30/10/2025
Alex Cotoia è un uomo libero. Il verdetto arriva quando mancano pochi minuti alle 20 e mette fine a una lunga giornata di attesa e a una vicenda processuale scandita da un’alternanza di assoluzioni e condanne. La Cassazione dichiara «inammissibile» il ricorso della Procura generale, confermando così la sentenza della Corte d’assise d’appello di Torino: Alex ha ucciso il padre Giuseppe P***a, 52 anni, per «legittima difesa». Quella sera — era il 30 aprile 2020 — il ragazzo, appena 18enne, non ebbe alternativa: «Non era affatto mosso da odio, frustrazione e rabbia nei confronti del padre, ma si è difeso fino a quando ha constatato che il proprio aggressore era inerme e non costituiva più un pericolo», avevano scritto i giudici. Ricostruzione che oggi trova conferma nel verdetto degli Ermellini.
Alex apprende la notizia mentre si trova a Treviso, dove da giugno lavora nell’azienda di Paolo Fassa Bortolo (l’imprenditore che fin dall’inizio ha creduto in lui e lo ha sostenuto). È incredulo quando il suo legale Claudio Strata (che lo ha difeso con i colleghi Enrico Grosso e Giancarla Bissattini) gli comunica che è stata scritta la parola fine. «È vero?», chiede per ben tre volte. «Ora posso voltare pagina e vivere quella vita che a lungo mi è stata negata» è il suo primo pensiero. Mamma Maria lo abbraccia a distanza e la tensione si scioglie in commozione: «Mi sento frastornata, come quando ti capita una cosa bella e non puoi crederci. È stato un lungo calvario, ma abbiamo sempre avuto fiducia. Alex ora si merita felicità e serenità. Senza di lui oggi io non sarei qui a gioire e a immaginare il suo futuro, quando leggo storie di donne che vengono uccise penso che anch’io avrei potuto essere una di loro». 👉 L'articolo di Simona Lorenzetti prosegue nel primo commento