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Una tela di Frida Kahlo del 1940, intitolata El sueño (La cama) – Il sogno (Il letto) – è stata venduta all’asta per 54,...
21/11/2025

Una tela di Frida Kahlo del 1940, intitolata El sueño (La cama) – Il sogno (Il letto) – è stata venduta all’asta per 54,7 milioni di dollari, stabilendo un nuovo record mondiale per un’artista donna. L’opera, battuta da Sotheby’s a New York, raffigura l’artista addormentata in un letto sospeso tra le nuvole, sorvegliata da uno scheletro avvolto da bastoni di dinamite: un’immagine potente che riflette i temi centrali della sua poetica – la fragilità del corpo, la sofferenza, la morte come presenza costante e la tensione tra dolore e desiderio di libertà.

La vendita supera il precedente primato detenuto da Jimson Weed/White Flower No. 1 di Georgia O’Keeffe, aggiudicata per 44,4 milioni nel 2014, e ridefinisce il mercato dell’arte femminile internazionale. Allo stesso tempo, El sueño (La cama) stabilisce un nuovo massimo assoluto per un’artista latinoamericana, superando il precedente record della stessa Kahlo con Diego y Yo, venduto per 34,9 milioni nel 2021.

Questo risultato segna non solo un traguardo economico ma anche culturale. La produzione di Frida Kahlo è estremamente limitata – si contano meno di 150 opere – e molte sono vincolate alle collezioni pubbliche messicane, considerate patrimonio nazionale. La rarità di un suo dipinto disponibile sul mercato, unita alla crescente attenzione verso le artiste del Novecento, ha contribuito all’ascesa vertiginosa del suo valore.

Annunciato ieri dal Metropolitan Museum of Art, il tema del Met Gala 2026 sarà “Costume Art”, un’esplorazione del corpo ...
18/11/2025

Annunciato ieri dal Metropolitan Museum of Art, il tema del Met Gala 2026 sarà “Costume Art”, un’esplorazione del corpo vestito come forma d’arte, dispositivo culturale e immagine in trasformazione. Curata da Andrew Bolton per il Costume Institute, la mostra che accompagnerà l’evento — in programma per il 4 maggio 2026 — metterà in dialogo moda e arte visiva, accostando capi storici e contemporanei a opere provenienti dalle collezioni permanenti del museo.

L’intento è chiaro: superare il semplice legame tra moda e arte per indagare come l’abito modelli, esprima e a volte distorca l’identità corporea. N**o, incinto, androgino, idealizzato o vulnerabile: il corpo sarà al centro di una narrazione plurale, che riflette sulle rappresentazioni culturali attraverso il tempo.

Il red carpet, come da tradizione, diventerà palcoscenico di interpretazioni estetiche libere e spettacolari, ma questa volta con una cornice teorica forte: la moda come linguaggio visivo che racconta l’essere umano. Con “Costume Art”, il Met Gala riafferma il proprio ruolo di evento culturale e curatoriale, dove la moda non è solo celebrazione, ma spazio critico e performativo, capace di restituire complessità al nostro modo di apparire, abitare e raccontare il corpo.

17/11/2025

Euphoria – Art Is in the Air, in mostra al Balloon Museum di Milano fino al 22 febbraio, nasce da un’intuizione semplice e radicale: l’euforia è una delle sensazioni primarie che definiscono le relazioni emotive del nostro tempo, e il gonfiabile — con la sua leggerezza, la sua scala, la sua precarietà — ne diventa l’ambasciatore più autentico.

Presentata al Grand Palais di Parigi e ora riallestita a Milano, la mostra indaga un’emozione che gli artisti non si limitano a evocare ma trasformano in una dichiarazione sul presente. Philippe Parreno, con la sua esplorazione del vivente e dell’animato, Martin Creed, maestro dell’assurdo che trasforma l’ordinario in gesto radicale, e il collettivo Quiet Ensemble, noto per le sue coreografie di luce e natura artificiale, agiscono come guide in un paesaggio atmosferico dove il gonfiabile diventa dispositivo di ritmi, pressioni e incontri.

