15/10/2025
Ho scritto questo post in un blog, generando una notevole impennata di scudi, tra chi diceva che non è possibile ottenere risposte sincere dai giocatori a domande del genere, e chi diceva che i giochi vanno giocati come sono, senza se, senza ma, senza contesto.
Per me questo evento, più unico che raro, è stato un bel momento che ha concretizzato "le persone sono più importanti del gioco", affermazione che tanto amo. E sia chiaro... la persona che ha rischiava frustrazione ero io. Non il giocatore sfortunato.
E adesso... a vostro rischio beccatevi questo WoT:
Il FATTO:
Giocata in un GdR al buio. Tavolo in inglese (quindi con qualche lentezza in più). 3 giocatori+GM. 3h totali tra presentazioni e chiusura evento. Giochiamo Dungeons in the Dark (prototipo).
A circa 1h di gioco il giocatore del PG berserk comincia a infilare una serie di fallimenti pieni. Nessuna "pessima scelta", ottime statistiche in mano. Solo sfiga. Tanta.
Parliamo di un cumulativo di 9 dadi da 6 nella stessa scena di combattimento, e nessun risultato sopra il 3. La situazione diventa comica/grottesca, quando al 4° tiro tutti ci aspettiamo la svolta che non arriva (altri 4d6, tutti sotto il 3).
LA SCELTA:
Ci guardiamo storcendo il naso. La fiction sta deragliando come tono con una macchina da guerra sopraffatta sistematicamente da 3 goblin, mentre il bardo pochi metri a lato gestisce i suoi avversari con ragionevole sforzo. Oltretutto la scena sta stagnando o ancora peggio, le conseguenze del tiro ci portano sull'orlo della death spiral.
A questo punto propongo in tono costruttivo e gioviale: "Se volete, possiamo accordarci che questo tiro non c'è mai stato. E tu (rivolto al giocatore che del berserk), vedi di cambiare dadi prima di ritirare..." e sorrido per alleggerire.
L'EPILOGO
Tutti accolgono con leggerezza e sollievo la proposta. I dadi vengono tirati nuovamente, è un "Successo con Costo", la scena prosegue, il berserk ha il suo spotlight, e di li giochiamo con entusiasmo fino a fine sessione.
Ci alziamo dal tavolo contenti e divertiti.
Il COMMENTO
Abbiamo barato? Non credo proprio. Il punto è facile da dirimere: "barare" è una azione asimmetrica, compiuta da un giocatore all'insaputa degli altri. Qui la scelta è stata manifesta e compartecipata.
Abbiamo fatto House Ruling? Forse si, e potremmo salire sul carro della "rule of cool" che accoglie più o meno tutto.
Ma se fosse così sarebbe troppo facile. Invece inizia la parte volutamente provocatoria del post.
Perchè non dovrebbe essere il gioco a dire *ai giocatori nel loro insieme* come divertirsi, dovrebbe piuttosto essere uno strumento per divertirsi.
Il tavolo dei giocatori, nel suo insieme, ha il potere di GIOCARE, di SMETTERE giocare, di sospendere il gioco in qualsiasi momento, e riprendere il GIOCO nei modi e nelle condizioni che preferisce. Si possono abbandonare campagne, sessioni, ricominciare con un altro party o uno diverso, in una situazione simile o diversa...
Allargo il discorso, agganciandomi al post sui tiri espliciti o dietro allo schermo. "Cosa fare se un pg sta per una serie di tiri andati male a inizio giocata".
Per come la vedo (e fatico a pensare diversamente):
- se il GM unilateralmente decide di ignorare un tiro sta barando;
- se tutto il tavolo è concorde su una linea d'azione (ex. il pg è a 0pf e rientra a fine scena) nessuno sta barando. Semplicemente state esercitando il vostro diritto (come gruppo) di giocare a quel che volete.
I RISCHI
Ogni cosa arriva con i suoi rischi.
Tutto bello quello che è scritto sopra (me lo dico da solo), MA in realtà NON RISOLVE NULLA, anzi. SPOSTA solamente. Sposta un problema del gioco (alea fuori media) dalle meccaniche al livello sociale. Siamo veramente TUTTI d'accordo? possiamo trovare una soluzione che entusiasmi tutti? In molti casi non è per nulla facile, e l'UNICA soluzione ragionevole è ADERIRE a quanto già accordato tra i giocatori... ovvero APPLICARE PUNTUALMENTE il regolamento.
Nel mio caso (quello sopra) era facile... la frustrazione al tavolo era palese, perché l'intento di gioco era una narrazione heroic fantasy e il gioco deragliava in direzione contraria.
Altro rischio è ovviamente è quello di impoverire il gioco e la fiction: se tutto *va come deve andare* ce la suoniamo e ce la cantiamo, senza valorizzare il regolamento per cui abbiamo pagato, senza esporci mai all'inaspettato, che è invece parte fondamentale del gioco.
Anche qui, nel mio caso non avevo problemi su questo. Di tiri che ci hanno fatto saltare sulla sedia ce ne sono stati più d'uno (Vedi NOTA).
LA MORALE
"E la morale di questa storia al giorno d'oggi non è tanto strana [...]!" (Guccini) NO, non è questa.
La morale di questa storia secondo me è questa:
- se qualcosa nei regolamenti o in quel che succede si mette di traverso parlatene. Siete voi a giocare il gioco, non viceversa;
- le possibilità di trovare un accordo non sono sempre alte, ma magari vale la pena provarci; In mancanza di un accordo il regolamento è l'unico punto di incontro accettato a priori su cui ritornare; Il regolamento è e resta l'unica base comune sempre disponibile;
- scegliere unilateralmente dalla posizione di GM non risolve nulla, anzi, impedisce di capire se una mediazione è possibile o meno;
- attenzione a non farsi attrarre dalla "comfort zone" in cui si rigetta tutto l'inatteso, che è invece la bellezza del gioco.
[NOTA: Il combattente in crisi per il suo fallimento e le dinamiche che ne seguono è un bellissimo tema da affrontare in gioco se l'alea ce lo mette davanti! Semplicemente, in questo caso non avrebbe trovato spazio/tempo di evolversi propriamente in 3h di gioco]