10/10/2025
LA MORTE DI RINGO DE PALMA
Alla fine degli anni 80 i LITFIBA non stanno attraversando un buon momento.
PIERO PELÙ: "Era il 7 ottobre 1989 e per il gruppo non era un gran momento. Eravamo dilaniati da tensioni interne, problemi che avrebbero poi portato alla separazione da Gianni Maroccolo, che in quei giorni era in luna di miele, e dall’Aiazzi, che era diventato confuso e sfuggente. Insomma, il concerto di Montreal non nasceva sotto una buona stella, ma Ringo diede veramente il peggio di sé. Eppure era una grande occasione. Il festival era bellissimo, lo Spectrum era un luogo fantastico e il cartellone prevedeva nomi internazionali come La Mano Negra, la storica banda di Manu Chao.
Ringo non riusciva a tenere le bacchette. Suonava e gli cadevano, le perdeva. Dimenticava le parti. Era scarichissimo, il fantasma del Ringo travolgente degli anni precedenti. Un’agonia terribile. E non so se fosse così perché era completamente fatto o perché era in astinenza. Fatto sta che non c’era. Quel concerto fu un doppio requiem: per Ringo e per i Litfiba anni 80.
Dopo che gli ricordai la disfatta di Montréal, Ringo ammise di essere un eroinomane. Fu la prima e ultima volta che si confessò. "Ora chiamo i tuoi e gli spiego tutto, così ci coordiniamo e ti aiutiamo tutti quanti'.
A quel punto, Ringo disse: 'Ho già parlato con i miei. Ci stanno pensando loro a trovare un posto per la riabilitazione'. Feci la ca***ta di credergli. I suoi non sapevano nulla. Lo appresi solo dopo il funerale. È il mio grande rimorso. Forse, se avessi chiamato i suoi genitori per controllare, tutto sarebbe andato diversamente.
Fu una grande lezione di vita: mai credere a un drogato che è dentro fino al collo. Quando sei schiavo della droga, racconti qualsiasi ca***ta, anche a te stesso.
All’inizio farsi di eroina può essere anche una forma di ribellione, e sono sicuro che per Ringo è stato così, poi diventa dipendenza e basta. E non ne esci quasi mai. Ringo è stato bravissimo a mascherare la sua dipendenza. Quando mi sono accorto di quello che stava succedendo, ho provato a intervenire, ma era ormai troppo tardi. Ringo aveva superato quella soglia oltre la quale diventi senza forze, con nessuna volontà, troppo fragile per ribellarti all’eroina. L’eroina è m***a, così come lo sono tutte le droghe bianche e pesanti. Mi offrii, in maniera anche vigorosa, di aiutarlo. Provai a capire come aveva iniziato e con chi, ma lui fu omertoso. Mi appellai alla nostra amicizia, ma mi resi conto che fra di noi si era messo un mostro che divorava ogni sua volontà. Ringo non aveva il senso della misura. Non si controllava nemmeno con l’alcol, che riusciva a sopportare in grandi quantità. Sono sicuro che abbia iniziato a farsi di eroina convinto, come tutti, che avrebbe potuto smettere in qualsiasi momento.
Un giorno lo incontrai sul Ponte alle Grazie, per caso. Mi sfuggiva, mi evitava, non si faceva vedere, perché capiva che avevo capito, sapeva come la pensassi sull’eroina, sulle droghe pesanti e sulla mafia correlata. Mi aveva sentito condannarle migliaia di volte, per questo non ne voleva discutere".
"Il Volo" e "Ragazzo" sono dedicate a Ringo de Palma morto a Firenze il 1 giugno 1990, a 26 anni, per overdose di eroina.
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