ZACCAGLINO Vito Assistenza & Vendita Macchine per Ufficio

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30/01/2024
Si effettuano conversioni video da vecchie cassette VHS su nuovi formati digitali (DVD o File Multimediali fruibili su t...
25/01/2023

Si effettuano conversioni video da vecchie cassette VHS su nuovi formati digitali (DVD o File Multimediali fruibili su tutti i dispositivi Hi-Tech); con ricostruzione filmati in avaria e montaggio personalizzato. Non rischiare di perdere i tuoi ricordi….

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WhatsApp, gli utenti devono dare molta attenzione a questo SMSPurtroppo, ad approfittare di un’attenzione sempre pilata ...
14/04/2020

WhatsApp, gli utenti devono dare molta attenzione a questo SMS

Purtroppo, ad approfittare di un’attenzione sempre pilata verso la chat ci sono anche i cybercriminali che affollano la rete. A questo proposito, è doveroso sottolineare come da giorni sia tornato a circolare un SMS potenzialmente pericoloso con questo preciso testo: “Saluti da WhatsApp! Il tuo numero di telefono non è registrato su questo dispositivo. Clicca sul link per attivare il numero di telefono”.

Al testo è associato anche un link, la vera esca che espone ad un potenziale rischio migliaia e migliaia di utenti.
La tecnica qui utilizzata dai malintenzionati è quella classica del phishing. Proprio attraverso un messaggio sensazionalistico come questo, si cerca di indirizzare alcuni lettori verso un link davvero rischio che espone alla condivisione di dati personali sensibili e privati. I dati personali saranno poi utilizzati per scopi commerciali o per creare dei profili fasulli.

Quello dell’SMS che vi abbiamo presentato non è l’unico rischio a cui far caso in questi giorni. Come vi abbiamo evidenziato anche in altre circostanze, sulla piattaforma continuano a circolare una lunga serie di fake news con argomento principale l’epidemia di Coronavirus. Sia nell’uno che nell’altro caso, l’unica soluzione per evitare ogni genere di pericolo è eliminare il messaggio.

Al giorno d’oggi tutti dispongono di una propria offerta 4G per navigare in giro per il mondo ma il WiFi resta un tassel...
30/10/2019

Al giorno d’oggi tutti dispongono di una propria offerta 4G per navigare in giro per il mondo ma il WiFi resta un tassello essenziale. Lo si usa per navigare illimitati e senza pensieri. Il traffico degli operatori ha un limite per quanto riguarda la quantità di traffico generato. I fatidici 50 Giga al mese potrebbero non essere sufficienti per chi intende connettersi ad oltranza con servizi tipo Netflix e Sportify. Lo streaming consuma parecchi dati, ma non se troviamo una rete WiFi Gratis ovunque con quelli che sono stati eletti come i trucchi migliori che si possono usare fuori casa. Ecco quali sono.

Trucchi per avere il WiFi Gratis in qualsiasi parte del mondo: come navigare senza consumare i Giga della propria offerta TIM, Wind, Tre, Vodafone, Iliad o MVNO
Possiamo fare parecchie cose su Internet se siamo in viaggio o fuori casa. Ma è difficile gestire grossi flussi di dati senza rimanere a corto di Giga. Il piano mensile, anche se da 50 o più Giga, potrebbe non bastare per arrivare a fine mese. Ed ecco perché è bene scomodare i metodi efficaci per navigare senza preoccupazioni.

Hotel
Gli Hotel hanno il WiFi. Spesso è efficace anche per essere usato esternamente alla struttura. Basta ottenere la password chiedendola ad un cliente o direttamente al personale della struttura che la fornirà senza fare storie.

Ristoranti o negozi
Stesso discorso per il WiFi dei ristoranti. Coloro che espongono il marchio nelle vetrine concedono la connessione gratuita ai clienti. Spesso abbiamo postazioni aperte che non hanno bisogno di codici di accesso. Accade per grosse catene di distribuzione alimenti come Starbucks o Burger King.

Applicazioni indispensabili
Abbiamo poi le app per cercare WiFi Gratis. Un esempio pratico è WifiMapper disponibile a costo zero per gli utenti Android. Wiffinity è una delle più conosciute e parimenti alla precedente concede la vista sulle zone a connessione aperta che è possibile usare per accedere al web ed alle proprie applicazioni in modo illimitato.

