
05/08/2025
SSCN: TRIONFI CALCISTICI E SCONFITTE CULTURALI
(Lettera Napoletana) Per celebrare il quarto scudetto del Napoli, la sera del 23 maggio scorso le t-shirt erano già pronte. I calciatori azzurri le hanno indossate al termine di Napoli-Cagliari. Sopra c’era scritto Ag4in(di nuovo) con la A trasformata in un 4, i campionati vinti, su sfondo tricolore.
Pronte anche bandiere tricolori con la stessa scritta. Una, appena cominciata la festa nello stadio, è stata consegnata anche a Nino D’Angelo, che stava cantando, però “Napoli, Napoli”, la canzone del film “Quei ragazzi della Curva B”. La canzone comincia con le parole: «‘a bandiera tutt’azzurra…». Effetto ridicolo…
Era pronta anche la linea dei gadgets: stesso logo e stesso claim e, alla spettacolare sfilata su pullman scoperti dei calciatori azzurri sul lungomare di Napoli, il 26 maggio, maglie e bandiere tricolori con scritta “Ag4ain” sono state di rigore.
La sfilata, seguita in diretta dalla RAI, ha totalizzato una media di 70 milioni di telespettatori in 170 Paesi collegati (https://www.engage.it/). A Napoli, si calcola che i festeggiamenti per il quarto scudetto abbiano coinvolto un milione di persone. A tutti loro, la SSCN non ha saputo fare di meglio che mostrare uno slogan in inglese su sfondo tricolore.
Si doveva scegliere altro per celebrare la vittoria del Napoli? Certo. La scelta dell’inglese è frutto di provincialismo e di complessi culturali, piuttosto che espressione di una seria strategia di marketing. Nessuno, in Italia come all’estero, aveva bisogno della lingua inglese per capire che il Napoli aveva vinto il campionato. Se si voleva essere un po’ originali bastava utilizzare la lingua napoletana. In Italia e all’estero, dove si calcola la presenza complessiva di circa 35 milioni di tifosi azzurri (Calcio e finanza, 12.5.2017), senza contare i simpatizzanti sui social-media, avrebbe funzionato meglio e avrebbe veicolato identità culturale napoletana. È quello che la SSCN purtroppo non fa – come LN aveva segnalato già nei primi anni della presidenza di Aurelio de Laurentiis – al di là dei trionfi calcistici (cfr. LN 31-08-2010).
Il bacino di utenza principale del Calcio Napoli sono i napoletani e meridionali, in Italia e all’estero. Emigrati e discendenti di emigrati meridionali all’estero si calcolano tra i 15 ed i 20 milioni, 5-6 milioni di quali napoletani e campani, secondo dati della Fondazione Migrantes della CEI. È a loro anzitutto che dovrebbe essere riservata l’attenzione del marketing e della pubblicità, con un messaggio che ne richiami l’identità. Tra gli emigranti, anche di seconda e terza generazione, molti non parlano neanche l’italiano ma il napoletano, lingua che comunque comprendono. E gli emigrati in Sud America comprendono lo spagnolo molto meglio dell’inglese
Sbagliando target, invece, nel 2017 la SSCN aveva investito sul mercato cinese. Il 29 gennaio la squadra giocò la gara di campionato con il Palermo indossando una fascia celebrativa dell’“anno del Gallo”, secondo il calendario cinese. Ma la bolla del calcio cinese, finanziato, fino a che ha retto, dal partito-Stato, è scoppiata e il club azzurro si è ritirato con perdite dal mercato orientale. La lingua cinese è scomparsa anche dal sito web del club azzurro.
La responsabile marketing della SSCN è Valentina De Laurentiis, figlia del produttore e presidente del Calcio Napoli, Aurelio, “stilista” e “creativa” del club. Per l’inglese e per il politically correct,la De Laurentiis ha una straordinaria passione, nonostante ripetuti infortuni.
Ad agosto 2023, da poco insediata ufficialmente nel suo incarico, Valentina postò sul suo profilo Twitter una foto con la scritta «protect your daughter, educate your son» (proteggi tua figlia, educa tuo figlio). Era lo slogan femminista della “giornata mondiale della violenza sulle donne”, una delle tante iniziative di indottrinamento ideologico promosse dall’ONU e altri organismi sovranazionali che obbligano, quasi ogni settimana, calciatori, allenatori e giornalisti a utilizzare la grande cassa di risonanza del calcio per veicolare i messaggi del pensiero unico dominante.
Allora, però, il Napoli Calcio navigava in acque incerte e i tifosi, che aspettavano notizie sui rinforzi per la squadra e non propaganda ideologica, sommersero di insulti il tweet. La De Laurentiis chiuse il profilo Twitter.
In cambio, Valentina ha intitolato Inside SSC Napoli una sua rubrica sul sito web della SSCN ed ha coniato lo slogan “Proud to be Napoli” stampato anche sul colletto delle maglie dei calciatori azzurri, prodotte da Emporio Armani di Milano e commercializzate direttamente dal club. Per lei si tratterebbe di una “sintesi perfetta delle caratteristiche intrinseche del Brand e della città che rappresenta”.
Ma l’inglese può tradire chi lo parla per snobismo provinciale e le etichette adesive che certificano le nuove maglie 2025-2026 del Napoli (presentate come “home” ed away) sono state stampate con un errore di ortografia: l’aggettivo authentic è stato trasformato in autenthic.
La responsabile del marketing del Calcio Napoli ha cercato di mascherare la figuraccia con la retorica buonista: «Quel refuso renderà le nostre divise ancora più umane e forse, in un certo senso, uniche – ha scritto – vorrei che diventassero quasi un messaggio ai più giovani, che spesso hanno paura di agire e di mettersi in discussione per il timore di trovarsi di fronte a un patibolo, spesso virtuale» (Gazzetta dello Sport, 19.7.2025). Per poi dimostrare che conosce il napoletano peggio dell’inglese: «È proprio quando si cade, invece, che ci si rialza, si cresce e si vive. Come fa da secoli la nostra città, che «nu’ mmore, è vviva…».
“Tu vuo’ fa’ l’americano” si intitolava la canzone di Renato Carosone, parodia dell’americanismo. Valentina De Laurentiis, che è nata a Roma, ci prova senza riuscirci. E ancora meno riesce a essere credibile come napoletana. La Società Sportiva Calcio Napoli trionfa sul campo, ma perde la battaglia dell’identità culturale. (LN183/25)