14/12/2025
👉Bollettino Poetico: [-1] Devi scrivergli.
Buongiorno :)
È domenica, lo so.
Probabilmente stai sistemando casa, o magari sei uscito a fare colazione, giusto per concederti un momento tuo.
Anch’io, ogni domenica, ho il mio piccolo rito: mi prendo un cornetto e un caffè nel bar più popolato di Tivoli. Ci vado perché è uno dei pochi posti che fanno ancora quei cornetti di pasticceria che sanno di infanzia, di mani sporche di zucchero, di mattine lente che non vogliono correre.
E mentre sto lì, con il caffè caldo tra le mani, mi lascio cullare da quel rumore da bar che solo la domenica ha: il tintinnio dei piattini, le posate che battono piano, le voci impastate di sonno.
È un caos gentile, quasi affettuoso, che paradossalmente riesce a rilassarmi più del silenzio.
Poi, mentre mi avvio verso casa con quella calma morbida mi è venuto in mente di scriverti.
E devo dirti la verità: mi ha fatto un effetto un po’ strano.
Perché la domenica, di solito, ci si lascia vivere, senza impegni, senza richieste.
E invece oggi qualcosa dentro mi ha detto: “Devi scrivergli.”
E domani, come sai, scade la VI Edizione del Premio Dostoevskij.
E non è solo una data sul calendario, non è soltanto “un concorso”.
È un modo per avvicinarsi a un’eredità letteraria che ha cambiato il mondo, a una voce che continua a parlarci anche quando pensiamo di non aver più niente da dire.
Così, in questa domenica così quieta e un po’ sospesa, prendo la palla a balzo per raccontarti di qualcosa che forse non conosci.
La storia di un giovane uomo che viveva più nelle parole che nella realtà. Uno che ascoltava tutto, anche i silenzi.
E che con un romanzo minuscolo, delicato, ha dato voce proprio a chi non l’aveva.
Prima che ti ci accompagni, però ti lascio qui tutte le informazioni sul bando del VI Premio Letterario Internazionale Dostoevskij e su come partecipare.
📍Qui il bando: https://rivistaorizzonti.net/premio-internazionale-dostoevskij-r
Così, se ti va, puoi già dare un’occhiata.
E visto che ci sono ti ricordo un dettaglio che per qualcuno potrebbe non essere un dettaglio: tra i riconoscimenti c’è una possibilità reale, concreta, di ottenere una pubblicazione monografica completamente gratuita e di portarla con noi al Salone del Libro 2026.
Immagina solo per un attimo quel momento: vedere il tuo libro lì, tra le mani di chi ama la poesia.
Ora Immagina Dostoevskij agli inizi, non l’autore famoso che abbiamo imparato ad amare, ma un ragazzo che scrive in una stanza piccola, dove la luce entra come può, tagliando l’aria come una lama gentile.
È inverno, fuori San Pietroburgo ha quel colore grigio che non perdona.
Dentro, invece, c’è una calma inquieta: un tavolo traballante, poche monete, molti pensieri e una solitudine che non giudica ma accompagna.
È da lì che comincia a nascere Povera gente, quasi come un sussurro.
Non è un romanzo pensato per stupire, non pretende di essere grande. È una storia piccola, minuscola, che entra nella vita di Dostoevskij come entrano certi ricordi: piano, ma senza più andarsene.
Il romanzo cresce dalle strade umide, dai visi segnati dei quartieri poveri, dalle conversazioni ascoltate per caso.
Dostoevskij osserva gli “invisibili”, quelli che nessuno guarda due volte, e sente che lì, proprio lì, c’è una verità che merita di essere raccontata.
Così immagina due stanze lontane, entrambe fragili, entrambe povere di tutto tranne che di umanità.
In una c’è Makar Devuškin: mani arrossate, occhiaie profonde, quell’andatura timida di chi non vuole disturbare il mondo.
Nell’altra c’è Varvara: giovane, delicata, sospesa tra i ricordi e la necessità di sopravvivere.
Le loro lettere attraversano il vuoto come piccole lanterne: illuminano poco, pochissimo, ma quel poco basta a non farsi inghiottire dal buio.
Povera gente non parla di grandi eventi, parla di piccole sopravvivenze.
Parla del pudore dei sentimenti quando si vive ai margini; dell’amore trattenuto, quasi vergognoso; della povertà che non è solo mancanza di denaro ma anche mancanza di ascolto, di sguardo, di futuro.
Ed è proprio in questa delicatezza che il romanzo diventa rivoluzionario: ci ricorda che la dignità non ha prezzo, e che anche la vita più umile può contenere una bellezza capace di toccarci ancora oggi.
Quando il manoscritto arriva nelle mani del grande critico Belinskij, succede l’inimmaginabile. Belinskij lo legge d’un fiato, si commuove, piange, e proclama Dostoevskij un genio.
Quella notte nasce uno scrittore.
Non un gigante, non ancora, ma un’anima che ha finalmente trovato la sua voce.
Una voce che non si sarebbe più spenta.
Ed è questa la parte che mi emoziona sempre: il primo Dostoevskij è un giovane che crede nelle persone comuni. Che guarda la povertà senza pietismo e senza vergogna.
Che racconta due esseri fragili per mostrarci quanto siamo fragili anche noi.
E forse è proprio per questo che oggi, a distanza di quasi due secoli, Povera gente ci parla ancora: perché è un libro che sa guardare dentro chi non ha niente e scoprire che quel niente, in realtà, è pieno di vita.
Ecco perché oggi, in questa domenica quieta, sentivo il bisogno di scriverti.
Domani scade il Premio Dostoevskij, sì. Ma oggi… oggi è il giorno giusto per entrare nella sua storia, per respirarla un po’, e magari ritrovare un pezzo della tua.
Quando hai il materiale pronto inviami un tuo racconto o la tua raccolta di poesie (anche una soltanto va bene) insieme ai tuoi dati, scrivendomi a:
[email protected]
Nell’email dovrai solo specificare se il tuo testo è edito o inedito e inserire come oggetto:
"Partecipazione Premio Internazionale Fëdor Dostoevskij"
«Терпение и труд всё перетрут.»
“La pazienza e il lavoro macinano ogni cosa.”
🗣️Il tuo Bollettino Poetico
Treno di Giorno. Scopri Qui.
https://www.youtube.com/shorts/cyzqheWVHKs
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