Spazi pubblici
Parchi, aeroporti, stazioni ferroviarie, scuole e centri culturali mettono a disposizione una rete WiFi libera da vincoli. In Italia è nato un nuovo progetto che si estende a livello cittadino senza vincoli geografici di sorta. Gli abitanti si collegano senza pagare creando un semplice account unico che offre velocità al pari degli MVNO più conosciuti per la navigazione 4G.

WhatsApp, bug rende inutili Touch ID e Face IDIl login su WhatsApp tramite Touch ID e Face ID su iOS si può aggirare a c...
22/02/2019

WhatsApp, bug rende inutili Touch ID e Face ID

Il login su WhatsApp tramite Touch ID e Face ID su iOS si può aggirare a causa di un bug. La società ha introdotto questi nuovi sistemi di sicurezza con la nuova versionedell’applicazione, che ha aggiunto questi due sistemi di sicurezza per accedere all’applicazione di messaggistica. Introdotta quindi più sicurezza per le proprie chat private, anche se un utente su Reddit ha scoperto una falla che permette in alcuni casi di bypassare la protezione.

WhatsApp su iOS consente di usare il riconoscimento facciale o l’impronta digitale per accedere, ma qualcuno si è accorto che tutto questo è aggirabile usando la funzione di condivisione per inviare file dall’app. Questo tipo di verifica sicura può essere impostata per essere richiesta subito, al momento del login, ma anche a diversi intervalli. Dopo uno o quindici minuti fino a un’ora, questo per continuare a mantenere l’accesso all’applicazione in un dato limite di tempo.
Gli utenti hanno scoperto però che se si passa all’app foto e si seleziona Condividi, chiaramente per inviare un’immagine, il controllo di sicurezza non entra in funzione a una condizione, cioè se in precedenza si è scelto un intervallo di tempo diverso da “Immediatamente”. Ciò accade anche se l’opzione è stata attivata in precedenza, rendendo nullo il processo si autenticazione con Touch ID o Face ID su iOS.

Questo bug non è rimasto confinato a un thread su Reddit, l’azienda ne è a conoscenza, inoltre è stato segnalato anche da WABetainfo, che spesso pubblica anticipazioni sulle nuove funzioni di WhatsApp. La società ha dichiarato che rilascerà a breve un aggiornamento correttivo, nel frattempo raccomanda a tutti di scegliere l’opzione “Immediatamente” nelle impostazioni. Per ora è l’unico modo per non permettere di aggirare la protezione di sicurezza.
Non resta che attendere questo aggiornamento, di cui ovviamente non c’è ancora una data precisa di rilascio.

SPID gratis: tutte le offerte.Lo SPID può essere richiesto dai cittadini gratuitamente agli Identity Provider abilitati;...
19/01/2019

SPID gratis: tutte le offerte.

Lo SPID può essere richiesto dai cittadini gratuitamente agli Identity Provider abilitati; tutto quello che c'è da sapere su costi ed offerte.

Lo SPID è il sistema di autenticazione che permette a cittadini ed imprese di accedere ai servizi online della pubblica amministrazione e dei privati aderenti con un’identità digitale unica. In altri termini questa identità digitale permette di accedere con facilità e con la garanzia della massima sicurezza a tutti i servizi aderenti. Lo SPID è gratuito e tutti i cittadini e le aziende possono richiederlo. Per ottenerlo dovranno rivolgersi a uno dei soggetti abilitati (Identity Provider) come Aruba, Infocert, Intesa, Namirial, Poste, Register, Sielte, TIM o Lepida.

Indipendentemente dall’Identity Provider scelto, lo SPID sarà uguale e non prevederà forme d’utilizzo differenti. L’attribuzione dello SPID è assolutamente gratuita. Tuttavia, alcuni Identity Provider possono prevedere alcune modalità di registrazione a pagamento. L’assegnazione dello SPID, infatti, prevede il riconoscimento e l’identificazione della persona in loco al momento dell’attivazione oppure l’utilizzo di strumenti come la firma elettronica. Per chi non può recarsi negli uffici dell’Identity Provider o non disponesse della firma elettronica, possono essere previste delle modalità di registrazione da remoto ma a pagamento. Per ottenere la propria identità digitale basta fornire pochi dati come un indirizzo e-mail, il numero di telefono del cellulare, un documento di identità valido e la tessera sanitaria.
I tempi di rilascio dell’identità digitale dipendono dai singoli Identity Provider.

