21/09/2025
" MI OFFRO COME BOIA "
NON È UNA PROVOCAZIONE. È IL RITORNO DEL MALE
C’è qualcosa di spaventoso, di profondamente malato, nel fatto che un ministro di uno Stato democratico possa dire: "Mi offro come boia". Non in una notte di delirio, non in un angolo remoto della rete, ma in un’intervista pubblica, con la compostezza di chi sta enunciando un programma politico. E lo dice riferendosi ai bambini palestinesi. Ai bambini.
Non riesco a capire come si possa restare indifferenti. Come si possa archiviare tutto questo come "una provocazione", "una frase forte". Non è forte. È disumana. È il linguaggio della barbarie che si traveste da lucidità. È il ritorno del male, quello vero, quello che non ha bisogno di urlare perché ha già il potere di sparare.
La paura non è solo per ciò che è stato detto. È per il silenzio che lo circonda. Per l’assuefazione. Per la capacità di certi ambienti politici e mediatici di digerire l’orrore come fosse una nota a piè di pagina. Nessuna democrazia può sopravvivere se accetta che il linguaggio della morte diventi linguaggio istituzionale.
E allora mi chiedo: dove sono finiti gli argini? Dove sono le voci che dovrebbero gridare "basta"? Dove sono i padri, le madri, gli insegnanti, i giornalisti, i rabbini, gli imam, i preti, gli atei, i cittadini? Dove siamo noi?
Perché se un ministro può dire "mi offro come boia" e non succede nulla ( anzi c'è chi da ministro in Italia ha anche affermato di appoggiare Netanyahu nel suo progetto di annientamento ) allora siamo già oltre. Oltre la politica, oltre la diplomazia, oltre la decenza. Siamo nel buio. E il buio non ha bisogno di bombe: gli basta il silenzio.