
21/09/2025
..."CURNUUUTI CURNUTI !!!"....
Palermo, Anni 50 .
Questo era il benvenuto che ci davano i piccoli bambini dei primi insediamenti alle porte di Palermo, gesticolando con le mani che indicavano l'inconfondibile messaggio dell'indice e del mignolo.
Un gesto d'accoglienza che cominciava da Bagheria per proseguire a Ficarazzi, Villabate, Brancaccio.
Poi finalmente, dopo un giorno ed una notte di viaggio da Foligno in Umbria, si arrivava alla Stazione Centrale. Gli abbracci con i nonni e le zie che piangevano di gioia.
Il nonno chiamava il facchino che avrebbe trasportato sul suo carretto grigio una dozzina fra colli e valige che avrebbero garantito la permanenza dei tre mesi estivi a Palermo ai miei genitori, me e mia sorella. Già perchè loro erano insegnanti e la scuola a quei tempi riapriva ad ottobre.
Un'operazione quella del carico delle valige che seguivamo con cento occhi perchè la confusione regnante sul marciapiede di un treno che proveniva dal nord ai primi di luglio era inimmaginabile.
Per ultimo lo stupore nello sfilare accanto a quella imponente locomotiva a vapore che non finiva mai, con le ruote più alte di papà, ancora tutta sbuffante nel tentativo di riprendere fiato.
Si usciva all'esterno della Stazione ed una folla di carrozzelle, tutte nere trainate dal cavallo, attendeva i passeggeri.
Il percorso sarebbe stato lungo in quanto era via Enrico Albanese quella da raggiungere.
Durante il tragitto, mentre il cavallo sollevava la coda e faceva i suoi giganteschi bisogni senza alcun pudore, mi domandavo come mai i bambini palermitani, di certo miei coetanei, ci gridassero cornuti mentre il treno viaggiava lento, attraversando quel groviglio di case che recavano ancora le gigantesche scritte fasciste di cui non capivo il significato..
Il convoglio sfilava accanto a gruppetti di bambini che ci insultavano, curnuti... curnuti... stando immobili proprio accanto ai binari che rasentavano le abitazioni oppure affacciati a piccole finestre che squarciavano il nero di quelle pareti tinte interamente di nero catrame.
Mi domandavo perchè. Perchè ci avevano insultato?
Il senno di poi mi ha fatto comprendere che noi per loro rappresentavamo i traditori. Coloro che avevano abbandonato la propria terra per un presunto riscatto dalla povertà e che poi vi facevano ritorno per sfruttarne clima, mare, cibi e bellezze nel periodo estivo.
E forse non avevano tutti i torti a sputarci offese.