Gli Identity Provider che offrono il riconoscimento di persona sono: Aruba, InfoCert, Intesa ID, Lepida, Namirial, Poste, Sielte e TIM. Tutte queste società oltre a SpidItalia offrono anche il riconoscimento tramite firma elettronica per effettuare l’attivazione direttamente via Internet. L’attivazione online è possibile anche utilizzando la Carta d’Identità Elettronica (CIE) o la Carta Nazionale dei Servizi (CNS) con tutti tranne che con Intesa ID.
Per chi non potesse recarsi in un ufficio abilitato o non disponesse degli strumenti digitali per l’attivazione online, alcuni Identity Provider offrono un riconoscimento via we**am utilizzando uno specifico software. Questo strumento, però non è gratuito e solitamente richiede il pagamento di una piccola cifra. Gli Identity Provider che offrono questa opportunità sono: Aruba, InfoCert, Intesa ID, Lepida e SpidItalia. Anche Sielte offre questo servizio ma gratuitamente.

AGCOM, tutele per i consumatori nei contratti TLC.AGCOM ha approvato le nuove linee guida sul recesso e sul cambio degli...
03/11/2018

AGCOM, tutele per i consumatori nei contratti TLC.

AGCOM ha approvato le nuove linee guida sul recesso e sul cambio degli operatori; le spese di recesso non potranno superare il costo del canone.

AGCOM vuole garantire ai consumatori precise e sicure tutele quando decidono di recedere da un contratto di telefonia o quando migrano ad un altro operatore. Proprio per questo, l’Autorità ha approvato una serie di “Linee guida sulle modalità di dismissione e trasferimento dell’utenza nei contratti per adesione”.
Attraverso la delibera delibera 487/18/CONS, AGCOM ha voluto spiegare come vigilerà sulla corretta applicazione delle norme che regolano il passaggio ad altro gestore o il recesso per volontà degli utenti. In queste casistiche, infatti, gli operatori possono prevedere la corresponsione di una serie di costi di recesso agli utenti.

Il primo aspetto che l’Autorità ha voluto chiarire all’interno della delibera è la disciplina delle spese di recesso che deve applicarsi a tutti i costi che gli operatori addebitano agli utenti quando questi ultimi recedono dal contratto. Questo significa che si devono considerare inclusi non solamente i costi sostenuti dagli operatori per dismettere o trasferire l’utente ma anche quelli relativi alla restituzione degli sconti erogati in caso di offerte promozionali, nonché i costi relativi al pagamento delle rate residue dei prodotti e i servizi offerti congiuntamente al servizio principale.

Tuttavia, l’Autorità ha anche chiarito che le spese di recesso non possono superare il canone mensile mediamente pagato dall’utente. Trattasi di una scelta ben precisa per evitare che al cliente siano richieste spese non proporzionate al valore del contratto. Inoltre, altro aspetto chiarito da AGCOM, la restituzione degli sconti dovrà essere equa e proporzionata al valore del contratto ed alla durata residua della promozione. Con questa ulteriore scelta, l’Autorità mette fine alla prassi che vedeva gli operatori richiedere indietro l’intero sconto in caso di recesso anticipato. Gli operatori, dunque, potranno richiederne ancora la restituzione ma in misura inferiore rispetto a quanto fanno oggi.

In linea con quanto stabilito dalla legge concorrenza, sono stati poi rafforzati gli obblighi informativi e di comunicazione, stabilendo, in particolare, l’obbligo per gli operatori di rendere note tutte le spese che l’utente dovrà sostenere in corrispondenza di ogni mese in cui il recesso potrebbe essere esercitato.

I clienti, infine, recedendo, potranno scegliere se continuare a pagare le rate residue, oppure pagarle in una volta sola. Per AGCOM, in questo modo sarà possibile garantire ai consumatori la piena libertà di recedere dal contratto.
L’Autorità fa anche sapere che la durata della rateizzazione dei servizi non potrà eccedere i ventiquattro mesi.

