23/06/2025
Spalti vuoti, luci basse. C'è movimento soltanto nello spogliatoio blu. È lo spogliatoio dei Tori Seduti al Palaghiaccio di Torino. Macrì ed Antochi sono atleti di Para Ice Hockey: hockey su ghiaccio, praticato su slittino. «Se ci chiedessero chi siete? Direi solo siamo atleti. Paralimpici, sì, ma potremmo anche non specificarlo», riflette Macrì: «Le persone fanno fatica a parlare di disabilità . Quasi si bloccano, hanno paura di dire la parola sbagliata, di offendere qualcuno, oppure cadono subito nel paternalismo. E alla fine, invece di vedere il gesto tecnico e la performance, parlano di "eroismo"». Dentro l'arena il gesto tecnico si impone. Il Para Ice Hockey è adrenalinico. I movimenti sono veloci, aggressivi, sorprendenti; la dinamica di gioco talmente f***a da richiedere più cambi per la fatica di attaccanti, portiere e difensori. «Questo sport ha degli aspetti meravigliosi: la dinamicità , il contatto, la ricerca di equilibrio e di agilità », racconta Macrì. Tra il 2007 e il 2013, attraverso il Fondo sociale europeo, sono stati finanziati più di 150 milioni di euro in infrastrutture per persone con disabilità . Nel marzo del 2021 la Commissione Europea ha adottato la strategia 2021 - 2030 per migliorare la qualità di vita e l'inclusione. La parola chiave è la vita indipendente, anche per fermare la spinta alla costruzione di istituzioni totali ancora presente in alcuni paesi. «Inclusione non vuol dire mettere una rampa sul retro, vicino a un'entrata secondaria», commenta Macrì: «Ma pensare che forse potrebbe essere meglio una rampa piuttosto che i gradini, per tutti».