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Alla scoperta di CiproLa bella addormentata isola di Cipro, con le sue attività chiuse in questo periodo, ci dona pace e...
07/02/2025

Alla scoperta di Cipro

La bella addormentata isola di Cipro, con le sue attività chiuse in questo periodo, ci dona pace e relax, per qualche istante proviamo ad immaginare l’estate qui, le sere calde ed i locali aperti ed affollati.
Non rimpiangiamo la scelta di averla visitata a Capodanno, potendo scoprire in tranquillità le bellezze di questa isola.
Atterrati a Larnaca con un comodo volo diretto dall’Italia, ritiriamo la nostra auto e ci dirigiamo verso Ayia Napa, nella parte nord-est di Cipro.
Rimaniamo subito piacevolmente colpiti dal fatto che le autostrade sono in ottime condizioni, la segnaletica è chiara e ordinata e, soprattutto, non si pagano i pedaggi!
Si guida a sinistra, ma lo scarso traffico in questo periodo ci agevola e dopo pochi km ci sembra quasi naturale “andare contromano”.
Ad Ayia Napa ci siamo fermati tre giorni, dedicandone uno a visitare le spiagge dei dintorni, come Nissi Beach, Makronissos Beach e l’area delle “Sea Caves” con immancabile tappa fotografica al meraviglioso Love Bridge, un ponte naturale sul mare.
Il secondo giorno visitiamo Nicosia, la capitale, raggiungiamo la famosa Ledra Street in pieno centro, con i suoi negozi ed i locali, ma per capire il motivo della notorietà di questa via è necessaria una premessa.
A Cipro, sono passate grandi civiltà: i Greci, i Romani, i Bizantini, i crociati Franchi, i Veneziani e gli Ottomani, ognuno dei quali ha lasciato importanti testimonianze artistiche di grandissimo valore.
In epoca più moderna Cipro divenne protettorato inglese fino al 1960, anno in cui, dopo la lotta di liberazione nazionale, nacque la Repubblica di Cipro. Questa indipendenza però ebbe vita breve, nel 1974 i Turchi invasero l’isola di Cipro e proclamarono la Repubblica Turca di Cipro del Nord, occupando la parte settentrionale e dividendo, nel vero senso della parola, l’isola in due repubbliche.
In Ledra Street si trova la “dogana” per attraversare il confine tra le due repubbliche, con tanto di ufficiali a controllare i documenti, ecco perché è diventata un punto di riferimento.
Il varco è pedonale, per le auto non è consigliato l’attraversamento poiché la copertura assicurativa non ha validità oltre il confine.
L’ultimo giorno raggiungiamo il view point a nord di Ayia Napa, dal quale, con un potente monocolo si può osservare ciò che resta della città fantasma di Famagosta, dopo l’occupazione militare turca avvenuta 50 anni fa.
Il piccolo museo annesso, spiega, con foto e video, com’era la città prima del 1974, località balneare e fiorente porto commerciale e di come ancora oggi la “questione Cipro” non sia risolta.
Ci lasciamo, con un senso di sconcerto, il cartello “no man’s land” alle spalle e proseguiamo il nostro viaggio in direzione sud, fermandoci nei pressi di Limassol per visitare il castello di Kolossi, ex roccaforte dei crociati.
Soggiorniamo altri tre giorni a Paphos, sud-ovest di Cipro, scelta che ci consente di ottimizzare le distanze e visitare il resto dell’isola.
Iniziamo subito dalle Tombe dei Re, patrimonio Unesco, una grande necropoli scolpita nella roccia, risalente al IV Secolo a.C.
Il castello di Paphos, antica fortezza di epoca bizantina, si affaccia sul porto ed è vicinissimo all’area archeologica di Nea Paphos nella zona di Kato, rinomata zona turistica della città.
La casa di Dioniso, il pezzo forte del sito, ha una parte coperta che custodisce i resti dei mosaici di questa residenza nobiliare datata II/III Secolo d.C.
Il giorno successivo ci spostiamo verso la costa ovest, nel borgo di pescatori di Latchi, pranziamo divinamente a base di pesce in una delle taverne sul lungomare e ci godiamo il sole passeggiando con una temperatura “invernale” di tutto rispetto: 20 gradi!
Sulla strada del ritorno, sosta fotografica al famoso scoglio di Afrodite o Petra Tou Romiou, patrimonio UNESCO, dal quale prese vita, secondo la leggenda, la Dea dell’amore.
Per il nostro ultimo giorno sull’isola scegliamo di cambiare panorama e ci dirigiamo verso i monti Troodos.
La prima tappa è il villaggio di Omodos, centro vinicolo e località turistica con diversi negozi che vendono prodotti tipici.
Visitiamo il monastero di Stravos, fondato da Sant’Elena nel 327 d.C.
Proseguiamo tra tornanti e f***a vegetazione fino a Kalopanagiotis, dove dimentichiamo per un attimo di essere a Cipro.
La temperatura è decisamente diversa da quella della costa, il paesaggio è tipicamente montano, a tratti pioggia e nebbia.
Percorriamo la stradina in discesa che dalla via principale conduce al monastero e troviamo una meravigliosa sorpresa: un piccolo ma grazioso mercatino di Natale, con gli chalet in legno e la musica dal vivo, ci ritroviamo catapultati nelle atmosfere delle nostre città altoatesine. Ci concediamo la degustazione di un piatto caldo e una risalita veloce e divertente grazie alla comoda funicolare.
Il nostro tour sui monti prosegue e ci conduce al monastero greco-ortodosso di Kykkos, un luogo mistico e unico, circondato da un panorama da cartolina. Questo monastero di epoca Bizantina, custodisce affreschi di rara bellezza, tra cui l’icona mariana venerata dai pellegrini ed attribuita a San Luca.
Vale la pena arrivare fin quassù per vedere con i propri occhi questo capolavoro incastonato tra le montagne.
La serata di Capodanno ceniamo rigorosamente local, degustando tipicità della cucina greca e cipriota, accompagnate da un ottimo vino made in Cipro, a prezzi onestissimi.
Ultima sosta a Larnaca, cittadina con un lungomare pieno di ristoranti e bar che di tipico hanno ben poco e, a dire il vero, danno l’impressione di essere la classica offerta commerciale per il turismo di massa, ma a noi poco importa, abbiamo trovato a Cipro ciò che cercavamo: relax e bellezza, torniamo soddisfatti e divertiti dal nostro giro di 1000 km percorsi “sul lato opposto”.