Google Assistant controlla Netflix su Android TVTramite un aggiornamento in arrivo nei prossimi giorni Google Assistant ...
17/10/2018

Google Assistant controlla Netflix su Android TV

Tramite un aggiornamento in arrivo nei prossimi giorni Google Assistant permettrà di riprodurre contenuti Netflix su dispositivi Android TV.

Le smart TV con il sistema Android TV hanno al loro interno tutte le funzionalità offerte dal dongle HDMI Chromecast, una tecnologia chiamata Chromecast-built-in che però è limitata rispetto ad un vero e proprio Chromecast, ad esempio, non consente di controllare Netflix da Google Assistant, cosa invece possibile con altre piattaforme video come YouTube, ma anche su Google Foto. Almeno fino ad oggi.
È di poche ora fa infatti la notizia secondo la quale l’assistente virtuale di Google è in grado di riprodurre i contenuti Netflixsu dispositivi con sistema operativo Android TV, come smart TV o il set top box Nvidia Shield. Fino ad oggi, cercando di chiedere a Google Assistant di riprodurre un film o una serie tv Netflix sulla smart TV l’assistente vocale di bigG rispondeva di non essere in grado di farlo, dicendo:
Scusa, non posso far partire la riproduzione Netflix su Android TV.

Ancora non si conoscono i dettagli di questa nuova funzionalità, come ad esempio le lingue supportate o i comandi. Ricordiamo però che per poter sfruttare questa nuova feature – che sarà disponibile in tutto il mondo nei prossimi giorni tramite un aggiornamento dell’app Android TV di Netflix – è necessario aver collegato il proprio account Netflix a Google Assistant attraverso l’app Google, l’app Google Assistant o l’app Google Home.
Una volta configurato e accoppiato correttamente il proprio profilo su Google Assistant si potrà chiedere alla voce amica di bigG una cosa di questo tipo:

Ok Google, riproduci Daredevil su Netflix su Android TV (o altro nome del dispositivo con Android TV)
Probabile che una volta avviato il contenuto potrà essere messo in pausa, mandato avanti o indietro velocemente, si potrà alzare o abbassare il volume e tanto altro ancora, tutto con la propria voce tramite Google Assistant, come è possibile fare con un normale telecomando.

Asta 5G, continuano i rilanci.Prosegue a suon di rilanci l'asta per il 5G che è arrivata a quasi 3,3 miliardi di euro di...
22/09/2018

Asta 5G, continuano i rilanci.

Prosegue a suon di rilanci l'asta per il 5G che è arrivata a quasi 3,3 miliardi di euro di valore; attesi per oggi ulteriori incrementi.

L’asta per il 5G ha raggiunto il valore complessivo di quasi 3,3 miliardi di euro e oggi si assisterà, sicuramente, a nuovi incrementi. Dopo l’assegnazione rapida delle pregiate frequenze da 700 MHz a TIM, Vodafone ed Iliad, la competizione tra gli operatori si è accesa sugli altri lotti ed in particolare su quelli disponibili per le frequenze da 3,7 GHzcontesi da TIM, Vodafone, Wind Tre, Iliad e Fastweb. Oggi si attendono nuovi rialzi su questa contesa che potrebbe andare avanti ancora alcuni giorni.

Asta che si dimostra dinamica anche per quanto riguarda l’assegnazione delle frequenze da 26 GHz che fanno gola a tutti gli operatori in gioco perché consentiranno di avviare quasi immediatamente le reti 5G. Infatti, la frequenza da 700 MHz, molto pregiata perché consentirà di estendere sensibilmente il livello di copertura, oggi è ancora occupata dalle emittenti televisive e non sarà disponibile prima del 2022. Anche la frequenza da 3,7 GHz non è immediatamente libera in quanto sarà disponibile solamente dal 2019.
La frequenza da 26 GHz, invece, è praticamente sfruttabile quasi da subito ed è già pronta per l’utilizzo con gli apparati 5G.
Nel corso degli ultimi mesi, tutti i test condotti sul 5G ed in particolare sulle onde millimetriche hanno utilizzato questa frequenza. Dunque, gli apparati di rete sia a livello software che hardware sono già rodati a sufficienza per poter essere messi in funzione senza grossi problemi.

