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    di:Michele De Maio Moreno Torricelli: «Mia moglie tagliava i capelli a Del Piero, dopo la sua morte ho lasciato il c...
04/07/2025

di:Michele De Maio
Moreno Torricelli: «Mia moglie tagliava i capelli a Del Piero, dopo la sua morte ho lasciato il calcio. Oggi monto finestre e ristrutturo un alpeggio».
L'ex terzino, che la Juventus prese dai dilettanti e che in bianconero ha vinto tutto, ripercorre il dramma della moglie Barbara, morta a 40 anni: «I medici furono chiari, ma dissi la verità solo 10 giorni prima che se ne andasse. Non volevo che lei e i nostri figli perdessero le speranze».

Le manca il calcio?
«Giocarlo sì, quello in tv meno. Tutti i giorni una partita… ormai è diventato nauseante».
Moreno Torricelli rappresenta il sogno di qualsiasi bambino che inizia a rincorrere un pallone. Oggi ha 55 anni, ma quando ne aveva 22 la Juventus lo prese dai dilettanti della Caratese. Faceva il falegname, la mattina dopo si svegliò in serie A. In quattro stagioni vinse tutto, in Italia e nel mondo.

Che fine ha fatto?
«Durante il Covid mi sono rimesso a impregnare i balconi in legno. Quando avevo bisogno di macchinari, chiedevo a Carlo, artigiano da tre generazioni di Lillianes, il piccolo comune da 400 abitanti in Valle d’Aosta in cui mi sono trasferito. “Guarda, sono solo e ho molto lavoro. Perché non vieni a darmi una mano?”, mi ha chiesto dopo la pandemia. Se c'è da mo***re delle finestre vado».
Perché il falegname?
«Ho iniziato a 13 anni. Non mi piaceva andare a scuola, a differenza di mio fratello Claudio sempre chino sui libri. Volevo guadagnare dei soldini per essere indipendente e nel mio paese il 90% delle aziende erano mobilifici, trovare lavoro non fu difficile».

Per Baggio era Geppetto.
«Estate 1992, era appena arrivato in ritiro dopo il tour in America con la Nazionale. Aveva letto di me sui giornali e mi diede quel soprannome».
Le era appena cambiata la vita.
«Mi ero fatto notare fra i dilettanti e un dirigente mi segnalò a Furino, allora responsabile del settore giovanile della Juventus. Vengo convocato per giocare un’amichevole con loro. Non ricordo niente, solo un temporale fortissimo. A fine partita mi ferma Trapattoni: “Abbiamo tre test in una settimana, prendi ferie e vieni a Torino”. Gli piaccio, parto per la tournée in Giappone, torno e firmo il contratto sul cofano di una macchina. Passo da uno stipendio di due milioni di lire a 80».
Il primo regalo?
«Una Lancia Thema. Ero rimasto senza auto, me la rubarono durante una di quelle amichevoli con la Juve».
Che coppia con Del Piero.
«Arrivò a Torino un anno dopo di me, di lui avevo letto già tanto, era il nuovo fenomeno del calcio italiano. Stavamo spesso insieme, eravamo i più giovani. Veniva a casa mia a mangiare, mia moglie parrucchiera gli tagliava i capelli».

Già, Barbara.
«L’ho conosciuta a 15 anni. Lavorava con mia cugina, un giorno decidono di pranzare insieme. Mentre ero a fare i caffè al bar dei miei genitori, entra mio zio. “Corri a casa, dammi retta”. Monto sulla bici, la vedo. Mi innamoro».
È morta nel 2010 a 40 anni, leucemia.
«La malattia si manifestò poco prima di Natale. Era sempre molto stanca, aveva una febbriciattola costante: “Fra poco andremo in vacanza in montagna e starai meglio, vedrai”, le dicevo. Invece non migliorava. Torniamo a casa, fa gli esami del sangue. La ricoverano subito».
La situazione appare subito grave.
«Dopo tre settimane di test e analisi i medici mi parlano chiaro: “C'è solo il 2% di possibilità di guarigione per ogni anno dal trapianto di midollo”. Non dissi niente, né a lei, né alla sua famiglia e neanche ai nostri tre figli. Non volevo che perdessero la speranza».
E l'ha mai persa?
«In quei casi vai avanti giorno per giorno, non programmi. Per lei il trapianto dopo tre cicli di chemio in cui la malattia non andava mai in remissione fu già come una vittoria. Per un mese e mezzo riuscì a tornare a casa. La riportai in montagna, ma dopo l'ennesimo controllo ci dissero che la malattia era tornata».
Come ha fatto a non dire niente a nessuno?
«Gestire le emozioni fingendo allo stesso tempo che andasse tutto bene è stata la cosa più difficile di un calvario lungo 10 mesi. Ho detto la verità a tutti solo negli ultimi giorni ed è stata una liberazione. Ho pianto solamente lì».

