31/10/2025
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Il cimitero d'Ivrea fu costruito nel 1819 successivamente all'editto napoleonico di Saint Cloud (del 1804) che raccolse ed uniformĂČ le diverse norme frammentarie sui cimiteri.
Grazie a queste norme fu possibile la costruzione di veri e propri âmonumenti del ricordoâ.
đŁđźđżđčđźđż đ±đ¶ đ°đ¶đșđ¶đđČđżđ¶ di norma si ha un po' di timore, forse per "paura" della morte o per una tipica rimozione propria dei nostri tempi.
Ma noi che đ»đŒđ» đźđŻđŻđ¶đźđșđŒ đđ¶đșđŒđżđ¶, anzi, vogliamo oggi raccontarvi la sua storia, storia che ha superato i due secoli di vita.
đđ¶đđČđżđđ¶ đœđŒđœđŒđčđ¶ đ”đźđ»đ»đŒ đźđŻđ¶đđźđđŒ đ¶đč đ»đŒđđđżđŒ đđČđżđżđ¶đđŒđżđ¶đŒ e le loro usanze funebri sono state fra le piĂč disparate.
đ đđ¶đŽđđżđ¶ seppellivano le ceneri dei corpi cremati mentre đ¶ đđČđčđđ¶ ponevano i corpi nella nuda terra insieme a qualche oggetto.
CosĂŹ, grazie anche all'utilizzo di una scrittura di derivazione etrusca, sappiamo il nome del piĂč antico âPiemonteseâ conosciuto: Kosios.
đđČđ¶ đŠđźđčđźđđđ¶ non sappiamo molto (figuriamoci che Ăš ancor oggetto di discussione fra gli studiosi se annoverarli fra i Liguri o i Celti).
đ đ„đŒđșđźđ»đ¶ vietavano l'inumazione dei corpi all'interno delle cittĂ e ad Ivrea sono state scoperte due aree funerarie: una presso l'area Foscale (dove si trova la ditta Mele), l'altra vicino alla fabbrica dei mattoni rossi Olivetti sotto Monte Navale.
I ricchi Romani amavano anche sfoggiare la loro gloria ponendo lungo le strade di collegamento con altre cittĂ le loro sfarzose tombe.
Ed infatti quella dell'edile Caio Atecio Valerio, oggigiorno nella cripta del Duomo d'Ivrea, Ăš stata ritrovata lungo la strada consolare per Vercelli.
đ đđŒđ»đŽđŒđŻđźđżđ±đ¶ invece erano usi seppellire i propri consimili in grandi necropoli composte da diverse tombe singole al cui interno veniva scavata una fossa piĂč piccola rivestita di legno.
Proprio per questo si puĂČ affermare, nonostante la vulgata affermi il contrario, che l'Avel vicino al âCiucarunâ di Bollengo non Ăš di origine longobarda.
«I primi Cristiani seppellivano i loro cari insieme a quelli pagani poi, un po' per volta, nell'opinione popolare divenne importante sotterrarli vicino ai Santi (credenti) perché essi erano i soli di cui si fosse sicuri che avevano avuto immediatamente un posto in paradiso dopo la morte e quindi avrebbero vegliato sui corpi e respinto i profanatori»
(Philippe AriĂšs).
Da qui l'abitudine a superare l'interdizione romana ed il desiderio di essere inumati dentro o il piĂč vicino possibile alle chiese (âAd Santosâ appunto).
đđč đđđŒđșđŒ đ±'đđđżđČđź era letteralmente circondato da cinque cimiteri:
âȘïžIn Claustro,
âȘïžReziarum,
âȘïžTopione,
âȘïžClarinae,
âȘïžConsolarum.
Ma anche le altre Chiese non erano da meno:
âȘïžđŠđźđ»đ'đšđčđ±đČđżđ¶đ°đŒ ne possedeva uno sul fianco occidentale della Chiesa ed uno tra il Convento di San Francesco e la Dora (un'area oggigiorno attraversata dal Lungo Dora),
âȘïžđŠđźđ» đŠđźđčđđźđđŒđżđČ era ad ovest della chiesa mentre quello di âȘïžđŠđźđ» đđżđźđđŒ era posizionato a nord est tra il tempio e la Dora.
Inoltre, ancor oggi, all'interno della âȘïžChiesa di đŠđźđ» đĄđ¶đ°đŒđčđź đ±đź đ§đŒđčđČđ»đđ¶đ»đŒ Ăš possibile vedere dove venivano seppelliti i detenuti condannati a morte per impiccagione o fucilazione.
âȘïžGli Ebrei invece seppellivano i loro morti nella zona a nord di Piazza Fillak.
Anche la cerimonia funebre veniva vissuta diversamente: quello che contava era la Veglia funebre e poichĂ© non tutti erano in grado di andare e tornare dalle proprie abitazioni nel giro di poco tempo le famiglie in lutto sentivano il dovere di ospitarli âpane et potu et tectoâ (offrendo da mangiare, bere e dormire).
đŠđœđČđđđŒ đ¶ đłđđ»đČđżđźđčđ¶ đČđżđźđ»đŒ đźđ°đ°đŒđșđœđźđŽđ»đźđđ¶ dalle âPiurasseâ che a pagamento piangevano e si lamentavano.
Tant'Ăš che uno Statuto del 1351 vietava espressamente tale pratica.
I poveri, poi, stavano ben attenti ai rintocchi delle campane da morto perché era costume distribuire loro quanto aveva stabilito il defunto.
Nel XVIII secolo si cominciĂČ a prendere coscienza dei problemi sanitari legati al seppellimento dei corpi nelle cittĂ e si iniziĂČ a costruire i cimiteri fuori dai centri abitati, a Torino nel 1777, ad Aosta nel 1789.
Questa nuova sensibilitĂ fu recepita dall'đČđ±đ¶đđđŒ đ»đźđœđŒđčđČđŒđ»đ¶đ°đŒ đ±đ¶ đŠđźđ¶đ»đ đđčđŒđđ± (nel 1804) che raccolse ed uniformĂČ le diverse norme frammentarie sui cimiteri.
Grazie a queste norme fu possibile la costruzione di veri e propri âmonumenti del ricordoâ.
Uno fra tutti il cimitero napoleonico della collina denominato Fiorentino di đđ¶đŒđżđźđ»đŒ đđźđ»đźđđČđđČ, mirabilmente descritto in un libro dalla professoressa Paola Capra.
Il vecchio cimitero del Fiorentino Ăš un luogo di sepoltura di epoca napoleonica (1815).
Questo camposanto ha accolto i defunti fioranesi, compresi i conti di Fiorano, fino agli anni quaranta del secolo scorso quando e stato sostituito dal nuovo cimitero.
đžRicerca di D. Zaia.
đžTrascritto da F. Topatigh.
đžFotografie di Effe Ti
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