Il Bestiario degli italiani, rivista

Il Bestiario degli italiani, rivista Rivista trimestrale

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Che futuro ci può essere per una generazione che vive con nostalgia il passato? Sono i millennials, la generazione “pont...
12/12/2025

Che futuro ci può essere per una generazione che vive con nostalgia il passato? Sono i millennials, la generazione “ponte” in bilico tra due epoche inconciliabili. La generazione delle rivoluzioni mancate. Delle aspettative tradite. Dell’ingenuità. La generazione sogno. Il ricordo di un mondo analogico in via di estinzione e il racconto di un mondo digitale in continuo dive**re.

11/12/2025

IL NUOVO NUMERO “GENERAZIONE SOGNO” È IN PREVENDITA
(Link in bio)
Secondo il Washington Post, noi Millennial - i nati tra gli anni ‘80 e metà dei ‘90 - abbiamo attraversato tutte le sfortune più grandi del XXI secolo: crisi economica e recessione, cambiamento climatico e disastri ambientali, saturazione occupazionale e terrorismo. Un mondo molto diverso da quello in cui siamo cresciuti e da quello che ci era stato promesso. E se noi con le rivoluzioni non abbiamo avuto molto a che fare, il nostro corpo è stata la prima sentinella di un disagio profondo, una manifestazione psichica somatizzata negli attacchi di panico e nel burnout, e in casi più estremi nella depressione. Come una risposta alla velocità del mondo, una richiesta di ripensare al nostro modo di esistere, di tornare ad una dimensione più intima. Perché nonostante sia lontano da noi attribuire delle etichette, conveniamo con i sociologi di essere una “generazione ponte”, spezzati a metà, in bilico tra due epoche inconciliabili e che potremmo definirle come una analogica e una digitale, o ancora meglio, pre e post social network. Ma anche pre e post calcolatrice di Berlusconi, se pensiamo che siamo nati addirittura con un’altra moneta e che siamo cresciuti con un potere di acquisto molto minore di quello dei nostri genitori. Spartiacque tra questi universi, evento cardine e “assoluto” è stato l’11 settembre 2001, che ha interrotto le favole della Melevisione e ha bucato l’ingenuità della nostra infanzia con la sua ferocia, mandando a reti unificate l’immagine del futuro che si srotolava davanti a noi. Ed è proprio verso questa infanzia perduta per sempre, che la nostalgia millennial si è rivolta, una nostalgia sui generis perchéé indirizzata per la prima volta verso un’epoca vicinissima. Abbiamo dovuto cambiare il nostro modo di comunicare e di socializzare, abbiamo dovuto smentire la nostra fede nel futuro, nelle promesse di una società che invece ci ha chiesto di trasformarci e adattarci, ma soprattutto di rinunciare.

10/12/2025

Volete tuffarvi nei ricordi? Rivivere degli anni che sembrano già lontani? Le contraddizioni, i sogni, le aspettative, gli eventi che hanno fatto da spartiacque tra due mondi opposti? Com’eravamo? E come siamo ora? Tenetevi forti, domani esce il nuovo numero del Bestiario “Generazione sogno”.

Il Calendario illustrato con i romanzi italiani del Novecento che ci parlano ancora. Dodici mesi per dodici titoli. Dal ...
01/12/2025

Il Calendario illustrato con i romanzi italiani del Novecento che ci parlano ancora. Dodici mesi per dodici titoli.

Dal desiderio ossessivo degli amori non corrisposti di Un amore, alle ribellioni giovanili in Altri Libertini; dalle contraddizioni nevrotiche de La coscienza di Zeno al fiato sospeso de La donna della domenica, dalla malinconia di Cesare Pavese all'inquietudine spietata di Alberto Moravia, un calendario che fa rivivere i personaggi e le storie italiane che amiamo di più.

Il calendario romanzato 2026
Gennaio  ~ Un amore di Dino Buzzati
Febbraio ~ Conversazioni in Sicilia di Elio Vittorini
Marzo ~  Bestie di Federigo Tozzi
Aprile ~  Il conformista di Alberto Moravia
Maggio ~  Altri libertini di Vittorio Tondelli
Giugno ~  La spiaggia di Cesare Pavese
Luglio ~ L’isola di Arturo di Elsa Morante
Agosto ~ La pietra lunare di Tommaso Landolfi
Settembre ~   Gli amori difficili di Italo Calvino
Ottobre ~ La coscienza di Zeno di Italo Svevo
Novembre ~  La donna della domenica di Fruttero e Lucentini
Dicembre ~  Lessico familiare di Natalia Gizburg