Tre figli, Alessio, Arianna e Aurora: si sono mai arrabbiati per la sua "bugia"?
«Avevano 10, 11 e 16 anni. Non hanno mai saputo la verità, non ho avuto la forza di dirgliela neanche dopo. La leggeranno per la prima volta qui».
Dopo la morte di sua moglie smette col calcio.
«Allenavo il Figline, durante la malattia passare due ore al campo era un sollievo, lì potevo essere me stesso. Ma poi è cambiato tutto. Ricevo un'offerta dal Crotone in serie B, la rifiuto. In quel momento non potevo costringere i miei figli a lasciare casa. La perdita della mamma per loro è stata una mazzata incredibile. La famiglia è donna, l'attenzione e la pazienza che le mamme hanno sono totalmente differenti da quelle degli uomini».
Il calcio le ha fatto vivere una favola, poi il destino si è rifatto con gli interessi.
«La vita ti può dare tutto e far mancare tutto. Te la scegli tu, cerchi di essere la persona migliore possibile ovunque, a casa e a lavoro. Poi però ci sono le malattie e non ci puoi fare niente. Con Barbara ho vissuto 20 anni bellissimi, abbiamo avuto tre figli stupendi, due dei quali mi hanno reso nonno. Poteva durare di più? Certamente. Ma il viaggio è stato bello».

Si è più innamorato?
«Ho una compagna, si chiama Lucia. È stata molto importante, mi ha distolto dalla tragedia, mi ha fatto tornare a stare bene, mi ha riacceso la luce dentro. Quando ti batte il cuore tutto diventa più bello e colorato. Con i miei figli è stata molto delicata. Non era semplice, per loro la mamma resterà solo una».
Ha ancora dei sogni?
«Che figli e nipoti possano stare bene e realizzarsi nella vita. E poi finire l'alpeggio di proprietà di Lucia. Lo sto rimettendo a posto, ho messo giù il parquet, fatto le pareti del bagno e la cucina. Ci sto lavorando da tre anni, se non mi spiccio mi butta fuori di casa».
Continua ad andare nelle scuole?
«Da sette anni faccio parte di "allenarsi per il futuro", un progetto di orientamento e alternanza scuola-lavoro che coinvolge studenti di diverse età e che cerca di trasmettere loro passione, impegno e responsabilità prendendo spunto dal mondo dello sport».
E cosa consiglia?
«Di cogliere l'attimo, come ho fatto io». (Fonte: Simone Golia per Corriere della Sera)

  di:Michele De Maio "Ero un ragazzino di Montaldo di Mondovì, un paesino dove d’inverno c’era solo neve a catinelle e d...
03/06/2025

di:Michele De Maio
"Ero un ragazzino di Montaldo di Mondovì, un paesino dove d’inverno c’era solo neve a catinelle e d’estate il nulla. Mio padre e mia madre erano entrambi insegnanti, e io sono finito ad avere entrambi come professori. Mia madre era dolce, comprensiva, ma mio padre... mi bocciò. Diceva che doveva dare il buon esempio, ma secondo me voleva solo dimostrare chi comandava. Lì ho capito che nella vita o fai da solo o ti fanno fuori.

Da ragazzo facevo il bookmaker per le scommesse al bar, guadagnavo più lì che con qualsiasi lavoretto. Dopo il diploma da geometra, la vera svolta è stata l’indipendenza. Il regalo più grande che ho fatto ai miei genitori è stato non dover dipendere più da loro. Ho fatto errori, certo. Ne ho fatti tanti. Ma se c’è una cosa che ho imparato, è che bisogna correggere subito il tiro. E andare avanti.

