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Alla scoperta di CiproLa bella addormentata isola di Cipro, con le sue attività chiuse in questo periodo, ci dona pace e...
07/02/2025

Alla scoperta di Cipro

La bella addormentata isola di Cipro, con le sue attività chiuse in questo periodo, ci dona pace e relax, per qualche istante proviamo ad immaginare l’estate qui, le sere calde ed i locali aperti ed affollati.
Non rimpiangiamo la scelta di averla visitata a Capodanno, potendo scoprire in tranquillità le bellezze di questa isola.
Atterrati a Larnaca con un comodo volo diretto dall’Italia, ritiriamo la nostra auto e ci dirigiamo verso Ayia Napa, nella parte nord-est di Cipro.
Rimaniamo subito piacevolmente colpiti dal fatto che le autostrade sono in ottime condizioni, la segnaletica è chiara e ordinata e, soprattutto, non si pagano i pedaggi!
Si guida a sinistra, ma lo scarso traffico in questo periodo ci agevola e dopo pochi km ci sembra quasi naturale “andare contromano”.
Ad Ayia Napa ci siamo fermati tre giorni, dedicandone uno a visitare le spiagge dei dintorni, come Nissi Beach, Makronissos Beach e l’area delle “Sea Caves” con immancabile tappa fotografica al meraviglioso Love Bridge, un ponte naturale sul mare.
Il secondo giorno visitiamo Nicosia, la capitale, raggiungiamo la famosa Ledra Street in pieno centro, con i suoi negozi ed i locali, ma per capire il motivo della notorietà di questa via è necessaria una premessa.
A Cipro, sono passate grandi civiltà: i Greci, i Romani, i Bizantini, i crociati Franchi, i Veneziani e gli Ottomani, ognuno dei quali ha lasciato importanti testimonianze artistiche di grandissimo valore.
In epoca più moderna Cipro divenne protettorato inglese fino al 1960, anno in cui, dopo la lotta di liberazione nazionale, nacque la Repubblica di Cipro. Questa indipendenza però ebbe vita breve, nel 1974 i Turchi invasero l’isola di Cipro e proclamarono la Repubblica Turca di Cipro del Nord, occupando la parte settentrionale e dividendo, nel vero senso della parola, l’isola in due repubbliche.
In Ledra Street si trova la “dogana” per attraversare il confine tra le due repubbliche, con tanto di ufficiali a controllare i documenti, ecco perché è diventata un punto di riferimento.
Il varco è pedonale, per le auto non è consigliato l’attraversamento poiché la copertura assicurativa non ha validità oltre il confine.
L’ultimo giorno raggiungiamo il view point a nord di Ayia Napa, dal quale, con un potente monocolo si può osservare ciò che resta della città fantasma di Famagosta, dopo l’occupazione militare turca avvenuta 50 anni fa.
Il piccolo museo annesso, spiega, con foto e video, com’era la città prima del 1974, località balneare e fiorente porto commerciale e di come ancora oggi la “questione Cipro” non sia risolta.
Ci lasciamo, con un senso di sconcerto, il cartello “no man’s land” alle spalle e proseguiamo il nostro viaggio in direzione sud, fermandoci nei pressi di Limassol per visitare il castello di Kolossi, ex roccaforte dei crociati.
Soggiorniamo altri tre giorni a Paphos, sud-ovest di Cipro, scelta che ci consente di ottimizzare le distanze e visitare il resto dell’isola.
Iniziamo subito dalle Tombe dei Re, patrimonio Unesco, una grande necropoli scolpita nella roccia, risalente al IV Secolo a.C.
Il castello di Paphos, antica fortezza di epoca bizantina, si affaccia sul porto ed è vicinissimo all’area archeologica di Nea Paphos nella zona di Kato, rinomata zona turistica della città.
La casa di Dioniso, il pezzo forte del sito, ha una parte coperta che custodisce i resti dei mosaici di questa residenza nobiliare datata II/III Secolo d.C.
Il giorno successivo ci spostiamo verso la costa ovest, nel borgo di pescatori di Latchi, pranziamo divinamente a base di pesce in una delle taverne sul lungomare e ci godiamo il sole passeggiando con una temperatura “invernale” di tutto rispetto: 20 gradi!
Sulla strada del ritorno, sosta fotografica al famoso scoglio di Afrodite o Petra Tou Romiou, patrimonio UNESCO, dal quale prese vita, secondo la leggenda, la Dea dell’amore.
Per il nostro ultimo giorno sull’isola scegliamo di cambiare panorama e ci dirigiamo verso i monti Troodos.
La prima tappa è il villaggio di Omodos, centro vinicolo e località turistica con diversi negozi che vendono prodotti tipici.
Visitiamo il monastero di Stravos, fondato da Sant’Elena nel 327 d.C.
Proseguiamo tra tornanti e f***a vegetazione fino a Kalopanagiotis, dove dimentichiamo per un attimo di essere a Cipro.
La temperatura è decisamente diversa da quella della costa, il paesaggio è tipicamente montano, a tratti pioggia e nebbia.
Percorriamo la stradina in discesa che dalla via principale conduce al monastero e troviamo una meravigliosa sorpresa: un piccolo ma grazioso mercatino di Natale, con gli chalet in legno e la musica dal vivo, ci ritroviamo catapultati nelle atmosfere delle nostre città altoatesine. Ci concediamo la degustazione di un piatto caldo e una risalita veloce e divertente grazie alla comoda funicolare.
Il nostro tour sui monti prosegue e ci conduce al monastero greco-ortodosso di Kykkos, un luogo mistico e unico, circondato da un panorama da cartolina. Questo monastero di epoca Bizantina, custodisce affreschi di rara bellezza, tra cui l’icona mariana venerata dai pellegrini ed attribuita a San Luca.
Vale la pena arrivare fin quassù per vedere con i propri occhi questo capolavoro incastonato tra le montagne.
La serata di Capodanno ceniamo rigorosamente local, degustando tipicità della cucina greca e cipriota, accompagnate da un ottimo vino made in Cipro, a prezzi onestissimi.
Ultima sosta a Larnaca, cittadina con un lungomare pieno di ristoranti e bar che di tipico hanno ben poco e, a dire il vero, danno l’impressione di essere la classica offerta commerciale per il turismo di massa, ma a noi poco importa, abbiamo trovato a Cipro ciò che cercavamo: relax e bellezza, torniamo soddisfatti e divertiti dal nostro giro di 1000 km percorsi “sul lato opposto”.

