ComunqueMilan

ComunqueMilan Un milanismo diverso, grande come l'universo. Scusate il "noi", ma siamo una decina. E abbiamo anche un negozietto: https://comunquemilan.hoplix.shop

Croati, per piacere, non siate ridicoli - far giocare titolare un 40enne, suvvia mettetelo SUBITO a riposo prima che il ...
09/10/2025

Croati, per piacere, non siate ridicoli - far giocare titolare un 40enne, suvvia mettetelo SUBITO a riposo prima che il mondo vi rida dietro, largo ai giovani.

Sapevamo che l'Inde controllava direttamente le istituzioni calcistiche e quelle della città di Milano e ce n'eravamo fa...
09/10/2025

Sapevamo che l'Inde controllava direttamente le istituzioni calcistiche e quelle della città di Milano e ce n'eravamo fatti una ragione, ma non pensavamo che avesse in pugno anche il Consiglio dei Ministri della nazione. E invece, ecco la prova evidente.

09/10/2025

La ventriloquia: la sottovalutata arte di far parlare un pupazzo facendogli dire cose buffe.

Come crediamo sappiate, spesso noi di   cerchiamo di darci un tono citando i classici. Perciò,  ,  , ciuccateci il calzi...
07/10/2025

Come crediamo sappiate, spesso noi di cerchiamo di darci un tono citando i classici. Perciò, , , ciuccateci il calzino.

UEFA FIGC Federazione Italiana Giuoco Calcio Lega Serie A

Avendo noi un negozietto di magliette milaniste non dovremmo fare pubblicità alla concorrenza, però non è possibile che ...
07/10/2025

Avendo noi un negozietto di magliette milaniste non dovremmo fare pubblicità alla concorrenza, però non è possibile che qui nessuno abbia un amico che si chiama Sandro Pellegrino detto San, o Elisabetta Royal detta E, a cui fare un regalo.

DJ Max Bondino riscopre la fame o quantomeno un certo appetito, in BPM, il podcast che si può anche leggere, la rubrica ...
07/10/2025

DJ Max Bondino riscopre la fame o quantomeno un certo appetito, in BPM, il podcast che si può anche leggere, la rubrica che si ascolta su Spotify ed Apple Podcasts.
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BPM (Beats Per Matches)
Juventus – Milan 0-0 ovvero “I WANT MORE” (Faithless)
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C’è sempre una linea sottile tra ciò che hai e ciò che senti di meritare.
Una zona grigia fatta di controllo ed equilibrio.
È lì che nascono le squadre mature: quando smettono di cercare conferme e cominciano a pretendere di più da loro stesse. Questo Milan vive esattamente in quel punto. Non deve dimostrare di essere solido: lo è.
Non deve più difendersi dagli errori: li conosce, li accetta, li corregge.
Ma non basta. Perché quando senti che puoi spingerti oltre, la stabilità diventa solo un trampolino.
E allora un pareggio, in un altro tempo comodo da accettare, oggi pesa.
Perché non nasce dal timore, ma dall’ambizione. È la fame che resta anche a stomaco pieno.
È la voce che sussurra, dentro e fuori dal campo:
“I want more”.

Poco meno di un anno fa, a San Siro, questa stessa partita fu l’apocalisse del calcio.
La negazione di tutto ciò che, da sempre, ci spinge a sincronizzare le nostre vite con questi colori.
Una squadra spaccata, svuotata, in rotta con il proprio allenatore, incapace di sfiorare la dignità.
In settimana, Allegri l’ha definita “una sfida fantastica”, per storia, rivalità e per la sua stessa biografia.
Non lo è stata neppure stavolta.

Ma sarebbe un errore accomunarla a quell’Armageddon.
Perché, piaccia o meno a chi riesce ad esprimersi solo nella disgrazia, quella “fine dei tempi” è già avvenuta.
E il nuovo mondo, questo Milan solido e affamato, è già qui da un pezzo.