In Formula 1 ci sono arrivato per intuito, non certo per titoli o università. Ho scommesso su Alonso quando tutti volevano Button. E ho avuto ragione. Un manager che prende decisioni vere, importanti, è sempre solo. E se sbagli, ti massacrano. Ma se vinci, hai scritto un pezzo di storia.

In Italia? Nessuno mi ha mai aiutato. Anzi. Il caso Force Blue è l’emblema: ti portano via lo yacht, fanno l’asta due settimane prima dell’assoluzione, e tu rimani lì con il cerino in mano. Per fortuna lo ha preso Bernie, almeno l’ha tenuto 'in famiglia'. Ma l’amarezza resta. Come in Sardegna: ho portato lavoro, turismo, un marchio come il Billionaire. E mi hanno osteggiato. Non hanno capito che lì non vendevamo solo champagne, ma sogni. Alla fine ho venduto i muri, non il marchio. Quello resta mio.

Vivo a Monaco, ma non per le tasse. Vivo qui perché ci faccio business. Lo stesso vale per Dubai, per Riad, per la Spagna. Ma in Italia abbiamo ancora investimenti. Solo che lì si fa fatica. È un Paese fermo, pieno di Gattopardi: tutti vogliono cambiare, ma nessuno vuole che cambi davvero qualcosa. Io ho ricevuto più gratitudine dal Principato di Monaco, dove mi hanno fatto Goodwill Ambassador, che dall’Italia dove ho dato lavoro, idee, visione.

Crazy Pizza è il mio marchio del momento. Non vendo pizze, vendo esperienze. La mia preferita è la Margherita, semplice, mozzarella di bufala, 18 euro. Ma chi viene da noi non viene per risparmiare, viene per vivere un’emozione. Anche Twiga l’ho lasciato in buone mani, al gruppo Del Vecchio, perché garantivano i posti di lavoro. Io dovevo tornare in pista, come sempre.

Con Elisabetta, la madre di mio figlio Falco, abbiamo fatto una cosa rara: abbiamo messo nostro figlio al primo posto. Non stiamo più insieme, ma siamo genitori uniti. Falco oggi è in Svizzera, parla quattro lingue, conosce tutti i dipendenti dei nostri ristoranti. Gli do 500 euro di paghetta, non è facile non viziarlo, ma sta crescendo bene.

La politica italiana? Una tragedia. Apri un giornale, guardi un telegiornale, e vedi solo litigi. Le prime cinque pagine sono risse, polemiche, fumo. Nessuno parla dei giovani, nessuno costruisce futuro. L’Italia avrebbe un potenziale enorme, ma la politica non è all’altezza. Quando mi criticano penso sempre: chi lo fa è più sfigato di me. I soldi non danno la felicità, ma ti danno una cosa fondamentale: la libertà.

Alla fine non ho rimpianti. Nemmeno per quella condanna da giovane. C’è stata l’amnistia, ho rimborsato tutti. Ma anche quello ha fatto parte del mio percorso. Tutto è servito a scrivere la mia storia. E io la mia storia, nel bene e nel male, l’ho scritta da solo."

- Flavio Briatore

      di:Michele De Maio Gli Agnelli scendono in campo: acquistato il colosso che fa tremare il mondo intero, anche Elon...
25/05/2025


di:Michele De Maio
Gli Agnelli scendono in campo: acquistato il colosso che fa tremare il mondo intero, anche Elon Musk
Gli Agnelli adesso fanno sul serio: così parte la sfida a Musk, acquistato il colosso. Ecco che cosa sta succedendo.
Il nome della famiglia Agnelli è da sempre legato all’industria dei motori e in particolare alla FIAT, da oltre un secolo tra le attività della nota famiglia di imprenditori piemontesi. Oggi è John Elkann, erede designato dal nonno Gianni Agnelli, a portare avanti l’impero di famiglia, inclusa la casa automobilistica torinese, nel frattempo diventata azienda sempre più aperta verso il mercato globale e oggi parte del gruppo Stellantis.
La holding si trova a vivere una fase davvero complicata per l’automotive europeo, alle prese con la difficile sfida della transizione elettrica e con la concorrenza sempre più spietata delle aziende che arrivano dalla Cina (e che possono proporre prezzi nettamente più bassi rispetto a quelli dei colossi europei). Anche le aziende di Stellantis hanno investito sempre di più verso l’elettrico e la produzione di modelli a batteria. Per riuscire a reggere il passo con le aziende rivali è però necessario abbassare quanto più possibile i costi di produzione e stringere quanto più possibile relazioni che possano aiutare nello sviluppo delle nuove tecnologie e nella crescita delle aziende di Stellantis. Il gruppo in questo senso ha chiuso un importante accordo.