Milano sono tutta tua - di Cristina BrianoA Sara, mia partner in crimeA Paola, sperando di averla convintaA un certo pun...
12/11/2024

Milano sono tutta tua - di Cristina Briano

A Sara, mia partner in crime
A Paola, sperando di averla convinta

A un certo punto dell’anno, proprio sul finire dell’estate, arriva la cosiddetta “mezza stagione” amatissima da tutti perché non più calda ma non ancora fredda.
E’ il momento migliore per girare in città, approf***ando di una bella mostra di pittura oppure di fotografia, per provare quel nuovo ristorante biologico o semplicemente per incantarsi davanti al foliage nei parchi del centro.
Per soddisfare questa voglia si pensa subito all’estero. Le città europee sono un desiderio sopito ma sempre in agguato, pronto a saltar fuori senza tanto preavviso.
Varcare la soglia dell’aeroporto, valigino alla mano, spalanca le porte della libertà e crea l’illusione che la stagione delle ferie non sia mai finita.
Sarete tutti d’accordo con me ma… vi avverto, non prendetemi troppo sul serio.
Chi mi conosce sa che io passo intere giornate sognando a occhi aperti e purtroppo, la mia è fantasia è un folletto pazzo senza limiti. Una mattina vorrei essere a Berlino, il giorno dopo sul Lago di Como e magari in Costa Azzurra, che bella Roma, tornerei nella campagna inglese, non sono mai stata a Istanbul…
Quando ero agente di viaggio, sul volo del rientro programmavo già il viaggio successivo, insomma, sono un’anima in pena.
Poi nella vita tutto cambia e sono tornata coi piedi per terra.
Se oggi non posso volare spesso a Parigi o a Londra, se i giorni liberi non sono due ma uno solo, se la mia irrefrenabile voglia di città e di smog non si placa, non rimane altro che giocarmi il jolly: Milano.
Milano non è certo l’ultima spiaggia ed è facilmente raggiungibile.
Da una ventina d’anni, fra ottobre e maggio, è la mia città di riferimento durante i week end. Sicuramente a oggi, è la città italiana più interessante dal punto di vista globale.
A Milano c’è arte, c’è vita, bellezza e quell’ eleganza sofisticata che non si trova proprio ovunque. Cibo buono che fa moda e moda italiana da mangiare con gli occhi. E ancora musica, teatro, cultura, università prestigiosissime e medicina di eccellenza.
Si parla inglese al pari dell’italiano. Questo è il senso dell’internazionalità milanese che mi piace, quell’equilibrio perfetto che non perde di vista il gusto e la cultura italiana ma che vive comodamente la sua dimensione cosmopolita.
Ci sono davvero mille buoni motivi per andare a Milano e, se volete, vi racconto i miei.
La mia giornata milanese perfetta comincia la domenica mattina con un clima nuvoloso, fresco da sciarpa che oltre a scaldare, arreda il collo e nasconde le rughe. Metro verde fino a Cadorna, quattro passi per acclimatarsi e per arrivare in corso Magenta, sicuramente una delle mie vie preferite. Si comincia da questo quartiere molto borghese ed elegantemente retrò, che io amo moltissimo (a Natale con le luminarie accese e il tram è magia).
La prima sosta è da Marchesi, la storica pasticceria nella sua sede originale del 1824. Interni in legno con specchi che dimostrano la loro età, eleganza innata, torte in stile Luigi XVI e personale in livrea. Solitamente è affollato di milanesi che si fermano qui per un buon caffè mentre sono a spasso col Corriere in una mano e il cane a guinzaglio nell’altra.
Suggerisco cappuccino e croissant alla crema che, se anche vi siete alzati col piede sbagliato, di sicuro svolteranno la vostra giornata.
