E la moda era parte integrante di quel linguaggio: potrei citare i nostri abiti ispirati al Blitz Club... Quell’epoca aveva carattere, visione, teatralità. Difficile da replicare oggi».
Il distacco dagli Spandau Ballet quali opportunità ha portato?
«Di riscoprirmi come artista. Per anni ho fatto parte di un progetto collettivo, ma dopo la separazione ho potuto concentrarmi sulla mia musica, sulle mie passioni, senza compromessi. Ho iniziato a lavorare con la mia Fabulous TH Band, pubblicato dischi swing, esplorando sonorità che mi rappresentano davvero. È stato un modo per liberarmi da alcune dinamiche pesanti e tornare a godermi la musica per ciò che è con gratitudine. E finché avrò voce, canterò».
✍️ Intervista completa di su CorriereFiorentino.it