23/06/2025
DALLE PROMESSE ALLA CATASTROFE: IL LATO OSCURO DELL’INTERVENTISMO USA
Le invasioni militari statunitensi – Afghanistan (2001‑21), Iraq (2003‑11), Libia (2011), Siria e operazioni anti‑ISIS (2014‑oggi) – hanno prodotto distruzione, morte e instabilità, dietro la facciata della “lotta al terrorismo”:
Tra Iraq e Afghanistan si contano almeno 137.000 civili uccisi, oltre a decine di migliaia da bombardamenti in Iraq e Siria.
Il progetto Costs of War (Brown University) stima fino a 929.000 morti complessive tra militari, civili e oppositori post‑11 settembre.
In Libia, le vittime reali delle operazioni sono stimate tra 150.000 e 360.000, più dell’ufficiale ~30.000.
Oltre 8 trilioni di dollari spesi per sostenere guerre che hanno lasciato solo macerie.
Solo Iraq e Afghanistan hanno assorbito tra $3,6–4,4 trilioni, somme che avrebbero potuto trasformare infrastrutture, istruzione e salute.
Gli interventi non hanno garantito stabilità: Iraq, Afghanistan, Siria, Libia restano costellati di caos e violenza.
Le guerre hanno resuscitato gruppi estremisti (ISIS, Taliban) e lasciato vacuumi di potere pronti per la guerriglia.
Quelle guerre, presentate come missioni umanitarie o lotta al terrore, si sono trasformate in macchine di profitto, avanzata imperiale e devastazione. Dietro ogni bomba sganciata c’è un popolo distrutto, un'economia rubata, un trauma intergenerazionale. Le armi non hanno portato sicurezza, ma solo nuovi conflitti e sofferenza. È il momento di dire basta: la guerra non è la cura, è la malattia.