18/10/2025
                                            Mi chiamo Luca, ho 28 anni,
Giuro che quando la mia morosa si incazza… mi sento come un gatto in mezzo all’autostrada.
Non urla.
Non lancia piatti.
Peggio.
Fa silenzio. Quel silenzio glaciale, tipo prima di un temporale.
E tu lo senti arrivare, anche se sei in un’altra stanza.
Le domandi:
— “Tutto bene?”
E lei:
— “Sì.”
Quel “sì” che in realtà vuol dire: “Hai appena firmato la tua condanna”.
Una volta abbiamo litigato perché avevo dimenticato di mettere giù il coperchio del WC.
Dopo due ore di guerra fredda, le chiedo:
— “Ma perché non me l’hai detto subito?”
Risponde:
— “Se mi ami, dovevi capirlo da solo.”
Io non capisco nemmeno le istruzioni dell’aspirapolvere, figurati i segnali d’amore in codice.
Un’altra volta, tornando tardi dal lavoro, ho trovato la tavola apparecchiata con cura… per uno.
Accanto al piatto, un post-it:
“Il microonde è la tua nuova fidanzata.”
Quando si arrabbia davvero, entra in una modalità che chiamo “Netflix interiore”:
rivive TUTTI i miei errori in ordine cronologico.
2021: dimenticato l’anniversario.
2022: risposto “boh” a un messaggio importante.
2023: respirato nel modo sbagliato durante una discussione.
Io provo sempre a sdrammatizzare:
— “Amore, dai, non arrabbiarti…”
E lei:
— “Non sono arrabbiata.”
Lo dice con la voce di chi ha appena visto la fine del mondo.
E niente, ogni volta mi prometto che starò più attento.
Ma poi sbaglio una virgola, e si riaccende l’inferno domestico.
Ormai quando la vedo accigliata, mi viene spontaneo chiedere:
— “Vuoi un tè o devo scappare?”
                                         
 
                                                                                                     
                                         
   
   
   
   
     
   
   
  