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07/03/2025

STASERA ORE 18.00
SOLO PER CAPIRE: INSIEME A .....
🎙️𝘜𝘯 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘳𝘢𝘮𝘮𝘢 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨𝐭𝐭𝐨 𝐞 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨 𝘥𝐚 NICOLA DI IORIO
con Michele Masuccio, presidente del CIPAAT- CIA per discutere sulla storia e sul fututo del mondo agricolo irpino con le sue produzioni di qualità e di pregio.
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28/02/2025

SOLO PER CAPIRE: INSIEME A .....
🎙️𝘜𝘯 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘳𝘢𝘮𝘮𝘢 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨𝐭𝐭𝐨 𝐞 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨 𝘥𝐚 NICOLA DI IORIO
Francesco Vigorita, presidente del Consorzio di Bonifica dell'Ufita per discutere circa le iniziative consortili a favore del mondo agricolo per garantire la risorsa idrica e circa le iniziative progettuali volte a creare vasi di accumlo di acqua in previsione dei cambiamenti climatici.
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14/02/2025

🎙️𝘜𝘯 𝘱𝘳𝘰𝘨𝘳𝘢𝘮𝘮𝘢 𝐜𝐨𝐧𝐝𝐨𝐭𝐭𝐨 𝐞 𝐝𝐢𝐫𝐞𝐭𝐭𝐨 𝘥𝐚 NICOLA DI IORIOcon ANTONIO SANTOSUOSSO PRESIDENTE DEL COLLEGIO DEI GEOMETRI E DEI GEOMETRI...

FIRMATO L'ACCORDO SULLE RISORSE DA DESTINARE ALLA REGIONE CAMPANIA Finalmente la contesa si è chiusa. La presidente del ...
19/09/2024

FIRMATO L'ACCORDO SULLE RISORSE DA DESTINARE ALLA REGIONE CAMPANIA

Finalmente la contesa si è chiusa. La presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, ed il presidente della regione Campania, Vincenzo De Luca, hanno sottoscritto l’Accordo che consente di assegnare e trasferire formalmente alla Campania un ammontare di risorse nazionali, tra Fondo di Sviluppo e Coesione e Fondo di rotazione, pari a circa 6,5 miliardi di euro per investimenti strategici per cittadini e imprese del territorio.

L'accordo viene a valle di un percorso accidentato per la Campania che ha visto uno scontro, a volte molto goliardico, tra i due governanti.

Se nella forma De Luca non sempre è stato elegante, nella sostanza e nel merito ha avuto ragione nella contesa con il Governo, come del resto è stato anche riconosciuto dalla magistratura amministrativa.

Una prima quota, di oltre 580 milioni era già stata assegnata nel 2021 per progetti di immediato avvio` presentati dalla Regione.

Successivamente, per rispondere alle esigenze emerse dal territorio, si è proceduto, ad assegnazioni puntuali del FSC 2021-2027 per il completamento degli interventi della precedente programmazione soprattutto di competenza dei Comuni per circa 388 milioni, per il risanamento e la riqualificazione dell`area della ex Italsider di Bagnoli e per la Piattaforma Logistica in Valle Ufita, per interventi infrastrutturali di pronta cantierabilità in campo ambientale, trasportistico e culturale e anche per rispondere all`emergenza del bradisismo nell`area dei Campi Flegrei. Dei 6,5 miliardi programmati per la Campania, quindi, il Governo aveva già finalizzato 4,3 miliardi, a cui si aggiungono questi fondi per il finanziamento di 181 interventi negli ambiti della riqualificazione urbana, incluso il potenziamento delle infrastrutture sportive, della salute, con interventi infrastrutturali sugli ospedali regionali, e della competitività delle imprese a cui si aggiungono altri 72 interventi in ambito culturale, per ridurre il costo del trasporto pubblico per gli studenti, per aiutare le famiglie e la natalità nonché per completare il programma di investimenti infrastrutturali.

In questi mesi, soprattutto sula vicenda della piattaforma Logistica, ho letto e visto il movimentismo di alcuni parlamentari nel tentativo di mettere cappello su una storia antica che risale alla pianificazione dell'ASI di Avellino, a trazione Foglia, il resto è mera esecuzione di un piano e di una idea già elaborata.

Insomma è una notizia positiva non solo per le casse regionali ma soprattutto per i cittadini campani rimasti al centro di picche e ripicche tra i maggiori vertici istituzionali.

E' bene precisare che questi fondi erano e sono sempre stati di pertinenza delle regione Campania e mi pare davvero strano che un Governo che ha fatto del federalismo regionale una bandiera per assecondare la Lega ed ottenere in cambio il premierato assuma comportameti centralistici. Queste risorse non erano e non sono mai state del Governo centrale..

I cittadini hanno bisogno di una attività di governo che non venga intesa come la gestione del proprio cortile di casa.

Ben venga questa intesa che ha avuto forti momenti di frizione, condito da qualche tranello amministrativo di troppoa e che avrà avuto evidenti necessità di mediazioni ma la politica è proprio l'arte della mediazione nell'interesse dei cittadini.

Devo ammettere che molte volte sono critico sullo stile di governo del presidente della regione ma nel merito raramente ha torto.

Sta di fatto che De Luca aveva ed ha avuto ragione.