Da via Santa Maria alla Porta a piazza Duomo è un attimo. Dopo la centesima volta che vieni a Milano, vuoi non fare un salutino all’iconico Duomo? Confesso che dopo tanti anni, vederlo mi emoziona ancora. La passeggiata sui tetti fra guglie, statue e pinnacoli me la ricorderò tutta la vita. intorno al Duomo, un carosello di meraviglie tra cui l’imbocco della Galleria Vittorio Emanuele e il Palazzo Reale.
Era il 2006, Helmut Newton in mostra proprio a Palazzo Reale, mi sembrava un sogno. Apertura ore 10.00. Nel silenzio delle sale solo io e la mia giovane collega d’agenzia, il privilegio di una visita privata straordinaria. L’atmosfera ovattata e la nostra incredulità si fondeva con la potenza degli scatti stampati in scala 1:1. Dalle pareti fuoriusciva una magia che puntava dritta al cuore. Che esperienza indimenticabile. Da quel momento, tutte le grandi mostre di fotografia o di pittura cerco di non perderle.
Siamo nella Capitale italiana delle grandi mostre ma anche di importanti eventi internazionali.
La “Fashion week”, è l’ evento glamour per eccellenza che celebra i grandi stilisti della moda italiana. Modelle che affollano le vie del centro, sfilate blindatissime e neanche un taxi libero. Ritmi sincopati in passerella e fuori, molti gli ospiti V.I.P. Un evento veloce come un proiettile, luccicante come la stella cometa, la settimana della moda è per molti, ma non per tutti.
La “Design week” è invece un sogno contemporaneo sulla scia dei grandi Architetti che hanno reso famoso il design Made in Italy in tutto il mondo.
Ignazio Gardella, Luigi Caccia Dominioni, Giò Ponti, Vico Magistretti, Achille Castiglioni, Piero Portaluppi, G*e Aulenti, sono solo alcuni dei grandi nomi che hanno lasciato traccia della loro creatività e del loro genio in questa città.
Nata come “Salone internazionale del Mobile”, col tempo ha scardinando i confini della fiera per contaminare le strade e i magazzini in disuso dei cosiddetti “distretti del design”.
Scantinati riadattati ad atelier, vanno di pari passo con i palazzi storici che aprono le loro porte al grande pubblico. Si gode della spettacolarità degli arredi d’epoca resi ancora più meritevoli dalle bizzarrie dei designer emergenti. “La Design Week” è un evento “democratico” che permette a tutti di poterne essere protagonisti, anche solo come spettatori.
In questa occasione, Milano vive una dimensione quasi onirica, tra forme, innovazione, studi architettonici, buone idee, allestimenti originali e visitatori da ogni parte del mondo.
Milano è Brera, ex terra di nessuno, ex terreno incolto, oggi salotto buono della città dal sapore bohémien. Oltre alla Settecentesca Accademia di Belle Arti, all’ Orto Botanico segreto e alla blasonata Pinacoteca, fanno bella mostra di sé le elegantissime zone pedonali con stradine di pietre e palazzetti très chic. Giardini alberati sui tetti, cascate di edera che danzano a un soffio di vento e balconi fioriti di bianco a completare un insieme esteticamente perfetto.
A Brera, il Fioraio Bianchi è una piacevolissima consuetudine, una sosta obbligata talvolta per la prima colazione, per un caffè di mezza mattina e per un abbraccio al mio caro amico Vanny, mente creativa e straordinario artista dei fiori e della bellezza. Varcata la soglia di questo bistrot, vi sembrerà di essere tornati indietro nel tempo o forse di essere a Parigi. I muri fané, le vetrine meravigliosamente fiorite, la vasca coi pesci rossi, la musica jazz in sottofondo, i golosissimi pasticciotti, i dolci esposti sulla vecchia madia, gli specchi antichi, che meraviglia!
Ma se dopo la merenda dal Fioraio volessi vedere un bel tramonto? Ma va, il tramonto a Milano?
A Milano, tranne il mare, c’è tutto.