Il termine Euphoяia racchiude l’essenza stessa del progetto: le tre lettere finali evocano l’aria, l’elemento che letteralmente dà vita alle opere. La mostra esplora così il rapporto tra arte e gonfiabili per mostrare come questo materiale — onnipresente in intrattenimento, design e architettura — possa essere riletto come lente critica per interpretare una società in trasformazione.

14/11/2025

Lux, il nuovo album di Rosalía, è una liturgia pop che incendia l’immaginario contemporaneo. Non è solo un disco: è un dispositivo estetico pensato per riscrivere il modo in cui percepiamo identità, desiderio e sacralità nell’epoca dell’iper-immagine. Registrato tra Stati Uniti ed Europa, costruito in tredici lingue e attraversato da flamenco, rumba, opera e elettronica, Lux porta avanti una ricerca che Rosalía coltiva da anni: prendere i codici della tradizione e piegarli a un’estetica radicalmente presente, fisica, tattile.

L’universo visivo che accompagna l’album è altrettanto centrale. Rosalía usa la luce come materia narrativa, trasformando i videoclip e le performance in veri set rituali: bagni di neon, velluti sacri, pelle sudata che diventa icona. L’immaginario religioso e quello dei club convivono nella stessa cornice, creando un cortocircuito tra sacro e corporeo che definisce l’intero progetto. Lux sembra dirci che non c’è più differenza tra altare e dancefloor: entrambi sono spazi di trance, di rivelazione, di desiderio condiviso.

Nel brano Mio Cristo piange diamanti — cantato in italiano e ispirato al rapporto tra Francesco e Chiara d’Assisi — la spiritualità diventa gesto sensuale, quasi carnale. Rosalía non cerca la purezza, ma la contaminazione: la lingua si frantuma, la voce si moltiplica, i generi collassano.

Voice by

13/11/2025

La prima cosa che vedo di Matt Mullican, salito lo scalone che porta a Palazzo della Ragione a Bergamo Alta - un luogo da cui si gode una delle più belle viste sul Duomo - è la sua schiena ripiegata a terra: sta fotografando con il cellulare “That Person’s Heaven”, la monumentale installazione che ha pensato per questo spazio.

Da domani e fino al 18 di gennaio ci si può camminare sopra (basta togliersi le scarpe o mettere i sovrascarpe): è un enorme e soffice tappeto quadrato di 16 metri per 16. Poco prima del mio incontro con l’artista americano (1951, Santa Monica) sono passati i bambini di una scuola: «Erano entusiasti: loro la sentono questa mia arte. E sai perché? Perché parla la loro lingua, anche se io ho quasi 75 anni e questo stile ho cominciato a pensarlo negli anni Settanta», dice Mullican, una vita ora divisa tra Berlino e New York («Che bella notizia l’elezione del sindaco Mamdani: del resto della politica americana non voglio parlare. Trump è una disgrazia»).

Passeggiamo sulla sua opera tessile in questa mostra curata al solito con passione da .raimondi e prodotta da che apre in grande stile il Festival d’Arte Contemporanea ArtDate (una quarantina di appuntamenti in città, fino a domenica).

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Il Qatar annuncia la creazione del più grande hub del Golfo dedicato alla logistica e alla conservazione di opere d’arte...
12/11/2025

Il Qatar annuncia la creazione del più grande hub del Golfo dedicato alla logistica e alla conservazione di opere d’arte, un progetto congiunto tra GWC (Q.P.S.C.) e QC+ che risponde alla crescente domanda di infrastrutture culturali nella regione. Il nuovo centro, situato in una free zone di Doha, offrirà spazi di conservazione museale, laboratori di restauro, depositi privati e condivisi e sale di visione per collezionisti, gallerie e istituzioni internazionali.

L’iniziativa si inserisce nella Qatar National Vision 2030, ampliando l’impegno del Paese nello sviluppo della sua economia creativa e consolidando la sua posizione come hub culturale globale, in vista di Art Basel Qatar 2026. “Con oltre 15 anni di esperienza nella logistica dell’arte, questo progetto rappresenta un nuovo punto di riferimento per l’infrastruttura artistica integrata e la crescita dell’economia creativa nella regione”, ha dichiarato Matthew Kearns, CEO ad interim di GWC.

