28/01/2025
Milano è tra le città con più cani in circolazione.
Pare che dipenda dal fatto che gli Sforza siano stati i primi nobili a riconoscerli come animali da compagnia; chissà, Il fatto è che ce ne sono una marea.
Sono di ogni tipo (esclusi i randagi. Non si capisce come sia possibile che in una metropoli, di decine di migliaia di cani, non se ne veda più uno solo a vagare per la monnezza) e hanno padroni di ogni foggia, come è giusto.
Ci sono i vecchietti. Quelli che – poverini – hanno solo il cagnolino. Il quale è piccolo ma, come natura impone, deposita qua e là i suoi escrementi. Quelli il vecchietto non riesce a raccogliere per via della sciatica. Quelli sui quali scivolate mentre andate di fretta sul marciapiede.
I vegliardi non sono i soli a non raccattar cacche: in realtà moltissimi bipedi si occupano delle deiezioni solo quando qualcuno potrebbe vederli abbandonare la mercanzia. Così, è la mattina che le vostre Nike diventano un modello con la zeppa se attraversate i giardinetti.
Poi ci sono quei fenomeni che sostengono di preferire decisamente i cani agli umani, dimenticando che forse sono stati molto fortunati negli incontri coi primi e sfortunati coi secondi. Mi pare abbastanza ovvio che si preferisca un peluche animato e amorevole a un tizio che non vuole ve**re a pranzo dai tuoi la domenica. C’è un dettaglio, però: l’amore di Bubi non è una libera scelta. Se lui fosse cresciuto accanto a Hi**er, gli avrebbe dato la stessa devozione che ha per voi, a differenza del suddetto tizio, al quale a volte non basta un biscottino per mettersi seduto.
Lo stesso vale per quelli che “vieni dalla mamma”, Ma che roba da Stephen King è visualizzare il tuo cane come un bambino? Mentre porto a spasso lui, i miei figli sono a casa che dormono, signora, e non averne (di figli) non mi autorizza a una proiezione così mostruosa.
Ci sono quelli del “migliore amico”, poverini. Non sono riusciti a farsene uno vero, così ne creano uno immaginario col quale intrattengono lunghi discorsi, ché “lui sì che capisce”… Ma per l’amor di dio: è un cane, si siede sia se gli dici seduto che se gli dai del co***to. Cosa pensi capisca del tuo capufficio?
In generale, i padroni dei cani sono molto distratti: amano controllare email e messaggi mentre sono al pascolo, il che crea spaventi quando succedono le cose più banali: un abbaio, uno strattone, e tutto quello che è assolutamente normale nel mondo delle quattro zampe. Allo spavento, si sa, seguono urla isteriche e minacce di forza pubblica.
In sostanza, sono convinti che l’unico cane a Milano sia il loro: sono quei fenomeni che portano la pallina in area cani (a volte aizzati da educatori dissennati) e scatenano effetti-branco tipo tsunami di cani, avete presente?
I padroni dei cani di Milano hanno spesso bestie infelici, che stanno da sole tutto il giorno e vengono amorevolmente affidate allo “zio” dogsitter che gli regala mezz’ora d’aria al giorno alla modica cifra di 15 euro/ora (quasi sempre in nero), il che mette in pace gli animi dei titolari.
Abbiamo una concentrazione surreale di negozi per animali che vendono pappe miliardarie (ma chi può dare al cane una scatoletta da cinque euro due volte al giorno? Chi?), giochini, cucce, GPS. Abbiamo veterinari che costano come le Maldive (e infatti ci vanno, loro), toelettature da red carpet, servizi taxi. Tutto, pur di avere un cane che assomiglia a qualcosa che non sia un cane. D’altra parte, la bestia dev’essere una nostra emanazione, no? Al canile si va di rado perché se sei un tamarro devi avere un cane combattente, se sei solitario prenderai un lupo cecoslovacco, e via così per tutte le razze di moda che, come tutte le mode, cambiano, mai come a Milano.
E pensare che alla fine loro, i cani, vogliono davvero poco: stare con noi, qualcosa (qualunque cosa, checché ne dica il suo nutrizionista, da mangiare, giocare con noi, fare delle belle corse ogni tanto.
Tutte cose facili per chi il proprio cane lo ama in quanto cane, consapevole che è un cane.
Perché ridurlo ad essere il migliore amico, il figlio, il fidanzato o quel che l’è è solo una mancanza di rispetto per un essere che da milioni di anni trova il suo senso nello stare con noi senza fronzoli.