Milano sono tutta tua - di Cristina BrianoA Sara, mia partner in crimeA Paola, sperando di averla convintaA un certo pun...
12/11/2024

Milano sono tutta tua - di Cristina Briano

A Sara, mia partner in crime
A Paola, sperando di averla convinta

A un certo punto dell’anno, proprio sul finire dell’estate, arriva la cosiddetta “mezza stagione” amatissima da tutti perché non più calda ma non ancora fredda.
E’ il momento migliore per girare in città, approf***ando di una bella mostra di pittura oppure di fotografia, per provare quel nuovo ristorante biologico o semplicemente per incantarsi davanti al foliage nei parchi del centro.
Per soddisfare questa voglia si pensa subito all’estero. Le città europee sono un desiderio sopito ma sempre in agguato, pronto a saltar fuori senza tanto preavviso.
Varcare la soglia dell’aeroporto, valigino alla mano, spalanca le porte della libertà e crea l’illusione che la stagione delle ferie non sia mai finita.
Sarete tutti d’accordo con me ma… vi avverto, non prendetemi troppo sul serio.
Chi mi conosce sa che io passo intere giornate sognando a occhi aperti e purtroppo, la mia è fantasia è un folletto pazzo senza limiti. Una mattina vorrei essere a Berlino, il giorno dopo sul Lago di Como e magari in Costa Azzurra, che bella Roma, tornerei nella campagna inglese, non sono mai stata a Istanbul…
Quando ero agente di viaggio, sul volo del rientro programmavo già il viaggio successivo, insomma, sono un’anima in pena.
Poi nella vita tutto cambia e sono tornata coi piedi per terra.
Se oggi non posso volare spesso a Parigi o a Londra, se i giorni liberi non sono due ma uno solo, se la mia irrefrenabile voglia di città e di smog non si placa, non rimane altro che giocarmi il jolly: Milano.
Milano non è certo l’ultima spiaggia ed è facilmente raggiungibile.
Da una ventina d’anni, fra ottobre e maggio, è la mia città di riferimento durante i week end. Sicuramente a oggi, è la città italiana più interessante dal punto di vista globale.
A Milano c’è arte, c’è vita, bellezza e quell’ eleganza sofisticata che non si trova proprio ovunque. Cibo buono che fa moda e moda italiana da mangiare con gli occhi. E ancora musica, teatro, cultura, università prestigiosissime e medicina di eccellenza.
Si parla inglese al pari dell’italiano. Questo è il senso dell’internazionalità milanese che mi piace, quell’equilibrio perfetto che non perde di vista il gusto e la cultura italiana ma che vive comodamente la sua dimensione cosmopolita.
Ci sono davvero mille buoni motivi per andare a Milano e, se volete, vi racconto i miei.
La mia giornata milanese perfetta comincia la domenica mattina con un clima nuvoloso, fresco da sciarpa che oltre a scaldare, arreda il collo e nasconde le rughe. Metro verde fino a Cadorna, quattro passi per acclimatarsi e per arrivare in corso Magenta, sicuramente una delle mie vie preferite. Si comincia da questo quartiere molto borghese ed elegantemente retrò, che io amo moltissimo (a Natale con le luminarie accese e il tram è magia).
La prima sosta è da Marchesi, la storica pasticceria nella sua sede originale del 1824. Interni in legno con specchi che dimostrano la loro età, eleganza innata, torte in stile Luigi XVI e personale in livrea. Solitamente è affollato di milanesi che si fermano qui per un buon caffè mentre sono a spasso col Corriere in una mano e il cane a guinzaglio nell’altra.
Suggerisco cappuccino e croissant alla crema che, se anche vi siete alzati col piede sbagliato, di sicuro svolteranno la vostra giornata.
Da via Santa Maria alla Porta a piazza Duomo è un attimo. Dopo la centesima volta che vieni a Milano, vuoi non fare un salutino all’iconico Duomo? Confesso che dopo tanti anni, vederlo mi emoziona ancora. La passeggiata sui tetti fra guglie, statue e pinnacoli me la ricorderò tutta la vita. intorno al Duomo, un carosello di meraviglie tra cui l’imbocco della Galleria Vittorio Emanuele e il Palazzo Reale.
Era il 2006, Helmut Newton in mostra proprio a Palazzo Reale, mi sembrava un sogno. Apertura ore 10.00. Nel silenzio delle sale solo io e la mia giovane collega d’agenzia, il privilegio di una visita privata straordinaria. L’atmosfera ovattata e la nostra incredulità si fondeva con la potenza degli scatti stampati in scala 1:1. Dalle pareti fuoriusciva una magia che puntava dritta al cuore. Che esperienza indimenticabile. Da quel momento, tutte le grandi mostre di fotografia o di pittura cerco di non perderle.
Siamo nella Capitale italiana delle grandi mostre ma anche di importanti eventi internazionali.
La “Fashion week”, è l’ evento glamour per eccellenza che celebra i grandi stilisti della moda italiana. Modelle che affollano le vie del centro, sfilate blindatissime e neanche un taxi libero. Ritmi sincopati in passerella e fuori, molti gli ospiti V.I.P. Un evento veloce come un proiettile, luccicante come la stella cometa, la settimana della moda è per molti, ma non per tutti.
La “Design week” è invece un sogno contemporaneo sulla scia dei grandi Architetti che hanno reso famoso il design Made in Italy in tutto il mondo.
Ignazio Gardella, Luigi Caccia Dominioni, Giò Ponti, Vico Magistretti, Achille Castiglioni, Piero Portaluppi, G*e Aulenti, sono solo alcuni dei grandi nomi che hanno lasciato traccia della loro creatività e del loro genio in questa città.
Nata come “Salone internazionale del Mobile”, col tempo ha scardinando i confini della fiera per contaminare le strade e i magazzini in disuso dei cosiddetti “distretti del design”.