Per Kirstin Mearns, CEO di QC+, “il Golfo non è più un mercato emergente, ma un protagonista globale”. Grazie anche alla vicinanza con Hamad International Airport, il nuovo hub collegherà logistica, conservazione e creatività, trasformando Doha in un crocevia tra arte, tecnologia e futuro.

S’intitola Yesterday’s Flowers ed è l’ultima serie di Johnny Depp, presentata in Italia da Deodato Arte. Due opere su ca...
10/11/2025

S’intitola Yesterday’s Flowers ed è l’ultima serie di Johnny Depp, presentata in Italia da Deodato Arte. Due opere su carta, Study I e Study II, che segnano un nuovo capitolo nel percorso dell’attore e musicista americano come artista visivo. Lontano dai set, Depp costruisce da anni una ricerca autonoma che utilizza la pittura come linguaggio intimo, diretto, lontano dalla dimensione pubblica del cinema.

La sua produzione si sviluppa in modo progressivo: dai ritratti della serie Friends & Heroes (2022), dedicata a figure come Bob Dylan o Al Pacino, fino alle opere simboliche di Tarot (2024), in cui esplora la dimensione psicologica attraverso archetipi visivi. Nel 2025 torna anche alla regia con Modì, film su Amedeo Modigliani, confermando una coerenza tra ricerca visiva e riflessione sull’identità dell’artista.

In Yesterday’s Flowers il tempo diventa materia. I fiori che emergono da superfici logorate non rappresentano la natura, ma la memoria: tracce che resistono all’oblio. L’uso combinato di pittura e digitale accentua la fragilità dell’immagine, suggerendo una riflessione sul passaggio e sulla permanenza.

Le due opere milanesi rivelano una pittura sobria, lenta, concentrata sull’essenziale. Non celebrazione né ritorno di moda, ma il tentativo di definire uno spazio di autenticità. In un sistema dell’arte spesso dominato dall’immagine-icona, Yesterday’s Flowers sceglie la discrezione del gesto, la pazienza del tempo, la durata come forma di verità.

Guai a chiamarla first lady. Perché   illustratrice, animatrice e ceramista siriano-americana, moglie del neo-sindaco di...
07/11/2025

Guai a chiamarla first lady. Perché illustratrice, animatrice e ceramista siriano-americana, moglie del neo-sindaco di New York , non è la figura accessoria che la tradizione politica si aspetterebbe da lei, né l’ornamento narrativo di una stagione politica inedita. È, piuttosto, l’artista che, silenziosamente, con una costanza quasi rituale, ha contribuito a dare forma visiva a una città in trasformazione.

Nata a Houston nel 1996 da genitori siriano-americani e cresciuta tra Dallas, Dubai, Doha e la Virginia, Rama vive e lavora a New York da soli quattro anni, portando nella città la sua costellazione culturale fatta di radici siriane, identità diasporica e esperienza transnazionale. Il suo lavoro mescola illustrazione digitale, animazione, ritratto e ceramica in un modo che risulta immediatamente riconoscibile: figure a contorno tremolante, costruite per segni che condensano storie, identità e ferite. La linea scura che delimita le forme ha la fermezza dell’ideogramma e la forza narrativa della cultura araba; il colore piatto richiama i poster politici mediorientali, la miniatura, la xilografia sociale. Le sue animazioni scorrono come in un antico fregio siriano: la linea si muta e prende diverse forme, facendosi portatrice della drammaturgia.

Molte delle sue opere affrontano il tema dell’appartenenza, della memoria, dell’identità femminile, della resistenza: donne che condividono gesti e sguardi, comunità che si sostengono, volti che emergono da campiture piatte. Il suo profilo Instagram, di soli 72 post, si configura come una summa efficace della sua identità politico-artistica, con opere dedicate al conflitto israelo-palestinese, animazioni simboliche e reel sulla cucina mediorientale che trasformano il quotidiano in memoria culturale. “L’arte è uno strumento di archivio, un modo per trattenere la memoria, sia personale che collettiva, in un modo che le parole da sole non riescono sempre a fare”, ha dichiarato.