Ho amato tutti i maschi della mia vita. A partire dal primo, mio padre. Un sentimento, in infanzia, senza ombre fatto di...
21/11/2025

Ho amato tutti i maschi della mia vita. A partire dal primo, mio padre. Un sentimento, in infanzia, senza ombre fatto di giochi e di scoperte. Ho amato i miei cugini. Sporchi, con i piedi sempre neri. E rissosi e prevaricatori. Ma anche molto fragili. Uno di loro aveva una macchia rossa in viso. Una voglia scarlatta che gli tingeva la palpebra, la guancia, fino alla bocca. Quando qualcuno lo guardava alieno, io lo amavo ancora di più.
Ho amato il mio primo amico, mentre ci stringevamo dietro la corteccia di un albero per non esser visti, giocando a nascondino. Il turbamento di sfiorarci appena, la timidezza nel segreto di uno sguardo prolungato.
Ho amato il mio compagno di classe che mi ignorava per essere visto. Ho amato il figlio del fruttivendolo che, quando facevo compagnia a mia mamma al mercato, mi infilava di nascosto nelle mani qualche ciliegie in più. A vent’anni ho amato un ragazzo che voleva fare il ribelle. Che si riempiva di parole grandi, di sogni, di poesie. Come immortale sembrava che potesse giocare con il mondo, mentre rideva degli anni che sarebbero venuti. Amavo i suoi ricci indomiti. I suoi occhi neri che annacquava con il vino e con una dissolutezza giovanile di chi non contava il tempo perché lo immaginava senza fine.
Poi, ho amato un ragazzo a cui la vita aveva fatto molti torti. Prigioniero del dolore annaspava nel mare degli adulti, quando ancora lui non lo era. Ne amavo il coraggio, e anche la sua diffidenza che era la paura di chi è poco abituato alle cose belle. Come il nostro legame acerbo e spontaneo. Ho amato il mio vicino di casa, che mi prendeva e lasciava. Le giornate erano fatte di tutte le mie attese. Uno struggimento continuo per ottenere una sua carezza, a cui sapevo bene sarebbe seguito un altro arrivederci. (Continua sul sito del bestiario link in bio)

Ritorna la festa per sognatori, illusi, amanti, curiosi, inguaribili romantici, anacronistici, inquieti, umorali, audaci...
18/11/2025

Ritorna la festa per sognatori, illusi, amanti, curiosi, inguaribili romantici, anacronistici, inquieti, umorali, audaci. Vieni il 29 novembre da .roma per scoprire il nuovissimo numero interamente dedicato al Maschio! Dischi selezionati da Pm sounds di .rome . Non puoi mancare! Ps. Vuoi bere vino e birra a fiumi gratuitamente alla festa del Bestiario? Abbonati e ti ricompenseremo (link in bio) 🍷🕺🪩

Maschio bianco etero basico. Fino a ieri il più privilegiato tra i privilegiati. Eri il re dei re. L’Uomo tra gli uomini...
18/11/2025

Maschio bianco etero basico. Fino a ieri il più privilegiato tra i privilegiati. Eri il re dei re. L’Uomo tra gli uomini. Maschio bianco etero basico. Forza, coraggio, onore, sacrificio. Valori che ieri ti hanno permesso di conquistare e schiavizzare popoli barbari, di edificare sul sangue altrui la civiltà di santi, poeti, eroi, navigatori che ci dà ancora da mangiare e fino a pochi anni fa garantire la buona cottura delle bistecche il lunedì di pasquetta. Maschio bianco etero basico. Tua era la domenica dedicata alla partita. Tua la responsabilità di riparare la perdita del lavandino, di pagare il conto, aprire la portiera della macchina alla tua consorte. Avevi grandi doveri, godevi di immensi diritti: non sapere come funzionassero lavatrice e ferro da stiro, il solo a poter sedere a gambe larghe, a poter ridere di tutto. E adesso cosa rimane dell’eterobasico, l’ultimo figlio orfano del ventennio berlusconiano? Il rampollo cresciuto più da Mediaset che da quella madre già assente, già indipendente, educato da Ciao Darwin e dalle veline di Greggio e Iacchetti, dallo zio Jerry, laureato in bomberismo al Cepu con Bobo Vieri e Pippo Inzaghi, che ha pianto di nascosto sulle note dei Blue e di Cremonini – hai avuto anche tu la tua grande guerra giocando a Cod, hai allenato i migliori nella Master League di Pes, hai imparato a sognare nell’epoca in cui ogni futuro era possibile. E oggi che la vita, l’austerità e l’inflazione ti hanno piegato, e che fai parte di quella classe media impoverita a rischio declassamento, oggi che quel sogno maschio bianco etereo basico di benessere e di serenità, hai scoperto avere un prezzo altissimo, sei costretto a ba***re in ritirata. PER LEGGERE L’ARTICOLO COMPLETO DI LV LINK IN BIO