Scantinati riadattati ad atelier, vanno di pari passo con i palazzi storici che aprono le loro porte al grande pubblico. Si gode della spettacolarità degli arredi d’epoca resi ancora più meritevoli dalle bizzarrie dei designer emergenti. “La Design Week” è un evento “democratico” che permette a tutti di poterne essere protagonisti, anche solo come spettatori.
In questa occasione, Milano vive una dimensione quasi onirica, tra forme, innovazione, studi architettonici, buone idee, allestimenti originali e visitatori da ogni parte del mondo.
Milano è Brera, ex terra di nessuno, ex terreno incolto, oggi salotto buono della città dal sapore bohémien. Oltre alla Settecentesca Accademia di Belle Arti, all’ Orto Botanico segreto e alla blasonata Pinacoteca, fanno bella mostra di sé le elegantissime zone pedonali con stradine di pietre e palazzetti très chic. Giardini alberati sui tetti, cascate di edera che danzano a un soffio di vento e balconi fioriti di bianco a completare un insieme esteticamente perfetto.
A Brera, il Fioraio Bianchi è una piacevolissima consuetudine, una sosta obbligata talvolta per la prima colazione, per un caffè di mezza mattina e per un abbraccio al mio caro amico Vanny, mente creativa e straordinario artista dei fiori e della bellezza. Varcata la soglia di questo bistrot, vi sembrerà di essere tornati indietro nel tempo o forse di essere a Parigi. I muri fané, le vetrine meravigliosamente fiorite, la vasca coi pesci rossi, la musica jazz in sottofondo, i golosissimi pasticciotti, i dolci esposti sulla vecchia madia, gli specchi antichi, che meraviglia!
Ma se dopo la merenda dal Fioraio volessi vedere un bel tramonto? Ma va, il tramonto a Milano?
A Milano, tranne il mare, c’è tutto.
Metro verde da Moscova a Porta Genova e il gioco è fatto. il Naviglio grande è dietro l’angolo col su tramonto meraviglioso, quello da fotografare a ogni costo. I Navigli milanesi sono i vecchi canali tutt’ora parzialmente navigabili e rappresentano non solo la zona della movida under 40 ma soprattutto la vecchia Milano costruita sull’acqua. L’urbanizzazione ha “nascosto” la parte acquatica che a partire dall’epoca celtica era invece la parte vitale di questa città.
Sempre in questa zona abbondano le case di ringhiera. Edilizia popolare nata col boom economico. Si tratta di alloggi in fila su un lungo balcone condiviso e dal cortile interno, abitati per lo più dagli operai immigrati dell’Alfa Romeo. In tempi recenti queste case, prevalentemente di colore giallo, sono state riqualificate seguendo il criterio del restauro conservativo e sono oggi appartamenti con una forte identità e tantissimo fascino.
Bene, tutto qui? Ma no!
Dai, facciamo un gioco. Facciamo finta di poter volare fra le vie del centro.
Volare?
Si. Pronti, via! (leggete veloce e tutto d’un fiato)
Il Cenacolo di Leonardo Da Vinci e la vigna alla Casa degli Atellani, la casa di Manzoni, Villa Invernizzi e i suoi fenicotteri rosa in giardino. Sì, hai capito bene, fenicotteri! La meravigliosa chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore che lascia senza fiato. Santa Maria delle Grazie e il suo chiostro. Sant’Ambrogio, San Satiro e il Bramante, Le tante Chiese Rosse a Brera. Piazza G*e Aulenti con lo skyline che sembra un po’ Dubai. Tra palazzi che non vedi la fine, “là dove c’era l’erba ora c’è una città…” ma per fortuna un po’ d’erba c’è ancora. (S)BAM! Biblioteca degli Alberi di Milano, un parco botanico contemporaneo nel cuore pulsante della città futurista. Il bosco verticale, due grattacieli adornati di vegetazione compatibile all’esposizione e al clima milanese non proprio tropicale, pensati dall’architetto Stefano Boeri. La Triennale, il MUDEC, il Museo del 900. Piazza Cordusio, ombelico milanese con palazzi bellissimi ma che devi stare attento quando li guardi, specie se sei in mezzo alla strada che passa il tram e ti stira. FAO Schwarz che fa sempre Natale anche a Ferragosto, la Galleria Vittorio Emanuele, i fantastici croissant millefoglie da Cracco. La pizza da Sorbillo che più buona non ce n’è, i panzerotti da Luini che per mangiarli ti siedi in terra come un barbone ma chi se ne frega che sono i più buoni mai mangiati anche se ti cola la mozzarella bollente sulla maglietta. Poi prendi fiato, nascondi le patacche di sugo e sali in cima alla Rinascente per smaltire l’abbuffata e fare una foto dalla terrazza che affaccia sul Duomo. Le Colonne di San Lorenzo, le Cinque vie, Santa Marta, piazza Sant’Alessandro, la Borsa e il Dito di Maurizio Cattellan, via Manzoni, la Scala, i cortili nascosti coi glicini a primavera, Sant’Eustorgio, i maritozzi da Gelsomina, i negozi di fiori, il mercatino dell’antiquariato, il gelato da Ciacco, le terrazze panoramiche per l’aperitivo….
Scherzi a parte, Milano non è facile da raccontare, perché è un insieme di cose e di sensazioni. Elegantemente posizionata sul suo piedistallo, per conoscerla bene occorre frequentarla molto, osservarla con discrezione e scoprirla a piedi, respirandola.
E’ una città libera, indipendente, che non si affeziona a nessuno, che scappa via e corre.
Perché la amo? Perché si è sempre attratti da chi scappa, perché soddisfa quel senso di leggerezza e di bellezza che ben si adattano al mio carattere, perché anticipa il futuro e soprattutto perché ogni volta mi lascia dentro la voglia di ritornare presto.
Questa è Milano, la mia Milano.
Parola di una savonese, diventata genovese che si crede un po’ milanese.

