29/07/2025
«Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».
La rivelazione di Gesù oggi interpella tutti noi: siamo chiamati a credere nella risurrezione non come a una specie di miraggio all’orizzonte, ma come a un evento già presente, che ci coinvolge misteriosamente già ora. E tuttavia questa stessa fede nella risurrezione non ignora né maschera lo smarrimento che umanamente sperimentiamo davanti alla morte.
Lo stesso Signore Gesù, vedendo piangere le sorelle di Lazzaro e quelli che erano con loro, non soltanto non nascose la sua commozione, ma – aggiunge l’evangelista Giovanni – addirittura «scoppiò in pianto» (Gv 11,35). Fuorché nel peccato, Egli è pienamente solidale con noi: ha sperimentato anche il dramma del lutto, l’amarezza delle lacrime versate per la scomparsa di una persona cara.
Ma ciò non diminuisce la luce di verità che promana dalla sua rivelazione, di cui la risurrezione di Lazzaro fu un grande segno.
Oggi, dunque, è a noi che il Signore ripete: «Io sono la risurrezione e la vita» (v. 25). E ci chiama a rinnovare il grande salto della fede, entrando fin da ora nella luce della Risurrezione: «Chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?» (v. 26). Quando questo salto avviene, il nostro modo di pensare e di vedere le cose cambia.
L’occhio della fede, trascendendo il visibile, vede in certo modo l’invisibile (cfr Eb 11,27). Ogni avvenimento viene allora valutato alla luce di un’altra dimensione, quella dell’eternità.
(Papa Francesco - Santa Messa per i Cardinali ed i Vescovi defunti nel corso dell'anno, 5 novembre 2020)