10/07/2024
03/06/2024

TAURASI, L’ALFA E L’OMEGA DE L’AGLIANICA
La domenica mattina, mentre il paese dorme ancora, la rocca antica di Taurasi prende, quasi inaspettatamente, vita per merito delle signore che custodiscono gelosamente pietre antiche che parlano, ancora oggi, e che invocano rispetto e tutela. Non è difficile assistere al meraviglioso spettacolo di solidarietà tra vicini che, da una finestra all’altra, si passano suggerimenti e, a volte, qualche ingrediente.
Sul fuoco ardente delle cucine, purtroppo ormai quasi del tutto prive delle vecchie “fornacelle”, si comincia a sentire il dolce rumore di pentole che a fuoco lento sono costrette a ribollire e che sprigionano profumi anticipatori di sapori unici.
Da questo piccolo trambusto domenicale nasce, come un dipinto del Settecento napoletano, una pietanza che urla, grida, invoca la voracità di tanti commensali.
La pasta, lavorata dalle mani e dal cuore di abili massaie, incrocia il proprio destino con un gustoso sugo di salsa di pomodoro e di carne. Il nostro ragù, dopo ore di cura, si materializza in una vera opera d’arte, frutto della sapienza e delle conoscenze trasmesse dalle generazioni precedenti alle signore irpine e taurasine, in particolare.
La domenica mattina diventa, per tanti, non solo un modo per prepararsi ad un pranzo luculliano ma anche per ricordare. La memoria fa dei balzi acrobatici fino a giungere alle mattine domenicali in cui, di nascosto, i più piccoli cercavano di fare la prima colazione intingendo, perfidamente e profondamente, un pezzo di pane, non importa se raffermo, nella pentola piena che cantava la propria felicità.
Va bene, mi scuso…so bene che l’Aglianica, nel prendere il via proprio dal centro antico di Taurasi, non può di certo indulgere a profumi e sapori che vi si sprigionano e che torturano le narici anche dei più incalliti ciclisti. Cari amici ciclisti dimenticate i profumi, i sapori e fate prevalere lo spirito sportivo. Tuttavia, il momento conviviale finale può diventare una forte motivazione per percorrere i chilometri, faticosi e salutari al tempo stesso, dei due percorsi che sono proposti dalla ciclostorica.
Si parte, quindi, dal Centro storico di Taurasi. È un autentico gioiello, urbanisticamente intatto, che, nonostante le angherie del tempo e dei terremoti, si concentra intorno ad un decumano che ha l’ardire di collegare due porte che si affacciano, rispettivamente, sul paese di più recente costruzione, da una parte, e su un panorama di struggente bellezza, nel quale il fiume Calore diventa padrone assoluto del territorio verdeggiante, costeggiando vigneti a distesa e tanti paesi che sembrano tra loro gemelli, dall’altra parte.
Sul lungo decumano si affacciano, oltre che la Chiesa, di pregevole fattura settecentesca, intitolata al santo patrono, San Marciano Vescovo, decine di vicoli e vicoletti, tutti a spina di pesce a ricordare come, nel passato, tale modo di costruire serviva soprattutto per appagare il bisogno di sicurezza dei cittadini.
Ma, mentre la carovana parte, tra il vocìo dei partecipanti, i colori variopinti di maglie retrò e i rumori di catene, forse da oleare, montate su biciclette che sono piccoli capolavori di ingegneria ciclistica, non è possibile evitare di alzare lo sguardo verso il grande maniero e il suo dongione di pianta quadrata, di evidente origine normanna. Il Castello marchionale si è ampliato con il passar del tempo, fino ad arrivare ai nostri giorni, dopo un ultimo intervento con il quale il maniero è passato in proprietà del comune di Taurasi dopo aver finito i lavori di restauro e consolidamento, da parte della Comunità Montana Terminio Cervialto, il 23/11/2006. Il Castello, che oggi si presenta come un magnifico Palazzo Baronale è appartenuto soprattutto alla ricchissima famiglia dei Gesualdo. Tra quelle stanze, Geronima Borromeo, sorella del mitico e santo cardinale Carlo Borromeo, a metà del XVI secolo ha fatto sgambettare, durante l’infanzia del figlio, il piccolo Carlo Gesualdo, destinato a diventare sia un grande uomo di cultura internazionale, per aver scritto una musica diventata la base della musica polifonica dell’ Europa moderna, sia l’assassino della moglie, Maria d’Avalos, che concedeva le proprie grazie di donna bellissima ad un cavaliere, altrettanto bello e potente, come Fabrizio Carafa.
Il Principe Carlo, nel Castello di Taurasi ha sicuramente soggiornato anche con la sua seconda moglie, la virginea Eleonora d’Este come testimonia lo stemma araldico che sormonta il portone d’ingresso nel cortile diviso a metà tra quello dei Gesualdo e quello degli Estensi.
Nei suoi immensi possedimenti, tra i castelli di Gesualdo, Calitri, Taurasi, Venosa e la sua dimora napoletana, in piazza S. Domenico Maggiore, si è dipanata la storia di quest’uomo vissuto sul crinale di una vita in cui la dannazione della morte violenta si è contaminata, diabolicamente, con la bellezza della sua musica, dei tanti testi scritti, nientedimeno che da Torquato Tasso e con le sue indubbie qualità di amministratore di un patrimonio sconfinato. Mica male.
Carlo oggi non può essere ricordato per un delitto che all’epoca non era considerato tale ma deve essere ricordato per il suo ruolo di artefice del progresso di questo lembo d’Irpinia, ove radunò una corte di letterati, fondò una delle prime cantine e creò la prima tipografia del territorio. Egli ha lasciato in eredità all’Irpinia, castelli, palazzi, conventi, quadri, sculture che hanno sfidato il tempo e l’incuria per risvegliarsi a novella bellezza a partire dai primi anni del XXI secolo. Oggi Carlo è sepolto nella chiesa del Gesù Nuovo, a Napoli ai piedi del secondo altare nella navata di sinistra.
Taurasi, quindi, è soprattutto la figlia di questa storia che arricchisce quella di altre famiglie, più antiche e più recenti, ma soprattutto è il risultato dei tanti popoli che, fin dal periodo eneolitico, qui hanno calcato le loro orme come i Sanniti/Hirpini, i Romani, i Liguri Apuani, i Goti, i Bizantini, i Longobardi, i Normanni, gli Aragonesi, gli Angioini, gli Spagnoli, i Francesi di Giuseppe Napoleone e Gioacchino Murat, la casata reale dei Borboni e quella dei Savoia con l’Unità d’Italia. Tutti costoro hanno lasciato in eredità tracce indelebili della loro presenza come è possibile ammirare anche nello splendido Museo Archeologico, ospitato proprio nel Castello Marchionale, dove sono state raccolte, in modo ordinato e scientifico, i reperti archeologici trovati nel corso di alcune campagne di scavi nel territorio di Taurasi.
Perché questo nome di Taurasi? Il paese ha radici antichissime. Del resto, la presenza dell’acqua ha sempre favorito gli insediamenti umani, soprattutto di pastori e agricoltori. Tuttavia, risulta difficile immaginare ad una Taurasi risalente al mondo sannita e romano se non come spazio agrario della vicinissima Aeclanum, sulla via Appia Antica.
Il toponimo sembra venir fuori dalla lingua Osca che i romani recuperano per indicare “la terra di montagna” dove deportare quarantasette mila liguri provenienti dalla Alpi Apuane, nel 180 a.C.
Dati più certi fanno propendere all’esistenza di un primo nucleo urbano organizzato nel territorio dell’attuale Taurasi a partire dal II e III secolo d.C. quando inizia una storia autonoma del paese che arriva ai nostri giorni dopo aver attraversato i secoli con fatica, sudore, lavoro, miseria, tragedie e guerre. Quella storia riesce ad arrivare fino al momento in cui risplende la propria ricchezza agricola, fatta di produzioni di eccellenza e di assoluta qualità come le proprie ciliegie e la propria uva. Alla terra che oggi porta il nome di Taurasi viene riconosciuta, in modo storicamente accertato, una particolare vocazione nella produzione vitivinicola fin dal XVI secolo. Tale inclinazione è stata certificata, alla fine dell’Ottocento, dalla costruzione della ferrovia Avellino Rocchetta s. Antonio, denominata “la ferrovia del vino”, che divenne l’epicentro dell’intero commercio delle uve irpine per trasferirle al nord colpito dalla fillossera. Nel 1928 Taurasi ed il suo areale diventano, addirittura, il giacimento enologico più importante d’Italia. Le tante cantine che sono presenti nel paese, alcune delle quali di splendida fattura, e i tanti riconoscimenti ottenuti dai vini del paese nelle più rinomate manifestazioni nazionali di settore, stanno a testimoniare il crescente successo del proprio vino che è diventato una DOCG nel 1993. Ma soprattutto, Il Castello Marchionale ospita l’Enoteca Regionale dei Vini d’Irpinia caratterizzata dal percorso sensoriale che fa immergere i visitatori in mare di profumi tipici dei vini d’Irpinia come il Taurasi, il Fiano di Avellino ed il Greco di Tufo, tutti e tre Docg.
Questo, per difetto, è il paese da cui parte e poi arriva l’Aglianica.
Taurasi è il paese dei profumi, dei sapori ma anche dell’ebrezza che si coniuga con la felicitas latina. Qui c’è tutta l’intenzione di conservare questo mondo per offrirlo intatto ai nostri fratelli visitatori, italiani e non che accogliamo con un sorriso all’arrivo e facciamo ripartire con un grande abbraccio.