Amiamoci a Praga “La città di Praga è incisa su una coppa di vetro,  incisa con un diamante.Risuonerebbe se la toccassi:...
20/08/2024

Amiamoci a Praga

“La città di Praga è incisa su una coppa di vetro, incisa con un diamante.
Risuonerebbe se la toccassi: striata d’oro, limpida e bianca.”
(Nazim Hikmet)
Nel ventaglio delle città europee che vale la pena di vedere almeno una volta nella vita, c’è sicuramente Praga, la Città magica, la Città d’oro.
Andiamo a Praga?
….
Sì o no?
….
Per decidermi a partire ho tergiversato un po’. Quel po’ durato anni.
Non avevo premura, quindi aspettavo il momento migliore e il compagno di viaggio perfetto per l’occasione.
La bellezza assoluta di questa città credo sia apprezzabile sempre, in comitiva, in gita scolastica o in Erasmus. Ogni occasione avrà il suo mood e tutto andrà per il meglio.
Ma per un week end romantico in coppia, a mio parere, è decisamente una delle destinazioni più indicate visto che questa piccola bomboniera ha molto da dare e sensazioni importanti da lasciare nel cuore.
Avendo già di mio un carattere “fantasioso”, quando progetto un viaggio non mi documento granché, solo il minimo indispensabile. Allo studio, preferisco la sorpresa e l’improvvisazione. Arrivare in una città nuova senza sapere proprio tutto, gratifica il mio stupore e ne amplifica la gioia.
Fedele alle mie personalissime regole, organizzo volo, hotel ma, strappo alla regola, questa volta includo anche il transfer privato dall’aeroporto. E’ l’inizio della favola ma soprattutto una buona idea. Una volta tanto, viaggiamo comodi senza spaccarci le braccia a ti**re su e giù i bagagli dai mezzi pubblici.
Come Cenerentola e il Principe Azzurro 2.0, arriviamo in centro su una luccicante auto scura. Niente zucca, soltanto il sogno.
Chissà come sarà il nostro albergo?... come quello scorso o rimarremo delusi?
La macchina si ferma ovviamente all’ingresso principale.
SBAM!
Davanti ai nostri occhi un edificio alto, moderno, fiero e trasparente.
L’hotel Josef si distacca totalmente dallo stile di questa bella città incantata. Scopriremo poi che offre servizi di alto livello e una prima colazione salutare e contemporanea.
Ci viene assegnata una camera all’ottavo piano. Rigorosamente minimal con vasca da bagno a vista come suggerisce Philippe Stark, offre un'ampia vetrata perimetrale con vista sui tetti, musica di sottofondo e tramonto spettacolare!
E’ il quartiere di Staré Město, un’area vivace del centro storico, lastricato come impone la tradizione europea e distante solo una breve passeggiata dal cuore pulsante della città.
Siamo incantati dall’architettura che esprime il meglio di sé nelle piccole piazze che accolgono edifici ricamati e dalle forme precise, attaccati l’uno all’altro come a formare un origami.
Man mano che a piedi raggiungiamo il centro, naso puntato all’insù per ammirare altri edifici che meglio di qualsiasi guida, spiegheranno il carattere di questa città mitteleuropea. Stravaganze architettoniche, case storte che danzano e rigogliosi palazzi gotici creano un divertente e originale miscuglio.
Da sempre penso che l’impatto iniziale di una città nuova sia una sensazione importante e indelebile.
In questo caso, la ridotta dimensione del centro storico di Praga e i quartieri in continuità, permettono di fare amicizia facilmente col posto nuovo, passeggiando amabilmente. Scopro senza fretta una città fino ad allora solo immaginata ma che nella realtà è molto di più di quello che mi aspettavo.
Dopo le presentazioni iniziali arrivano anche le prime sensazioni, prima alla pancia e poi alla testa.
Quella involontaria sensazione di pancia che arriva osservando man mano che si strisciano i piedi sui marciapiedi senza fermarsi troppo a pensare, un po’ come in una lenta processione votiva.
Ogni giorno si cammina sul ricordo di ieri e dell’altro ieri. L’odore caratteristico di quella città diventa pian pianino familiare. Angoli nascosti, marciapiedi malandati, strade secondarie, portoni belli, portoni brutti, negozi e artigiani, tutto scorre davanti ai nostri occhi e nessun particolare ci sfugge camminando.
