Irene Ferrara DJ

Irene Ferrara DJ LIVE DJ FROM PLANET "HEART" Sono IRENE FERRARA e sono "QUELLA" che fa girare la MUSICA! Il mio pianeta è VIVO e pulsante.

Sono DJ, Speaker radiofonica e SOUND DESIGNER, SCRIVIMI qui e cerchiamo la soluzione migliore. Disponibile per Booking, Endorsement, Sponsorship

IRENE FERRARA - LIVE DJ FROM PLANET "HEART"

Dopo un periodo di viDa (assai) vissuta tra Barcellona e Roma, trovo la via della redenzione tornando nella mia città natale, Napoli. Qui comincio a lavorare nel mondo della Radio (CRC Targato Italia), fino a

ideare e condurre il programma "Quasi Adatti", dedicato al panorama musicale indipendente. In pochissimo tempo mi lancio e anche in consolle e i miei DJ-set rock, festosi e molto concitati, in moltissimi locali e club campani, danno molta soddisfazione. Il mio format "All night disco party" è un set di pura follia musicale che spazia dall’indie rock alla dance music 70-80 fino all'hip hop, l’elettronica e l'house passando per i classici italiani. Attualmente sono resident DJ all’Arenile di Bagnoli, ma mi potete trovare anche vicino casa vostra .....chi lo può sapere. ;-)

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24/10/2025
Villa Fattorusso - Rocce Verdi 📷
21/10/2025

Villa Fattorusso - Rocce Verdi
📷

19/10/2025

💧 Villa Fattorusso - Baia delle Rocce Verdi
Fino alle 21

18/10/2025

Domani sarà una fantastica giornata di sole ☀️ e andiamo a spararci le pose a Posillipo
Per prenotare scrivi a 💧

13/10/2025
12/10/2025
08/10/2025

«Grazie per aver dedicato il vostro tempo a questa terronata». Carmen Consoli apre così il suo incontro alla Triennale di Milano, con una battuta che scioglie la tensione e lascia intuire l’intensità che seguirà. Sta raccontando il suo nuovo lavoro: “Amuri luci”, il primo di tre album che rappresentano le sue diverse anime artistiche – le radici mediterranee, la spinta rock, la scrittura d’autore. Il disco esce domani, ma la cantante lo presenta come l’inizio di un viaggio personale e musicale.

Spiega che il dialetto siciliano per lei è una chiave: «Il siciliano tira fuori il mio spirito critico, forse la mia parte più impegnata socialmente e politicamente, più polemica. Quando è uscito il mio primo disco mi dicevano “avevi una bella voce, ma perché canti tutta spaventata? ”. Era Amore di plastica. Sentivo che l’italiano era una lingua che mi aiutava nell’introspezione, quindi andava sussurrata. Invece il siciliano mi tira fuori il blues. Infatti i canti di terra nascono per esprimere un disagio».

Nel suo album non c’è spazio per la nostalgia: il siciliano si mescola con l’arabo, il greco, il latino. «Sono una appassionata di lingue, mia madre è veneta. Non vedo un ostacolo anche in lingue morte nella ricerca della verità. Mi sta dando soddisfazione questo studio delle radici e dell’indagare le nostre origini, il nostro dna, che non serve a dividerci ma ad avere una storia, perché senza storia siamo solo neoprimitivi. E anche a riflettere su come facciano suonare in modo diverso la mia voce». Non teme che questa scelta possa essere difficile per il pubblico: «Usando il greco antico, questo disco non avrà successo né in Italia né in Grecia. Ma tanto in radio le mie canzoni non le passano neanche in italiano. C’è chi nasce contro, anche il mercato».

Le canzoni affrontano temi che vanno dalla memoria di Peppino Impastato alle guerre di oggi. Carmen non si tira indietro: «Io faccio parte di questa comunità e voglio essere utile. Vivere e fare quello che faccio con il massimo impegno è un atto politico. Oggi prenderei la mia barca, attraccata ad Aci Trezza, e mi dirigerei verso Gaza. Ci impiegherei un po’ di tempo, non ho i grandi mezzi del governo italiano, però sarei convinta di navigare in acque internazionali, quindi di averne tutto il diritto. Il governo in due giorni poteva aiutarli e adesso per fortuna lo farà. Pensa che cosa bella, no? Ma come dice Elisa: svegliatevi, perché la gente muore». E aggiunge: «Prima la guerra era fatta tra eserciti, ora sono i civili a pagarne le conseguenze. Anche in passato ammazzavano i bambini al Sud accusandoli di brigantaggio. Ma un bambino di 7 anni che colpa può avere? Si può considerare un militare? Avevo l’urgenza di dire queste cose…».