“Four walls and a roof
Electricity, stable mind, but still you whine: I want more”

Il primo tempo è una gigantesca comfort-zone.
Decidiamo di uscirne, timidamente, solo dopo la mezz’ora: una combinazione tra Modrić e Rabiot porta il francese a scagliare il primo tiro della partita, alto non di molto.
Due minuti dopo, un grande recupero in mezzo al campo di Pulisic innesca Giménez, che fa tutto benissimo: porta palla sino al limite, sterza in area, dribbla in accelerazione mezza difesa bianconera ma si defila troppo, lasciando partire un sinistro potente ma centrale.
Ancora Giménez, al 42’, sul cross dal vertice di Pavlović: altro gran movimento, colpo di testa sul palo lontano, fuori di poco.
Per la Juve, da segnalare soltanto una goffa caduta cartoonesca di Jonathan David al momento del tiro e una serie infinita di dribbling di Conceição a tenere a battesimo Bartesaghi.
Il primo tempo è davvero tutto qui: ordine, equilibrio, ma zero pericolo reale.

“Hills to climb, sights to see, seas to cross”

Il viaggio di questa squadra profondamente nuova è appena iniziato ma la ripresa si apre con una vecchia conoscenza. L’unico vero pericolo della partita nasce in un’area piccola improvvisamente affollata, un rimpallo, il tiro a botta sicura di Gatti, e poi: Maignan.
Una parata irreale, da guardiano antico: più istinto che gesto, più destino che riflesso. Come avesse espanso la superficie del suo corpo fino a oscurare tutto il panorama, come se il suo corpo avesse assorbito la luce stessa, inghiottendo anche il bersaglio da colpire.
Un gesto che non vale solo un gol evitato, ma una dichiarazione di identità.

“Show me a man without guilt, or a soul that ain’t lied.”

Nessuno tocchi Christian Pulisic. Partiamo da qui.
Anche perché qualunque milanista con funzioni cognitive medie ha sperato andasse lui, sul dischetto, quando al 52’ Kelly ha steso Giménez in piena area. Di Gregorio è spiazzato, ma la palla vola sopra l’incrocio.
Ne abbiamo visti sbagliare di peggiori, in questi anni.
Ciò che non vedevamo mai, invece, era la reazione nervosa dopo una difficoltà.

Un anno fa, in una situazione simile, la squadra avrebbe cercato corda, sapone e una trave resistente per farla finita. Stavolta no.
Nell’azione successiva è proprio Christian a cercare il riscatto con un’iniziativa personale e un tiro da fuori.
Poi ancora Fofana, e un paio di lampi.
Ma è l’atteggiamento collettivo (dentro al rimpianto) a lasciare davvero intravedere un futuro interessante.

L’enigma resta Rafa Leao.
E non è questione solo di prestazioni, ma di percezione.
Ogni allenatore che passa di qui, prima o poi, si lascia ossessionare dall’idea di trasformarlo in centravanti.
Forse perché, fatta eccezione per la discesa dal cielo di Olivier Giroud, è da vent’anni che non ne troviamo uno senza qualche turba da risolvere.
Ma Rafa non è quel giocatore, e non lo sarà mai.
Dopo sei anni assieme, sappiamo perfettamente cosa sa fare in modo straordinario e cosa no, nel modo più assoluto. Entra alla mezz’ora al posto del miglior Giménez stagionale (forse) e subito tenta un tiro da sessanta metri, per sorprendere Di Gregorio fuori dai pali.
Poi apre il dibattito da quindici giorni con cui riempire la sosta delle nazionali.
Due occasioni, entrambe oltre il clamoroso.
Ognuno può scegliere la propria preferita, o la più dolorosa.
Minuto 73: palla dentro di Pulisic, la difesa bianconera si ferma e Rafa, solo nell’area piccola, a un metro dalla porta, ha tutto il tempo del mondo.
Il modo in cui chiude male col sinistro, mandandola sul fondo, resta inspiegabile - persino per la sua visione periferica, che da lì vicino gli aveva fornito ogni info utile possibile.

La seconda, allo scadere. Modric esce regalmente da uno scambio stretto con Saelemaekers e imbuca una palla immaginifica in area, Leao si ritrova una voragine verso la porta e per usare un’espressione infantile: “si corre addosso”, arrivando scoordinatissimo sulla palla, “ciabattandola”, rendendo facile la respinta di Di Gregorio.