Elkann investe in Catl
Per la fornitura delle batterie dei propri modelli elettrici Stellantis ha già da tempo stretto un accordo con Catl, colosso cinese principale produttore al mondo di batterie e grande rivale della Tesla di Elon Musk nel settore dell’elettrico. Ora Elkann e Stellantis hanno deciso di fare un ulteriore step: dopo l’accordo per avviare la produzione di batterie in Spagna entro il 2026, che già aveva gettato le basi per una collaborazione più estesa tra le due realtà, il gruppo ha infatti deciso di partecipare all’IPO (offerta pubblica iniziale) per la quotazione a Hong Kong e di investire ben 30 milioni in Catl.
Questa decisione conferma da un lato la volontà di Stellantis di puntare all’elettrico e di volere rafforzare la propria posizione per quanto riguarda le nuove tecnologie, dall’altro apre il terreno per una maggiore presenza di Catl nel continente europeo, molti dei fondi raccolti (da Stellantis come da altri investitori illustri) puntano proprio ad aumentare le risorse dell’azienda sul continente europeo e da facilitare la fornitura ai tanti clienti di Catl. Non resta che aspettare e vedere quali saranno gli effetti a lunga distanza di questo investimento.

    di:Michele De Maio Benetton chiude 400 punti vendita: il franchising è davvero in crisi?Benetton, simbolo dell’abbig...
20/05/2025


di:Michele De Maio
Benetton chiude 400 punti vendita: il franchising è davvero in crisi?
Benetton, simbolo dell’abbigliamento italiano e pioniere del franchising, ha annunciato la chiusura di oltre 400 negozi nel 2025. La decisione riflette difficoltà profonde del marchio, un tempo celebre per campagne pubblicitarie iconiche e una forte identità di marca. Il caso solleva domande sul futuro del franchising, un modello che per anni ha rappresentato un punto di partenza per molti imprenditori.

Benetton chiude 400 negozi: crisi del franchising o errore strategico?
Benetton ha dominato il settore dell’abbigliamento prêt-à-porter negli anni ’80 e ’90 grazie a una comunicazione innovativa, firmata Oliviero Toscani. Campagne su temi universali come inclusività e diritti umani avevano dato al marchio una voce unica. Tuttavia, secondo Enrico Tosco, CEO di Reting, Benetton ha perso quella distintività. Un brand senza un’identità chiara fatica a costruire connessioni durature con i consumatori, lasciando spazio ai competitor.

Anche il modello di franchising adottato da Benetton ha contribuito alla crisi. Tosco sottolinea che il marchio ha imposto condizioni contrattuali rigide ai franchisee, come obblighi di riassortimento e costi elevati per arredamenti standardizzati. Queste regole, decise centralmente, ignoravano spesso le specificità dei mercati locali, causando insoddisfazione tra gli affiliati e una serie di chiusure.

Il panorama del mercato ha reso la situazione ancora più complessa. Brand come Zara, H&M e Primark hanno rivoluzionato il settore con modelli basati sulla velocità e sul basso costo, mentre Benetton è rimasto in una posizione ambigua tra il fast fashion e i marchi premium. Questa mancanza di una strategia chiara ha penalizzato ulteriormente il marchio.

L’impatto della pandemia e il ritardo nel digitale
La pandemia ha accelerato i cambiamenti nel settore retail, evidenziando l’importanza dell’e-commerce. Molti brand hanno investito in strategie omnichannel, integrando negozi fisici e vendite online. Benetton, invece, è rimasto indietro, perdendo terreno in un mercato in rapida trasformazione. La scarsa presenza digitale ha privato il brand di una quota di mercato crescente, composta da consumatori sempre più orientati agli acquisti online.

Secondo Tosco, questa crisi rappresenta un’opportunità di riflessione per l’intero settore del franchising. Un modello di business sostenibile richiede un equilibrio tra franchisor e franchisee, con supporto reciproco e attenzione alle esigenze locali.

