03/12/2025
Roma, Termini: il far west che non fa più notizia (ma dovrebbe)
Se oggi passate per la Stazione Termini (così come la Stazione Centrale di Milano)– quella che una volta era il salotto d’Italia, e oggi somiglia più a un suk di periferia – non vi serviranno statistiche per capire che il degrado non è più una "percezione". È un ceffone in faccia. E chi vi dice il contrario, o è in malafede, o non ha mai messo piede fuori dal suo salotto borghese.
Daniele Capezzone, sul Tempo, ha scritto un articolo che è un pugno nello stomaco, ma anche una carezza per chi, come noi, da anni urla nel deserto. La gente non parla più di leggi elettorali o di giochi di palazzo: parla di paura. Paura di essere derubati, picchiati, umiliati. Paura di quella violenza che non ha più nemmeno la scusa della necessità – perché, come dice Capezzone, oggi si spacca la testa a un poveraccio per cinquanta euro. Roba da far impallidire i briganti di una volta, che almeno avevano un codice d’onore.
Eppure, c’è ancora chi, con aria da professorino, liquida tutto come "percezione". Ma quale percezione, santo cielo! La realtà è che Roma – e non solo Roma è diventata un far west dove la legge la fanno i balordi, e lo Stato, quando c’è, arriva sempre in ritardo, come i carabinieri nei film western. E allora, caro lettore, se anche tu, come sette o otto italiani su dieci, hai paura di uscire di casa, non vergognartene: non sei un fifone, sei un cittadino che ha capito come stanno le cose.
Ora, il direttore Capezzone non risparmia nessuno.
Alla sinistra rinfaccia di aver "sbagliato tutto lo sbagliabile", aprendo le porte all’immigrazione incontrollata e poi facendo finta di non vedere. Alla destra riconosce di "dire le cose giuste", ma le chiede di smetterla con le chiacchiere e di passare ai fatti. Perché, diciamocelo, se anche questa destra non riesce a riportare l’ordine, allora davvero non c’è più speranza.
E Termini? Termini è il simbolo di tutto questo: un luogo dove la marmaglia spadroneggia, dove i "figli di" (quelli che dovrebbero essere italiani di seconda generazione, ma che di italiano hanno solo il passaporto) si sentono padroni, e dove i cittadini onesti si sentono stranieri in casa propria. È il trionfo del "non si può fare nulla", del "tanto è sempre stato così". Ma non è sempre stato così, e non deve continuare a esserlo.
Allora, la domanda è semplice: voi, cari lettori, siete stufi di sentirvi dire che la vostra paura è solo "percezione"? Siete pronti a pretendere che la politica smetta di tergiversare e faccia finalmente il suo dovere? Perché, se non ora, quando?
E se la risposta è "mai", allora preparatevi a vivere in un paese dove la stazione centrale non è più un luogo di incontro, ma una zona di guerra. E non dite che non ve l’avevamo detto.