26/02/2020
LETTERA APERTA A TUTTI I I CITTADINI
Sono Marco Scarponi, il fratello di Michele, campione di ciclismo vincitore del Giro d'Italia 2011, ucciso a Filottrano nelle Marche mentre si allenava sulla sua bici da un signore alla guida di un furgone che non gli dava la precedenza svoltando a sinistra.
Era il 22 aprile 2017, Michele aveva 37 anni e i suoi due figli gemelli, Giacomo e Tommaso, ancora ne dovevano compiere 5.
Poco più di un anno dopo io, mia sorella, mio padre, mia madre abbiamo messo in piedi una Fondazione a nome di Michele con la quale cerchiamo di ricordarlo nel modo più bello e utile possibile, ossia lottando affinché Nessuno faccia più la morte orrenda che è toccata a mio fratello. Una fine figlia di tutto tranne che del Caso.
Non è il destino a uccidere 10 volte al giorno sulle strade italiane provocando oltre 17.000 feriti gravi l'anno. Le morti sulla strada sono una scelta ben precisa della politica italiana degli ultimi 50 anni, come l'inquinamento che deriva dal traffico e l'occupazione da parte delle auto della quasi totalità dello spazio urbano e non solo.
Una politica che scientificamente ha distrutto il servizio trasporto pubblico (su strada e su rotaia) e non ha mai dato modo a chi si muove a piedi e in bicicletta di sentirsi al sicuro, liberandoli dalle "auto-armi" mai disinnescate dalla velocità.
Quanti bambini e bambine, ragazze e ragazzi, uomini, donne e anziani devono ancora morire affinché lo Stato Italiano intervenga seriamente con una pianificazione degna di questo nome, incentrata sulla mobilità sostenibile e sulla cultura della sicurezza, per mettere fine a questo massacro? Quando lo Stato si affiderà agli Architetti e agli Urbanisti che Sanno e non hanno possibilità di agire con la loro conoscenza sulla mobilità urbana?
Quando si investirà sulla Comunicazione per dire veramente come stanno le cose e promuovere uno stile di vita sulla strada giusto, sano e non più aggressivo, violento, solo e soltanto e sempre autocentrico? Quando verrà messa al centro della strada, e della politica di sicurezza che ne consegue, la Persona e non l'Auto?
Quando? Ancora non siete sazi di sangue? A me viene il vomito, e a voi? Ancora a puntare il dito sulle vittime, sui pedoni, sui ciclisti? Quanti occorre ammazzarne e in quanti dobbiamo essere ammazzati, ancora? Ditemelo, qual è il numero che riempie l'assenza della politica sul tema? Quando la fossa comune che chiamiamo Strada raggiungerà il livello che fa ba***re il ciglio dei politici e potremo dire di sentirli vivi?
Scegliere la morte sulla strada oggi non è un fatto esclusivamente individuale come vogliono farci credere, ma è soprattutto una non scelta politica.
Domenica a Roma sarò alla Manifestazione e siccome il problema non sussiste, non conto di incontrare lungo i Fori i nostri politici urlanti , né riesco a vederli così presi da fare nottate in bianco con la sicurezza stradale e la mobilità sostenibile nella testa.
Il giorno dopo, perciò, cercherò di convincere mia moglie e i miei figli ad andare via da questo Paese, d'altronde lo fanno già in molti, saremo solo una famiglia in più. Cittadini in fuga dall'indifferenza della politica che ha ucciso mio fratello. Ci sono Paesi molto vicini dove i miei figli possono andare a piedi a scuola da soli, in sicurezza ed è lì che li porterò. Questo per me, a differenza delle istituzioni, è un valore immenso.
Fondazione Michele Scarponi