Il caso Benetton: lezioni per il futuro del franchising
Il caso Benetton offre insegnamenti utili per chi opera nel settore. Tosco evidenzia alcuni punti chiave:

Identità forte e distintiva: un marchio deve trasmettere valori autentici e riconoscibili per restare rilevante.
Partnership equilibrate: il franchising deve essere basato sulla collaborazione, non su regole unilaterali che penalizzano gli affiliati.
Adattamento al mercato: un posizionamento chiaro e una comunicazione costante sono fondamentali in un contesto competitivo.
Investimenti nel digitale: la presenza online non è più facoltativa, ma una necessità per il successo a lungo termine.
Tosco conclude che, pur essendo in crisi, Benetton ha le basi per un rilancio. Un ritorno all’innovazione e una strategia solida potrebbero far rinascere il brand. Per il franchising, invece, la vicenda sottolinea la necessità di evoluzione e sostenibilità.

    "A soli 22 anni, senza soldi... ma con un'idea che non mi lasciava dormire. " 🥛💡Mio padre aveva una piccola tipograf...
26/04/2025


"A soli 22 anni, senza soldi... ma con un'idea che non mi lasciava dormire. " 🥛💡

Mio padre aveva una piccola tipografia e io lavoravo con lui, ma ho sempre sentito che non era la mia strada. Un giorno ho visto che nel mio paese non c'era latte fresco in bottiglia, e ho pensato: perché non portarlo io... ma in scatole, e che durerà di più? La gente mi ha riso in faccia. Hanno detto che era impossibile. Ma ero ossessionato dall'idea. Ho comprato una piccola macchina con prestiti e ho iniziato dal garage di casa. 🚪🥄

I primi anni sono stati durissimi. Distribuivo io stesso, facevo le valigie e spesso mi addormentavo mentre guidavo. Una volta ho perso un carico intero perché il camion si è ribaltato. Quel giorno ho pianto... ma non mi sono arreso. Fu in questo dolore che capii che i grandi cambiamenti nascono dai piccoli fallimenti. 🛻💥

Poi arrivarono i supermercati e con loro... Boom! Parmalat è cresciuto a passi da gigante. Iniziamo a innovare con succhi, dolci, prodotti per bambini. Mi sono sentito come un papà guardando crescere i suoi figli. Ma non è stato tutto rosa... I grandi affari portano decisioni difficili. E errori. Uno di questi errori ci costa quasi tutto. Ma anche lì ho capito che uno può cadere... e ricominciare da capo. 🧃📉

"Non lasciare mai che una caduta definisca il tuo cammino... Lascia che ti spinga come una molla. ” 🧠🚀

– Calisto Tanzi

   di:Michele De Maio Il condominio più grande del mondo si trova in Cina e ci vivono più di 20mila personeIl Regent Int...
15/04/2025


di:Michele De Maio
Il condominio più grande del mondo si trova in Cina e ci vivono più di 20mila persone
Il Regent International Apartment Complex, il più grande condominio al mondo, si trova a Hangzhou in Cina e ospita circa 20.000 persone in 5000 appartamenti. Con 39 piani e servizi come scuole e ospedali, è un quartiere racchiuso in un palazzo.
Il condominio più grande del mondo si trova in Cina e ci vivono più di 20mila persone
Il Regent International Apartment Complex, il più grande condominio al mondo, si trova a Hangzhou in Cina e ospita circa 20.000 persone in 5000 appartamenti. Con 39 piani e servizi come scuole e ospedali, è un quartiere racchiuso in un palazzo.
Il Regent International Apartment Complex è il condominio più grande del mondo in termini di residenti: si trova all'interno della Qianjiang Century City, la zona commerciale centrale di Hangzhou in Cina, e al suo interno vivono circa 20 000 persone in circa 5 000 appartamenti. Questa imponente struttura a forma di S è alta circa 205 metri, conta 39 piani e fu concepita inizialmente come hotel – salvo poi essere riconvertita a complesso residenziale di lusso. Un aspetto davvero particolare di questo edificio è che al suo interno sono presenti non solo unità abitative ma anche negozi, piscine coperte, ristoranti, ospedali, scuole, barbieri e palestre. Insomma, una sorta di intero quartiere condensato all'interno di un singolo palazzo da cui le persone non hanno necessità di uscire.
Il Regent International è stato ufficialmente inaugurato nel 2013 e, secondo quanto riportato da alcuni media locali, il prezzo degli appartamenti è estremamente variabile: può passare da 190 euro di affitto al mese per appartamenti da 70 m2 senza finestre a oltre 500 euro/mese per unità abitative con metrature maggiori e finestre. Queste cifre salgono ancora di più se si ambisce ad un appartamento ai piani alti, soprattutto se presente un balcone panoramico. Da segnalare il fatto che alcuni degli appartamenti di dimensioni maggiori vengono suddivisi in unità di dimensioni minori da affittare.

