
22/12/2024
La memoria…va recuperata nel senso di conoscere e di avere un’immagine di quello che è accaduto. L’identità di molte delle persone che hanno trovato la morte nelle carceri comuniste è destinata a restare sconosciuta senza lo sforzo di un lavoro documentario e un percorso che porta all’ attenzione questa realtà.
.. Il libro intende proprio essere un “recupero della memoria” recente della storia romena. Il regime comunista instaurato in Romania dopo la seconda guerra mondiale ha tentato di cancellare la memoria storica del popolo romeno puntando nella sua strategia di creare “un uomo nuovo”, una persona senza radici, senza memoria e parzialmente direi che ci sia riuscito. Il regime ha significato un cambiamento forzato e un tragico isolamento dalla grande famiglia europea. Fino alla caduta del regime, nell’89, il Paese era percepito nell’ Occidente come “il paese del dittatore Ceausescu”.
Si è studiato ad esempio poco il ruolo della resistenza e dei movimenti anticomunisti attivi in Europa dopo la seconda guerra mondiale. Oltre ai fatti ben noti dell’89, l’opinione pubblica dell’Europa occidentale è a conoscenza solo dei maggiori episodi di ribellione popolare contro i regimi oppressivi, come la Rivolta ungherese del 1956 o la Primavera di Praga del 1968, mentre a mio avviso restano ancora in gran parte sconosciuti fenomeni come la repressione comunista e la resistenza anticomunista in Romania. Quindi la memoria…va recuperata nel senso di conoscere e di avere un’immagine di quello che è accaduto. L’identità di molte delle persone che hanno trovato la morte nelle carceri comuniste è destinata a restare sconosciuta senza lo sforzo di un lavoro documentario e un percorso che porta all’ attenzione questa realtà.
La Romania ha visto nascere il regime comunista con tutte le sue conseguenze: il nostro saggio intende far conoscere il periodo delle carceri trasformate negli anni’50 del partito in veri centri di sterminio, in veri gulag.
Abbiamo notato una carenza bibliografica in Italia su questa tematica tranne alcuni lavori, tra cui nomino il volume “I musica per i lupi” di Dario Fertlio che parla del fenomeno della rieducazione del carcere Pitesti.
I fatti storici raccontati nel nostro breve saggio, attraverso le testimonianze dei nostri dieci personaggi (di cui nessuno è più vivente) – non rappresentano una realtà storica che io, le mie compagne del libro, la mia generazione ha studiato durante la scuola perchè, fino al momento della Rivoluzione dell’89 e la caduta del regime, era vietato fare commemorazione, ricordare le vittime, organizzare delle conferenze. Dopo la caduta del regime siamo entrati in contatto con alcuni sopravvissuti ed e stato come un risveglio scoprire migliaia e migliaia di vittime, una realtà ben nascosta del regime.