Staré Město, la città vecchia, è il fulcro dell’architettura e della poesia di questa meravigliosa capitale. Iniziamo proprio da qui.
L’attrazione più vicina al nostro albergo mette d’accordo tutti, scatenando l’effetto WOW. Si tratta del ben noto Orologio Astronomico medievale che fa bella mostra di sé nella piccola piazza, raccolta e pittoresca, un richiamo ai disegni delle fiabe del nord Europa.
Malá Strana è il secondo quartiere centrale collegato al primo dal Ponte Carlo, bellissimo e imponente.
Questa zona è conosciuta come la città piccola, deliziosa e collinare si estende fino ai piedi del Castello, rimando all’omonimo romanzo di Franz Kafka.
Come per Dublino, anche questo mio viaggio è legato a un ricordo scolastico e all’onirico amatissimo romanzo La Metamorfosi, discusso durante un esame di tedesco.
Non lontano dal Castello, il Vicolo d’Oro è imperdibile. Si tratta di una stradina affollata da una fila di undici casette irregolari e pittoresche. Fu chiamato così perché pare ci abitassero gli orafi e forse anche alchimisti intenti a ricercare la pietra filosofale o anche lo stesso Kafka.
La magia di questa città è senza dubbio il Ponte Carlo che sembra danzare sospeso sull’acqua. Costruito sulla Moldava, sta a Praga come Ponte Vecchio a Firenze, Rialto a Venezia, Sant’Angelo a Roma e le Pont Neuf a Parigi.
Percorso obbligatorio per chiunque si trovi in pieno centro della città, permette di calpestare la storia contornati da pura bellezza e di abbandonarsi a inevitabili pensieri romantici. I numerosi passaggi sul ponte suggeriscono fotografie senza tempo e dichiarazioni d’amore mano nella mano.
Costruito in pietra è un capolavoro architettonico. Unisce le due parti del centro storico in soli 500 metri, un percorso breve e significativo. Maestoso, elegante, si integra perfettamente sullo sfondo praghese con le sue guglie protese al cielo e i piedi appoggiati nel lento fiume che lo accompagna.
A proposito del fiume, sicuramente una cosa da non farsi mancare è una passeggiata sulle sue rive, magari di notte, quando le luci calde si specchiano meravigliosamente sulle sue acque.
Proprio alla fine del Ponte in direzione Mala Strana, c’è una piccola strada che in pochi passi conduce a un delizioso ristorantino ancora oggi molto conosciuto in città.
U Modré kachničky (l’anatroccolo azzurro), pittoresco e dal sapore fortemente retrò. La cucina prepara piatti della tradizione, nel menu sono inseriti piatti a base di anatra. All’interno l’atmosfera è bellissima, un salto negli anni Cinquanta con tanto di pianista che allieta la cena. Vale la pena passarci una serata immersi in una atmosfera diversa.
L’aria di Praga profuma di note musicali.
Chi mi conosce sa che per me la musica è importantissima, una vera e propria colonna sonora della vita. Ho già scritto che è il “fil rouge” di ogni mio viaggio. Ogni località nasconde nella propria musica tanti segreti. Al calar del sole, ovunque ci si giri si sentono arrivare melodie che rinfrancano della fatica della giornata e infondono vibrazioni che smuovono l’anima.
Vero è che la Mitteleuropa ha sfornato geni universali come Strauss, Mozart, Mahler, Chopin, Brahms.
Vero è che tutte le tradizioni qui si conservano gelosamente.
Nella f***a trama di questa città che di per sé già risplende, non è raro poter assistere a concerti di musica da camera all’interno di piccole chiese sconsacrate seduti dinnanzi a un gruppo di musicisti in frac.
Mai avrei pensato di poter godere del chiaro di luna fra le note jazz scappate da taverne sotterranee che sembrano sfiorare le nostre gambe e danzare in mezzo ai nostri passi. La notte è così bella per passeggiare, con la colonna sonora adeguata lo è di più. Talmente bella da sembrare un film.
Tutto questo è Praga, la città magica, la Città d’oro.

