19/06/2025
Sta circolando sui social…
"I suoi occhi non chiedevano più aiuto, aspettava solo la fine." 💔
"Oggi faccio fatica a scrivere, perché ci sono cose che non ci si aspetta mai di vedere.
Camminavo per una strada qualunque della città, di fretta, persa nei pensieri… quando qualcosa mi ha fatta fermare.
Non è stato un rumore. È stata un’immagine.
Da lontano, ho visto qualcosa che il mio cuore rifiutava di accettare.
Un cagnolino. Su un tetto. Solo. Dimenticato.!!!!!
In uno stato così gr*ve che sembrava un sospiro con le zampe.
Era un meticcio labrador, ma il suo corpo era solo ossa ricoperte da un po’ di pelle sporca.
Era così magro che le costole sembravano voler uscire dal corpo.
Tremava. Non riusciva nemmeno a stare in piedi. Le sue zampe, fragili come rami secchi, sembravano pronte ad arrendersi.
Ma la cosa che più mi ha distrutta… erano i suoi occhi.
Quegli occhietti non imploravano.
Non più.
Non avevano più forza per chiedere aiuto.
Erano lì… ad aspettare. La fine.
Non so come ho continuato a camminare fino alla porta della casa.
So solo che ci sono arrivata e ho iniziato a bussre. Una, due, tre volte. Nessuno apriva.
Ho bussto con rabbia. Con disperazione. Ho urlato.
Come può qualcuno fare questo a un essere così innocente?
Dopo minuti eterni, qualcuno ha aperto.
Ho chiesto, ho pregato, ho implorato… che per favore facessero scendere il cagnolino, che la sua vita era in p*ricolo.
Ma mi sono trovata davanti a un muro di freddezza.
Dicevano che era “il loro cane” e che stava bene lì.
“È abituato,” mi hanno detto.
Abituato a morire di fame? A essere ignorato? A soffrire in silenzio?
Me ne sono andata da lì con l’anima in fiamme…
Ma non mi sono arresa.
Sono andata dalla polizia. Ho raccontato tutto, piangendo.
Siamo tornati insieme.
E, sotto pressione, senza più via d’uscita, hanno accettato di consegnarcelo.
L’ho preso in braccio. Leggero come una foglia.
Aveva paura, ma non riusciva nemmeno a tremare.
Lo abbiamo portato subito da un veterinario.
La diagnosi è stata durissima: malnutrizione grave, disidratazione, parassiti, anemia… era a un passo dal collasso.
Ma il problema più gr*ve non era fisico.
Era il suo cuore.
Quel cuoricino che aveva imparato che la vita fa male.
E lì ho preso una decisione: non lo lascerò mai più solo.
Oggi, quel cagnolino ha un nome. Si chiama Luz, perché nonostante tutto il buio che ha vissuto, continua a brillare.
Vive con me, dorme in un lettino caldo, mangia tre volte al giorno, ha giochi, carezze…
e soprattutto, ha amore.
L’amore che ha sempre meritato.
So che là fuori ci sono migliaia di Luz.
E questa storia non è per me.
È per loro.
Se un giorno vedi qualcosa che non va, non voltarti dall’altra parte.
Agisci.