08/08/2025
Primo tatuaggio della mia vita ❤️🏳️⚧️🏳️🌈
Spiego il mio posizionamento identitario:
Sono una persona trans. I miei pronomi sono maschili e neutri.
Sono un ragazzo trans non-binary - non sono sicuro, ma forse il termine tecnico è transmasc?
Il mio aspetto, la mia voce, il mio modo di vestire potrebbero non rendere questa cosa immediatamente evidente. Ma non sono una donna. Non lo sono mai stato e non lo sarò mai.
Rispettare i miei pronomi - maschili e/o neutri - richiede una sola cosa: rispetto.
Non devo sottopormi a una medicalizzazione obbligatoria per "meritarlo".
Se farò dei passi di transizione fisica sarà per me e quando lo deciderò io, non per soddisfare lo sguardo altrui.
Il mio corpo ha già ben poco di stereotipatamente femminile e non devo "maschilizzarmi" forzatamente per ottenere legittimità: non vi devo un aspetto "più maschile", né una performance da "uomo vero" secondo i cliché. Che è quanto di più trovo tossico, fra l'altro.
E no: non devo indossare una canotta sporca di sugo, né lavarmi con la benzina agricola per essere chiamato con i pronomi corretti.
Mi riconosco in ciò che scrisse Monique Wittig: "Le lesbiche non sono donne".
Non perché vivano in un limbo ontologico, ma perché, nel sistema eterosessuale, donna non è una semplice categoria biologica: è una posizione politica di subordinazione all'uomo.
Rifiutare quel ruolo significa collocarsi fuori dal binarismo gerarchico che lo sostiene.
Ma anche per questo, è qui arriva il punto: non mi identifico nell'uomo.
Perché, se nella struttura patriarcale la donna è la subordinata, l'uomo è il predatore e prevaricatore. E questo è ciò da cui sono più lontano possibile.
Sono attratto da persone socializzate come donne (cis, trans, non-binary, intersex), e continuo a definirmi lesbica, non "uomo etero".
Lesbica per me è importante: non è solo un orientamento, ma un'identità che parla di resistenza, di affinità e di rifiuto dei ruoli imposti dal patriarcato.
Forse anche per questo non credo di voler ricorrere a una transizione fisica.
Il mio corpo, privo di forme accentuate, è già lontano dagli stereotipi femminili - salvo agli occhi degli over 40 tossici a cui eccita la fantasia della "ragazzina indifesa predabile" che proiettano solo in base al mio corpo minuto.
Questa non è attrazione: è l'egomania patriarcale che si alimenta del potere di ridurre l'altro a oggetto fragile da possedere.
Ma assolutamente non voglio il corpo machista di un uomo.
E per l'espressione estetica vale lo stesso discorso: mi piace curarmi, e rivendico il diritto di farlo.
Il fatto che molti uomini si trascurino non è "naturale", è frutto di un pensiero misogino che dice: sono io che scelgo, sono io il cacciatore, il prodotto da valutare è la donna - e deve solo farsi comprare.
Quando mi vesto in modo più socialmente "sexy", non solo mi sento strafigo, ma ho anche la possibilità di rivendicare che il mio corpo assegnato femmina non è osceno, non è "provocante", non sta invitando nessuno al sesso solo perché ho una v***a e un seno (minuscolo).
Il pronome maschile, oggi, mi fa sentire bene: è la validazione del mio non essere donna.
Il pronome femminile, al momento, non mi fa sentire a mio agio, salvo nei contesti transfemministi FLINTA dove usiamo il femminile sovraesteso, dove c'è il rifiuto radicale di tutto ciò che ho appena detto, e, in quei casi, sono a mio agio con tutti i pronomi.
Le cose potranno cambiare. Se e quando accadrà, lo dirò io. E andrà bene così.