L’asta, dunque, proseguirà anche nei prossimi giorni. Secondo alcuni analisti, l’investimento totale da parte degli operatori potrebbe essere superiore di 1 miliardo di euro rispetto alle stime iniziali. Curiosamente, al momento non sono arrivate offerte per la frequenza da 700 Mhz Sdl.

WhatsApp, una vulnerabilità può ingannare gli utenti.Scoperta una vulnerabilità in WhatsApp che potrebbe esser sfruttata...
12/08/2018

WhatsApp, una vulnerabilità può ingannare gli utenti.

Scoperta una vulnerabilità in WhatsApp che potrebbe esser sfruttata dagli hacker per manipolare i messaggi e ingannare le persone, truffandole.

I ricercatori della società israeliana per la sicurezza informatica CheckPoint hanno scoperto una vulnerabilità in WhatsAppche potrebbe consentire agli aggressori di ingannare gli utenti intercettando i loro messaggi e modificandone il contenuto. Questo apre alla possibilità di truffare le persone e diffondere disinformazione sulla famosa app di messaggistica istantanea.
Nello specifico, CheckPoint ha affermato che la vulnerabilità offre a un hacker la possibilità di «intercettare e manipolare i messaggi inviati da chi fa parte di una conversazione di gruppo o privata» nonché di «creare e diffondere disinformazione», dando così una ulteriore accelerata a quello che è forse il problema attualmente più grande della piattaforma di proprietà Facebook, accusata di diffondere fake news a causa della sua popolarità e facilità d’uso.
Secondo i ricercatori, ci sono tre metodi che possono essere impiegati per ingannare gli utenti di WhatsApp, esplicati qui di seguito:
• cambiando una risposta scritta da qualcuno, modificandone il testo
• citando un messaggio in risposta a una conversazione di gruppo per farlo apparire come se provenisse da una persona che non fa nemmeno parte del gruppo stesso
• inviando un messaggio a un membro di un gruppo e fingendo che si tratti di un messaggio rivolto a tutto il gruppo, quando in realtà viene mandato solo a quel destinatario.

Check Point ha contattato WhatsApp per informarlo della gravità di questa scoperta e per chiedergli di trovare rapidamente una soluzione. Il team ha ammesso che gli scenari ipotizzati sono effettivamente possibili, minimizzando però il problema. Come infatti dichiarato dal portavoce di WhatsApp Carl Woog, «abbiamo esaminato attentamente questo problema ed è l’equivalente dell’alterazione di un’email». La crittografia end-to-endimplementata dall’app non aiuta in questo caso e, secondo Woog, la verifica di ogni singolo messaggio sarebbe un’attività praticamente impossibile da portare a termine, data la mole di contenuti che ogni giorno vengono scambiati su WhatsApp. Si ricorda infatti che all’inizio dell’anno aveva più di 1,5 miliardi di utenti che scambiavano 65 miliardi di messaggi al giorno.
Per combattere il problema della disinformazione, WhatsApp ha recentemente posto un limite all’inoltro dei contenuti, ha aggiunto un’etichetta ai messaggi inoltrati e ha apportato una serie di modifiche alle chat di gruppo al fine di affrontare questa sfida.

Facebook accusata per la moderazione dei contenutiUn giornalista sotto copertura si è fatto assumere per moderare i cont...
26/07/2018

Facebook accusata per la moderazione dei contenuti

Un giornalista sotto copertura si è fatto assumere per moderare i contenuti di Facebook, scoprendo fatti scioccanti: gravi accuse alla gestione del social.

I contenuti che mostrano i bambini vittime di abusi rimangono su Facebooknonostante le numerose richieste di rimozione, inoltre i moderatori sarebbero addestrati a non rimuovere i post che incitano all’odio e a ignorare quelli raffiguranti bambini che potrebbero essere minorenni. Queste le pesanti accuse rivolte al social network di Mark Zuckerberg da un giornalista dell’emittente britannica Channel 4, andato sotto copertura come moderatore di Facebook e che ha trovato un flusso di contenuti tossici intenzionalmente lasciati sul sito.