Frasario essenziale sul maschio 🥊
14/11/2025

Frasario essenziale sul maschio 🥊

(…)Gli occhi dei bambini levano l’imbarazzo dello stare al mondo perché le cose più grandi di loro non solo le capiscono...
11/11/2025

(…)Gli occhi dei bambini levano l’imbarazzo dello stare al mondo perché le cose più grandi di loro non solo le capiscono ma poi non le giudicano. Ed è in quel momento che sento il peso specifico e preciso dell’insufficienza: io, suo padre, non mi sento e non sono abbastanza. (…)Eppure lei, in silenzio, sembra dirmi che lo sa. Che ha già capito che non sarò perfetto, ma che ci sarò. (…) La paternità non è qualcosa che accade per diritto, ma qualcosa che si attribuisce: e in questa generazione — la mia — siamo in debito cronico verso quel gesto. La generazione convinta di poter diventare tutto perché programmata dai padri della religione della fiducia. ‘Al mio piccolo genietto’, mi scriveva la maestra Maria Teresa. Ingegnerizzati per eccellere, istruiti a brillare, abituati a essere speciali. Poi il vero è stato altro, precario, confuso, liquido, forse deprimente. Ci hanno fatto credere di essere infiniti, e invece siamo fragili. Così quando la vita ci chiede, o chiediamo noi ad essa, qualcosa di radicalmente adulto — come diventare padri — ci troviamo col fiato corto e l’angoscia che ti divora. La paternità per noi non arriva come approdo ma come un cortocircuito: da un lato il desiderio feroce di esserci, di proiettare il proprio ego ancor di più, dall’altro l’infantilismo che ci tatua addosso il titolo di eterni figli. (…)Siamo i genitori/figli, dipendenti dal welfare familiare, abituati al disagio continuo dell’inadeguatezza. Così attraverso loro sopravviviamo alle case troppo care, ai lavori incerti ed ai sogni diluiti. (…)Ci hanno detto che potevamo avere tutto: libertà, realizzazione personale e figli felici. Ma diventare padre è rinunciare, sottrarsi, uscire di scena.
(…)Sento che la paternità non è un titolo ma un esercizio, un atto. Che si fa, non lo si è come madri e donne, e che quindi per farlo devi farlo. Consumarlo e viverlo, a pieno. Mi assolgo pensando che i padri si giudicano sul lungo periodo, quando hanno davvero consumato tutte le opportunità non garantite dalla leggi di natura, quelle sovrastrutturali, dialogiche, mentali. Quindi non sono pronto ma lo sarò.
L’articolo integrale lo trovi solo su il nuovo numero “Ciao Maschio” link in bio.

Quando siamo andati al Festival di MICA MACHO sul maschio eravamo molto prevenuti. Sul treno di andata per Milano già ci...
10/11/2025

Quando siamo andati al Festival di MICA MACHO sul maschio eravamo molto prevenuti. Sul treno di andata per Milano già ci rodeva per la pioggia che avremmo potuto prendere, per il cielo plumbeo che ci avrebbe accolto e per i discorsi qualunquisti che pensavano di ascoltare. Chissà perché alcuni argomenti, lo ammettiamo, fanno ve**re l’orticaria. Perché si pensa di aver sentito già tutto, perché circolano dei pensieri dominanti o a volte proprio perché si è l’oggetto della discussione.
E invece, come accade per le cose più interessanti, ci siamo ricreduti. Abbiamo capito che il maschio, come tema più ampio di peso della virilità, di discussione di ruoli, come consapevolezza di fragilità e di spaesamento, era un discorso molto complesso. Sono emerse contraddizioni e dubbi per ora insolubili. Per alcune cose ci è comunque venuta l’orticaria ma, poi, abbiamo chiesto alla persona che aveva tenuto uno degli incontri, secondo noi, più riuscito di scriverci un pezzo. Questo è quello che ne è uscito fuori (link in bio)

Il ferragosto, in una grande città, ma anche in una di medie dimensioni, è un’esperienza che ha più a che fare con la mo...
15/08/2025

