Giuseppe Cesareo

Giuseppe Cesareo 📰 Giornalista per professione
✍️ Scrittore per passione
🙏 Evangelizzatore per missione

Commento al Vangelo (19 settembre 2025)
18/09/2025

Commento al Vangelo (19 settembre 2025)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 8,1-3) In quel tempo, Gesù se ne andava per città e villaggi, predicando e annunciando la buona notizia del regno di Dio. C’erano con lui i Dodici e alcune donne …

Commento al Vangelo del giorno Lc 7,36-50)  Questa pagina di Vangelo ci porta dentro un incontro sorprendente: una donna...
18/09/2025

Commento al Vangelo del giorno Lc 7,36-50)

Questa pagina di Vangelo ci porta dentro un incontro sorprendente: una donna giudicata peccatrice osa entrare nella casa di un fariseo e si getta ai piedi di Gesù. Non ha parole, solo lacrime, profumo e gesti di amore. Simone, il padrone di casa, osserva e giudica; Gesù, invece, accoglie e legge in profondità. In lei vede non il passato segnato dal peccato, ma il cuore che ama e che, proprio perché perdonato, sa donarsi senza misura.

Mi colpisce il contrasto: Simone offre a Gesù un pranzo, ma senza calore; la donna non ha nulla da offrire se non se stessa, eppure le sue lacrime profumano la stanza. È l’amore che fa la differenza, non l’apparenza. Gesù la riconosce per ciò che è diventata, non per ciò che è stata. E le dice parole che tutti desideriamo ascoltare: “La tua fede ti ha salvata, va’ in pace”.

Forse anche noi, come Simone, rischiamo di vivere la fede come correttezza esteriore, senza lasciarci toccare dall’esperienza di essere perdonati. Ma è proprio quando ci riconosciamo fragili che possiamo accogliere la misericordia e amare di più. La donna del Vangelo ci insegna che davanti a Gesù non servono difese: basta portare il cuore così com’è. È lì che nasce la pace.

Commento al Vangelo (18 settembre 2025)
17/09/2025

Commento al Vangelo (18 settembre 2025)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 7,36-50) In quel tempo, uno dei farisei invitò Gesù a mangiare da lui. Egli entrò nella casa del fariseo e si mise a tavola. Ed ecco, una donna, una peccatrice di quell…

Commento al Vangelo del giorno Lc 7,31-35Il Vangelo di oggi mi provoca: mi riconosco anch’io tra quei bambini capriccios...
17/09/2025

Commento al Vangelo del giorno Lc 7,31-35

Il Vangelo di oggi mi provoca: mi riconosco anch’io tra quei bambini capricciosi che non sanno accontentarsi mai. Giovanni vive nell’austerità e viene accusato, Gesù mangia e beve e viene giudicato.

Non è mai abbastanza, perché il cuore chiuso trova sempre un pretesto per non lasciarsi toccare. Mi accorgo che, quando l’azione di Dio non corrisponde alle mie attese, anch’io rischio di cercare giustificazioni, di difendermi con scuse infantili pur di non cambiare.

Gesù smaschera questa incoerenza con un paragone semplice, ma diretto: “Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto”. Se non accolgo né l’austerità del Battista né la vicinanza misericordiosa del Figlio dell’uomo, cosa rimane? Rimane il mio orgoglio che non vuole aprirsi.

Ma la Sapienza di Dio non dipende dai miei giudizi: essa si rivela a chi si lascia condurre con cuore umile e libero. Oggi mi chiedo: come rispondo alla novità del Vangelo? Sono figlio della Sapienza o rimango seduto in piazza, spettatore muto della Vita che passa davanti a me?

Commento al Vangelo (17 settembre 2025)
16/09/2025

Commento al Vangelo (17 settembre 2025)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 7,31-35) In quel tempo, il Signore disse:«A chi posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli u…

Commento al Vangelo del giorno Lc 7,11-17Due processioni si incontrano a Nain: quella della morte, che accompagna una ma...
16/09/2025

Commento al Vangelo del giorno Lc 7,11-17

Due processioni si incontrano a Nain: quella della morte, che accompagna una madre distrutta, e quella della vita, che segue Gesù. In quella piazza si incrociano il dolore e la speranza.

Gesù vede la donna, la sua solitudine di vedova che ha perso l’unico figlio, e ne ha compassione: non resta spettatore, ma si fa vicino, tocca la bara, interrompe il cammino verso il sepolcro. Le sue parole sono semplici e definitive: «Giovinetto, dico a te, alzati!».

La vita ha l’ultima parola, e il figlio viene restituito alla madre. Non è solo un miracolo del passato: è la rivelazione di un Dio che ancora oggi visita il suo popolo, che entra nelle nostre processioni di morte e ci dice di rialzarci. Quante volte portiamo dentro di noi speranze spezzate, affetti perduti, scoraggiamenti che sembrano senza ritorno. Ma se lasciamo che Gesù entri nel nostro cammino, egli trasforma il pianto in fiducia.