Il reporter si è proposto come dipendente di CPL Resources – un appaltatore che si occupa di moderare i contenuti con sede a Dublino e che lavora con Facebook dal 2010 – intraprendendo così la sessione di addestramento per questa occupazione, in cui i nuovi membri dello staff vengono aggiornati sugli standard della comunità di Facebook. Si apprende dal report, denominato “Inside Facebook: Secrets of the Social Network”, che ai moderatori vengono date tre opzioni per la revisione dei materialisegnalati: ignorarli, eliminarli o contrassegnarli come disturbanti.
Il giornalista ha trovato casi in cui le immagini di abusi sui minori, razzismo e violenza potevano rimanere su Facebook. In alcuni casi, i risultati hanno anche rivelato incoerenze selvagge tra il modo in cui i moderatori venivano addestrati e gli standard di Facebook. In particolare, durante la sessione di training, al giornalista è stato mostrato un esempio di contenuto che dovrebbe essere contrassegnato come disturbante: un video di un uomo adulto che picchia un ragazzino. Segnalato nel lontano 2012 da Nicci Astin – che si occupa di lanciare campagne online contro gli abusi sui minori – il video è stato condiviso migliaia e migliaia di volte e sempre rimasto online, fin quando Channel 4 lo ha riportato all’attenzione di Facebook.

Negli standard della comunità di Facebook sull’incitamento all’odio, la piattaforma scrive che «non permettiamo discorsi di incitamento all’odio su Facebook perché creano un ambiente di intimidazione ed esclusione e in alcuni casi possono promuovere la violenza nel mondo reale». Eppure, secondo il reporter, ai tirocinanti sarebbe stato mostrato un meme di una bambina con la testa sott’acqua e la didascalia “quando la prima cotta di tua figlia è un ragazzino nero”. Al giornalista è stato detto che l’immagine era un “ignorare”, perché non violerebbe effettivamente gli standard della comunità, ma solo implicitamente.
Channel 4 ha parlato con Roger McNamee, un ex investitore di Facebook che ha criticato la società per questioni come lo scandalo dei dati di Cambridge Analytica. Ha detto che Facebook è in grado di trarre vantaggio dai contenuti estremi, per questo opterebbe per mantenerli sul social.

In un post diramato sul blog ufficiale, Facebook ha confermato che c’è ancora molto da fare a riguardo, negando però le accuse sul fatto che sceglie di mantenere i contenuti tossici per mere questioni di monetizzazione:
Le persone di tutto il mondo usano Facebook per connettersi con amici e familiari e per discutere apertamente di idee diverse. Ma condividono solo quando sono al sicuro. Ecco perché abbiamo regole chiare su ciò che è accettabile su Facebook e sui processi stabiliti per applicarle. Stiamo lavorando s**o su entrambi, ma non sempre lo facciamo bene.

Questa settimana un rapporto televisivo su Channel 4 nel Regno Unito ha sollevato questioni importanti su tali politiche e processi, inclusa l’assistenza fornita durante le sessioni di formazione a Dublino. È chiaro che parte di ciò che è presente nel programma non riflette le politiche o i valori di Facebook e non è all’altezza degli elevati standard che ci aspettiamo.
Prendiamo questi errori in alcuni dei nostri processi di formazione e applicazione in modo incredibilmente serio e siamo grati ai giornalisti che li hanno portati alla nostra attenzione. Quando abbiamo saputo di aver commesso degli errori abbiamo agito immediatamente, stiamo fornendo una formazione aggiuntiva e stiamo lavorando per capire esattamente cosa è successo in modo che possiamo correggerlo.
È stato suggerito che chiudere un occhio sui contenuti negativi è nei nostri interessi commerciali. Questo non è vero. Creare un ambiente sicuro in cui persone da tutto il mondo possano condividere e connettersi è fondamentale per il successo a lungo termine di Facebook. Se i nostri servizi non sono sicuri, le persone non condivideranno e nel tempo smetterebbero di usarli. Nemmeno gli inserzionisti vogliono che i loro marchi siano associati a contenuti inquietanti o problematici.
Facebook ha inoltre detto alla BBC di voler raddoppiare il numero dei moderatori impiegati, portandoli entro l’anno da 10mila a 20mila.

