21/07/2025
E' di oggi la recensione di Felice Blasi sul "Corriere del Mezzogiorno" su Magma.
"Il romanzo “Magma” (Libri di Icaro, Lecce 2024, pp. 124, Euro 16) di Raffaele Costantini, alla sua terza prova narrativa, approfondisce una ricerca geo-letteraria nei meandri psicologici di un microcosmo salentino, collocato nei paesi dell’entroterra e della costa tra Brindisi e Lecce, fra gli anni ’80 e ’90 del secolo scorso.
È un romanzo di formazione di un fratello e una sorella, e del loro miglior amico, così come all’infanzia erano dedicati il precedente “Otto minuti” (Lupo, 2014) e la raccolta di racconti “Il bacio del figlio” (Scatole Parlanti, 2021).
La retrospettiva sull’adolescenza, nonostante la trasfigurazione poetica, fa sì che l’autore registri nelle sue pagine, quasi da lessicografo, tutto un universo di oggetti, parole, modi di dire, luoghi, immagini, musiche (il libro presenta in ogni capitolo un codice Spotify da scansionare per ascoltare un brano di quegli anni), persino comportamenti, che descrivono perfettamente l’immaginario, individuale e collettivo, di quell’area: il sedersi «là fuori» d’estate coi vicini, lo scambio delle figurine dei calciatori, la sala giochi o il circolo, il borsello di cuoio a tracolla e le catenine col crocefisso d’oro, la “fusciuta” (fuga d’amore), le moto potenziate, le partite a carte e il fare “a mazzate”, il catechismo e le gite parrocchiali, «pesce il venerdì, brodo il sabato e la domenica pasta asciutta e le polpette fritte», le “mite” (gazze) e l’“ortale” (cortile sul retro), lo spumone e il vassoio con le paste, le “capase”, la “sintina”, il “cunsulu” (cibo offerto ai parenti di un defunto), la “bonanima”, l’“altitaliano”, la fiera degli animali, le luminarie, i lenti suonati alle feste in garage con le sedie tutt’intorno, la radiolina per ascoltare le partite e controllare la schedina, lo sbarco delle si*****te, la tangente, la sparatoria al bar.
L’intera esistenza è definita da uno spazio semantico fortemente identitario ma che limita azioni e pensieri ad una gamma estremamente ristretta di possibilità. «Osservavo un film che si ripeteva allo stesso modo», dice infatti la voce narrante del protagonista, «non c’era allegria in tutto questo, imitavamo solo i nostri genitori su strade battute cento anni prima. Era il gioco dei ruoli di sempre».
Una sociologia della vita quotidiana di un «posto disgraziato» nordsalentino, in anni di criminalità, intimidazione e violenza, che poteva avere una sola conclusione: «Un posto dominato da belve feroci che sbranano la gioventù, le carni più tenere, e ne bruciano il futuro. Un posto così diventa deserto giorno dopo giorno. E dal deserto puoi solo scappare»: l’unica via che permetterà a due protagonisti di salvarsi, e di amarsi, altrove."
Felice Blasi "Corriere del Mezzogiorno"