Questo vangelo ci ricorda che la compassione di Dio non è un sentimento passeggero: è forza che crea, che ridona vita. Anche noi siamo chiamati a lasciarci muovere dalla compassione, a diventare presenza che rialza, a credere che la vita, in Cristo, non finisce mai.

Commento al Vangelo (16 settembre 2025)
15/09/2025

Commento al Vangelo (16 settembre 2025)

Dal Vangelo secondo Luca (Lc 7,11-17) In quel tempo, Gesù si recò in una città chiamata Nain, e con lui camminavano i suoi discepoli e una grande folla.Quando fu vicino alla porta della città, ecco…

Commento al Vangelo del giorno Gv 19,25-27Ai piedi della Croce Maria sta in silenzio. Non si lascia travolgere dal dolor...
15/09/2025

Commento al Vangelo del giorno Gv 19,25-27

Ai piedi della Croce Maria sta in silenzio. Non si lascia travolgere dal dolore, ma resta presente, fedele. Gesù, prima di consegnare la sua vita, consegna sua Madre al discepolo amato, e il discepolo a lei. In quell’istante nasce una nuova relazione: non più solo madre e figlio, ma Madre della Chiesa, Madre di ogni discepolo.

Maria diventa ponte tra ciò che era e ciò che viene: come a Cana ha aperto la strada al vino nuovo, così sul Calvario custodisce il compimento della promessa. È l’Antico che trova il suo senso nel Nuovo, è la radice che porta frutto. Accogliere Maria nella propria casa significa accogliere la memoria della fede, la sapienza silenziosa di chi ha custodito la Parola nel cuore.

Non servono molte parole: il suo “stare” è già Vangelo, invito a restare anche noi, senza fuggire, davanti alle croci della vita. Nel buio del dolore, Maria indica una strada: ascoltare, custodire, affidarsi. In lei scopriamo che l’amore vero non abbandona, ma resiste fino alla fine, perché solo così può nascere davvero qualcosa di nuovo.

Commento al Vangelo (15 settembre 2025)
14/09/2025

Commento al Vangelo (15 settembre 2025)

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 19,25-27) In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.Gesù allora, vedendo la madre …

❤BUON COMPLEANNO PAPA LEONE❤
14/09/2025

❤BUON COMPLEANNO PAPA LEONE❤

Commento al Vangelo di oggi Gv 3,13-17 (Esaltazione della Santa Croce)Il Vangelo di oggi mi invita a contemplare il mist...
14/09/2025

Commento al Vangelo di oggi Gv 3,13-17 (Esaltazione della Santa Croce)

Il Vangelo di oggi mi invita a contemplare il mistero della croce non come fallimento, ma come il punto più alto dell’amore di Dio. Gesù ricorda a Nicodemo l’episodio del serpente innalzato nel deserto: chi lo guardava con fede trovava salvezza.

Così il Figlio dell’uomo deve essere innalzato, perché chiunque volge lo sguardo a Lui riceva la vita. La croce diventa allora non scandalo, ma rivelazione: lì si manifesta fino a che punto Dio ha amato il mondo. Non un amore astratto, ma concreto, che si è fatto carne, che ha condiviso la nostra fragilità, che non si è fermato davanti al peccato e al rifiuto.

La logica di Dio sorprende: l’esaltazione passa attraverso l’umiliazione, la gloria attraverso la discesa. Gesù non sale al cielo da solo, ma porta con sé l’umanità ferita che Lui ha abbracciato. Guardare a Cristo crocifisso significa lasciarsi attirare da questo amore che salva non con la forza, ma con la misericordia. Nella croce vedo la mia povertà e, allo stesso tempo, la fedeltà di un Dio che non si stanca di ricominciare.

“Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito”: queste parole rivelano il cuore del Padre. Non siamo oggetto di condanna, ma di salvezza. Eppure, questo dono chiede una risposta: credere, affidarsi, scegliere di orientare la vita a Colui che è stato innalzato. La fede non è un pensiero, è un movimento del cuore che si lascia attrarre e trasformare.

Contemplando la croce, posso riconoscere la mia storia redenta: le ferite non cancellate, ma trasfigurate; i fallimenti non condannati, ma visitati da una speranza nuova. È lì che scopro che la mia vita è custodita in un amore più grande delle mie cadute. Guardare a Cristo innalzato significa allora imparare a vivere da salvato, a non temere più la morte e a diventare, a mia volta, testimone di un amore che non giudica ma risolleva, non condanna ma salva.

Spettacolo di droni su Piazza San Pietro ❤
13/09/2025

Spettacolo di droni su Piazza San Pietro ❤

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