“Seeds to sow, things to know, life’s a gift.
And still…I want more.”

Il rimpianto è legittimo, quasi necessario.
Perché questa partita si poteva vincere, e pure con poco sforzo.
Ma proprio questo è il segno di maturità: sapere di aver lasciato qualcosa per strada e, invece di disperarsi, usarlo come misura della propria crescita. Questo Milan non vive più di fiammate o miracoli: è una squadra compatta, quadrata, difficilissima da scalfire. È giusto volere di più. È giusto lamentarsi.
Ma farlo da questa posizione, a un anno esatto da quando non sapevamo nemmeno da dove ricominciare, significa aver già vinto una parte invisibile del gioco.
Lamentarsi di non essere primi, oggi, è la prova più limpida che il momento vale la pena di essere vissuto.
E che quella voce, dentro e fuori dal campo, continua a sussurrare la cosa più vera di tutte:
“I want more.”

Sono le 1.30 di martedì a Perth, Australia - ma sono le sette e mezza di lunedì nel Paese in cui vive un popolo di ferro...
06/10/2025

Sono le 1.30 di martedì a Perth, Australia - ma sono le sette e mezza di lunedì nel Paese in cui vive un popolo di ferro che sa vincere tutti assieme o da soli, e nel quale ha 7 cose e ½ da dire.
E le accompagna con le immagini esclusive del momento-chiave di , riprese dalla ComunqueCam.

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SETTE E MEZZO

1) Leao:

2024-2025 12 gol 13 assist
2023-2024 15 gol 14 assist
2022-2023 16 gol 15 assist
2021-2022 14 gol 12 assist

2) Punti Milan alla sesta giornata:

2025/2026: 13
2024/2025: 11
2023/2024: 15
2022/2023: 14
2021/2022: 16
2020/2021: 16
2019/2020: 6
2018/2019: 9

3) La parata di Maignan.

4) Gabbia.

5) Marelli e Stramaccioni che non sapevano più cosa inventare per dire che il rigore era "generoso". Solo noi imprechiamo contro i nostri difensori quando commettono quelle che si chiamano INGENUITà?

6) Se vogliamo essere Lì, in primavera, c'è bisogno di tutti e c'è bisogno che supportiamo tutti!

7) un anno fa venivamo sconfitti 2-1 dalla Fiorentina, pochi giorni prima avevamo perso anche in Champions, contro il Leverkusen.

½) Ma non vi sentite un pochino meglio?

«If you're looking for trouble, you came to the right placeIf you're looking for trouble, just look right in my face».(T...
06/10/2025

«If you're looking for trouble,
you came to the right place
If you're looking for trouble,
just look right in my face».
(Trouble)

Il Rosso & il Nero di  :1) il ROSSO. Non ora. Dopo.2) il NERO. Con 32 partite da giocare, lagnarsi perché non siamo più ...
06/10/2025

Il Rosso & il Nero di :
1) il ROSSO. Non ora. Dopo.
2) il NERO. Con 32 partite da giocare, lagnarsi perché non siamo più in testa avendo gettato 3 punti al Gobbodromo, ci fa sentire un po’ dei bamboccioni viziati visto da dove veniamo e dove credevamo di essere. Due mesi fa molti tifosi del Milan consideravano difficilissimo il 7° posto utile per la pupazzesca Lega delle Conferenze, e alcuni apocalittici auspicavano la retrocessione come sola igiene del mondo.
Però, la realtà è che... l’abbiamo buttata.

Dopo 45° di stand-by da parte di entrambe, nel secondo tempo il ha iniziato la partita che aveva pensato contando sull’annebbiamento di una reduce da una sfacchinata in Cempions. E infatti ci hanno concesso delle opportunità. Non sfruttate.
Una sensazione fastidiosa che molti milanisti non si levano di dosso, è che i nostri non avessero davvero la determinazione per vincerla. Quella voglia feroce e attenzione ai dettagli viste col , ieri sono un po’ mancate a tanti. Non al nostro pacchetto arretrato: (decisivo), (provvidenziale in un paio di letture), e finalmente anche : di sicuro, ieri sera nessuno ha rimpianto Pierino .
E ai loro aggiungiamo (di nuovo) il nome di , del quale ormai pensiamo il contrario di ciò che si diceva al suo arrivo: forse ha ancora margini di miglioramento. Dopo tutto, in ogni partita ci fa vedere cose migliori della precedente.