Scrittrice:Cristina Briano

Come dice Buzz Lightyear “To the infinity… and Be(y)ond !”
06/07/2024

Come dice Buzz Lightyear
“To the infinity… and Be(y)ond !”

Sicilia, isola bellaChe lavoro fai?L’agente di viaggio,  dico sorridendo.Ah, beata te, sempre in giro!Ecco.Mi chiedo per...
09/02/2024

Sicilia, isola bella

Che lavoro fai?

L’agente di viaggio, dico sorridendo.

Ah, beata te, sempre in giro!

Ecco.

Mi chiedo perché ho sorriso. Sicuramente avrà frainteso il senso della mia risposta.

Fare l’agente di viaggio è da sempre il sogno di molti ma il dolce far niente è un pensiero associato a questo mestiere. Dal di fuori le persone immaginano i banconisti spesso sdraiati su un’amaca fronte mare o in giro da un capo all’altro del mondo. I più originali credono che non sia neppure un vero e proprio lavoro.

Nella realtà le cose non stanno esattamente così. Si tratta sicuramente di un lavoro affascinante che aiuta a realizzare sia i propri sogni che quelli degli altri ma pur sempre di un lavoro, scocciature incluse.

Ad attenuare la nostra routine d’ufficio, c’era una volta una cosa chiamata “educational” ovvero la gita di istruzione per gli addetti ai lavori utile a conoscere posti nuovi e nuovi alberghi. Un aggiornamento necessario per non farsi mai trovare impreparati.

Questo tipo di trasferta includeva alberghi bellissimi, conferenze interminabili, levatacce all’alba e cene conviviali-istituzionali fino a tarda notte. Nel resto della giornata c’era da camminare tanto e tanto da memorizzare anche se parlare di lavoro camminando sulla sabbia può essere considerato un privilegio.

Nei casi più fortunati, un minimo di relax era permesso, anzi già incluso nel pacchetto, magari al sole, magari su una bella spiaggia, magari in Sicilia.

Un comodo volo Linate - Catania accorcia le distanze tra me e l’incanto della Trinacria. Da lei mi aspetto un week end che mi stupisca. Un assaggio di questa Terra l’ho già avuto un paio di volte ma sento che questa, potrebbe essere davvero la svolta: si va al sud del sud.