03/06/2024

L’AGLIANICO: IL SIGNORE DELLE TERRE IRPINE
Il 23 giugno è il giorno fatidico, parte la seconda edizione della Ciclostorica de “l’Aglianica”.
Qualcuno potrebbe chiedersi perché questo nome. Cercherò di spiegarlo in rapida sintesi.
È del tutto evidente che il nome vuole essere un omaggio al vitigno che caratterizza le terre che i ciclisti, sudati ed ansimanti, avranno modo di attraversare nei due circuiti proposti da “l’Aglianica”.
Il vitigno che porta il nome di Aglianico entra nella storia, per la prima volta, con la descrizione che ne fece il bottigliere del papa Paolo III, Sante Lancerio, in una lettera scritta nel lontano 1559 indirizzata al Cardinale Ascanio Sforza, nipote del Pontefice.
La lettera, recante il suggestivo titolo “Della qualità dei vini”, è di fatto diventata una sorta di guida enologica dei vini del periodo rinascimentale in quanto per ogni vino veniva riportato il giudizio di papa Paolo III Farnese il quale così lo descriveva: “il vino Aglianico viene dal regno di Napoli dalla montagna di Somma, dove si fa il buon Greco. Tale vino è rosso… anco carico di colore…di tale vino (il Pontefice) beveva molto volentieri”.
Da allora l’Aglianico ha conosciuto sempre maggiore fortuna, tanto da suscitare un incremento di interesse, soprattutto all’interno del mondo degli intenditori e cultori del sistema enologico nazionale. Oggi, il panorama produttivo irpino, in campo enologico, presenta oltre trecento aziende vitivinicole che allevano, producono e commercializzano con sapienza ed amore ben tre docg (Taurasi, Greco e Fiano).
L’arrivo del vitigno Aglianico in Campania è avvolto dal mistero, sebbene eminenti studiosi abbiano cercato una sua improbabile radice in uve importate dall’antica Grecia. Il vitigno, nel corso del tempo e seguendo anche gli spostamenti delle popolazioni alla ricerca di maggiore sicurezza, si è radicato in Campania e in Basilicata, nella zona del Vulture. Ma è sicuramente in Irpinia che tale vitigno ha trovato la sua terra d’elezione, tra dolci colline, terreni argillosi ed escursioni termiche, dovute soprattutto alla ricchezza di acqua, che rendono l’Irpinia una vera eccezione nel Mezzogiorno italiano.
L’11 marzo del 1993, finalmente, giunse a coronamento la procedura di riconoscimento della massima onorificenza enologica nazionale all’aglianico che, da tempo, aveva assunto il nome di “Taurasi”. La denominazione d’origine Controllata e Garantita arrivò dopo che, per il Taurasi, era già arrivato il riconoscimento della Denominazione d’Origine Controllata il 26 marzo del 1970.
Pertanto, la denominazione di origine controllata e garantita «Taurasi» oggi è riservata ai vini rossi ottenuti dal vitigno Aglianico presenti in un areale che comprende i territori dei borghi, tutti in provincia di Avellino, di Taurasi, Bonito, Castelfranci, Castelvetere sul Calore, Fontanarosa, Lapio, Luogosano, Mirabella Eclano, Montefalcione, Montemarano, Montemiletto, Paternopoli, Pietradefusi, S. Angelo all’Esca, S. Mango sul Calore, Torre le Nocelle e Venticano.
Sulla ragione che ha condotto all’attribuzione del nome di “Taurasi” al vino ritengo che essa sia da ricercare, oltre che sulla particolare vocazione del territorio di Taurasi che anticamente costituiva l’area agricola dell’antica città irpina di Aeclanum, soprattutto nella costruzione della linea ferroviaria che collegava Avellino a Rocchetta Sant'Antonio che poi si sarebbe dovuta collegare alle ferrovie pugliesi, seguendo un vecchio disegno dei Borboni, risalente addirittura al 1846.
Il tracciato della ferrovia, voluta fortemente da Francesco De Santis e da Giustino Fortunato, dopo feroci contestazioni dei territori interessati che ambivano ad avere ognuno la propria stazione, entrò in esercizio nel 1895 e attraversava la provincia di Avellino seguendo il percorso dei fiumi Calore e Ofanto. Su questa tratta, impervia e piena di opere ferroviarie ingegnose ed ardite, come il ponte “Principe” che attraversava il Calore tra Lapio e Taurasi, c’era la piccola stazione di Taurasi che avrebbe dovuto essere anche il fulcro di un analogo collegamento ferroviario verso Ar**no. In questa piccola stazione fu posizionata una grande pesa che servì agli agricoltori, commercianti e produttori per il trasporto delle uve irpine destinate a compensare la scarsità di uve dovuta al flagello della fillossera nell’Italia del nord e in Francia.
La stazione di Taurasi divenne un vero hub commerciale e col tempo entrò nel linguaggio comune tra gli addetti ai lavori. Fu quasi automatico assegnare il nome di “Taurasi” al vino generato dall’aglianico.
L’Aglianica attraversa una terra ricca di storia, ma soprattutto di odori e di sapori.
Cari amici ciclisti non potrete andare via senza aver degustato questo nettare che pareggia per qualità i grandi vini mondiali. L’Aglianica intende brindare all’amicizia e alla solidarietà di territori diversi che fanno la ricchezza di una nazione.
Prosit!