Nel dicembre 2025, la Gagosian Gallery di Parigi si trasformerà in un set cinematografico firmato Wes Anderson. Il regis...
07/11/2025

Nel dicembre 2025, la Gagosian Gallery di Parigi si trasformerà in un set cinematografico firmato Wes Anderson. Il regista texano, insieme al curatore Jasper Sharp, allestirà “The House on Utopia Parkway”, un progetto che rileggerà l’universo poetico e domestico di Joseph Cornell, artista americano dell’assemblage e della memoria. Dal 16 dicembre 2025 al 14 marzo 2026, il pubblico potrà varcare le porte della galleria di Rue de Castiglione ed entrare nello studio dell’artista, ricostruito come un ambiente sospeso tra realtà e immaginazione.

Cornell, vissuto tra il 1903 e il 1972, trascorse gran parte della sua vita nel suo laboratorio nel Queens, raccogliendo oggetti e materiali che trasformò in scatole poetiche, reliquiari fatti di legno, vetro e tempo. Anderson, che ha costruito la propria poetica cinematografica sull’equilibrio delle simmetrie e sulla nostalgia, troverà in lui un alter ego naturale. La mostra non si limiterà a esporre opere, ma si presenterà come un’esperienza immersiva, in cui l’architettura e la narrazione visiva si fonderanno per ricreare la dimensione privata e onirica di un artista che non ha mai smesso di sognare il mondo pur restando chiuso in una stanza.

Lo spazio sarà pensato come una scenografia in scala reale, dove il visitatore entrerà in un universo ordinato e caotico al tempo stesso: scaffali pieni di scatole, carte ingiallite, vecchie fotografie, mappe, piume e piccoli oggetti trovati. Alcuni materiali proverranno dagli archivi originali di Cornell, altri saranno reinterpretati e ricollocati da Anderson in un linguaggio cinematografico fatto di luci, geometrie e cromatismi controllati. La precisione formale del regista incontrerà così la fragilità poetica dell’artista, in un dialogo che promette di fondere cinema e arte contemporanea in un’unica installazione.

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05/11/2025

Varcando l’ingresso della a Parigi, lo spazio architettonico classico e la cornice brutalista progettata da Tadao Ando ci accolgono in un vero e proprio tempio. La luce arriva dall’alto, dalla grande cupola di vetro circolare che sovrasta il luogo espositivo articolato su tre piani, inondando le opere al centro.

Una piramide bianca, una parete gialla e un piccolo bosco sono le prime impressioni della mostra "Minimal", appena inaugurata e dedicata al movimento minimalista nella storia dell’arte. Quelle forme geometriche semplici, quei materiali organici ruvidi che si svelano avvicinandosi alle opere site-specific di Meg Wester, nel mezzo della Rotunda, restituiscono già l’idea del percorso che si sta presentando: una sensazione di essenzialità e purezza della forma riconducibile poi a tutta l’esposizione.

Alle prime tre sculture si vanno aggiungendo altri elementi, sempre grezzi ed eterei, fatti di sabbia e argilla, che dialogano con le foglie secche, la cera e il sale. Uno scorcio di colori e texture, tra le mura alte e solenni, che nella sua semplicità ha un impatto molto potente e un messaggio altrettanto forte. L’artista americana, infatti, da sempre lavora per creare consapevolezza negli spettatori, comunicando con le sue opere rispetto per la natura e per i suoi cicli – rappresentati appunto da materiali organici che si deteriorano nel corso della mostra.

Articolo completo di .bnt su artuu.it

04/11/2025

He is a Sicilian artist based in Milan, merging classical engraving, generative algorithms, and blockchain experimentation to restore ornament’s value as a universal language. Matteo Mauro translates baroque aesthetics into a contemporary code where sign becomes data and form turns into process.

Winner of the Special Mention at the VAR Digital Art Award 2025 with What I Think It Becomes, he stands out as one of the most coherent and innovative voices in contemporary generative art. His works, exhibited at the MACRO in Rome, the Royal Academy of Arts in London, and during Art Basel Week, explore the dialogue between human and machine, memory and algorithm, ornament and meaning.

Interview by Chiara Canali for Artuu. Full interview at the link in bio.

Indirizzo

Milan

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