A rendere questo complesso residenziale ancora più ambito è il suo approccio alla tecnologia. I sistemi di sicurezza, ad esempio, possono fare affidamento non solo su numerose telecamere di sorveglianza a circuito chiuso ma anche su un sistema di identificazione biometrico. Lo stesso vale anche per gli appartamenti più costosi, al cui interno sono già predisposte funzionalità domotiche, come il controllo di luci e temperatura.

Critiche al progetto architettonico
Dal punto di vista architettonico questo edificio è caratterizzato da un pesante uso di vetrate e strizza l'occhio a correnti come il modernismo e il brutalismo, esaltando la funzionalità piuttosto che l'estetica. Questa, ovviamente, è stata una delle principali critiche fin dai primi giorni, considerando che con i suoi 39 piani questo gigante residenziale non passa certo inosservato.

Un'altra critica è quella legata all'elevata disponibilità di servizi all'interno del palazzo stesso: se, da una parte, ciò è indubbiamente comodo e permette di risparmiare tempo ai residenti, dall'altra parte potrebbe limitare le occasioni di uscire dal palazzo di molte persone, andando a creare un micro-cosmo chiuso in sé stesso. A ciò si aggiunge il fatto che i più abbienti, che vivono ai piani alti, hanno a disposizione più servizi e di livello migliore, andando inevitabilmente a creare una stratificazione sociale all'interno del palazzo.

    Biancolino: "Siamo vicino ad una porta, sabato la dobbiamo solo aprire e prenderci la B. Farò di tutto per regalare ...
14/04/2025


Biancolino: "Siamo vicino ad una porta, sabato la dobbiamo solo aprire e prenderci la B. Farò di tutto per regalare il sogno desiderato a questo popolo"
Raffaele Biancolino, allenatore dell'Avellino, ha parlato in conferenza stampa dopo il successo in casa contro il Monopoli.

Queste le sue parole: "Il mio primo obiettivo era riportare quell'entusiasmo di quando giocavo io. E vedere questa piazza sofferente, mi dispiaceva tanto. Quindi vedere di nuovo questo entusiasmo, per me è già la prima vittoria. Da tifoso, soffrivo tanto, come loro. Io conosco uno a uno tutti, e so quanto si soffre. Ricordo il primo giorno che arrivai qui, nevicava, mister Vullo mi ha sempre coccolato. E ora vivere questo da allenatore è bellissimo. Io nella vita devo vincere. L'ho fatto qui, per 4 volte da giocatore. E avevo fatto una promessa, anche a mio padre, come l'ho fatta a mia moglie e ai miei figli. Manca ancora qualcosina, per vedere felice questa gente. Possono dire tutto, ma a me non devono toccare Avellino e Napoli. Farò di tutto per realizzare questo sogno, per me, la mia famiglia, i miei figli. Siamo là vicino a una porta, dobbiamo solo aprirla. E sabato la apriremo o con le mani o con altro".

L'affetto del popolo: "Lo percepisco, ci abbiamo sempre creduto. Insieme alla squadra, vanno fatti i complimenti, un grazie allo staff, che mi ha sempre sostenuto. Io sono un po' rompiscatole, lo so, e sopportarmi non è facile. Non mi fido di nulla e di nessuno, non voglio mai dare l'impressione di mollare".

La Settimana Santa: "Sarà una settimana di Passione in tutti i sensi. Sarò io, sarò me stesso, quello che è stato il primo giorno, magari un po' antipatico, ma con i ragazzi ho un ottimo rapporto. Giusto festeggiare un po' stasera, ma già da domani bisogna pensare al Sorrento".

