
16/03/2025
Il BIANCO e il NERO di ⚪⚫
Il BIANCO ⚪: Undici calciatori in campo che creano occasioni e fanno una buona partita non fanno una squadra di calcio. È questa la netta e amarissima sensazione, quando ormai guardiamo affranti le maglie bianconere rincorrere quella sfera, che ultimamente nemmeno vuole saperne di regalarci un rimbalzo fortunato, un rimpallo favorevole. Magari un gol chè aspettare che lo facciano i nostri ormai è una chimera.
Beh, paradossalmente oggi le occasioni di buttarla dentro ci sono state, abbiamo pure giochicchiato a sprazzi, andando vicini a segnare, ma non abbiamo mai avuto la sensazione di poter vincere. Perché per vincere c'è bisogno di quel fuoco negli occhi che, oggi, abbiamo visto solo nei nostri difensori centrali e nel nostro estremo difensore, classe 2006, che in compartecipazione con l'ipertricotico Mansi ci ha salvato miracolosamente dall'ennesimo triste epilogo dell'ultimo periodo.
Orfani di Biason, sostituito da Acampora, che evidentemente Condemi predilige a Castagna per qualche ragione, abbiamo manovrato benino sulle fasce, un po' meno in zona centrale, incapaci di battagliare fisicamente con i tendini di Abdallah, le leve di Nuvoli e le varrate di Tarascio.
Siamo arrivati a sprazzi alla porta avversaria, grazie a quella croce e delizia che il sempre volenterosissimo Filosa è diventato. L'idolo ischitano è stato ispiratore del tiraggiro di Melillo, tracciatore della profondità che Cozzolino ha offerto a mezzo metro dalla porta a Lepre (in colpevole ritardo), ma anche sciupatore della chance più ghiotta, nel secondo tempo, quando tutti eravamo pronti ad urlare al gol.
Con gli occhi dell'amore per quella maglia, potremmo farci bastare in tempi di magra come questi, l'arrivare vicini a vincere la partita, ma senza purtroppo appellarci ad una fantomatica fortuna mancata. E tutto questo ci riporta a quel sacro fuoco della voglia di vincere, che non è né negli occhi dei nostri bianconeri in zona gol, né purtroppo nelle gambe o nella testa. Come quella di Dell'Orfanello, che per due volte ha avuto la chance di colpire di testa indisturbato e in altrettante occasioni ha messo la palla molto più a lato di quanto doveva.
E allora di bianco resta poco, giusto l'impressione che questo Nola ai playoff può pure arrivarci, vista la posizione di classifica e il calendario che, dopo la prossima, non pare proibitivo, ma poi? Senza motivazioni, giocare i playoff che senso avrebbe? A Condemi l'arduo compito di riportare nella testa di questo gruppo a zonzo per il girone, la convinzione di poter ancora battagliare per il salto di categoria dalla porta di servizio. Purché si spenga la depressione dilagante de ...
Il NERO ⚫: Dove siamo finiti? Esattamente dove ci siamo persi? Occorre prima di tutto capire questo, per andare avanti.
È stata la finale di Coppa a farci del male, a renderci così vulnerabili? Oppure è stata la partita con l'Aversa, contro i nostri ex, che ora ci hanno scavalcato e sembrano i più corazzati per i playoff? O addirittura il sogno infranto di rilanciare le nostre chance sospinti dalle "mura amiche" contro l'Afragolese? O, in ultimo, l'incredibile epilogo di Sessa e Samba che ha fatto sbottare il nostro tranquillissimo e mai sopra le righe presidente?
Forse nessuna di queste, veramente, ha fiaccato il nostro ardore. Forse semplicemente, nel momento della stagione in cui dovevamo mettere gli ultimi tasselli alla nostra corazza, abbiamo deciso di affidarci a chi in quella corazza ci ha infilato il dito e ne ha allargato le crepe, per prendere quello che, peste lo colga, ha sempre succhiato dalle società nella sua carriera.
Ma adesso, precisamente, come ne usciamo? Esiste solo una strada. Si chiama orgoglio. Bisogna ti**re fuori gli attributi, mostrarli e agitarli di fronte agli avversari. Metaforicamente, s'intende. Bisogna ritrovare quella spavalderia guascona che non ti fa ve**re il mal di gol, ogni volta che ti scopri. Alzare la testa fieri non solo per andare contro i propri tifosi che ti contestano, come ultimamente è diventato costume, ma per andare i prendersi la gloria smarrita nel cammino. E, per cortesia, basta mani nei fianchi durante le partite, nemmeno i tifosi più decrepiti si siedono quando vengono a vedervi, figuriamoci se voi che siete atleti dovete mostrarvi così deboli.
A qualcuno andrebbe mostrata la partita di oggi di Alessandro Malafronte che, tra un attacco e l'altro, mentre faceva praticamente reparto da solo, è tornato a pressare in difesa in un 3 contro 3. Se i vostri tifosi arrivano ad apprezzare la voglia degli avversari, forse due domande dovreste porvele. Santa Maria Capua Vetere è l'ultima fermata per ritrovare veramente il nostro spirito, sarà il crocevia del nostro destino, al di là del risultato. Le partite che verranno dopo e gli eventuali playoff saranno solo il contorno. È questo il momento per mostrare di avere nel cuore e nell'anima quei colori, fatti di virtù e difetti.
Il BIANCO E IL NERO. 🤍🖤