Il ferragosto, in una grande città, ma anche in una di medie dimensioni, è un’esperienza che ha più a che fare con la morte che con la vita. Non in un senso, per così dire, biologico ma qualcosa che sa di mito, di funerale, di dopostoria. Il caldo che arriva a folate, come scorrerie di gendarmi, ti stana senza vergogna, ti umilia con la sua assurdità nel tuo pezzo d’ombra dove avevi trovato tregua. La città vista al solleone è un teatro dismesso, lunare, da extraterrestri. Gli unici che puoi scorgere ad attraversare una strada sono i cani, e i vecchi, che in certi momenti paiono invece ectoplasmi, figure uscite dalla fantasia di un medium, evanescenti, simbolici, come se venissero a parlare solo a te in sogno. I turisti anche sembrano partecipare a questa apocalisse agostana, le facce paonazze traliscono ad ogni riflesso nella fontana immobile, e i monumenti, i ruderi, i pezzi di strada si stagliano nel riverbero denso del suolo come fossili preistorici, carcasse di animali antichissimi, e così le macchine ed i motorini scoloriti ed abbandonati. Ma nonostante ciò il ferragosto cittadino in alcuni istanti sembra far parte della vita, con prepotenza, quando la città improvvisamente ti offre uno scorcio inimmaginato, un angolo normalmente coperto dalle cose dei giorni ordinari appare nella sua gratuità, si rivela, e così una dopo l’altra le nascoste meraviglie di una città ritornata al suo anno zero - come creata dalla tua fantasia - si svelano e seguendo questa trama, senza averlo capito, il ferragosto è finito.

Poiché a vent’anni bramavo tutto, ebbi troppo. Troppe multe, prese con la leggerezza dei gesti irripetibili. Troppe si**...
11/08/2025

Poiché a vent’anni bramavo tutto, ebbi troppo. Troppe multe, prese con la leggerezza dei gesti irripetibili. Troppe si*****te, fumate più per posa che per vizio. Troppi tatuaggi, incisi con la presunzione di avere qualcosa da dire. Recitavo l’adulto. Collezionavo simboli di maturità: orologi, citazioni, abiti stropicciati ad arte. Convinto che bastasse imitare per diventare. Ho finto di sapere, di potere, di essere. E, nell’attesa di diventare autentico, ho scelto il superfluo. La semplicità mi metteva a disagio. La consideravo l’ultima spiaggia di chi aveva rinunciato al resto. Mi sbagliavo. Eppure il superfluo è stato il mio apprendistato sentimentale. Un’educazione all’errore, ma anche una difesa: più cose metti tra te e il mondo, meno rischi di sentirlo. Ma poi arriva l’imbuto. E stringe. All’inizio l’imbuto non si fa notare. Sembra solo stanchezza. Fastidio per le conversazioni inutili, insofferenza verso certi luoghi, certe persone. Poi ti accorgi che non è stanchezza: è un rifiuto. Un bisogno nuovo di vuoto, di margini. Non puoi più permetterti tutto. Inizi a distinguere e a sottrarre, a scegliere. Capisci che l’essenziale non è poco. È esatto. È l’unico lusso che non puoi comprare. Ma attenzione: arriva come una sottrazione forzata. Come quando svuoti una stanza per traslocare, e capisci solo dopo cosa davvero avevi. Ho capito che crescere non è un accumulo, ma una liberazione. Una rivolta silenziosa contro tutto ciò che era rumore mascherato da vita. E che l’essenziale non è solo ciò che resta: è ciò che ti resta accanto. Le poche cose che non ti chiedono di essere altro da te. Oggi mi bastano tre camicie buone. Due amici che sappiano quando tacere. Un gesto quotidiano che sappia durare. Non voglio più tutto. Ho imparato la grammatica della mancanza. Ho imparato che l’abbondanza non educa, ma disorienta. Che il troppo è uno spazio dove puoi stare solo per un po’. Il superfluo non lo rimpiango ma lo ringrazio. Mi ha insegnato cosa vale e cosa non. Il superfluo della giovinezza non si può delegare, né comprimere. Va vissuto, tutto, con leggerezza, con errore e con vanità.

Indirizzo

Magnano In Riviera

Orario di apertura

Lunedì 08:00 - 00:00
Martedì 08:00 - 00:00
Mercoledì 08:00 - 00:00
Giovedì 08:00 - 00:00
Venerdì 08:00 - 00:00
Sabato 08:00 - 00:00
Domenica 08:00 - 00:00

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