Il gol a Cerignola di De Cristofaro che peso ha? "Ti voglio rispondere la settimana prossima".

Sul gruppo: "I ragazzi hanno capito dal primo giorno che l'obiettivo personale viene dopo di quello della squadra. Ho tanti giocatori che giocano poco, penso a Manzi, a Cionek, Marson, ma che sono i primi a festeggiare dopo una vittoria. Vanno fatti solo i complimenti, questa squadra è migliorata gara dopo gara, ognuno ha fatto il suo, si sono rimboccati le maniche e lottato fino alla fine. Ci siamo quasi, ma non abbiamo fatto ancora nulla".

Su Lescano: "Io gioco con lui in settimana, cerco di dargli sempre una mano. Il gol che ha fatto stasera io già lo immaginavo prima della gara, ne avevamo parlato prima del match. Sono contentissimo per lui".

Sounas: "E' un giocatore eccezionale, è un leader silenzioso, parla poco ma quando lo fa è deciso. Ma come lui ce ne sono tanti".

Un messaggio per aprire la trasferta ai tifosi: "Mi auguro che chi decida lo faccia bene. Trattenere tutta questa gente, che può festeggiare dopo tanti anni, è la sconfitta dello sport. Bisogna dare la possibilità a un popolo d poter festeggiare, magari anche in un altro stadio".

    oggi vi racconto una storia di due coniugi che hanno deciso:di Michele De Maio Vivremo per 15 anni su una nave da cr...
12/04/2025

oggi vi racconto una storia di due coniugi che hanno deciso:
di Michele De Maio
Vivremo per 15 anni su una nave da crociera. Pensano che siamo ricchi, ma in realtà è molto più economico di una casa in città»
Johan e Lanette Canen hanno deciso di allontanarsi dalla città a causa dello stress lavorativo e delle eccessive bollette da pagare
Lasciare tutto per andare a vivere su una nave da crociera. Il sogno di molte persone è diventato realtà per una coppia di 55enni, che ha deciso di lasciare il lavoro e la casa in centro per trascorrere i prossimi 15 anni in mare. «Prima di partire abbiamo valutato tutti i pro e i contro - raccontano Johan e Lanette Canen al Mail Online - ma considerando i costi abbiamo capito che è molto più economico vivere in crociera rispetto a Londra o alle Hawaii».
La scelta
Johan e Lanette Canen, originari degli Stati Uniti, hanno scelto di andare in pensione anticipatamente a causa della pressione provata al lavoro e delle continue bollette da pagare. «Non ce la facevamo più, avevamo bisogno di staccare una volta per tutte», spiegano i coniugi.

Lasciare tutto per andare a vivere su una nave da crociera. Il sogno di molte persone è diventato realtà per una coppia di 55enni, che ha deciso di lasciare il lavoro e la casa in centro per trascorrere i prossimi 15 anni in mare. «Prima di partire abbiamo valutato tutti i pro e i contro - raccontano Johan e Lanette Canen al Mail Online - ma considerando i costi abbiamo capito che è molto più economico vivere in crociera rispetto a Londra o alle Hawaii».
«Abbiamo venduto casa dopo la pensione e ci siamo trasferiti in nave da crociera a tempo pieno: ecco come funziona»

La scelta
Johan e Lanette Canen, originari degli Stati Uniti, hanno scelto di andare in pensione anticipatamente a causa della pressione provata al lavoro e delle continue bollette da pagare. «Non ce la facevamo più, avevamo bisogno di staccare una volta per tutte», spiegano i coniugi.

Così hanno iniziato a informarsi sulle tariffe più convenienti, fino ad arrivare all'offerta proposta da Villa Vie Odyssey.

La nave da crociera porterà per i prossimi tre anni e mezzo i passeggeri in giro per il mondo, visitando 147 paesi e approdando in 425 porti. Entusiasti del programma, hanno deciso di vendere la loro attività commerciale e con i soldi ricavati prenotare una cabina a bordo.