So bene che il post è piuttosto lungo, ma credo valga la pena leggerlo. Si tratta della mia comunicazione letta nell'ult...
15/05/2024

So bene che il post è piuttosto lungo, ma credo valga la pena leggerlo. Si tratta della mia comunicazione letta nell'ultimo consiglio comunale della consiliatura. (15/05/2024)

Questo Consiglio Comunale chiude l’attuale consiliatura di Taurasi e si svolge dopo che è stata registrata una sola lista alle elezioni dell’8 e 9 giugno p.v.

Per molti di voi, egregi colleghi del consiglio, questa seduta, probabilmente, è solo una routine. Per me, invece, assume un significato ed un sapore del tutto particolare. È l’ultimo consiglio al quale presenzierò in veste di consigliere comunale avendo deciso, da tempo, di non candidarmi.

Le prossime elezioni amministrative, per la prima volta dal 1985, mi vedranno completamente estraneo a qualsiasi contesa. Sarò, finalmente, un semplice elettore.

Questa condizione mi consente di assumere una posizione di freddo osservatore, recuperando compostezza e sobrietà nei pensieri che forse, qualche volta, sono mancate.

Ho sempre immaginato l’impegno amministrativo come un prolungamento e una conseguenza dell’impegno politico e mai il contrario.

Quando manca una discussione sui programmi e sulle visioni, in ordine al futuro, rischia sempre di vincere l’indistinto ed il qualunquismo dietro i quali, il più delle volte, si nasconde l’interesse di bottega che non ha la sede legale nel luogo della vendita o non è rappresentato da chi vende al dettaglio. Il grossista è altrove e aspetta solo di incassare alle spalle degli ignari cittadini.

Ma del resto la politica, privata del pensiero, di questi tempi è ridotta esattamente a questo, una mera transazione, se non proprio un mercimonio. Taurasi, ovviamente, non può fare eccezione.

La campagna elettorale amministrativa nelle nostre piccole comunità viene interpretata, molte volte, come una rivalsa, una eterna rivincita, intrisa di rabbia e rancore. Ma il tempo che trascorre, ve lo assicuro, costringe tutti a leggere la realtà con una lente diversa, meno ispessita dalle umane miserie e più rivolta a guardare in lontananza. In effetti, nel passato risiedono solo fantasmi rancorosi, inutili inimicizie, futili amicizie e battaglie prive di orizzonti concreti. È nel futuro, invece, che si gioca la vera partita ed è lì che risiedono l'armonia delle volontà, l'amore per la propria comunità e la bramosia del miglioramento di tutti.

Sono stato, e sempre lo sarò, un fautore accanito di politiche unificanti e condivise nell’interesse del nostro paese e dell’Irpinia tutta. Ma le politiche devono essere manifestate, espresse, chiarite, esplicitate, messe in luce e condivise altrimenti ogni possibile formula di amministrazione rischia di passare alla storia solo come un piccolo accordo di potere e di bottega, rischiando di mettere le premesse anche per futuri equivoci e fraintendimenti.

Ciriaco De Mita, volente o nolente è stato il mio mentore, era solito affermare che non conta chi guida la macchina se i passeggeri si sono prima accordati su dove andare.

Spero che questo mio intervento non venga interpretato come una sterile critica alle vicende che stanno caratterizzando le ultime settimane di vita pubblica nel paese, in cui sono riuscito a leggere poco di politico. Spero che, invece, possa essere solo di sprone per ampliare, migliorare e civilizzare i momenti di confronto nel paese, da un lato, e possa ovviamente anche graffiare posizioni incoerenti e, in alcuni casi, eterodirette, dall’altro lato.

In tutta sincerità, devo complimentarmi con il Sindaco, di cui conoscevo, da tempo, le capacità gestionali, nelle vesti di presidente della pro loco del paese, di fondatore del gruppo “Taurasi Viva” e di imprenditore, per aver gestito il paese con il peso di almeno due spade di Damocle, non di poco conto, rappresentate sia dalla pesante eredità, ricevuta dalle precedenti gestioni amministrative, da cui è emerso il disastro contabile e finanziario dell’ente, di cui ho potuto rendermi conto fin dalla mia prima partecipazione al consiglio comunale, che dai due anni della pandemia.

Il Sindaco, accollandosi anche non poche responsabilità, ben supportato da un attento, competente e professionale assessore quale è stato Giuseppe Vitiello, da una solerte, scrupolosa ed estremamente capace, come ha dimostrato di essere, Danila De Luca, almeno fino a quando, quest’ultima, è stata in Giunta, nonché da un equilibrato, attento e paziente Matteo De Matteis, nella sua veste di presidente del Consiglio Comunale e da un gruppo consiliare coeso, ha riannodato i fili spezzati del bilancio dell’Ente per dargli un più corretto e virtuoso senso di marcia soprattutto con l’approvazione di un piano di riequilibrio finanziario pluriennale.

Sulla gestione contabile e finanziaria del paese il mio giudizio tecnico e politico, condiviso anche dagli altri componenti del gruppo consiliare al quale ho avuto l’onore di appartenere, l’ho espresso più volte in consiglio ed è incartato anche negli atti ufficiali.

Per mettere riparo alle casse disastrate, l’attuale amministrazione si è vista costretta ad effettuare la vendita degli immobili del centro storico che ha consentito, unitamente ad altri fondi di bilancio, il ripianamento soprattutto dell’esposizione presente sul conto della legge 219/81.