Metro verde da Moscova a Porta Genova e il gioco è fatto. il Naviglio grande è dietro l’angolo col su tramonto meraviglioso, quello da fotografare a ogni costo. I Navigli milanesi sono i vecchi canali tutt’ora parzialmente navigabili e rappresentano non solo la zona della movida under 40 ma soprattutto la vecchia Milano costruita sull’acqua. L’urbanizzazione ha “nascosto” la parte acquatica che a partire dall’epoca celtica era invece la parte vitale di questa città.
Sempre in questa zona abbondano le case di ringhiera. Edilizia popolare nata col boom economico. Si tratta di alloggi in fila su un lungo balcone condiviso e dal cortile interno, abitati per lo più dagli operai immigrati dell’Alfa Romeo. In tempi recenti queste case, prevalentemente di colore giallo, sono state riqualificate seguendo il criterio del restauro conservativo e sono oggi appartamenti con una forte identità e tantissimo fascino.
Bene, tutto qui? Ma no!
Dai, facciamo un gioco. Facciamo finta di poter volare fra le vie del centro.
Volare?
Si. Pronti, via! (leggete veloce e tutto d’un fiato)
Il Cenacolo di Leonardo Da Vinci e la vigna alla Casa degli Atellani, la casa di Manzoni, Villa Invernizzi e i suoi fenicotteri rosa in giardino. Sì, hai capito bene, fenicotteri! La meravigliosa chiesa di San Maurizio al Monastero Maggiore che lascia senza fiato. Santa Maria delle Grazie e il suo chiostro. Sant’Ambrogio, San Satiro e il Bramante, Le tante Chiese Rosse a Brera. Piazza G*e Aulenti con lo skyline che sembra un po’ Dubai. Tra palazzi che non vedi la fine, “là dove c’era l’erba ora c’è una città…” ma per fortuna un po’ d’erba c’è ancora. (S)BAM! Biblioteca degli Alberi di Milano, un parco botanico contemporaneo nel cuore pulsante della città futurista. Il bosco verticale, due grattacieli adornati di vegetazione compatibile all’esposizione e al clima milanese non proprio tropicale, pensati dall’architetto Stefano Boeri. La Triennale, il MUDEC, il Museo del 900. Piazza Cordusio, ombelico milanese con palazzi bellissimi ma che devi stare attento quando li guardi, specie se sei in mezzo alla strada che passa il tram e ti stira. FAO Schwarz che fa sempre Natale anche a Ferragosto, la Galleria Vittorio Emanuele, i fantastici croissant millefoglie da Cracco. La pizza da Sorbillo che più buona non ce n’è, i panzerotti da Luini che per mangiarli ti siedi in terra come un barbone ma chi se ne frega che sono i più buoni mai mangiati anche se ti cola la mozzarella bollente sulla maglietta. Poi prendi fiato, nascondi le patacche di sugo e sali in cima alla Rinascente per smaltire l’abbuffata e fare una foto dalla terrazza che affaccia sul Duomo. Le Colonne di San Lorenzo, le Cinque vie, Santa Marta, piazza Sant’Alessandro, la Borsa e il Dito di Maurizio Cattellan, via Manzoni, la Scala, i cortili nascosti coi glicini a primavera, Sant’Eustorgio, i maritozzi da Gelsomina, i negozi di fiori, il mercatino dell’antiquariato, il gelato da Ciacco, le terrazze panoramiche per l’aperitivo….
Scherzi a parte, Milano non è facile da raccontare, perché è un insieme di cose e di sensazioni. Elegantemente posizionata sul suo piedistallo, per conoscerla bene occorre frequentarla molto, osservarla con discrezione e scoprirla a piedi, respirandola.
E’ una città libera, indipendente, che non si affeziona a nessuno, che scappa via e corre.
Perché la amo? Perché si è sempre attratti da chi scappa, perché soddisfa quel senso di leggerezza e di bellezza che ben si adattano al mio carattere, perché anticipa il futuro e soprattutto perché ogni volta mi lascia dentro la voglia di ritornare presto.
Questa è Milano, la mia Milano.
Parola di una savonese, diventata genovese che si crede un po’ milanese.

Indirizzo

Piazza Gerusalemme 4
Milan
20154

Orario di apertura

Lunedì 09:00 - 18:30
Martedì 09:00 - 18:30
Mercoledì 09:00 - 18:30
Giovedì 09:00 - 18:30
Venerdì 09:00 - 18:30

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