28/10/2025
HABITAT ARTIFICIALI PER L’ULULONE APPENNINICO
Quest’anno abbiamo lasciato per qualche giorno la Pianura Padana per raggiungere l’Appennino Tosco-Emiliano e dare una mano all’amico erpetologo Bernardo Borri nella costruzione di habitat artificiali dedicati all’Ululone appenninico (Bombina pachypus) allo scopo di favorirne la riproduzione.
Questa specie è senza dubbio una delle più minacciate nel nostro paese, in quanto, oltre a soffrire della perdita/alterazione degli habitat e degli effetti del cambiamento climatico, risulta particolarmente suscettibile alla chitridiomicosi, patologia fungina di origine asiatica che a livello globale ha contribuito all’estinzione di ben 90 specie e al declino di altre 500 (per tale motivo, allo scopo di evitare contaminazioni accidentali, attrezzature e calzature sono state disinfettate prima di raggiungere il sito).
Vista la forte rarefazione subita da Bombina pachypus negli ultimi decenni, risulta fondamentale favorirne la sopravvivenza, fornendo ad esempio ambienti riproduttivi specifici e studiati per questa specie. In natura, l’ululone si riproduce in microhabitat acquatici di piccole dimensioni (in genere pozze poco profonde, temporanee e soleggiate) ma è anche in grado di sfruttare manufatti umani come abbeveratoi, vasche irrigue e piccoli fossi. Un altro fattore importante è il paesaggio circostante, in quanto la specie appare favorita da un ambiente a mosaico, con alternanza di zone aperte e zone boscate, tipiche dei paesaggi rurali collinari e montani. Seguendo queste linee guida, sono stati quindi installati alcuni mastelli dotati di rampe di risalita, in prossimità di ambienti già colonizzati dalla specie.
Ringraziamo Bernardo per l'organizzazione della spedizione, per l'ospitalità e per averci dato la possibilità di osservare l’ululone nel suo ambiente naturale. Ringraziamo anche per il prezioso aiuto e per la compagnia: Aurora Estibal, Simone Rossini e i mitologici Giacomo Bruni, Andrea Aiello e Andrea Vannini (Dr. Andrea Vannini - Biologo ambientale).