Come sempre, in una campagna elettorale si è tentati di fare l’elenco delle opere pubbliche realizzate. Probabilmente, sarà così anche questa volta, seppur in assenza di un confronto elettorale. Tuttavia, non sono di certo le opere pubbliche a caratterizzare il buon risultato di una gestione. In effetti ho sempre pensato che le opere pubbliche fossero come i balconi di una casa, c’è chi li costruisce e chi si affaccia. Ciò che ha caratterizzato, positivamente, la gestione dell’amministrazione in carica, sono stati soprattutto due temi, unitamente ad uno stile amministrativo e gestionale sobrio e pacato, volto a non creare dissapori all’interno del paese, di cui va dato assolutamente atto a chi ha guidato il paese.

Il primo tema è stato proprio quello riguardante l’attenzione riservata al centro storico e al Castello marchionale.
Aver creato le giuste condizioni per consentire l’avvio di lavori di riqualificazione del patrimonio edilizio, passato dal comune ai privati e finalizzati ad aumentare la disponibilità di posti letto da destinare a visitatori e turisti, aver spostato il museo archeologico dalla casa comunale al Castello marchionale, aver dato in gestione l’attività dell’Enoteca Regionale dei Vini d’Irpinia e aver mantenuto la centralità del luogo più antico del paese nelle varie
manifestazioni ed eventi (Fiera Enologica, Slow Food, Christmas Wine Fest, Da Porta a Porta), non mi sono sembrate operazioni futili o di poco conto.

Il secondo tema, invece, è stato sicuramente l’approvazione del P.U.C., con alcuni accorgimenti innovativi che la parte del paese, più produttiva e attenta alle ragioni della crescita, richiedeva e attendeva da tempo.

Al contrario, a mio parere, questa stessa amministrazione sembra aver perso due occasioni che hanno rischiato di farla ricadere nelle criticate e combattute metodiche del passato.

La prima occasione persa è stata quella di aver sbrigativamente approvato lo statuto senza alcun confronto, non solo in consiglio ma anche nel paese, e la seconda è stata quella di aver approvato il PUC senza un dibattito, limitandosi all’affissione di un manifesto-avvertimento di dubbio gusto e di ancor più dubbia legalità, accettando per buono il confronto effettuato dall’amministrazione precedente, caduta anticipatamente, che, in passato, era stata iper-criticata.

Forse che su questo punto l’amministrazione precedente avesse ben operato?

Eppure, aprire il confronto ed il dibattito nel paese sarebbe servito, soprattutto, a preparare politicamente meglio ed in modo più coerente l’attuale ed encomiabile lista unitaria i cui ultimi addendi sono stati aggiunti in un modo che appare come il frutto di una semplice e nota operazione trasformistica. Per ca**tà, niente di nuovo in questo paese. Ce ne già sono state tante.

Beninteso, la lista unitaria la condivido e ho apprezzato anche il modo, sobrio, felpato e paziente, con cui il Sindaco si è mosso su questo versante tessendo una tela non semplice.

Purtroppo, non posso dire altrettanto in ordine al comportamento politico tenuto, anche in faticose riunioni carbonare, di alcune aree “politiche” che, nell’ultima campagna elettorale amministrativa, avevano rappresentato l’asse portante della lista che si era opposta a quella che è poi risultata maggioritaria.

È evidente che alla fine, è stata decisa la svendita, a prezzi da discount, di un segmento politico del paese pur di assecondare una infelice visione personale e proprietaria della politica locale.

Il percorso seguito, non certo per responsabilità del Sindaco, per giungere alla lista unitaria, sembra essere figlio, oltre che di una semplice transazione, soprattutto di un intendimento, presente già da tempo, che aveva portato all’isolamento del gruppo consiliare di opposizione dal proprio stesso retroterra politico, a cui il capogruppo, in particolare, non ha saputo, potuto o voluto porre rimedio.
Conoscendo i polli di Renzo, per me è stato facile, fin dall’inizio del mio arrivo in consiglio, predire ai miei colleghi del gruppo consiliare, che il destino del gruppo sarebbe stato quello di essere progressivamente abbandonato a se stesso da chi, per varie ragioni, avrebbe dovuto invece dare sostegno. Sono stato facile profeta e per tale ragione ho anche pagato lo scotto di essere trattato, in seno al mio stesso gruppo, come elemento spurio e scomodo. È il destino antico dei possessori del pensiero lungo quello di subire l’isolamento. Troppo scomodo il confronto.

Chi ha avuto la responsabilità di guida e rappresentanza del gruppo di opposizione in consiglio comunale e che aveva rimproverato, più di una volta, al sottoscritto di esercitare una opposizione eccessivamente morbida a questa amministrazione, in questa tornata elettorale si candida, con estrema nonchalance, con la compagine contro cui ha inveito in questi cinque anni, ricambiato con identica moneta dalla maggioranza.

Naturalmente è legittimo cambiare idea e perciò auguro al mio ex capogruppo consiliare un grande in bocca al lupo, soprattutto in considerazione del fatto che, alla fine della fiera, ha sposato, spero, ma forse sono troppo ottimista, in autonomia e libertà, una strada già tracciata sul piano politico dal sottoscritto e che il capogruppo, invece, mi ha sempre rimproverato.

Quindi, auguro buon viaggio al mio capogruppo, come ha voluto definire egli stesso questo originale percorso candidandosi, armi e bagagli, nella lista di “Taurasi Viva”.

Quando si cambia idea e quando si sceglie una strada politica mai percorsa prima ci si prepara condividendo il nuovo percorso soprattutto con i compagni di viaggio che, in questo caso, formavano la lista del 2019, completamente dimenticati.

Ora, ovviamente, si aprirà la caccia alla preferenza, ma sulla base di quale principio di rappresentanza?

In politica si può fare ovviamente di tutto, ma sempre nel rispetto delle regole di moralità politica per evitare la rampogna ovvia di essere considerato solo un trasformista e di essere costretto a convivere, successivamente, con l’amarezza di aver macchiato di vergogna il proprio viaggio politico, a prescindere dai ruoli che si è chiamati a ricoprire.

Ovviamente sarà il tempo che dirà agli elettori se non è stato solo il rispetto della parità di genere in Giunta la moneta di scambio. Comunque, se questa è la cifra politica e l’ambizione gestionale del mio ex capogruppo, auguri e buona salute.

Nessuno scandalo per una lista unitaria. Io voterò convintamente la lista guidata dal Sindaco e sceglierò in libertà a chi dei candidati dare il mio umile voto.