Il viaggio in giro per il mondo
Per il momento Johan e Lanette Canen hanno già visitato 25 paesi, tra cui il Portogallo, Spagna, Gibilterra e parte del Sud America. «Ogni mese dobbiamo pagare circa 3100 euro, cioè poco meno di 1500 euro a testa - spiega Johan - e tutti i servizi sono inclusi, quindi non abbiamo bisogno di andare a comprare da mangiare o pagare la bolletta telefonica per avere internet».
La coppia farà una piccola sosta negli Stati Uniti per andare a vedere il loro nipotino di un anno e durante il loro periodo di assenza subaffitteranno la loro cabina. Poi torneranno a bordo per concludere il viaggio, con l'obiettivo di spostarsi di crociera in crociera per i prossimi 15 anni. «La gente pensa che siamo milionari, ma in realtà è molto più economico visto che è tutto incluso - conclude la coppia - non siamo pentiti di nulla e in questo modo viviamo guardando tramonti e godendoci la libertà».

    di:Michele De Maio Quanto costa un viaggio sul nuovo treno di lusso italianoFirmato Orient Express, percorrerà 14 re...
05/04/2025

di:Michele De Maio
Quanto costa un viaggio sul nuovo treno di lusso italiano
Firmato Orient Express, percorrerà 14 regioni italiane con otto itinerari e servizi cinque stelle
Ci sono le suite, la cucina è firmata da uno chef tre stelle Michelin e tutto è all’insegna dell’eleganza: parte ufficialmente oggi dalla stazione di Roma Ostiense La Dolce Vita Orient Express, il primo treno di lusso interamente progettato e costruito in Italia. E che sarà attivo esclusivamente nella Pen*sola. Ma quanto costa un viaggio sul nuovo treno di lusso italiano?

Dove si trovano le isole dei pinguini dei dazi di Trump
La città più triste d'Italia in realtà è molto bella
In Italia non si nasce più come una volta. Ed è un problema
Com’è il nuovo treno di lusso italiano
Prima di dirti quanto costa un viaggio sul nuovo treno di lusso in Italia, te lo presentiamo. Per capire com’è il nuovo treno di lusso, basta pensare a due concetti: raffinatezza e Dolce Vita, quel fervore culturale che ha travolto l’Italia negli anni’60 rendendola un’icona mondiale di arte, moda, design e cinema. Il tutto all’insegna del Made in Italy.

A bordo dell’Orient Express italiano, composto da 12 carrozze (sono quelle originali, completamente restaurate), troviamo 12 cabine deluxe, 18 cabine suite, una suite La Dolce Vita. Niente scompartimenti, insomma, solo eleganza.

Gli interni sono in materiali pregiati: legno di noce, ottone lucidato e velluto. E il servizio ristorante è affidato a uno chef al massimo dello splendore: Heinz Beck, tre stelle Michelin, ha studiato un menu che incarna la tradizione culinaria italiana con un tocco di innovazione.

Viaggiare sull'Orient Express italiano
Il treno percorrerà 14 regioni italiane con otto itinerari esclusivi di una o due notti, pensati per attirare turisti di alta gamma. Le destinazioni? Sono quelle più iconiche: Venezia, Portofino, Siena, i Sassi di Matera, i vigneti di Montalcino in Toscana, la via del tartufo verso Nizza Monferrato e poi le tappe siciliane come Catania, Palermo e Taormina.
Ogni itinerario è studiato per promuovere un modello di turismo lento: le soste nelle diverse località offriranno ai passeggeri la possibilità di scoprire le peculiarità culturali e storiche di ciascun territorio, raggiungendo anche i luoghi meno conosciuti. E il numero potrebbe aumentare visto che, a regime, la flotta degli Orient Express comprenderà sei treni.
Quanto costa il nuovo treno di lusso
Tutto bellissimo, ma quanto costa un viaggio su questo nuovo treno di lusso? Dipende dall’itinerario scelto e dalla tipologia di sistemazione. Essendo un servizio di lusso destinato a persone altospendenti, il prezzo finale non è ovviamente alla portata di tutti.

Sul sito di Orient Express si possono fare diversi preventivi: per fare un esempio, l’itinerario Venezia-Portofino con partenza e ritorno da Roma, per un totale di tre giorni e due notti, costa da 8.320 euro a passeggero. Più economico il viaggio tra i vigneti toscani, che però include solo una notte: in questo caso, il prezzo parte da 4.700 euro a passeggero.

Indirizzo

Viale A. Gramsci
Montoro
83025

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