Durante la presentazione non mancano riferimenti alla situazione politica e sociale. «Mio figlio ieri ha partecipato a una bellissima manifestazione a Catania, a 12 anni con la bandiera della Palestina. Sono molto fiera», racconta. Poi si scaglia contro l’ossessione per il profitto: «Come denunciamo con Mahmood (in La terra di Hamdis, nda) stiamo obbedendo al Dio denaro. In nome del profitto, che è la sua Bibbia, si commettono queste stragi. Io sono apartitica e credo si debba dare maggiore priorità a valori extrapolitici, come l’amore e la felicità». Sulla sinistra italiana non usa mezzi termini: «Mi auguro che il Partito Democratico trovi una strada che unisca tutti e per uno scopo di valore. Invece sembra che ci siano continui derby soltanto per zittirsi o avere ragione a vicenda. Non c’è un vero dibattito politico. Mi inquieta. Bisogna solo prendere una parte o un’altra? Lo trovo agghiacciante. Mi auguro che si unisca. Mi viene quasi da fare l’insegnante per metterli d’accordo tutti e provare a farli smettere di litigare».

Carmen interviene anche sulla tecnologia in musica: «L’intelligenza artificiale può essere fondamentale in tanti ambiti, come quello sanitario. Ma quando l’essere umano è sostituito nel proprio sentire, allora intorpidisce i sensi. L’AI ci toglie il lavoro scrivendo i pezzi e le musiche? Mio figlio Carlo si è rifiutato di cantare una canzone fatta con l’intelligenza artificiale. Però ricordo che negli anni ’90 si diceva: questa è musica scritta a tavolino. C’era già un algoritmo che veniva attuato dai mestieranti. Forse sono meglio quelle dell’AI di quelle scritte a tavolino. Ma tanto io mi sono sempre ribellata a entrambe le modalità».

Ogni traccia dell’album racconta storie di vita e lotta. “Amuri luci” è dedicata a Giovanni Impastato e all’infanzia condivisa col fratello Peppino. In “La Terra di Hamdis”, Consoli unisce i versi di Ibn Hamdis alle attuali vicende migratorie e invita Mahmood a cantare in siciliano. “Parru cu tia” nasce da un testo di Ignazio Buttitta e vede Jovanotti rappare in italiano: «Lorenzo dimostra che i grandi artisti sono anche umili. Mi ha fatto un grande regalo con quello che ha scritto, cioè di prendere se stessi in pugno contro quello che non va. Non bisogna fare finta di niente. Non era scontato partecipasse a questa follia che non andrà nelle radio o nelle discoteche, ma forse farà pensare qualcuno». In “Qual sete voi” dà spazio a Nina da Messina, prima donna a scrivere in volgare, duettando con il giovane tenore Leonardo Sgroi. «Metto in evidenza donne come Nina da Messina, o anche Graziosa Casella (in Nimici di l’arma mia, nda). Donne libere, oltre a essere individui che si sono ribellati ai soprusi. È importante abbattere questa subcultura del più forte che fa soccombere il più debole. Questa è la cultura fascista».

Questo disco, primo passo della trilogia, non ha fretta: «Non ho fretta sui tempi di uscita degli altri due dischi. Il mio manager mi ha sempre detto: tu non sarai sempre radiofonica, per cui creiamo uno zoccolo duro di pubblico sui live. Infatti io vivo suonando, cantando, progettando spettacoli a teatro. Per me il disco è solo un piacere». Ma la speranza di lasciare il segno c’è: «Perché dei testi in greco antico? Se alla quinta data del tour qualcuno si sarà preso la briga di leggerli, trascriverli, imparare la pronuncia e cantarli, quello sarà un grande risultato. Quindi, che cos’è il pop se la gente canta anche il greco antico? Dobbiamo riscoprire quanto vale una cosa per la quale abbiamo speso tempo. Quello che si impiega a migliorare se stessi è un valore. A me piace il tempo da perdere. Per esempio a imparare il greco antico che non serve a niente. Ma è così? È veramente una lingua morta? Eppure è alla base di tutto. E io voglio risvegliare le cose morte, sono necrofora della lingua».

Anche la lavorazione dell’album è stata vissuta senza ansia, in presa diretta: «È stato realizzato in gran parte in presa diretta. Avevo trovato una chitarra classica appartenente a una mia trisavola, mi sono messa a suonarla e sono nate le canzoni. Forse perché mi connetteva con le radici di famiglia. Poi ho chiamato i musicisti e ho chiesto: le arrangiamo assieme? Nella mia casa di campagna, mentre mia madre cucinava, siamo ingrassati e abbiamo suonato. E ci siamo divertiti con la musica». E chiude con una convinzione: «Anche solo una persona può avviare una rivoluzione».

08/10/2025
06/10/2025

Indirizzo

Piazza Plebiscito
Naples
80132

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Sono stata sul palco con Carmen Consoli!

Sono stata sul palco con Carmen Consoli nel suo tour europeo, il 2 Febbraio a Bruxelles, al VK in Schoolstraat 76. Il mio DJ SET è stato in apertura e in chiusura del concerto, non lo dimenticherò tanto facilmente. Il mio 2018 è differente.

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