Lo ribadisco, da quando sono entrato in questo consesso ho cercato di dialogare con ogni parte e componente presente in seno al consiglio comunale e fare una opposizione logica e costruttiva su tutti gli argomenti a mia conoscenza nell’interesse esclusivo del mio paese. Ho approfittato, ovviamente, anche del fatto che praticamente quasi tutti i componenti di questo consiglio comunale sono stati e restano, almeno per quanto mi riguarda, miei amici, soprattutto in considerazione del fatto che si tratta di persone perbene e capaci, come Paolo Tranfaglia, Pierluigi D’Ambrosio, Giuseppe Casparriello, Peppe Perriello, Fabio De Prisco, Stefano Sartorio e Teobaldo Penta. Quasi tutti conosciuti fin da ragazzi e che ora sono adulti.

A tutti, consiglieri e cittadini, vorrei ricordare che, quando si è dovuto votare la composizione della commissione 219/81, il voto dell’opposizione era assolutamente necessario e determinante.
Pur di far funzionare la commissione, ad esclusivo beneficio dei cittadini e a fronte di una posizione contraria da parte del mio capogruppo che intendeva, per l’appunto, esprimere un voto negativo che avrebbe impedito il funzionamento della commissione, lo convinsi ad allontanarsi dalla seduta consiliare in modo tale che il sottoscritto, unitamente al collega consigliere Giuseppe Tedesco che ringrazio per il suo costante impegno in consiglio, votò a favore della composizione della commissione.Tale voto consentì la regolare e legittima costituzione della commissione a beneficio dei cittadini interessati.
Io non me ne sono mai pentito.

Del resto, nella mia storia personale di amministratore, ho sempre interpretato il ruolo che mi veniva assegnato dagli elettori, sempre e solo, in modo costruttivo e politico, senza mai far sfociare le polemiche consiliari, anche aspre e a volte violente, in confronti davanti ad organi di giustizia.

Eppure, di situazioni border line ce ne sono state, e anche tante, nella storia di questo paese.

Per me, le vicende della politica devono essere gestite e risolte esclusivamente dalla politica, fatta eccezione solo per evidenti soprusi e accanimenti personali.

Spesso, invece, mi è stata chiesto, soprattutto in passato, di esercitare il ruolo di opposizione davanti alle procure della repubblica. Io non sono mai stato d’accordo, anche se nei miei confronti, al contrario, non è stato mai risparmiato nulla.

Ciriaco De Mita mi diceva sempre che, avendo io attitudine (come sosteneva lui, bontà sua) per la politica e per l’amministrazione, avrei dovuto sempre comprendere che la politica è pensiero, programmazione, pianificazione; il resto va lasciato al cannibalismo prepolitico.

Ho seguito questo insegnamento in modo molto scrupoloso e ha rappresentato la base dei miei impegni pubblici, politici e amministrativi, a cominciare da quello di presidente della comunità montana Terminio Cervialto, per passare a quello di assessore al comune di Nusco, di consigliere del Parco Regionale dei Picentini e alla candidatura al Senato nel 2008 nelle fila dell’UDC, con De Mita capolista.

Caro Sindaco ed egregi Consiglieri comunali io, ovviamente, non smetto di fare politica. Ho ancora molto da dire e lo farò, da democristiano quale sono stato e resto, fino a quando avrò la capacità di elaborare pensieri.

Tuttavia, con il consiglio comunale di oggi cessa, per quanto possibile immaginare oggi, il mio impegno ed apporto a Taurasi quale amministratore pubblico.

La mia attività politica continuerà con altre modalità, su scenari diversi, sempre al servizio dell’Irpinia e del mio paese.

Sosterrò in modo convinto ed entusiastico, sul piano politico, il tentativo del Sindaco di creare programmi unitari ed unificanti in cui tutti i cittadini, non solo quelli presenti nei banchi del consiglio comunale, possano riconoscersi.

Sosterrò te, egregio Sindaco, come già feci nel corso della campagna elettorale del 2014 quando, pur non essendo candidato, fui costretto dalle circostanze a salire su un infuocato balcone a difendere il tuo tentativo, allora difficile, di diventare sindaco.
Per me, ti assicuro caro Sindaco, fu molto divertente, quando nel 2019, me lo ricordasti, legittimamente, dal tuo balcone mandando in visione proprio quel comizio nell’evidente tentativo di rimproverarmi per la posizione da me assunta a favore della candidatura a Sindaco di Gerardo Picariello che, insieme al sottoscritto, è bene ricordarlo, era stato parte integrante del gruppo politico e amministrativo guidato, fin dal 1982, prima da Giuseppe Addonizio, poi, dal 1990, da Antonio Guastaferro, per me un autentico gigante della vita amministrativa di questo paese e non solo, e, successivamente,fino al 2009 quando il gruppo fu guidato da Carmine Monaco, mente di raffinata e dotata di un livello culturale non banale.

A Gerardo, che si candidava finalmente alla carica di sindaco e non a quella di vicesindaco come, invece, era avvenuto nel 2014, non potevo rispondere negativamente alla sua richiesta di avermi al suo fianco. Mantenni il mio impegno, come ho sempre fatto con chiunque del mio originario gruppo di appartenenza, senza mai preoccuparmi del risultato personale e senza mai preoccuparmi di essere poi positivamente ricambiato.

Sono entrato in questo nobile consesso nel 1985, con Giuseppe Addonizio, e vi sono rimasto ricoprendo vari ruoli, compreso anche quello di assessore, ininterrottamente, fino al 2009 per poi riapprodarvi nel 2019, purtroppo dopo la morte di Tommaso Cozzolino.

Con Tommaso ho vissuto l’esperienza consiliare sin dal 1985, prima nella stessa componente politica e poi in ruoli contrapposti, lui sempre in maggioranza e io sempre all’opposizione. Non ho fatto una statistica, ma ho l’impressione che, dopo Tommaso, ma solo di poco, sono la persona più longeva in termini di presenza nel consiglio comunale di Taurasi.

Nel 1985 mi candidai nel listone dei 16, pur avendo solo 22 anni, oggi ne ho 61 e credo sia giusto che finalmente questa mia esperienza finisca qui.

Nel 1999 mi candidai come Sindaco. Allora ci tenevo a ricoprire tale ruolo e ricordo che fu una campagna elettorale, come definirla, scoppiettante ed adrenalinica. La persi, ora lo posso dire, soprattutto per il mancato sostegno del mio stesso partito di appartenenza del tempo, la Democrazia Cristiana, in persona di vecchi monumenti e personalità democristiane locali ad alcune delle quali, io ingenuamente, avevo dato il mio giovanile sostegno e difeso in ogni luogo oltre che consentirne la candidatura a sindaco negli anni successivi.