La storia della Sicilia è complessa: è stata terra di dominazione da parte di Fenici, Greci, Romani, Arabi, Normanni, Svevi, Angioini e Spagnoli.

In oltre tremila anni di storia, ogni popolo ha lasciato i propri segni tangibili che permangono ancora nell’arte, nei costumi sociali, nelle tradizioni popolari e nel cibo. Difficile pensare di esaurire tutto il suo sapere in un unico viaggio.

La Sicilia è un tesoro per tutti i sensi.

In primis la vista, che viene appagata immediatamente specialmente in questa parte sud est dell’isola.

La rigogliosa architettura tardo barocca è stata saggiamente conservata o, nella peggiore delle ipotesi, sapientemente recuperata. Un patrimonio opulento ma non sfacciato, talvolta risorto al suo più alto splendore a seguito di episodi sismici gravi, brutti scherzi di questa fertile Terra vulcanica.

L’ eleganza della nobiltà che ha abitato queste zone ha lasciato tracce molto evidenti in edifici intrisi di storia e di ombre.

Case importanti che trasmettono l’ essere più che l’ apparire.

Ma quanto sono affascinanti quei palazzi maliziosamente decadenti? Sulle loro grandi terrazze protette da balaustre scrostate al punto giusto, vivono piante grasse degne di questo nome. Dalle persiane di legno consunto dal vento, si infiltrano potenti i raggi del sole mediterraneo, caldo e vivace mentre le zagare tutte intorno profumano l’aria.

Iniziamo il giro con la visita di Siracusa, o meglio di Ortigia che non è solo un centro storico unico nel suo genere ma è davvero una bella esperienza.

Ortigia è calcarea, lucente, un’isola nell’isola.

Che bello passeggiare sulle sue basole bianche fino al lungomare o seguirle come Pollicino fino alla caratteristica ragnatela urbana della parte centrale.

Stradine amiche, anche se viste per la prima volta, ma probabilmente già conosciute dalla mia anima. Tutto l’insieme mi ha ricordato una visita al sud fatta con i miei genitori quando avevo all’incirca dieci anni.

Le emozioni che nascono nel cuore dei bambini sono uniche e inspiegabili. La tenera età mescola il presente con la fantasia e il risultato è una ricetta magica che confeziona ricordi immaginifici che durano tutta una vita.

Nel centro di Ortigia molti i palazzi dall’aspetto vagamente fané con balconi stretti e ringhiere in ferro battuto carichi di piante che toccano il piano di sopra. La centrale piazza del Duomo toglie il fiato così chiara, spaziosa, assolata, riconoscibile a prima vista in mezzo a mille altre.

Tanti gli edifici settecenteschi allineati e immobili, eleganti e solenni. Ancora oggi guardano incuriositi i passanti che indugiano sotto le loro finestre passeggiando senza la fretta di andare oltre.

Questo è solo un assaggio della struggente bellezza delle città siciliane. Una bellezza che stordisce, ubriaca.

L’uso del termine bellezza in Sicilia è infatti quasi riduttivo.

Ogni palazzo appartenuto a casate storiche ha visto l’avvicendarsi di grandi famiglie con tanti figli e tantissimi nipoti. Intere generazioni raccolte intorno a teatrali pranzi domenicali. L’atmosfera calda e avvolgente che ha resistito forte e tenace al passare del tempo ha superato il concetto di bellezza trasformandola in una sorta di alchimia che ammalia per sempre la sensibilità umana.

Ogni ambiente non è mai banale, il vento che sposta le tende in realtà le fa danzare, le sfarzose facciate datate e fiere, raccontano in ogni crepa un momento di vita vissuta. Più si guardano, più ti parlano di loro e del passato, sussurrando all’orecchio segreti della famiglia e delle infinite saghe famigliari.

A testimonianza di ciò il magnifico film “La dea Fortuna” di Ozpetek girato in parte a Bagheria vicino a Palermo, mostra una villa sublime il cui carisma buca lo schermo e arriva dritta al cuore degli spettatori.

E dopo Ortigia, Noto.

Un giro veloce ma non troppo. Attenti a dove mettete i piedi! Noto si visita con lo sguardo all’insù.

Le piccole vie che incrociano la strada principale e la piazza sono una successione considerevole di balconi decorati, veri capolavori di arte barocca.

Ho fatto molte foto ai Mascheroni siciliani, opere scultoree di gran pregio in cui spiccano “sirene pettorute, grifoni alati, aquile, mostri e linguacce”. Insomma, un grottesco carnevale in terracotta che a colpi di scalpello è stato recuperato dopo il terribile terremoto del 1693. Lasciata la bellissima Cattedrale e il suo campanile ci trasferiamo verso la promessa sosta di relax.

La Riserva e oasi faunistica di Vendicari è un posto così pazzesco che non può non sorprendervi. In qualsiasi stagione, questo angolo di paradiso è sempre il posto giusto al momento giusto.