Microsoft Edge per iOS e Android con Adblock PlusMicrosoft migliora la sicurezza del suo browser Edge per iOS ed Android...
26/06/2018

Microsoft Edge per iOS e Android con Adblock Plus

Microsoft migliora la sicurezza del suo browser Edge per iOS ed Android integrando direttamente Adblock Plus per una navigazione senza pubblicità.

Microsoft ha deciso di inserire il noto Adblock Plus direttamente all’interno dei suoi browser Edge per iOS ed Android. La casa di Redmond ha iniziato a rilasciare questa integrazione all’interno di Edge per Android per gli utenti del programma beta. Per quanto riguarda iOS, invece, l’integrazione è disponibile all’interno del programma di test di iOS. Adblock Plus arriverà per tutti gli utenti regolari del browser Edge per iOS ed Android in tempi brevi, non appena saranno state fatte le ultime verifiche.
Adblock Plus può essere abilitato direttamente nelle impostazioni di Microsoft Edge e non richiede un componente aggiuntivo separato da installare per poter funzionare. In altri termini non ci sarà nessuna estensione da installare come, invece, accade per il browser Edge per Windows 10. Questa integrazione è significativa non solamente perché il gigante del software potrà offrire un più alto livello di sicurezza durante la navigazione per i suoi utenti ma anche perché la società ha stretto un accordo direttamente con Adblock Plus per sviluppare questa funzionalità direttamente nel suo browser. Microsoft non è l’unica tra le grandi società di Internet ad offrire un sistema simile. Google aveva svelato in precedenza il proprio sistema di blocco degli annunci in Chrome per Android che, però, non è così aggressivo come Adblock Plus e la maggior parte degli annunci non sono, in realtà, bloccati nella maggior parte dei siti.
Il browser Firefox per Android di Mozilla include un sistema di blocco degli annunci, ma è attivo solo durante una sessione di navigazione in modalità in incognito. Invece, gli utenti Android in possesso di un Samsung Galaxy possono installare l’estensione Adblock per bloccare gli annunci direttamente nel browser nativo dello smartphone.

Microsoft Edge per Android ha raggiunto le 5 milioni di installazioni sul Google Play Store, quindi ha ancora molta strada da fare per raggiungere le 100 milioni di installazioni di Firefox o il miliardo di installazioni del browser Chrome, tuttavia Microsoft sta lavorando duramente per renderlo sempre più completo ed affidabile. Non è chiaro, invece, quanto sia popolare il browser Edge su iOS.

Microsoft, progressi nel computer quantistico.Microsoft continua a lavorare sui computer quantistici che saranno in grad...
19/06/2018

Microsoft, progressi nel computer quantistico.

Microsoft continua a lavorare sui computer quantistici che saranno in grado, in futuro, di risolvere problemi complessi in pochi secondi.

Microsoft sta lavorando ad un computer quantistico già da un po’ di tempo. Tuttavia, la casa di Redmond non è la sola nella corsa a creare un computer quantistico funzionante, in quanto molte altre aziende stanno lavorando su questa innovativa tecnologia. Anche se c’è una forte competizione, Microsoft sembrerebbe essere in forte vantaggio. Attraverso un post sul suo blog ufficiale, il gigante del software ha illustrato alcuni dei suoi recenti progressi nella realizzazione di un computer quantistico.
Secondo la società, i computer quantistici potrebbero risolvere una serie di problemi che sono completamente inarrivabili per gli esseri umani in questo momento e potrebbero farlo in appena 100 secondi. Microsoft evidenzia, anche, come i suoi clienti aziendali sono molto interessati a questa tecnologia e di avere già dei piani al riguardo per il futuro. Microsoft sta lavorando ad una soluzione scalabile, che verrà eseguita senza problemi sul cloud di Azure e con un basso numero di errori. Il gigante del software evidenzia, infatti, che non tutti i qubit sono uguali; la maggior parte, infatti, sono intrinsecamente instabili. I qubit, si ricorda, sono i bit quantistici cioè le unità di informazione quantistica. In buona sostanza, trattasi dei mattoni dei computer quantistici.
L’approccio del gigante del software sarebbe quello di utilizzare i “topological qubit” (qubit topologici) che si distinguono per la loro accuratezza, per la loro bassa suscettibilità ai cambiamenti ambientali, per il loro minor costo e per la loro capacità di risolvere problemi complessi. Microsoft è l’unica azienda importante che tenta di costruire qubit topologici, che permettono di ridurre significativamente qualsiasi interferenza a livello subatomico che potrebbe influire sulla macchina. Con questo approccio, i qubit computazionali saranno “corretti” dagli altri qubit.
L’anno scorso Microsoft aveva anche rilasciato un kit di sviluppo quantistico che consentiva agli sviluppatori di creare e testare app per un computer quantistico all’interno di un simulatore. Il primo computer quantistico dovrebbe arrivare nel giro dei prossimi anni e sarà interessante scoprire chi sarà il primo a costruirne uno di perfettamente funzionante.