Tuttavia, fu proprio anche grazie a quel mancato sostegno, come ricordato anche in un mio libro fortunato, che si aprì la strada per la mia presidenza della comunità montana Terminio Cervialto, il 27 maggio del 2000, dopo averne già ricoperto il ruolo di assessore e capogruppo consiliare.

In sostanza, ora finalmente posso dire anche questo, per ben venti anni, faccia piacere o meno, ho contribuito a gestire le sorti del paese, per due consiliature in maggioranza, e dal 2000 al 2009 quale presidente della Comunità Montana.

In quegli anni, per il prestigio e l’autorevolezza che avevo acquisito, sulla mia scrivania di presidente e politico in ascesa mi è arrivato di tutto e da me sono passati praticamente tutti, in un modo o nell’altro, taurasini e non, amici e nemici.

Le mie scelte e i miei programmi amministrativi hanno avuto sempre una ricaduta positiva nella vita di Taurasi. In effetti, da amministratore pubblico, ho coronato ogni mio intendimento, a cominciare dalla ristrutturazione del Castello Marchionale di Taurasi.

Il 07/03/2001 firmai l’accordo di programma con il Presidente della Regione Campania, Antonio Bassolino per un importo di 3,5/mld di lire. Tale accordo consentì la ristrutturazione del Castello Marchionale.

Il Castello, quando firmai l’accordo di programma, non aveva ancora un progetto esecutivo, in quanto il maniero non era ancora stato oggetto di un passaggio di proprietà al Comune, pur in presenza dei fondi necessari a farlo, rivenienti dalla legge 219/81, nell’ambito del progetto “Villaggi delle Tradizioni” di cui la comunità montana era capofila.

Successivamente, purtroppo, si sono p***e alcune importanti occasioni per completare la ricostruzione del Centro Storico e dello stesso Castello (consegnato al comune dal sottoscritto il 23/11/2006) solo perché quei progetti li gestivo io, nella mia qualità di presidente della Comunità Montana.

C’è stato un tempo in cui venne a crearsi una situazione veramente singolare. Pur essendo all’opposizione a Taurasi, votavo i bilanci dell’ente, in quanto in essi vi era presente, ovviamente, la ricostruzione del Castello, mentre la stessa cosa, a parti invertite, non avveniva con i bilanci della comunità montana da parte dei rappresentanti della maggioranza consiliare taurasina, pur essendo presente, soprattutto lì, la ricostruzione del Castello.

Molti, nel tempo, hanno rimproverato il mio impegno per il Castello, in quanto nel mio ruolo di oppositore locale avrei dovuto evitare di realizzare opere di cui poteva fregiarsi anche la maggioranza.

Questo è un ragionamento che io non ho mai condiviso,soprattutto quando in gioco c’è il bene del mio paese.

Ho davvero amato Taurasi e continuerò a farlo. Non mi ha mai interessato occupare un ruolo per amarlo e non mi sono mai molto preoccupato di misurare l’amore del paese nei miei confronti.

Io ho sempre badato alle sorti del mio paese perché lo ritenevo un dovere.

Ho sempre avuto la consapevolezza che il paese non potesse crescere da solo avulso da un contesto più ampio. In fondo, io più che sentirmi solo cittadino di Taurasi, mi sono sempre sentito cittadino della media valle del Calore e, in un orizzonte più ampio, un cittadino dell’Irpinia.

Grazie ad un impegno costante e coerente, riuscii a convogliare l’interesse della politica provinciale e regionale sul Castello Marchionale, dopo aver proposto il suo utilizzo quale sede di un’enoteca di rilievo regionale nel corso di un famoso convegno avellinese organizzato dallo Stapa - Cepica (ex Ispettorato agrario). L’idea, veicolata anche dall’amministrazione provinciale di Avellino, guidata da Francesco Maselli, con Peppino Di Milia assessore al ramo, fu ripresa e sposata dal capogruppo della Margherita in consiglio regionale, Mario Sena, sotto la decisiva spinta di Ciriaco De Mita, palesata nel corso di un convegno tenutosi a Taurasi nell’ambito di una straordinaria edizione della Fiera Enologica. Mario Sena presentò la proposta che poi divenne legge regionale (n.8/2004). La legge stabiliva l’istituzione dell’”Enoteca regionale di Taurasi per la promozione e la valorizzazione dei prodotti vitivinicoli della provincia di Avellino” nel castello di Taurasi. In quella occasione fu assegnato un primo finanziamento di 150mila euro e successivamente ne arrivò un altro ben più cospicuo per organizzare l’inaugurazione, la prima delle tante, su cui aleggiano leggende esilaranti in ordine ai suoi costi reali.

Sta di fatto che l’Enoteca Regionale è stata prevista per legge e tale circostanza è stata determinante, successivamente, per impedire scelte di allocarla in luoghi diversi da Taurasi. I tentativi di scippo ci sono stati e non sono stati mai contrastati a sufficienza anche da taurasini che, nel frattempo, si ritrovavano a ricoprire ruoli apicali nel mondo delle istituzioni del vino.

Non tutti, in questo paese, possono dire di aver tutelato e difeso il paese fuori dai suoi confini come ho fatto io.

Agli inizi del duemila, ho letteralmente inventato, insieme a Tonino Del Franco e Gaetano Iannuzzi, sia la Fiera Enologica che l’Anteprima del Taurasi, di cui si sono p***e purtroppo le tracce senza che nessuno a Taurasi sollevasse una sola obiezione. Ma, soprattutto, ho inaugurato un’attività di comunicazione del territorio enologico taurasino ed irpino utilizzando una chiave narrativa non più basata sulla nostalgia, sulla lamentela o sul “qui tutto è bello, siamo i migliori” ma poggiandola su fondamenta fatte di innovazione culturale, di nuova imprenditoria, di circuiti di crescita virtuosi nel mondo dell’agricoltura, dell’artigianato e del commercio di qualità a sostegno del Taurasi docg e di ogni iniziativa di qualità. Fino a quel momento tale filo narrativo e comunicativo era praticamente inesistente, non solo a Taurasi.
Proposi la creazione a Taurasi dell’Ente Fiera ma fui inascoltato dalle varie gestioni della Pro Loco. E purtroppo quanto sarebbe stato, invece, meglio che fossi stato ascoltato!

