18/12/2025
Viviamo una fase storica caratterizzata da una rapida diffusione di modelli organizzativi presentati come soluzioni universali. L’adozione di nuovi paradigmi di lavoro viene spesso associata all’idea di modernità e di avanguardia, ma è necessario concentrarsi sulla loro reale efficacia operativa e sulla loro sostenibilità nel tempo.
𝐒𝐦𝐚𝐫𝐭 𝐰𝐨𝐫𝐤𝐢𝐧𝐠: Può aumentare la produttività del 13%, ma non sostituisce il senso di appartenenza e la collaborazione diretta tra colleghi.
𝐇𝐨𝐥𝐚𝐜𝐫𝐚𝐜𝐲: Eliminare gerarchie e dare più autonomia può creare caos, funziona solo se c’è disciplina, chiarezza e senso di responsabilità.
𝐒𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐜𝐨𝐫𝐭𝐚: Porta risultati solo se si riorganizzano flussi e priorità; altrimenti aumenta stress e riduce efficacia.
Questi modelli, dunque, non sono di per sé inefficaci.
Il nodo centrale è un altro: pensare che basti adottare un’etichetta, cambiare nome a delle pratiche o aggiungere un suffisso inglese per ottenere una trasformazione sostanziale.
Affinché queste soluzioni funzionino davvero serve una condizione precisa: 𝐜𝐨𝐧𝐬𝐚𝐩𝐞𝐯𝐨𝐥𝐞𝐳𝐳𝐚 𝐨𝐫𝐠𝐚𝐧𝐢𝐳𝐳𝐚𝐭𝐢𝐯𝐚.
Quella capacità di leggere con realismo il proprio contesto operativo, di favorire un dialogo aperto e strutturato e, soprattutto, di assumersi la responsabilità delle scelte e delle conseguenze che ne derivano.
In questo contesto si inserisce , che affianca le imprese nella progettazione e nell’implementazione di modelli organizzativi coerenti con la loro identità, il loro stadio di sviluppo e le reali esigenze operative.
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