Apple diventerà anche un’etichetta discografica ?Apple potrebbe diventare un'etichetta discografica, con la produzione d...
01/06/2018

Apple diventerà anche un’etichetta discografica ?

Apple potrebbe diventare un'etichetta discografica, con la produzione diretta degli artisti di Apple Music: ecco le indiscrezioni apparse sulla stampa.

Apple potrebbe presto diventare un’etichetta discografica, almeno in senso lato. Secondo quanto riferito da Music Business Worldwide, infatti, il gruppo di Cupertino starebbe pensando di creare una divisione publishing per Apple Music, diretta da Elena Segal, precedente direttore legale di iTunes International. L’obiettivo pare sia la produzione di album in proprio, con gli artisti con cui il gruppo californiano ha stretto precise esclusive.
La divisione editoriale di Apple Music, a quanto pare già ben strutturata sia sul fronte delle operazioni che delle pubbliche relazioni, lavorerà tra la sede di Cupertino e Londra, con l’obiettivo di scovare e produrre nuovi talenti in campo musicale, in particolare cantautori. Apple potrebbe quindi occuparsi della produzione di album e singoli, senza passare per le etichette e la distribuzione classica, da diffondere poi tramite il proprio servizio di streaming e la digital delivery di iTunes Store.

Steam Link: l’app è disponibile su Android.Valve pubblica su Play Store la versione beta dell'applicazione mobile uffici...
19/05/2018

Steam Link: l’app è disponibile su Android.

Valve pubblica su Play Store la versione beta dell'applicazione mobile ufficiale di Steam Link, per smartphone e tablet con sistema operativo Android.
Annunciata poco più di una settimana fa, l’applicazione ufficiale di Steam Link fa oggi il suo debutto ufficiale sulla piattaforma Play Store, seppur in versione beta. È possibile scaricarla in download gratuito per smartphone e tablet con sistema operativo Android. Per chi non ne fosse a conoscenza, serve per eseguire i giochi in streaming da PC a mobile.
Stando a quanto dichiarato da Valve, il software arriverà anche sui device iOS e sulla Apple TV non appena il gruppo di Cupertino fornirà la propria approvazione per la distribuzione su App Store. Per usufruirne è necessario soddisfare alcuni requisiti: bisogna anzitutto che il PC e il dispositivo mobile siano connessi alla stessa rete WiFi (5 GHz). Il computer dev’essere inoltre collegato al router tramite cavo Ethernet, così da garantire la massima velocità possibile nella trasmissione dei dati e scongiurare il rischio di rallentamenti. Non è dato a sapere se un giorno sarà possibile basare il sistema anche sui network mobile 4G o LTE.

Screenshot per l’applicazione Steam Link di Valve, in download gratuito sui dispositivi Android nella sua versione beta (immagine: Play Store).
Una volta messi in comunicazione i due device si potrà giocare ai titoli direttamente osservando lo schermo dello smartphone o del tablet, interagendo con lo Steam Controller oppure con un qualsiasi altro gamepad Bluetooth compatibile (l’elenco di quelli ufficialmente supportati non è ancora stato pubblicato).
L’app di Steam Link porta il gaming dal computer fisso al tuo dispositivo Android. Ti basta associare un controller Bluetooth o uno Steam Controller al tuo dispositivo, connetterti ad un computer sulla stessa rete locale con Steam in esecuzione e iniziare a giocare ai tuoi titoli su Steam.
La software house assicura inoltre la compatibilità con Android TV, così come il supporto alla risoluzione 4K e ai 60 fps di framerate, affermando però che il formato Full HD sarà lo standard per molti giochi.

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