3) il NERO. Ma nel resto del si è visto un po’ di pressappochismo fatale. Oggi ci sta puntare il dito contro per quella misera ciabattata, contro per il rigore costacurtesco. Ma anche la serata di , , , pur non crudamente negativa, non è stata efficacissima. Il punto è che al di là degli errori dei singoli, per vincere a Torino (…dove il mese scorso non ha vinto nemmeno la squadra più stupenda, dominatrice e onesta della Storia) ci vuole SEMPRE un qualcosa di più, da parte di tutti. E ieri sera non c’è stato.

Ah, ritorniamo ai nomi. E aggiungiamogli anche oggi quello di , perché di nuovo è andato benino ma non benone. Si è fatto trovare nell’azione del rigore e sul cross di Pavlovic, ma non ha tirato il primo e non ha messo dentro il secondo.
Ma va aggiunto anche un altro nome – quello di . E non solo per le sostituzioni, che non hanno migliorato la squadra. Ma anche per una sua discutibile idea tattica. Ovvero...

4) il NERO: ieri ha dimostrato di essere più centravanti di , e speriamo che Acciugone abbia voluto riprovarci perché ha avuto Rafa per pochissime partite. Non ha del tutto torto a provarci, perché a volerli guardare, i movimenti da punta di Leao sono stati impeccabili, e le occasioni non gli sono capitate sui piedi per caso, se le è cercate.
Ma sapete una cosa? Non basta. La vera punta ha un compito: lo prende davanti ai compagni, ai tifosi e all’umanità. Deve buttare il coso che rotola in fondo alla cosa coi legni e la rete. Perciò, bravo al portoghese e bravo al messicano, ma per entrambi i movimenti e il lavoro per la squadra, nonché il sostegno alla difesa (e ieri il n.10 ha dato pure quello) non bastano per finire nel…

5) il ROSSO. Però, gente, si può vedere il bicchiere mezzo vuoto solo fino a un certo punto. I mezzopienisti fanno bene a ridere di quei milanisti che ieri sera davano testate al muro maledicendo le nostre disgrazie. Il campionato è appena iniziato e il Milan in 6 partite ha già giocato contro due squadre che giocano in Cempions più il SuperBologna coppitaliato che tutta l’Italia adora – e in queste 3 partite, ha portato a casa 7 punti su 9. È arrivato il primo pareggio dell’anno, sì: ma in trasferta, contro una squadra imbattuta, e con un clean sheet. Il genietto Yildiz, i mancati acquisti David e Vlahovic, non ci hanno procurato alcun batticuore rispetto a quelli che noi abbiamo procurato a loro. In sostanza, gli stessi motivi per cui qualcuno di noi mastica amaro, sono un progresso: c’è qualcosa da masticare.
Il Milan di Allegri non è il miglior Milan possibile, no: ma è una squadra che sta facendo molto bene con quello che ha. E magari anche il rimpianto per un pareggio può essere fieno in cascina, per non compiacersi e continuare, come Luka Modric, a crescere. Vale per i giocatori, vale per l’allenatore, vale per tutti noi seduti a guardare e a straparlare.

«Perdonatemi, io vi prego, per il mio pazzo errore!»(La bisbetica domata, Atto IV, scena 5)
05/10/2025

«Perdonatemi, io vi prego, per il mio pazzo errore!»
(La bisbetica domata, Atto IV, scena 5)

05/10/2025

Un perfetto mix di camomilla e cicuta.

05/10/2025

Finita: il butta via svogliatamente le occasioni concesse da una stanca e poco lucida, e non incamera 3 punti possibilissimi. Peccato.

Indirizzo

Piazza Ospedale Maggiore, 3
Milan

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