Si lascia qualsiasi mezzo a motore in un’area apposita e si prosegue silenziosamente a piedi attraversando una f***a macchia mediterranea tra eucalipti, agavi e canne. Fenicotteri, aironi e cicogne trovano qui il loro habitat naturale. Improvvisamente la passeggiata finisce e non ci si accorge neppure di essere arrivati su una spiaggia selvaggia e semi deserta. Si cammina sulla sabbia dorata ricoperta di alghe che formano un tappeto morbido su cui camminare scalzi. Una vecchia tonnara interrompe l’orizzonte muto mentre il mare cristallino lambisce delicatamente i miei piedi. Spettacolare tutto, il tatto e l’udito ringraziano.

I giorni passano veloci in questa terra ai confini del mare. Complici la cordialità delle persone e la piacevole compagnia del gruppo, vorrei poter fermare il tempo e rimanere qui. Invece non resta che un’altra visita, l’ultima: Ragusa.

Ignara di quello che realmente mi aspettava, prendo posto vicino al finestrino spiando curiosa un mondo che non conosco.

Ad un tratto, proprio dietro l’ennesima curva di questa strada nel verde, Ragusa Ibla si presenta in tutto il suo splendore dalla collinetta su cui è dolcemente “appoggiata”.

“Bisogna essere intelligenti per ve**re a Ibla, ci vuole una certa qualità d’anima, il gusto per i tufi silenziosi e ardenti, i vicoli ciechi, le giravolte inutili, le persiane sigillate su uno sguardo nero che spia” ( Gesualdo Bufalino).

Meritatamente Patrimonio Unesco e capitale del barocco, Ragusa Ibla è il gioiello che non credevo esistesse. La piazza della chiesa di San Giorgio convince subito con la sua bellezza genuina.

Il labirinto di vicoli stretti, le case coi pomodori appesi fuori dalla porta a seccare e le trecce di aglio. Le tende fatte di piccoli pezzi di canne che col vento suonano. Tutto il centro storico che domina la collina sembra una favola raccontata dalla nonna. Ma quanti sono i campanili che oltrepassano i tetti di pietra? e i capitelli e le statue? Non so dove guardare.

La chiesa di Santa Maria delle Scale è invece a Ragusa Superiore. Mi siedo proprio su quelle sulle scale da dove si gode una vista impagabile. Il bello di Ragusa? Che si vede tutta Ibla in un unico colpo d’occhio. In silenzio, ho ammirato questo pezzo di terra in fondo all’Italia, così lontana da casa mia ma così familiare. Ho ringraziato di essere lì, ho respirato la storia e la cultura fondendomi, anche se per un attimo, in quel mondo unico.

Appagata la vista, Il gusto è sicuramente il secondo senso che viene chiamato in causa. Nella piazza del Duomo di Ortigia al riparo del sole cocente si può scegliere fra una granita di caffè o un ottimo cannolo siciliano che nasconde una ricotta buonissima.

La mandorla di Avola in Sicilia si esprime in tutte le sue sfaccettature regalando dolci che sanno di Medio Oriente interpretando la vera tradizione mediterranea. Inaspettatamente dolci ma non dolcissimi, i frutti di vero marzapane sono per lo più aromatici. Se la mandorla c’è, si sente.

Il cioccolato della tradizione modicana pare derivi dagli spagnoli ispirati a loro volta dagli Atzechi. Il suo aroma deciso ma carezzevole si percepisce già fuori dalle cioccolaterie e ne anticipa il gusto e la sua particolare dolcezza.

Per chi non lo avesse mai assaggiato non si aspetti il cioccolato svizzero pastoso e vellutato. Solido come il carattere degli isolani e sabbioso come le spiagge più selvagge, si impreziosisce di tutte quelle spezie esotiche cresciute in terre lontane.

Che dire poi del vino siciliano? I ricci di mare, il pesce spada e gli agrumi di Sicilia.

L’olfatto entra in scena in supporto al gusto. Chiudete gli occhi e pensate all’arancia candita della Conca d’Oro, fiore all’occhiello di questa Regione. Anche il più piccolo pezzo è arricchito dalla sapidità del mare e il suo profumo è forte come il sole di agosto.

Suadente e deciso il pistacchio di Bronte, quello color nocciola, completerà ogni piatto della cucina regionale sia dolce che salata e rientrati a casa, il suo profumo vi mancherà moltissimo. Sono grata al mio “lavoro non lavoro” che in tanti anni mi ha regalato ricordi meravigliosi, in questo caso ricordi siciliani, da raccontare a voi e da rivivere sempre con grande emozione

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Indirizzo

Piazza Gerusalemme 4
Milan
20154

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 18:30
Martedì 09:00 - 18:30
Mercoledì 09:00 - 18:30
Giovedì 09:00 - 18:30
Venerdì 09:00 - 18:30

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