Riuscì, inoltre, a coinvolgere il sindaco di Montemiletto dell’epoca, la comunità Montana del Partenio, la Provincia di Avellino (assessori Emilio Ruggiero e poi Giuseppe Di Milia) a cui si accodò, con fatica, il comune di Taurasi, per realizzare il ponte sul fiume Calore che avrebbe consentito soprattutto ai taurasini di accorciare i tempi di percorrenza con il capoluogo provinciale di almeno un quarto d’ora. Ero anche riuscito a far stanziare dalla Provincia la somma necessaria per realizzare le strade di accesso per renderle di rango provinciale. Purtroppo, il cambio di gestione alla provincia consentì di dirottare quei fondi altrove.

Naturalmente, e questo è noto a tutti, avevo come obiettivo di creare le condizioni per uno sviluppo turistico del territorio facendo leva sulle sue risorse enogastronomiche, culturali e storiche. Taurasi è stata sempre inserita, dal sottoscritto, in ogni progetto turistico dell’epoca e non era poca cosa visto che gestivo direttamente sia il Progetto Integrato Turistico, denominato “Il Borgo del buon vivere” che il Progetto Integrato Rurale “Itinerari irpini di pregio”. La presenza di Carlo Petrini, fondatore di Slow Food, a Taurasi e di Linea Verde sono state solo alcune delle iniziative che hanno veicolato Taurasi finalmente fuori dai propri confini.

Oggi è facile parlare di questi argomenti e sono tanti che vedo salire sul carrozzone di questi temi. Agli inizi degli anni duemila ero praticamente un solitario, per giunta criticato di interessarmi di cose senza futuro. Il presidente “del vino, delle castagne e della mozzarella”, così venivo poco garbatamente etichettato dai miei detrattori. Ora, anche chi mi criticava lo vedo felicemente impegnato a diffondere il verbo del turismo in Irpinia. La cosa per la verità mi fa solo piacere.
Avevo visto giusto e soprattutto avevo visto lontano.

Insomma, a questo paese, ritengo di aver dato molto sul piano amministrativo e affettivo.

Nel corso di questa consiliatura ho contribuito a rasserenare gli animi, eccessivamente ardenti all’inizio, anche attraverso consigli, suggerimenti e proposte per dare soluzione ai tanti problemi del paese.

Mi permetto di suggerire al Sindaco, di oggi e di domani, e al prossimo Consiglio Comunale di prendere a cuore quattro questioni, tre di diretta pertinenza e competenza dell’amministrazione.

La prima questione riguarda il completamento del restauro del Castello marchionale con la realizzazione di una grande e moderna sala, interrata sotto il cortile del castello, che possa essere utilizzata sia per eventi ludici ed enogastronomici che per grandi e prestigiosi eventi congressuali. Su tale idea cominciai a lavorarci tempo fa e la proposi all’amministrazione che, ovviamente, fu scioccamente archiviata, evidentemente sulla base della solita e scellerata motivazione che tale proposta provenisse da chi scrive.

La seconda questione riguarda, invece, il coinvolgimento della Provincia di Avellino per rendere di rango provinciale le attuali strade interpoderali che collegano Taurasi al ponte sul fiume Calore in direzione Montemiletto. Tale tratta farebbe risparmiare il tempo di percorrenza per raggiungere Avellino.

La terza questione, da me ritenuta la più importante, è quella di p***eguire ogni politica comunale, finanziaria ed infrastrutturale, mettendola al servizio del raggiungimento di un obiettivo ambizioso, ma possibile, per un paese come Taurasi, rappresentato dall’ottenimento del marchio di qualità turistico ambientale della “Bandiera Arancione” del Touring Club Italiano o, in subordine, quello di entrare a far parte dell’associazione “I Borghi più belli d’Italia”, nata su iniziativa della Consulta del Turismo dell’Anci. Tali riconoscimenti, segnerebbero il definitivo ingresso di Taurasi nel club nazionale dei paesi a vocazione turistica grazie alle sue capacità di esprimere grandi valori ed eccellenze ambientali, culturali, storici, enogastronomici e di accoglienza turistica basata sulla qualità. Il paese, creando una rete locale di maggiore coralità e con una maggiore organizzazione, anche su base professionale, entrerebbe, finalmente, in modo stabile nel circuito delle destinazioni turistiche italiane, capace di attrarre ed intercettare flussi di visitatori e di turisti nazionali ed internazionali sempre maggiori.

Infine, ma non per ultimo, mi permetto di caldeggiare una questione su cui non vi è una competenza diretta del comune. Tuttavia, credo sia utile al paese se l’amministrazione si impegnasse a collaborare con il parroco, lo straordinario e volenteroso don Alfonso, e la Curia diocesana di Avellino per trovare una soluzione per il completamento del restauro della Chiesa parrocchiale, restata priva della sagrestia.

Tonino Santosuosso ed io anticipammo, isolati ed inascoltati, anni fa, nel corso di un comitato costituito per occuparsi del recupero della Chiesa parrocchiale, la sproporzione dei restauri decorativi rispetto a quelli più impellenti e necessari per un utilizzo reale della chiesa parrocchiale (staticità, sagrestia, impianti di riscaldamento, pavimentazione).

Prima di congedarmi lasciatemi ringraziare tutti coloro che nel corso di questi anni mi hanno sostenuto e votato nonché tutti i sindaci e gli amministratori con i quali ho lavorato insieme per far crescere Taurasi.

Un saluto affettuoso anche a tutti i dipendenti del comune di Taurasi, di ieri e di oggi, con il rammarico che alcuni di essi, purtroppo, non ci sono più, dei quali conservo un indelebile ricordo.

Egregio Presidente del Consiglio Comunale, egregio Sindaco, egregi Assessori ed egregi colleghi Consiglieri comunali, nei confronti della gran parte di voi ho nutrito e nutro amicizia e anche fraterno affetto e pertanto mi fa oltremodo piacere ringraziarvi quest’oggi per la vostra pazienza, stima ed affetto che mi avete dimostrato
Vi auguro che possiate proseguire a lungo sulla strada intrapresa di occuparvi degli interessi di tutti i taurasini e di coronare i vostri obiettivi di amministratori pubblici, come è stato per me.

Nel garantire a voi e alla comunità che il sottoscritto resta, comunque, a disposizione del paese, vi saluto tutti e salgo, finalmente, sul trespolo dell’arbitro per giudicare, finalmente, gli altrui operati.

Sindaco, complimenti e ad maiora semper!

Indirizzo

Via G. Galilei
Mariglianella
80030

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